La prova definitiva che l’isolamento dei virus è una farsa Dr. Stefano Scoglio, Ph.D.
Sono partito già dal Marzo 2020 col denunciare che il presunto isolamento del SARS-Cov2, eseguito in primis dall’equipe dell Chinese Center for Disease Control (CCDC) sotto il nome Zhu N. et al., non era affatto un isolamento, perché non c’era nessuna purificazione del virus, ma solo la messa in coltura su cellule di rene di scimmia del liquido bronco-alveolare di alcuni pazienti affetti da polmonite. Come dissi allora, quel liquido bronco-alveolare, più o meno centrifugato, conteneva circa 30 miliardi di particelle simil-virali, la maggior parte dei quali di origine umana (esosomi, vescicole extra-cellulari, etc)., che veniva poi messo in coltura su cellule di rene di scimmia Vero E6.
Uno potrebbe obiettare: ma chi se ne frega se è stato isolato, il virus c’è e ammala. Ma è proprio qui il problema: per poter dire che la causa di una malattia è un virus, e non tanti altri possibili fattori, come quelli alimentari, ambientali e iatrogeni (causati dai farmaci e dalle terapie stesse), occorre prima identificare il virus, il che significa isolarlo/purificarlo estraendolo dalla enorme massa di miliardi di particelle simil-virali presenti nel liquido del paziente; e poi, una volta isolato, verificare che sia patogeno, che possa far ammalare, il che è possibile solo se io testo su una cavia un materiale composto quasi esclusivamente dal virus, perché se anche ci fosse un effetto patogeno, se il materiale da me testato è grandemente eterogeneo, cioè composto di un grande numero di altri possibili fattori, non si potrà mai sapere se quel virus che ipotizzo essere la causa della malattia (in questo caso, Covid) ne sia veramente la causa. In sintesi, questa è l’essenza di quei principi fondamentali della microbiologia che si chiamano i Postulati di Koch.
In miei precedenti scritti (e in maniera ancora più dettagliata nel libro che sto per pubblicare) ho mostrato come tali Postulati di Koch non siano stati minimamente soddisfatti dai ricercatori, e dunque non c’è nessuna possibilità di affermare, con nessun grado neppure di probabilità, che le polmoniti bilaterali interstiziali e le trombo-embolie polmonari, che costituiscono l’essenza della malattia Covid (e che sono sempre esistite, e prima del 2020 si chiamavano coloro nome proprio) siano causate da un virus, e tantomeno dallo specifico virus SARS-Cov2.
Sono stato attaccato anche duramente per questa mia posizione, tacciata come negazionista, ma i veri negazionisti sono coloro che negano la vera scienza, volendo far passare per certo e provato solo ciò che è una mera ipotesi. Oggi, la mia posizione è definitivamente confermata da uno dei più importanti organi della sanità mainstream mondiale, il Center for Disease Control, o CDC, americano.
Dopo la comparsa della discussione sul presunto virus, già nel 2020 sono iniziate ad accadere cose strane. Nell’Aprile 2020, la Commissione Europea rilascia la seguente dichiarazione:
“Since no virus isolates with a quantified amount of the SARS-CoV-2 are currently available…”.1
“Poiché nessun isolato con un ammontare quantificato di SARS-Cov2 è attualmente disponibile…”.
E qualche tempo dopo, nel Luglio 2020, la stessa cosa viene ripetuta dal CDC americano:
“Since no quantified virus isolates of the 2019-nCoV are currently available…”.2
“Poiché nessun isolato virale quantificato è attualmente disponibile”.
Utilizzai l’affermazione per mostrare come il non isolamento del virus fosse confermato anche dalle principali istituzioni. E tuttavia, la dichiarazione era strana, perché, anche se si affermava che non esisteva nessuna quantificazione del virus, si parlava comunque ancora di “isolati”.
La stranezza sta nel fatto che, a rigor di logica, un isolato è intrinsecamente quantificato: isolamento significa separazione di un qualsiasi materiale, molecola o organismo dall’intero complesso di cui fa parte; pertanto, idealmente l’isolato
1 European Commission, Working Document of Commission Services, Current performance of COVID-19 test methods and devices and proposed performance criteria, April 16 2020, p.19.
2 Center for Disease Control and Prevention, Division of Viral Diseases, CDC 2019-Novel Coronavirus (2019-nCoV) Real-Time RT-PCR Diagnostic Panel, 13/07/2020, p.39).
costituisce il 100% del nuovo materiale isolato che si ottiene. Può darsi che non si possa raggiungere il 100% per la presenza di qualche impurità, ma comunque si parlerebbe di un isolato al +/- 95%. Questo non sarebbe ideale, perché se io devo essere certo che un certo batterio o “virus” sia patogeno, ne devo testare la patogenicità nel suo stato di isolato puro, o mi resta sempre il dubbio che l’eventuale effetto patogeno possa essere dovuto alle impurità presenti. Ma potrei almeno parlare di una probabilità molto elevata, al 95%.
La principale obiezione dei virologi a realizzare questi isolati purificati è che i virus non possono sussistere al di fuori delle cellule ospiti, e quindi non si possono “isolare” se non attraverso delle colture cellulari. Si tratta di un’obiezione infondata: il presunto virus non è un organismo vivente, quindi non può morire, è una molecola, e dunque se isolato, per quanto non proliferi, mantiene la sua struttura, è può dunque riattivarsi una volta messo su altre cellule. E questo consentirebbe di definire il virus, sequenziarne il genoma in modo corretto, e a quel punto ritrovarlo e quantificarlo nelle colture cellulari in cui lo si pone dopo averlo isolato. Senza nessun previo isolamento, la messa in coltura è messa in coltura di Dio solo sa cosa!
Anche volendo adeguarsi alla modifica dei postulati di Koch effettuata da Rivers nel 1937, si può anche ammettere che, per le prove di patogenicità, si utilizzino non il virus isolato ma le colture cellulari in cui si farebbe proliferare il virus, ma per poter avere la certezza che quelle sono colture cellulari di uno specifico virus, occorre prima conoscere il virus, che dunque deve essere preventivamente isolato/purificato.
Insomma, senza previo isolamento/purificazione del virus tutto ciò che ne ne consegue non ha alcun senso. Ecco perché affermare di aver prodotto un isolato non quantificato non ha alcun senso, è una contraddizione in termini. Contraddizione che esplode in tutta la sua gravità in un recente documento ufficiale dello stesso CDC.
Il CDC americano ha risposto a due richieste sull’isolamento del virus avanzate sulla base del Freedom of Information Act (FOIA). Questa è la risposta alla prima:
3
Qui, la frase chiave è:
“The SARS-Cov2 virus may be isolated from human clinical specimens by culturing in cells.”
“Il virus SARS-Cov2 può essere isolato da campioni umani clinici coltivandolo in coltura cellulare.”
Questo conferma quello che sospettavamo, e che sono andato ripetendo in questi ultimi mesi: laddove l’isolamento è un procedimento di sottrazione, ovvero tu sottrai ciò che vuoi isolare dal complesso di cui fa parte, qui l’isolamento viene identificato con un procedimento moltiplicativo, la messa in coltura, che è l’esatto opposto dell’isolamento.
4
In una seconda richiesta FOIA, questo elemento è stato ulteriormente specificato, perché chi ha sottoposto la richiesta ha addirittura riportato la definizione di isolamento del vocabolario proprio per evitare che si giocasse sulla terminologia:
Quindi, la richiesta è specifica, e si chiede se il virus è stato isolato secondo la definizione comune di “isolamento”, come riportata nel vocabolario:
“to set apart from others” – “Separare dagli altri”;
“Select among others – to separate from another substance so as to obtain pure or in a free state” –
“Selezionare tra gli altri – separare da un’altra sostanza in modo da ottenere un elemento puro o in uno stato libero.”
5
A questo punto la richiesta è ineludibile, e questa è la sorprendente riposta del CDC (il documento completo è allegato in appendice):
“La definizione di “isolamento” fornita nella richiesta è al di fuori di ciò che è possibile in virologia, dato che i virus hanno bisogno delle cellule per replicarsi, e le cellule hanno bisogno di cibo liquido. Tuttavia, il virus SARS-Cov2 può essere isolato da un campione clinico umano mettendolo in coltura cellulare, che è la definizione di isolamento utilizzata in microbiologia…”
Quindi, quando i virologi dicono che hanno isolato un virus, non intendono dire che l’hanno purificato, separato dal resto del materiale organico in cui si trova. No, intendono l’opposto, ovvero per loro isolare significa moltiplicare, cercare di far proliferare, l’esatto contrario del significato del termine “isolamento”.
Ad esempio, questa è la risposta degli scienziati cinesi dell’equipe che, per la prima volta al mondo hanno detto di aver isolato il SARS_Cov23, ad una richiesta di chiarimento avanzata dal mio amico e giornalista tedesco Torsten Engelbrecht:
3 Zhu N et al, A Novel Coronavirus from Patients with Pneumonia in China, 2019, N Engl J Med. 2020 Feb 20; 382(8): 727–733.
6
Alla domanda se l’ultra-centrifugazione del campione biologico dei pazienti effettuata dai ricercatori cinesi fosse stata fatta in gradiente di densità (una tecnica usata per la purificazione di material biologico), i ricercatori rispondono:
“Come detto sopra, i campioni sono stati arricchiti piuttosto che purificati…”
Questo conferma quello che ho detto sopra: il processo normalmente utilizzato in virologia non purifica, ovvero non sottrae, ma arricchisce, ovvero moltiplica il già super-complesso secreto del paziente in una coltura cellulare altrettanto complessa, dato che le stesse cellule di rene di scimmia hanno la stessa complessità genica e molecolare delle cellule umane del paziente.
La dichiarazione del CDC vista sopra rappresenta una conferma eclatante e a queso punto indiscutibile: i virus non possono essere isolati, non nel senso corretto del termine, perché ciò è “…al di fuori di ciò che è possibile in virologia”.
Abbiamo già risposto alla misera scusa con cui il CDC giustifica questa impossibilità a isolare, secondo cui i virus hanno bisogno delle cellule per
7
replicarsi, ma ripetiamo : il CDC afferma che i virus hanno bisogno delle cellule per “replicarsi”, non per sopravvivere, proprio perché il virus, non essendo un organismo vivente, non può morire, è una molecola di acido nucleico in una capsula lipoproteica. In quanto tale, il presunto virus può essere isolato come qualsiasi altra molecola, e come per tutte le molecole la loro attività è data dalla loro struttura. Quindi, isolando un presunto virus integro, che mantiene la sua struttura, dopo averlo purificato e analizzato, lo si può mettere in coltura su cellule sane, e usare quella coltura per le prove di patogenicità.
La cosa sorprendente è che gli esosomi, che sono indistinguibili dai virus e hanno la stessa dimensione e struttura dei presunti virus4, sono invece isolati in modo corretto.5 E allora perché i virologi non fanno lo stesso? Forse perché dovrebbero ammettere che cercando di isolare potenziali virus super-tossici in realtà non fanno che isolare innocui esosomi? Questo porterebbe a prove di patogenicità in cui la tossicità e l’effetto patogeno sarebbe del tutto assente, e questo porrebbe in una crisi esiziale le stesse fondazioni della virologia.
E così, i virologi si ostinano a generare colture indistinte, senza nessuna conoscenza preliminare del virus che si vuole testare, con prove di patogenicità del tutto manipolate e truccate.
I virologi affermano che c’è un virus patogeno nella coltura cellulare perché le cellule Vero (di rene di scimmia), su cui viene immesso l’estratto di secreto del paziente, dopo 3 o 5 gg iniziano a morire. Questa sarebbe la prova, senza nessun preliminare isolamento del virus, che nel secreto del paziente si ha un virus patogeno che uccide le cellule Vero. Ma soprattutto, tutte le volte che vien fatto questo esperimento di “isolamento virologico” attraverso la prova degli effetti citopatici (patogenicità cellulare) su cellule Vero, i virologi non si preoccupano mai di fare un test di controllo adeguato e corretto, per verificare cosa succederebbe alle stesse cellule Vero senza l’immissione di nessun liquido del paziente.
A volte il controllo viene fatto, ma in modo manipolatorio: come sottolineai in un articolo scritto sul presunto primo isolamento del virus da parte dell’equipe
4 Giannessi F et al., The Role of Extracellular Vesicles as Allies of HIV, HCV and SARS Viruses, Viruses 2020, 12, 571; pp. 572-4.
5 Li P. et al., Progress in Exosome Isolation Techniques, Theranostics. 2017; 7(3): 789–804. 8
cinese di Zhu et al.6, i ricercatori cinesi fecero la solita coltura cellulare e trovarono che dopo 4 gg le cellule Vero iniziavano a morire; mentre nel controllo, ovvero senza nessuna immissione di materiale presuntivamente infetto, accadde la stessa cosa, ma in 6 gg. Questo fu interpretato come indice del fatto che nella coltura dove fu immesso materiale presuntivamente infetto c’era il virus! Ma a parte che una differenza di 2 gg non sembra sufficiente a trarre nessuna conclusione, gli autori nascosero il fatto che le due colture erano differenti: quelle col “virus” erano cellule di cancro al polmone, mentre quelle del controllo erano cellule Vero di rene di scimmia, che sono chiaramente più “robuste” e meno fragili di quelle tumorali. Era quindi chiaro che i dati non avevano nessun valore. Ma in generale, neppure un tale finto controllo viene eseguito.
Le cellule di rene di scimmia sono sottoposte al test di cito-patogenicità non in uno stato neutro, ma con l’aggiunta di antibiotici, ormoni e altri nutrienti sintetici; e dato che tali ingredienti sono anch’essi relativamente tossici, per confermare che la tossicità cellulare sia dovuta al virus e non ad altro, occorre verificare in parallelo che la mistura di cellule Vero non degradi e non produca effetti auto-tossici di per sé, senza l’intervento di nessun secreto di paziente. Questo, però, non viene mai fatto.
Lo ha fatto, recentemente, l’equipe del dr. Stefan Lanka, che non ha ancora completato lo studio, mancando le fasi del passaggio al microscopio elettronico, e del sequenziamento, ma ha diffuso i primi risultati, già estremamente significativi.
6 Zhu N et al, A Novel Coronavirus from Patients with Pneumonia in China, 2019, N Engl J Med. 2020 Feb 20; 382(8): 727–733.
9
Qui sopra si vedono le diapositive delle colture cellulari sviluppate dall’equipe del Dr. Lanka, senza l’aggiunta di nessun secreto di pazienti presuntivamente affetti da una patologia virale, ma seguendo la procedura normalmente usata dagli stessi virologi per la coltura cellulare del presunto virus. Questa, ad esempio, è la procedura descritta dal gruppo di ricercatori del CDC americano per l’isolamento del SARS-Cov2:
“Sono stati raccolti campioni clinici da un paziente che aveva acquisito il COVID-19 durante un viaggio in Cina e che è stato identificato a Washington, USA … I campioni di tampone nasofaringeo (NP) e orofaringeo (OP) sono stati raccolti il terzo giorno dopo l’insorgenza dei sintomi, posti in 2-3 ml di terreno di trasporto virale, utilizzati per la diagnosi molecolare e congelati. I campioni confermati positivi alla PCR sono stati aliquotati e ricongelati fino all’inizio dell’isolamento del virus … Abbiamo utilizzato cellule Vero CCL-81 per l’isolamento…Abbiamo coltivato cellule Vero E6, Vero CCL-81, HUH 7.0, 293T, A549 e EFKB3 in Dulbecco minimal essential medium (DMEM) integrato con siero bovino fetale inattivato al calore (5% o 10%) e antibiotici / antimicotici … Abbiamo quindi tripsinizzato e risospeso cellule Vero in DMEM contenente il 10% di siero bovino fetale, 2x di penicillina / streptomicina, 2x di antibiotici / antimicotici e 2x di amfotericina B a una concentrazione di 2.5 x 105 cellule/ml … Abbiamo quindi fatto crescere le colture inoculate in un incubatore umidificato a 37° C in un’atmosfera al 5% di CO e osservato giornalmente gli effetti citopatici (CPE) … Quando si sono trovati CPE… abbiamo usato 50 μL di lisato virale per l’estrazione dell’acido nucleico totale per i test di conferma e sequenziamento “7
7 Harcourt J et al., Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 from Patient with Coronavirus Disease, United States, Emerg. Infect. Dis., Volume 26, Number 6, June 2020.
10
Qui si conferma di nuovo che l’isolamento corrisponde al suo contrario, alla messa in coltura, messa in coltura che viene fatta nel modo descritto, su cellule Vero E6, che però non sono in uno stato puro, ma miscelate con diversi ingredienti: 3 antibiotici, che vengono raddoppiati o triplicati tra la prima e la seconda fase, e che, come dice il termine stesse, sono ingredienti “anti-vita”.
Le diapositive del dr. Lanka mostrano nella banda superiore 4 stadi di trattamento delle cellule Vero al giorno 1, e nella banda sottostante gli stessi 4 stadi al giorno 5. I 4 stadi della procedura sono gli stessi utilizzati in virologia, e simili a quelli descritti nell’articolo del CDC riportato sopra, con l’unica differenza che in questo caso non c‘è l’aggiunta di nessun secreto di paziente Covid: al giorno 1, si parte con una coltura di cellule Vero con una piccola quantità di antibiotico; al secondo stadio di aggiunge alla cultura un mix di nutrienti e base di glutammina + siero bovino; al terzo stadio si raddoppia/triplica l’antibiotico, e con questa aggiunta già al primo giorno si notano effetti di degenerazione cellulare; che si aggravano ulteriormente quando si aggiunge anche materiale genetico di sintesi. Agli stadi 3 e 4, dopo 5 gg, senza che sia stato immesso nessun secreto o liquido di paziente presuntivamente patogeno, le cellule decadono nello stesso stato di degenerazione (cito-patogenicità) che si ha quando si aggiunge il secreto “patogeno”.
Questo dimostra che l’effetto citotossico non è dovuto a nessun virus patogeno presente nel secreto di un paziente, ma avviene spontaneamente per il modo in cui è strutturata la coltura cellulare. È chiaro, quindi, perché i virologi non fanno mai questo tipo di controllo, perché dovrebbero confessare che il secreto pieno di presunti virus non produce nessuna tossicità ed effetto patogeno ulteriore rispetto a quella che si ha normalmente nella cultura cellulare in sé e per sé.
Questa è dunque la conferma definitiva, oltre alla confessione del CDC, che nessun virus SARS-Cov2 è stato isolato, e di nessun virus si è veramente provata la patogenicità.
C’è un ultima frontiera a cui si possono aggrappare i virologi, quella del microscopio elettronico. I ricercatori dell’equipe di Zhu et al., rispondendo alla richiesta di Torsten Engelbrecht e affermando che non hanno purificato ma invece arricchito il presunto virus, affermano implicitamente che comunque l’esistenza
del virus è provata dalle fotografie al Microscopio Elettronico (EM), e che le 11
preparazioni del campione hanno come scopo proprio la messa a punto per l’analisi EM. Questo è il risultato che loro citano, specificando che non si tratta di “particelle virali sedimentate, non purificate”:
Ma senza avere prima isolato e analizzato il virus, come fanno a sapere che quelle viste al microscopio elettronico sono immagini appartenenti al virus che cercano, e non a qualche altro organismo, incluso l’organismo umano, visto che è noto che i secreti di pazienti umani contengono particelle geniche umane (vescicole extracellulari, esosomi, etc.) fino al 95% del materiale?8 Non lo sanno, è solo una ipotesi fatta diventare certezza, e che nasconde completamente il fatto che esistono fotografie al microscopio elettronico di esosomi che appaiono del tutto uguali a quelle attribuite ai coronavirus:
Foto EM di esosoma
8 Takeuchi S. et al., Metagenomic analysis using next-generation sequencing of pathogens in bronchoalveolar with respiratory failure, in Nature, SCIENTIFIC REPORTS (2019) 9:12909
12
APPENDICE –
LA LETTERA DI RISPOSTA UFFICIALE FIRMATA DEL CDC AMERICANO
13
15
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Nuove Rivelazioni Stimolate Da Un Critico Super-Complottista: Isolato Vuol Dire Messo In Coltura (Ovvero L’opposto Di Isolato), E Purificato Significa “Estremamente Eterogeneo” (Cioè L’opposto Di Purificato).
In diversi mi hanno citato i post di un certo Akim Volpato che afferma che io sbaglio perché il virus è stato sia isolato che purificato; anche perché, nel migliore stile complottista, il virus sarebbe stato ingegnerizzato dai cinesi. Per sostenere questa sua affermazione, egli cita la solita sequela di studi che mettono il termine “isolato” o “purificato” nel titolo o nell’abstract, salvo poi mostrare il contrario nell’articolo. Ora, giustamente questo Volpato afferma che è ingiusto che di biologia possano parlare solo i biologi, ma chiunque voglia parlare di questi argomenti dovrebbe quantomeno essere in grado di leggere gli articoli scientifici in inglese e comprenderli. Purtroppo, mi pare che questo non sia il caso di Volpato, anche se non se ne deve dolere, è in ampia compagnia, dato che anche il 99% dei medici italiani non è in grado di capire gli articoli di virologia.
In realtà il livello di questo Volpato è tale che non dovrei neppure perderci tempo. Afferma infatti:
“Rispondo velocemente a chi dice che il COVID non è mai stato isolato. Nel 2019 il CDC diceva di non averlo isolato, nel 2020 dice di averlo fatto. Se poi si vuole mettere in dubbio quello che dice il CDC ok, ma allora chi ve lo deve isolare perché ci crediate? “
La prima domanda è: come avrebbe fatto il CDC a isolare il SARS-Cov2 nel 2019, se nel 2019 di SARS-Cov2 manco si parlava? Misteri…
Poi, vedere un super-complottista Q-anoniano che si fida del CDC, la più corrotta istituzione sanitaria mondiale assieme all’OMS, fa impressione. Se avesse studiato i miei articoli, saprebbe che il CDC, quando dice isolato, in realtà vuol dire “messo in coltura”, come d’altra parte riporta lo stesso articolo citato dal Volpato: “SARS-CoV-2 Viral Culturing at CDC”, ovvero “Il SARS-Cov2 in coltura virale al CDC:”
Come hanno poi spiegato nella risposta FOIA del CDC da me riportata nell’articolo pubblicato su Data Base Italia (https://www.databaseitalia.it/la-prova-definitiva-che-lisolamento-dei-virus-e- farsa/), quando dice “isolato” il CDC intende “messo in coltura”. Già, si dirà, che differenza c’è? Se lo metti in coltura vuol dire che l’hai purificato, sennò come fai a dire cosa hai messo in coltura? E invece, il problema è proprio questo: tutti i microbiologi che affermano di avere “isolato” il virus intendono che hanno generato una coltura cellulare senza prima avere isolato il presunto virus. Cioè, prendono il liquido di un paziente presuntivamente infetto, e mettono questo liquido, talmente eterogeneo da contenere miliardi di particelle nanometriche (cioè simil-virali), in una coltura di cellule animali che raddoppia la complessità e la eterogeneità del materiale. Come poi si faccia a sapere cosa c’è in quella eterogenea complessità, e ad affermare che lì c’è una quantità significativa del virus, è un mistero paragonabile ai misteri della fede, che occorre accettare senza porre domande.
Che questa sia lo stato delle cose, lo conferma proprio lo studio del CDC indicato da Volpato (e ancora prima dalla Bolgan), quello di Harcourt et al., che quando parla dell’isolamento del virus scrive:
“We used Vero CCL-81 cells for isolation…”
“Abbiamo usato cellule Vero CCL-81 per l’isolamento…”
Ora, se uno prende il normale senso del termine isolamento, questa frase non ha alcun senso. Le cellule Vero sono cellule di rene di scimmia in coltura, e servono appunto per mettere qualcosa in coltura, non per isolare. E infatti, subito dopo gli autori del CDC aggiungono:
“For isolation, limiting dilution, and passage 1 of the virus we… pipetted 100 μL of clinical specimens into column 1…”
“Per l’isolamento, diluizione limitante e passaggio 1 del virus, abbiamo…pipettato 100 μL di campione clinico nella colonna 1… “
Cioè, come abbiamo spiegato, hanno preso un campione di liquido secreto da un paziente e l’hanno messo in coltura. Hanno dunque messo in coltura un materiale estremamente eterogeneo, senza nessun previo isolamento o purificazione del presunto virus.
Hanno poi incubato a 37° questa coltura super-eterogenea, e quando le cellule Vero hanno iniziato a degradarsi, hanno ritenuto che tale danno sia stato provocato da un virus, e questo senza nessun controllo, cioè senza fare quello che ha recentemente fatto l’equipe del dr. Lanka, che ha dimostrato come effetti citopatici, ovvero danni cellulari eguali a quelli ottenuti mettendo in coltura un campione clinico, si ottengono anche se nella coltura non ci metti niente, dato che la coltura cellulare contiene già di per sé 2 o 3 antibiotici e materiale genico sintetico tossico (https://www.databaseitalia.it/la-prova-definitiva-che-lisolamento-dei-virus-e-farsa/)
A questo punto, ritenendo che nella coltura ci fosse il virus, senza nessuna purificazione o identificazione, hanno
“…scraped cell monolayers with the back of a pipette tip. We used 50 μL of viral lysate for total nucleic acid extraction for confirmatory testing and sequencing”
“…raschiato le cellule superficiali con il retro di una punta di pipetta. Abbiamo usato 50μL di (questo) lisato virale per l’estrazione degli acidi nucleici per i test di conferma e il sequenziamento.”
Quindi, di nuovo nessun isolamento o purificazione, ma solo la presa in carico di una quantità di questa complessità super-eterogenea della coltura cellulare, affermando che si tratta di materiale virale. Perché è stata verificata la presenza di un virus isolato e identificato? No, tranne che per la solita PCR che dovrebbe identificare il materiale genico del virus, che però non si capisce come la PCR possa trovare, se prima il virus non è stato isolato e neppure sequenziato.
D’altra parte, che il virus non sia mai stato isolato nel senso proprio del termine, lo ha riconosciuto lo stesso CDC, in una riposta FOIA, quando ha scritto, in risposta ad una richiesta formale di presentare documenti con l’isolamento del virus, per isolamento intendendosi ciò che dice il vocabolario (separata da altro, purificato, etc.):
“La definizione di “isolamento” fornita nella richiesta è al di fuori di ciò che è possibile in virologia…”
Più chiaro di così? E’ chiaro che quello che si fa in virologia, quando si afferma che il virus è stato isolato, è prendere il campione super-eterogeneo di un paziente, metterlo in un’altra coltura super-eterogenea, e dopo averli incubati assieme, prenderne una quota e dire che quello è il virus isolato.
E qui veniamo al secondo articolo citato dal Volpato, quello del 2021 che afferma di aver purificato il virus. Anche se non lo scrivono del titolo, nell’Abstract gli autori affermano:
“We evaluated the heterogeneity of purified SARS-CoV-2 virus obtained after culturing in the Vero E6 cell line.”
“Abbiamo valutato l’eterogenicità del SARS-Cov2 purificato ottenuto dopo averlo messo in coltura nella linea cellulare Vero E6”.
Ora, se uno si sofferma con attenzione su questa frase, trova già delle importanti contraddizioni: come è possibile che un virus “purificato” sia eterogeneo? Non è una contraddizione in termini? A me pare di sì. Così come appare di nuovo contraddittorio parlare di un purificato ottenuto attraverso una coltura cellulare, come abbiamo spiegato sopra.
Ma la prova ulteriore che gli “isolati virali” non siano affatto isolati ce la danno proprio questi autori, quando affermano che la coltura cellulare su cellule Vero è stata fatta mettendo in coltura
“…SARS-CoV-2 strain 2019-nCoV/Italy- INMI1 (Genbank MT066156) which was provided by the Lazzaro Spallanzani National Institute of Infectious Diseases…SARS-CoV-2 virions were purified after a total of four passages…”
“…il ceppo SARS-Cov2 2019-nCoV/Italya – INMI1 (Genbank MT066156), fornitoci dall’Istituto Nazionale Lazzaro Spallanzani per le Malattie Infettive…i virioni di SARS-Cov2 sono stati purificati dopo un totale di quattro passaggi…”.
Anche qui, sorgono spontanee delle domande: ma se lo Spallanzani ha fornito il ceppo del SARS-Cov2, questo doveva già essere isolato/purificato, dunque che bisogno c’era di purificarlo di nuovo? Non sarà che gli autori di questo articolo del 2021 sanno quello che sanno tutti i microbiologi ma che deve restare segreto agli occhi dell’opinione pubblica, ovvero che ciò che viene definito isolato in realtà non è che una super-eterogenea coltura cellulare?
Per confermare che sia così, basta andare a leggersi l’articolo dello Spallanzani che descrive l’isolamento del virus “italiano”, per vedere che anche loro utilizzano la stessa tecnica, ovvero mettono in coltura un campione clinico di un paziente su cellule Vero, e poi chiamano il risultato della coltura il “virus isolato” (Colavita F et al. SARS-CoV-2 Isolation From Ocular Secretions of a Patient With COVID-19 in Italy With Prolonged Viral RNA Detection, Annals of Internal Medicine, 10/08/2020).
D’altra parte, grazie all’amico Fabio Franchi, ho recentemente ricevuto la risposta dello Spallanzani ad una richiesta legale FOIA sulla documentazione relativa all’isolamento del coronavirus. La Direttrice della virologia dello Spallanzani, dr. ssa Maria Rosaria Capobianchi, così risponde alla richiesta:
“Il richiedente usa il termine isolamento a sproposito. In Virologia con il termine isolamento virale si intende la messa in coltura di un campione biologico, e la verifica della moltiplicazione del virus su uno strato di cellule permissive, coltivate in vitro.”
Si noti l’arroganza di definire come usata “a sproposito” l’accezione corretta e comune del termine isolamento: in realtà, dovrebbero essere i virologi e dintorni a scusarsi per averci ingannato per decenni facendoci credere che avevano isolato i virus, quando invece avevano solo messo in coltura dei campioni biologici! Si noto anche come viene dato per scontato ciò che scontato non è non può essere: come fai a verificare la moltiplicazione di un virus se prima non l’hai isolato? Verifichi che si generano particelle dalla coltura virale e dalla decadenza delle cellule, ma dato che ci sono studi che dimostrano che gli esosomi (particelle del tutto identiche ai presunti virus) si moltiplicano del 500% in fase di decadenza/morte cellulare (Tian T et al, Exosome Uptake through Clathrin-mediated Endocytosis and Macropinocytosis and Mediating miR-21 Delivery, THE JOURNAL OF BIOLOGICAL CHEMISTRY VOL. 289, NO. 32, pp. 22258–22267), è chiaro che non esiste nessuna possibilità di affermare che ciò che si moltiplica sia una virus mai isolato e dunque identificato prima.
D’altra parte, che la super-eterogenicità del materiale presuntivamente virale non viene mai superata, viene confermato proprio dallo studio del 2021 citato dal Volpato. Gli autori hanno centrifugato la coltura cellulare in gradiente di saccarosio, ottenendo una banda opalescente che hanno attribuito al virus:
Banda opalescente= SARS-Cov2 isolato
Ora, che in quella banda opalescente ci sia qualcosa, è sicuro; che sia il SARS-Cov2 solo la fede ce lo può far credere. E’ in questo senso che l’amico dr. Franchi ha postato un commento ironico:
Dato che neppure con la vista di Superman in quella eterea banda opalescente si possono vedere particelle, mi pare che l’ironia sia evidente (apparentemente non per tutti, dato che mi sono arrivati avvertimenti sul fatto che Franchi aveva cambiato idea sul mancato isolamento del virus!).
Ma vediamo cosa hanno trovato questi ricercatori nel purificato virale. Ora, trattandosi di un virus purificato, non ci dovrebbe essere nient’altro che il virus, se no che purificato è? In effetti, lo
stesso titolo dell’articolo, come abbiamo sottolineato all’inizio, parla di eterogeneità del virus purificato, che come abbiamo detto appare come una contraddizione in termini.
Seguiamo il ragionamento degli autori:
“The viral particles were purified via ultracentrifugation on a sucrose cushion first and a sucrose gradient later…As expected from previous experiments [11], most of the recovered particles were not infectious.”
“Le particelle virali sono state purificate con una ultracentrifugazione su un cuscino di saccarosio prima e poi su un gradiente di saccarosio…Come ci si aspettava, la maggior parte delle particelle recuperate non erano infettive.”
Come “come ci si aspettava”? Ma il virus è infettivo per definizione, se le particelle recuperate non sono infettive, per definizione non sono virus! Sono quasi certamente esosomi!
Gli autori poi specificano di aver usato la proteomica per caratterizzare le particelle virali purificate:
“Shotgun proteomics was performed to characterize the purified SARS-CoV-2 viral particles… SARS-CoV-2 proteins represented 16.2% of the total.”
“La proteomica shotgun è stata usata per caratterizzare le particelle di SARS-Cov2 purificate…le proteine del SARS-Cov2 rappresentavano il 16.2% del totale.”
Come??? Il SARS-Cov2 rappresenta il 16.2% del SARS-Cov2 purificato? Ma ci state prendendo per i fondelli? E come avete fatto a sapere che si tratta di proteine del SARS-Cov 2 se prima non lo avete isolato e dunque identificato? Quindi le particelle virali sono solo il 16.2% del “purificato”, e oltretutto la stragrande maggioranza non sono infettive, cioè non sono virus!
Io penso che qualsiasi persona di minimo buon senso, nel leggere queste cose si deve accorgere del fatto che la virologia è una pseudo-scienza fondata sul prenderci in giro…
Ma andiamo avanti. Come se non bastasse, gli autori ci dicono che in realtà, anche il SARS- Cov2 presuntivamente presente non è proprio SARS-Cov2, ma una serie di sue varianti…
“We identified by tandem mass spectrometry the presence of variants in low but detectable quantities in the purified SARS-CoV-2 viral particles…”
“Abbiamo identificato con la spettrofotomeria di massa la presenza di varianti in quantità piccole ma rilevabili nelle particelle di SARS-Cov2 purificate…”
Per non farsi mancare nulla, gli autori riconoscono che questo purificato è proprio un bel casino, dato che contiene anche proteine animali:
“…the number of Chlorocebus proteins was higher than those of the Bos Taurus contaminants , with a total protein abundance of 76.1% versus 7.7%, respectively.”
“…il numero di proteine da Chlorocebus (un tipo di scimmia) era più elevato di quelle dei contaminanti da Bos Taurus (il normale Toro), con un’abbondanza proteica del 76.1% contro il 7.7% rispettivamente.”
Per chi fosse interessati ad approfondire, nei materiali supplementari allegati allo studio, c’è un file Excel che riporta tutte le proteine ritrovate nel “virus purificato: sono ben 1053, di cui solo 9 sarebbero relazionabili al SARS-Cov2!
Dunque, il virus purificato è talmente purificato da contenere anche un migliaio di abbondanti quantità di proteine di scimmia e bovine! Neppure questo vi basta per sentirvi presi per i fondelli?
Ma la rivelazione più eclatante su questo fantomatico purificato di SARS-Cov2 è la seguente:
“The proteomics data indicated that 16% of spectral counts were assigned to viral proteins in the purified fraction…with the protein concentration of the sample being established at 0.614 μg/μL, at least 10 ng/μL of viral proteins is present…”.
“I dati proteomici indicano che il 16% del conto spettrofotometrico possono essere assegnate alle proteine virali nella frazione purificata…Con la concentrazione proteica del campione stabilita a 0.614 μg/μL, un minimo di 10 ng/μL di proteine virali sono presenti.”
Come detto, il fatto stesso di affermare, come se fosse la cosa più normale del mondo, che il virus purificato contiene il 16% di proteine virali, considerando che i presunti virus non sono che proteine che incapsulano materiale genico, dimostra quanto avanzata sia la decomposizione scientifica della virologia oggi.
Ma non basta perché se si calcola la concentrazione delle proteine virali nel “purificato” di SARS-Cov2, il risultato è il seguente: 1 microlitro (μL) contiene 1.000.000 di nanogrammi; le proteine virali sono presenti nel purificato per circa 10 nanogrammi; questo significa che, ammesso e non concesso che le proteine suddette appartengono a un virus mai isolato e dunque mai identificato, il SARS-Cov2 presente nel SARS-Cov2 purificato sarebbe pari a 10/1.000.000 = 0.0001 x 100 = 0.001%!
Quindi, nel virus purificato c’è una concentrazione di virus pari allo 0.001%!!!
Se nonostante questo, volete ancora ostinarvi ad affermare che il virus è stato isolato, cioè purificato, allora davvero non c’è speranza!
Concludo con un’osservazione. Quando si contesta che ciò che viene messo in coltura non è un virus isolato ma un liquido clinico estremamente eterogeneo, la risposta è che l’isolamento avviene dopo la coltura. Si, come in questo caso…
Ma la vera questione è: dicono che lo fanno dopo la coltura cellulare perché così il virus è proliferato a sufficienza. Ma non prolifera a sufficienza in un paziente che dovrebbe essere infettato dal virus? Non dovrebbe il virus essere più robusto e virulento nella sua situazione ideale, in un paziente infettato e naturale invece che in un’artificiale coltura cellulare? Non sarà invece che nel paziente “infettato” non si trova niente di infettivo, e che solo la charade della coltura cellulare autodistruggente consente di poter affermare che c’è qualcosa che è tossico per le cellule?
Insomma, come la si rigiri, è chiaro che la virologia è una anti-scienza per eccellenza, e sta in piedi solo attraverso trucchi e manipolazioni che, per loro fortuna, sono abbastanza “esoterici”, da non poter essere compresi dall’opinione pubblica. Ma speriamo che prima o poi anche la gente si svegli da questo incubo in cui la virologia ci ha precipitati…