LE RIDICOLE VARIANTI DEL SARS-COV2
Dr. Stefano Scoglio, Ph.D.
Siamo ora passati alla fase delle varianti del virus, presentati come la grande novità negativa di questo 2021. Ma in realtà, anche all’interno di chi crede all’esistenza di questo virus, si parla da sempre di varianti, e ci sono numerosi studi che confermano le continue mutazioni del virus. Quando hanno “isolato” (in realtà sequenziato) il virus in Italia, hanno subito detto che era diverso da quello di Wuhan, che come ho dimostrato in altri scritti, era già sin dall’inizio diverso da sé stesso, essendo nato uno e trino (i ricercatori cinesi hanno affermato di avere trovato tre virus diversi in 3 pazienti, ma essendo simili hanno deciso di chiamarli tutte e tre nCov2, poi divenuto SARS-Cov2). Perché allo SPALLANZANI o al SAN RAFFAELE allora non hanno parlato di variante italiana? Mettendone in luce il diverso livello di infettività e mortalità? Perché non hanno parlato di variante USA quando hanno depositato delle sequenze diverse e uniche del virus in concomitanza con l’esplosione di positivi e morti nelle RSA degli USA, che ha reso gli Stati Uniti, grazie al contributo degli Stati democratici (New York e California), il nuovo centro della pseudo-pandemia? Perché allora c’erano gli asintomatici positivi, e non c’era bisogno di trovare nuovi argomenti per continuare a tenere le popolazioni sufficientemente terrorizzate.
Al GISAID, la banca dati dei virus, a Febbraio 2021 c’erano oltre 450.000 SEQUENZIAMENTI diversi del virus, ovvero oltre 450.000 VARIANTI. Possibile che solo quella inglese e sudafricana e solo nel 2021, avessero questa natura così maligna da generare nuovo terrore nella popolazione? No, non è possibile, anche perché il VIRUS è un ENTITA’ INORGANICA NANOMOLARE, INFINITESIMALE, e come può sopportare quasi mezzo milione di varianti senza che tali varianti si assomiglino o si sovrappongano? E’ TUTTO COMPLETAMENTE RIDICOLO, e stiamo per vedere quanto sia ridicolo il modo di determinare e rilevare le VARIANTI, inglesi o altro che siano. Talmente ridicolo da potere dar vita ad una nuova categoria del pensiero: il “RIDICOLO SCIENTIFICO”.
Come sempre, tutto ha inizio in collaborazione con la OMS, e anche in questo caso con la filiale cinese. Infatti, l’annuncio dell’emergenza della nuova variante è già pieno di equivoci. Il GISAID il 23 Dicembre annuncia che
“Il REGNO UNITO ha riportato una NUOVA VARIANTE, chiamata VUI 202012/01 (Variante sotto Investigazione, Anno 2020, mese 12, variante 1) (https://www.gisaid.org/references/gisaid-in-the-news/uk-reports-new-variant-termed-vui-20201201/)
Tutto accade attorno al 15-20 Dicembre. In data 18 Dicembre si riunisce il comitato NERVTAG, di cui fa parte anche il famigerato Prof. FERGUSON dell’IMPERIAL COLLEGE, quello che ha fatto le CATASTROFICHE PREDIZIONI FARLOCCHE sull’impatto della pandemia, che hanno portato ai vari lockdown nei diversi paesi; salvo poi essere stato scoperto a violare il lockdown, che lui stesso promuoveva, per andare a trovare un’amante (Lucianne.com News Forum – Neil ‘Lockdown’ Ferguson Gets Caught<br> With His Pants, And His Credibility, Down). Il NERVTAG, pur non avendo “…dati insufficienti per trarre qualsiasi conclusione…” sulle questioni fondamentali della variante,
“…ha una moderata sicurezza che la variante VUI-202012/01 dimostri un sostanziale aumento della trasmissibilità in rapporto ad altre varianti.” (NEVRTAG Meeting on SARS-Cov-2 variant under investigation VUI-202012/01, 18 December 2020.).
Sempre nello stesso periodo, il 20 Dicembre, viene sottoposto un articolo a Eurosurveilance (che lo pubblica il 7 Gennaio 2021), da parte di ricercatori cinesi e di Hong Kong legati alla OMS. Il fatto che sia stato sottoposto a pubblicazione nello stesso tempo in cui veniva portato alla luce mostra chiaramente uno sforzo coordinato. Ed è interessante vedere come l’ipotesi della nuova variante sia giustificata da questa equipe cinese. Lo studio afferma che ci sono state due varianti nel Regno Unito, una in Galles (501Y Variant 1) e una in Inghilterra (501Y Variant 2). Delle due, la seconda avrebbe dimostrato di essere del 75% più trasmissibile della originale variante 501N, che sarebbe la matrice da cui sono emerse le due varianti. Sarebbe questa elevata trasmissibilità che ha fatto si che
“…questa variante è diventata il ceppo dominante del virus in Inghilterra nel periodo Novembre/Dicembre 2020.” (Leung K. et al., Early transmissibility assessment of the N501Y mutant strains of SARS-Cov2 in the United Kingdom, October to November 2020, in Euro Surveillance, 2021: 26(1), p. 3.)
A parte il fatto che non si capisce perché la comparazione è stata fatta con la variante originaria e non con l’originale SARS-Cov2 (forse perché non c’è?); non si capisce neppure come abbiano fatto a fare questi calcoli. I primi sequenziamenti della variante sono stati fatti a Dicembre, e nella riunione del 18 Dicembre del NERVTAG viene affermato “…che può essere complicato sequenziare la variante VUI-202012/12/01…”. Come hanno fatto i ricercatori cinesi a calcolare la crescita della nuova variante a partire da Ottobre? Udite, udite! Hanno calcolato il numero di sequenziamenti della nuova variante depositati presso il GISAID nel periodo 22 Settembre-1° Dicembre 2020! Cioè, non c’è nessuna relazione con l’effettiva circolazione di una nuova variante nella popolazione, l’unico dato è quello relativo alla scelta dei sequenziamenti fatta dai laboratori inglesi, e quindi al numero delle sequenze geniche depositate, mostrato nel grafico seguente :
E’ evidente che questo dato, lungi dall’essere un sintomo dell’aumento della diffusione della variante inglese, mostra solo come i pochi ed esclusivi laboratori inglesi che fanno sequenziamenti genici, a partire da Ottobre hanno deciso di puntare sul lancio di una nuova variante! Cosa questa che viene riconosciuta dagli stessi ricercatori cinesi quando scrivono:
“…la nostra analisi comparativa sull’efficienza delle diverse varianti si è basata sui dati di sequenziamento presentati al GISAID, ed è quindi soggetta al pregiudizio (bias) della scelta di sequenze sottoposti al database pubblico.”
Nonostante questo “pregiudizio” che sta alla base dell’analisi che afferma l’emergenza di una nuova variante, i ricercatori non hanno problemi ad affiancarsi alle autorità sanitarie inglesi e al NERVTAG nel chiedere
“…più rapide e stringenti misure di controllo…necessarie a sopprimere la diffusione, che è esattamente quello che ha fatto il governo del Regno Unito il 19 Dicembre, con l’introduzione di un nuovo livello 4 di restrizioni.”
La cosa è persino troppo ridicola per essere presa sul serio, e quindi ci si aspetterebbe che le autorità sanitarie inglesi e il NERVTAG abbiano qualcosa di più sostanzioso da offrire. Nel documento ufficiale di Public Health England (PHE) si dice che il tutto è iniziato l’8 Dicembre, quando si sono verificati i dati del periodo 10-18 Novembre nel Kent, e si sono trovati 117 casi “geneticamente simili”, senza specificare in cosa sarebbe consistita tale similarità genomica. Dei 6130 casi valutati, solo per il 4% si avevano i genomi disponibili, e tra questi si sono selezionati 117 casi simili (circa un ridicolo 1.9% del totale dei casi). Qui emerge già il problema della selezione, quel pregiudizio che abbiamo visto sopra, quell’ossessione dei centri che sequenziano di puntare tutto sulla variante 501Y-2: ci sono 6130 casi, e si selezionano solo i 117 (l’1.9%) con i sequenziamenti simili, in modo da tralasciare tutte le altre possibili varianti che un test del tutto casuale come la PCR per SARS-Cov2 sicuramente genera.
Ma come si passa da questi primi 117 casi a poter affermare che la nuova variante sta diventando dominante nella popolazione di Londra e del Sud-Est dell’Inghilterra? Il documento PHE afferma che il gruppo del Kent faceva parte di un più ampio cluster nazionale di 915 individui con genomi virali disponibili. Stiamo parlando di numeri ancora irrisori. Il passaggio successivo è quello che si riferisce alla raccolta, a livello nazionale, di 35.211 casi con genomi disponibili: di questi, 1.419 avevano un genoma inclusivo della nuova variante, mentre 33,792 avevano genomi privi della nuova variante, che viene definita come variante della proteina Spike del virus, tanto che i casi sono descritti come Spike gene target failure (SGTF), ovvero “fallimento del target genetico Spike”. Quindi, al di là del fatto che si sta sempre parlando non di virus isolato ma di sequenziamenti computerizzati, siamo di nuovo a un livello percentuale ridicolo, solo il 4% dei soggetti il cui genoma è stato analizzato avrebbe avuto la variazione, il 96% non ha quella variazione, probabilmente ne avrebbe avute tante altre, se solo avessero volute cercarle.
PHE fa poi una proiezione molto discutibile. Senza spiegare su quali basi, PHE afferma che questa variante VOC (Variant of Concern – il nuovo nome della variante VUI-202012/12/01) genera un aumento del parametro di trasmissibilità Rt di 0.52, cioè del 52%, concludendo:
“…un’area con un Rt di 0.8 senza la variante avrebbe un Rt di 1.32…se la sola variante VOC fosse presente.”
Qui la manipolazione è massima: partono dai 1419 casi su 35.211, ovvero dal 4%; e lo proiettano sull’ipotesi del 100% dei casi (la sola variante VOC presente), arrivando così all’aumento molto significativo del 52% (da 0.8 a 1.32). Ma la versione realistica, il calcolo corretto, dovrebbe essere diverso: si dovrebbe calcolare solo il 4% dell’aumento dello 0.52, che è uguale a 0.0208; e quindi si passerebbe dallo 0.8 allo 0,802, dall’80% all’80,2%! Cioè il vero impatto della variante, ammesso e non concesso che esista, sul Rt sarebbe inferiore all’ 1%, una percentuale ridicola.
PHE insiste affermando:
“Una differenza del 10% nella frequenza della variante VOC a metà Novembre corrisponde approssimativamente a un aumento settimanale di 50 casi su 100.000 all’inizio di Dicembre.”
Dato che il tasso più realistico di aumento del Rt è, come abbiamo visto, al massimo dell’1%, l’impatto di questa terribile variante sarebbe di 5 casi su 100.000, una percentuale dello 0.005%: che paura!
Ma dove si tocca l’apice del tragicamente ridicolo è il metodo con cui vengono rilevati i casi di variante inglese nella popolazione. Abbiamo visto sopra come il NERVTAG affermi che sia “…complicato sequenziare la variante…”. Infatti, per sequenziare il genoma del presunto virus e trovare le modifiche geniche che caratterizzano la variante, ci vogliono laboratori specializzati e un paio di settimane. Così, quando ho sentito affermare dai vari organismi sanitari italiani che ormai la variante circola ampiamente, ed ha infettato almeno un 1/5 della popolazione, mi sono detto: 1/5 della popolazione corrisponde a circa 12 milioni di persone; possibile che abbiano fatto il sequenziamento a 12 milioni di persone, e in così poco tempo? No, non è possibile, e infatti cercando ho scoperto che gli inglesi prima, e tutti gli altri poi, hanno deciso di usare non l’analisi genomica ma quello che si chiama un “proxy marker”, un parametro sostitutivo che i laboratori possano usare per rilevare la mutazione: