Capre, Stambecchi, Cloruro di Sodio – Stefano Torcellan

Acqua tossica è soprattutto un acqua dove sono presenti minerali inorganici in gran quantità, quindi un’acqua con residuo fisso a 180 gradi sopra i 200 mg/L. e l’acqua Kangen, la cosiddetta acqua alcalina, non ha un residuo fisso a 180 gradi esiguo, come per esempio la LAURETANA che ha 14 mg/L di residuo fisso a 180 gradi e infatti il Dr. Salvatore Simeone è di questa acqua che ha parlato come la migliore in assoluto e che beve pure lui. Salvatore Simeone ha detto chiaramente che il pH dell’acqua è molto meno importante del RESIDUO FISSO A 180 GRADI, che è il parametro dell’acqua più importante in assoluto.

Io non credo alle cartine tornasole che rilevano il pH. Di queste cartine tornasole ne parla anche il dottor Adolfo Panfili nel suo libro LA DIETA pH”,….Ma se ingerendo sali minerali inorganici, le cartine tornasole ti dicono che l’urina diventa alcalina, allora mi viene da pensare che non sono valide, non sono state fabbricate per reagire solo ai minerali organici, sono delle truffe, come tanti altri esami o analisi mediche. Infatti io non le ho mai comprate e non ho mai misurato il pH delle mie urine con queste cartine tornasole. Non ho mai creduto alla loro validità.

Esiste una legge della natura, e come ha detto il dottor Salvatore Simeone, solo il REGNO VEGETALE può vegetalizzare e vivificare i sali minerali inorganici, trasformandoli in sali minerali organici, così da renderli disponibili e assimilabili dagli animali.

Le PERVERSIONI NUTRIZIONALI e le ABITUDINI BIOLOGICAMENTE ILLEGITTIME, non sono una prerogativa solo degli esseri umani.

Esiste un numero incredibile di PROVE dimostranti che l’ UOMO non è il solo ANIMALE che abbia assaggiato il FRUTTO PROIBITO e che paghi per aver trasgredito la legge. Non va tutto per il meglio nel migliore dei mondi, in un regno in cui si lotta per la sopravvivenza”

I PALEONTOLOGI hanno dimostrato, nel campo dell’EVOLUZIONE PATOLOGICA degli animali, diversi esempi di CAMBIAMENTI in un numero notevole di specie: certe parti atrofizzate al punto da diventare delle semplici vestigia; mentre altre parti si sono ipertrofizzate fino al gigantismo.

NELLA NATURA SELVAGGIA si possono vedere un gran numero di asimmetrie, di distrofie, di atrofie, di ipertrofie, di gigantismi, di mostruosità, di parassitismi, di degenerazioni e altre anomalie che mostrano a che punto il regno animale si è allontanato dalle norme di comportamento. (Shelton)

quindi, NON credo affatto che le CAPRE 🐐 e gli STAMBECCHI lecchino il sale 🧂 perché la loro dieta è carente di sali minerali o di sodio….visto che NON SONO ANIMALI ALIENI 👽 in grado di assimilare i minerali inorganici presenti nel regno minerale.

Il cloruro di sodio 🧂 è un minerale inorganico e quindi inassimilabile da qualsiasi animale, capre 🐐 e stambecchi compresi.

Questa delle capre e degli stambecchi che leccano il sale per colmare delle carenze nutrizionali, è una delle solite puttanate dette dai nutrizionisti ignoranti e dai soliti naturalisti imbecilli che non capiscono nulla di alimentazione e delle leggi della natura. L‘Ing. Giuseppe Reda direbbe che questi nutrizionisti e naturalisti, non seguono la logica del creato e diffondono informazioni antiscientifiche di primo livello.

SHELTON ha scritto peste e corna sul sale 🧂da cucina.

Se in natura ci sono tre regni, ed esiste un regno di mezzo, tra quello minerale e quello animale 🦒 e se è il regno di mezzo che trasforma i minerali inorganici in minerali organici, disponibili e assimilabili dagli animali….è chiaro allora che questa storia del leccare il sale 🧂 da parte delle capre e degli stambecchi, per colmare le carenze nutrizionali relative alla loro dieta, è una stronzata.

Nessun animale può assimilare i minerali allo stato minerale e quindi allo stato inorganico. Questa è una legge della natura. Questo concetto, lo ha fatto ben capire il Dottor Salvatore Simeone e tutti i più grandi igienisti del mondo, compreso il più grande in assoluto, che è stato Shelton.

Hai mai visto un GORILLA 🦍 leccare o anche ingerire completamente la sua cacca 💩? Io si. L’ho visto in un documentario in TV che leccava le feci, e in un video su Instagram che ingerisce la sua cacca appena uscita dall’ano. Vogliamo dire o credere che questo gorilla 🦍 ha mangiato la sua cacca 💩 per colmare le carenze nutrizionali relative alla sua dieta? Molto probabilmente i naturalisti e forse anche qualche nutrizionista lo direbbero. E comunque, in questo caso, il gorilla non lecca e non ingerisce minerali inorganici, perché la cacca è la fase finale del metabolismo, dopo la digestione e assimilazione della frutta e delle verdure che il gorilla mangia e quindi al limite, in quella cacca 💩 il gorilla potrebbe trovare dei minerali organici, in quella parte del cibo che non è stata assimilata completamente dal suo organismo.

Una LEGGE della NATURA non può essere cambiata o abolita da un’abitudine malsana biologicamente illegittima o da una perversione nutrizionale di un animale.

Le CAPRE e gli STAMBECCHI fanno parte del regno animale e necessitano come tutti gli altri animali del CIBO prodotto, trasformato e vivificato dalle PIANTE.

NON esistono ECCEZIONI in NATURA.

È risaputo che il sale 🧂, ovvero il cloruro di sodio 🧂 PERVERTE il senso del GUSTO 👅 umano e diventa come una DROGA alla quale è difficile rinunciare…e quindi se il sale perverte il senso del guato umano, e diventa una droga per gli esseri umani, è logico che possa pervertire anche il senso del gusto delle capre 🐐 e degli stambecchi e possa diventare anche per loro una vera e propria droga, esattamente come per gli esseri umani..

Molto probabilmente capre 🐐 e stambecchi , rispetto ad altri animali che non hanno acquisito questa cattiva abitudine biologicamente illegittima del leccare il sale, vivono in un habitat dove il sale è presente e visibile e una volta che provano a leccarlo, acquisiscono questa abitudine malsana e biologicamente illegittima, pervertendo così il loro senso del gusto, come accade agli esseri umani.

Le CAPRE PERDONO I DENTI a furia di RASCHIARE dalle ROCCE i LICHENI PSICOATTIVI e anche questo comportamento NON è certo naturale e salutare per le capre.

Sulle Montagne Rocciose del Canada cresce una varietà molto particolare di LICHENE, dallepotenti proprietà psichedeliche. La pecora BIGHORN, razza autoctona delle Montagne Rocciose, RISCHIA la PROPRIA VITA per questa sua tendenza alimentare. L’aspetto più sorprendente è il fatto che questo LICHENE NON POSSIEDE NESSUN TIPO DI VALOR NUTRITIVO PER QUESTE PECORE, per cui queste ultime si impegnano a scovarlo per potersi letteralmente “SBALLARE”.

Non solo gli UOMINI, ma anche gli ANIMALI hanno il VIZIO dell’ALCOOL e della DROGA.

In natura esistono numerosissimi esempi di animali dediti all’uso cronico delle suddette sostanze, in molti casi deliberato e per SCOPO puramente RICREATIVO. Le specie coinvolte appartengono a diversi gruppi, comprese le API, ma è nei MAMMIFERI che si segnalano i casi più bizzarri e interessanti, sintomo che il MAGGIOR SVILUPPO CEREBRALE è strettamente correlato alla RICERCA di COMPOSTI con PROPRIETA’ PSICOATTIVE.Ecco un elenco di varie specie che si lasciano INEBRIARE dai fumi dell’ALCOOL e dalle più svariate SOSTANZE STUPEFACENTI:

Scimmie, babbuini, mandrilli, lemuri, delfini, cavalli, elefanti, cani australiani, gatti e grandi felini, ptilocerco dalla coda a piuma(Tupaia malese), cinghiali, renne, alci, tassi del miele, canguri, wallaby, orsi, api, capra Bighorn.

 

Il LOCOISMO

Uno degli esempi più palesi ed eclatanti di un comportamento di“TOSSICODIPENDENZA” negli animali è quella nei confronti delle “locoweed”,traducibile in italiano con “ERBE PAZZE”, o con “erbe che provocano la pazzia“. Si tratta di un folto gruppo di specie di ERBE SELVATICHE dei campi (almeno una quarantina) appartenenti soprattutto al genere delle LEGUMINOSE, che sono psicoattive per diversi animali. Gli animali sino ad oggi individuati coinvolti nella tossicodipendenza da “erba pazza”, LOCOISMO, sono: mucche, muli, cavalli, pecore, antilopi, maiali, conigli, galline.
Una caratteristica del locoismo risiede nella tenacia con cui gli animali cercano la pianta per loro inebriante, si sono viste mucche e cavalli rubare i sacchi in cui l’erba era stata raccolta, rovesciando addirittura i carri dove questi sacchi erano stati stipati. 


Non tutti gli animali si nutrono attraverso il puro istinto.

Pretendiamo forse che l’istinto di ogni animale sia perfetto?

Gli animali con intelligenza superiore, con un maggior sviluppo cerebrale, usano spesso il cervello, piuttosto che l’istinto, per nutrirsi e sopravvivere.

I MAMMIFERI imparano a selezionare la propria alimentazione attraverso l’osservazione dei genitori e NON attraverso il puro istinto…e quindi un cucciolo di capra 🐐 dopo aver visto la mamma leccare il sale, inizia a leccare il sale 🧂 anche lui, anche se il sale non è affatto una sostanza nutrizionale assimilabile dagli animali, capre comprese…. E’ così che i mammiferi, di generazione in generazione, SI TRAMANDANO delle abitudini alimentari (e non alimentari) biologicamente illegittime, o delle vere e proprie perversioni nutrizionali.

Per quel che riguarda le DROGHE, gli ELEFANTI sono arrivati a comprendere gli effetti provocati dalla pianta IBOGA, un potente allucinogeno. Quando riescono a trovarla, ne ingeriscono un quantitativo sufficiente per ottenere sensazioni psichedeliche piacevoli, ESPERIENZE che verranno TRAMANDATE AI PIU’ GIOVANI, diventando così una TRADIZIONE di FAMIGLIA.

Jane Goodall, ha detto che gli scimpanzé producono CULTURA, ovvero quando un gruppo di scimpanzé acquisisce una nuova abitudine alimentare (anche se biologicamente illegittima), la tramanda ai cuccioli.

In certe zone dell’Africa, i cuccioli di scimpanzé imparano anche a cacciare, oltre che a selezionare frutta e verdure, osservando i propri genitori, mentre vanno a caccia di piccole scimmie o di piccoli animali.

In certe altre zone dell’Africa, sono stati osservati gruppi di scimpanzé che non cacciavano e non mangiavano carne 🥩 e addirittura in altre zone dell’Africa sono stati osservati altri gruppi di scimpanzé che non usavano nemmeno degli strumenti, come piccoli rametti, per catturare formiche e termiti e mangiavano solo frutta.

Molti NATURALISTI, osservando gli scimpanzé cacciare e mangiare carne 🥩 hanno scritto nei loro studi o nei loro libri 📕 che gli scimpanzé sono onnivori. Saranno idioti? Io dico di sì.

I naturalisti dovrebbero valutare a quale cibo è adatto un animale 🦒, attraverso la fisiologia e l’anatomia comparate. Ma non lo fanno sempre e non lo fanno tutti. Quindi, vogliamo credere che siano in grado di stabilire se il sale 🧂 è salutare per le capre e gli stambecchi? Io dico di no.

Il SALE viene tenuto nelle cellule in soluzione acquosa, per non danneggiarle, ed è per questo che provoca SETE.

Il CLORURO di SODIO è UN EMETIVO. Basta provare a bere l’ACQUA di MARE….. È chiaro che è un VELENO. E se è un veleno ☠️ 🤢 per noi umani, è un veleno 🤢 ☠️ anche per tutti gli altri animali, comprese capre 🐐 e stambecchi, visto che non sono animali alieni.

IL CLORURO DI MAGNESIO è un LASSATIVO, ovvero un VELENO che corpo elimina attraverso l’intestino, quindi non viene assimilato neanche al 10%. Quando il corpo diventa assuefatto al cloruro di magnesio, e vedi che una determinata quantità di cloruro di magnesio viene TOLLERATA dal corpo, ovvero non viene espulsa dall’intestino, NON SI PUO’ DIRE che viene ASSIMILATA.

I NUTRIZIONISTI che hanno scritto che il CLORURO di MAGNESIO viene assimilato al 10% sicuramente hanno interpretato male questa cosa.

Shelton scrive:

CARRINGTON osservava giustamente: LA LEGGE DI AZIONE E REAZIONE è UNA DELLE PEGGIO INTERPRETATE DELL’UNIVERSO.

LA FISIOLOGIA è DETERMINATA dal COMPORTAMENTO BIOLOGICO prosegue SHELTON.

I CAMBIAMENTI STRUTTURALI provengono da PERVERSIONI NUTRIZIONALI e da CIBI ILLEGITTIMI.

Gli SVILUPPI ANTITETICI in quanto COMPENSAZIONI e CORRELAZIONI, le ATROFIE in certe strutture ossee, simultaneamente ad un ACCRESCIMENTO MORBOSO, o da IPERTROFIE in altri, questi SVILUPPI PATOLOGICI sopravvengono in seguito ad ABITUDINI ALIMENTARI BIOLOGICAMENTE ILLEGITTIME.

Ma il BIOLOGO, incapace di distinguere tra la patologia e la salute, tra ciò che è normale da quello che è anormale, considera tutti questi cambiamenti come delle norme della biologia. VEDE il GIGANTISMO (come quello degli incisivi superiori dell’ELEFANTE moderno) e l’ ATROFIA (come quella degli incisivi inferiori dello stesso ELEFANTE) come semplici “VARIAZIONI“.

E’ così che numerose PATOLOGIE IN NATURA sono considerate dal biologo come sviluppi normali, i quali sono camuffati dall’uso di TERMINI SCORRETTI: adattamento, variazione, mutamento, specializzazione.”

IL BIOLOGO E L’ ANTROPOLOGO, poco famigliari con gli stati patologici, hanno tendenza a considerare come normale tutto ciò che incontrano molto diffuso in natura.

Ho spesso consigliato ai BIOLOGI di studiare la PATOLOGIA, ma chi sono per pretendere di dare consigli ad un corpo di dotti eruditi? 

UN VERO SCIENZIATO può apprendere da un microbo, ma il pedantismo del BIOLOGO MEDIO ha chiuso la mente davanti a tutto ciò che proviene dal di fuori dell’ambito chiuso della sua specialità. PREFERISCE RESTARE IGNORANTE piuttosto che ammettere che una persona estranea al suo ambito conosce quello che lui non sa.” (SHELTON).

A questo punto bisognerebbe capire a quali MALATTIE o SINTOMI SPIECEVOLI vanno in contro le CAPRE e gli STAMBECCHI che leccano il CLORURO di SODIO. https://www.capre.it/veterinaria/patologie.html – (Non ho letto tutta sta roba)

SEGNI di AVVELENAMENTO della MUCCA con SALE da CUCINA

Il consumo eccessivo di sale da cucina da parte del bestiame è irto di GRAVI AVVELENAMENTI Una grande quantità di additivi alimentari porta a PROCESSI INFIAMMATORI nell’INTESTINO, anomalie nella composizione del SANGUE, CARENZA di OSSIGENO e disturbi nel funzionamento del corpo. Inoltre, un eccesso di ioni sodio provoca una SOVRAECCITAZIONE NERVOSA dell’animale.

I SINTOMI che indicano l’INTOSSICAZIONE del BESTIAME da SALE:

  • il bestiame sembra debole, c’è un TREMORE nei MUSCOLI;
  • c’è una FORTE di APPETITO;
  • le MUCOSE e la PELLE acquisiscono una TINTA BLUASTRA;
  • l’animale è in uno stato di SOVRAECCITAZIONE NERVOSA;
  • si osserva MANCANZA di RESPIRO, il VOMITO è possibile;
  • le PUPILLE si DILATANO;
  • DIARREA;
  • l’ANIMALE è COSTANTEMENTE ASSETATO.

Una DOSE di 3-6 g di SALE per 1 kg di PESO CORPOREO animale è FATALE per una MUCCA. Se non riceve un’assistenza qualificata tempestiva, MORIRA’ di SOFFOCAMENTO. https://garden.desigusxpro.com/it/krs/sutochnoe-potreblenie-povarennoj-soli.html#i-2

ESISTONO ANIMALI in NATURA che si DROGANO?

https://it.quora.com/Perché-si-da-agli-animale-dallevamento-capre-mucche-ecc-il-sale-I-caprioli-cugini-delle-capre-in-natura-ne-hanno-bisogno-E-se-si-da-dove-lo-prendono

Un DOCUMENTARIO della BBC – Dolphins: Spy in the pod una squadra di tecnici e cameramen hanno utilizzato telecamere telecomandate nascoste, o camuffate da altri animali, quali TONNI e TARTARUGHE, per seguire i comportamenti naturali dei mammiferi, senza interferire con essi. E così è stato possibile documentare per la prima volta l’USO di SOSTANZE STUPEFACENTI da parte dei DELFINI.

Nelle riprese un piccolo gruppo di CETACEI sfrutta per “SBALLARSI” i PESCI PALLA che, se vengono infastiditi, incamerano acqua gonfiandosi fino a diventare sferici e spesso rilasciano in modeste quantità un VELENO molto potente, la TETRODOTOSSINA che, se viene ASSUNTA IN PICCOLE QUANTITA’, ha un EFFETTO NARCOTICO.

I singoli DELFINI si passano con una certa attenzione il PESCE PALLA arrabbiato, tenendolo per la coda. Si vede che NON vogliono mangiarlo e neanche ferirlo in modo grave, e le conseguenze di questo trattamento non lasciano dubbi: i CETACEI rimangano INEBETITI a PANCIA IN SU, guardano I LORO RIFLESSI sulla superficie del mare e MUOVENDOSI LENTAMENTE, come se fossero IN TRANCE.

Quello che impressiona di più di questo video in cui I DELFINI SI DROGANO è la consapevolezza: i DELFINI non stanno esplorando, SANNO QUELLO CHE STANNO FACENDO con “quel” pesce, che ha certe caratteristiche, per questo lo “utilizzano”, rilasciandolo quando l’effetto è abbastanza intenso.

E NON SONO gli UNICI ANIMALI che si DROGANO.

Gli ELEFANTI, per esempio sono dei grandi bevitori e UBRIACONI (come ti hanno già spiegato nella risposta prima di me), le MUCCHE che si cibano solo di SOSTANZE STUPEFACENTI, alle CAPRE che PERDONO I DENTI a furia di RASCHIARE dalle ROCCE i LICHENI PSICOATTIVI, passando per le SCIMMIE che si mettono in bocca grossi MILLEPIEDI per ottenere un EFFETTO ESILARANTE simile al POPPER; senza tralasciare gli UCCELLI che si danno a enormi SBORNIE collettive, i GATTI che assumono AFRODIASIACI vegetali prima di COPULARE e persino i FIORI che ricompensano i loro INSETTI IMPOLLINATORI con delle DROGHE invece che col solito NETTARE.

 

9 animali che si drogano e ubriacano: ecco come si ‘divertono’

https://scienze.fanpage.it/9-animali-che-si-drogano-e-ubriacano-ecco-come-si-divertono/

Non solo gli uomini, ma anche gli animali hanno il vizio dell’alcool e della droga. Ecco nove specie animali che ne fanno uso.

Andrea Centini

20 Dicembre 2016

15:49

Benché si possa pensare che il vizio del consumo di DROGHE e ALCOOL sia a completo appannaggio della nostra specie, in natura esistono numerosissimi esempi di animali dediti all’uso cronico delle suddette sostanze, in molti casi deliberato e per scopo puramente ricreativo. Le specie coinvolte appartengono a diversi gruppi, comprese le API, ma è nei MAMMIFERI che si segnalano i casi più bizzarri e interessanti, sintomo che il MAGGIOR SVILUPPO CEREBRALE è strettamente correlato alla ricerca di COMPOSTI con PROPRIETA’ PSICOATTIVE. Ecco un elenco di nove specie che si lasciano INEBRIARE dai fumi dell’ALCOOL e dalle più svariate SOSTANZE STUPEFACENTI.

 

Il delfino tursiope ‘si fa’ di pesce palla

Noti per la loro straordinaria intelligenza, questi meravigliosi cetacei non sono sempre così giocosi come si vorrebbe far credere. La sessualità disinibita spesso infatti si traduce in veri e propri atti di violenza, inoltre si è scoperto che alcuni gruppi sono dediti all’uso ricreativo di sostanze stupefacenti, nel caso specifico del POTENTE VELENO del PESCE PALLA (TETRAODONTOTOSSINA). I delfini si passano di bocca in bocca lo sventurato pesce che come reazione alla paura, oltre al classico rigonfiamento, emette una flebile quantità di VELENO, sufficiente per STORDIRE ma non per uccidere.

 

La tetrodotossina (TTX) è una potente neurotossina; essa trae nome dalla famiglia deiTETRAODONTIDAE (PESCI PALLA), chiamati così per il loro “becco” formato da quattro larghi denti fusi, adatto a rompere conchiglie, crostacei e persino rametti di corallo. I TETRAODONTIDI presentano batteri simbionti che producono la TETRODOTOSSINA, che si accumula nel fegato, nelle viscere e nella cute. La stessa tossina si riscontra nel fegato di DIODONTIDAE(PESCI ISTRICE) e OSTRACIIDAE(PESCI SCATOLA).

L’elefante ama l’alcol

Che siano quelli africani o quelli asiatici, gli elefanti sono ritenuti tra le specie più ghiotte di SOSTANZE ALCOLICHE, tanto che in alcune regioni possono rappresentare un serio problema di ordine pubblico. Immaginate un animale di quasi circa cinque tonnellate, alticcio e col desiderio di distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino. L’immagine, surreale, in India è spesso realtà, dove gli elefanti assaltano i depositi di BIRRA di RISO. La specie africana adora invece i FRUTTI FERMENTATI e ALCOLICI della MARULA, una pianta utilizzata per produrre un caratteristico VINO.

Lo ptilocerco dalla coda a piuma e la birra

Questa piccola tupaia malese è balzata agli onori della cronaca per un record decisamente curioso: è infatti ritenuta la beona del regno animale, poiché ogni giorno un esemplare riesce ad ingurgitare l’equivalente in ALCOOL di nove bicchieri di BIRRA. Con le dovute proporzioni, si tratta di una quantità in grado di intossicare un essere umano. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori che ha osservato l’ossessivo interesse della tupaia per il NETTARE ALCOLICO di una PALMA.

 

Il gatto e la sua ‘erba’

Anche gli animali domestici non sono immuni dai comportamenti viziosi, e il gatto ne è l’esempio più classico. L’ERBA GATTA ha su questi e altri felini – come le TIGRI – un EFFETTO PSICOATTIVO INEBRIANTE ed ECCITANTE; la ragione risiede nel NEPETALATTONE, una sostanza analoga agli ORMONI SESSUALE (i FEROMONI) di alcuni felini, che tuttavia viene consumata anche per le funzioni antimicrobiche.

 

 

Il cane predilige gli allucinogeni

Il più fedele amico dell’uomo non ha la sua erba, ma in AUSTRALIA ha trovato un valido sostituto, ovvero il ROSPO delle CANNE (RHINELLA MARINA). Questo anfibio, noto per essere uno dei più infestanti al mondo, SECERNE una sostanza tossica chiamataBUFOTOSSINA che può essere anche LETALE. I cani australiani, pur finendo spesso dal veterinario, LECCANO i lati e il dorso del rospo per gli EFFETTI ALLUCINOGENI che essa provoca.

 

Il lemure sgranocchia i millepiedi

I lemuri del Madagascar ma anche le scimmie cappuccino del Sud America adorano anch’essi le sostanze allucinogene, ma invece di leccare rospi ADDENTANO i MILLEPIEDI, che secernono una SOSTANZA CHIMICA VELENOSA quando minacciati. Questa sostanza è efficace anche come antiparassitario, e tra un morso e l’altro viene strofinata sul manto peloso.

 

L’alce e il segreto delle mele

Analogamente agli elefanti, anche le alci sono ghiotte di SOSTANZE ALCOLICHE, che ricavano principalmente da FRUTTA MARCIA come le MELE. Ne mangiano così tante da giungere sino all’UBRIACHEZZA. Non sono rari i casi in questi questi grossi animali, alticci, hanno causato problemi agli automobilisti.

 

Gli orsi hanno un doppio vizio

Gli orsi prediligono i FUNGHI ALLUCINOGENI, e tra i più apprezzati dai plantigradi vi è il famigerato e inconfondibile “OVOLO MALEFICO” (AMANITA MUSCARIA), il cui VELENO, un mix di ACIDO IBUTENICO, MUSCIMOLO e MUSCAZONE, ha svariatiEFFETTI NEUROATTIVI, ALLUCINAZIONI comprese. Agli orsi piace molto anche l’ALCOOL, tanto che in alcuni paesi venivano cacciati attirandoli con ciotole di ACQUAVITE.

 

Il giaguaro e la pianta rampicante

Come la maggior parte dei felini più conosciuti, ad eccezione del leone, anche il giaguarosubisce il potere dell’ERBA GATTA, tuttavia il suo vizio naturale è una PIANTA RAMPICANTE chiamata yagé (BANISTERIOPSIS CAAPI -(ayahuasca – in quechua aya-wasca, letteralmente “liana degli spiriti” o “liana dei morti”), spesso detta anche, a seconda dei paesi di provenienza: yage, hoasca, daime, caapi; è un decotto psichedelico a base di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un EFFETTO VISIONARIO oltre che PURGANTE, che rilascia un POTENTISSIMO ALLUCINOGENO. Questa sostanza viene utilizzata anche da alcune popolazioni indigene del Sud America proprio per “assorbire” la forza del giaguaro attraverso le visioni.

 

Animali che si drogano

https://www.dolcevitaonline.it/animali-che-si-drogano/

Giorgio Samorini – 15 Novembre 2011

La droga fa male, la droga è vizio, la droga è sintomo di un disagio e di una sofferenza individuale e sociale. Tali giudizi portano al luogo comune, spesso sottinteso, che l’uso della droga è un comportamento aberrante umano, peculiare della specie umana.

A contraddire questo paradigma del pensiero occidentale moderno v’è un insieme di dati che continuano ad essere sottovalutati, ma che dimostrano che il comportamento di drogarsi è diffuso anche nel mondo animale.


Ciò che poteva sembrare inizialmente un’eccezione, appare ora una regola comportamentale diffusa a tutti i livelli del mondo animale, dai mammiferi agli uccelli, agli insetti, e l’interpretazione di questo comportamento come un particolare “sintomo di malessere” non è più accettabile. Si dovrà invece sospettare che nel comportamento animale – e quindi umano – di assumere droghe v’è una qualche componente naturale; in altre parole, la droga svolge negli animali una qualche funzione naturale non ancora compresa.

Il locoismo

Uno degli esempi più palesi ed eclatanti di un comportamento di “tossicodipendenza” negli animali è quella nei confronti delle “locoweed”, traducibile in italiano con “erbe pazze”, o con “erbe che provocano la pazzia“. Si tratta di un folto gruppo di specie di erbe selvatiche dei campi (almeno una quarantina) appartenenti soprattutto al genere delle Leguminose, che sono psicoattive per diversi animali. Gli animali sino ad oggi individuati coinvolti nella tossicodipendenza da “erba pazza”, locoismo, sono: mucche, muli, cavalli, pecore, antilopi, maiali, conigli, galline.
Una caratteristica del locoismo risiede nella tenacia con cui gli animali cercano la pianta per loro inebriante, si sono viste mucche e cavalli rubare i sacchi in cui l’erba era stata raccolta, rovesciando addirittura i carri dove questi sacchi erano stati stipati. 


Elefanti ed alcol

Da tempo è nota la passione che hanno certi elefanti per l’alcol. In Africa questi pachidermi sono golosi dei FRUTTI degli alberi di diverse specie di palme (doum, marula, mgongo). Quando maturi, questi frutti tendono a fermentare velocemente e gli elefanti se ne cibano. Il processo di fermentazione del frutto continua ancora quando il frutto si trova nell’apparato digerente dell’animale, con conseguente produzione e assorbimento di ulteriori quantità di alcol. Gli elefanti SI UBRIACANO e ciò appare essere una conseguenza tutt’altro che accidentale. Essi ricercano l’effetto inebriante di questi frutti. Gli elefanti ubriachi diventano ipereccitati, sobbalzano di fronte a suoni insoliti o a movimenti repentini di altri animali o dell’uomo. S’impauriscono facilmente e ciò li rende aggressivi. Un branco di elefanti ubriachi è considerato un serio pericolo per gli uomini. I piccoli sono soliti mettere la loro proboscide nella bocca della madre per prendere e saggiare ciò ch’essa sta mangiando, in questo modo essi apprendono cosa mangiare.

Babbuini e frutti inebrianti

I babbuini ricercano e mangiano il frutto rosso di un albero della famiglia delle Cycadaceae e non lo fanno in periodi di carestia.
 Dopo aver mangiato questo frutto, essi appaiono come ubriachi, con andatura barcollante, incapaci di muoversi velocemente e possono diventare facile preda dei cacciatori umani.
 Non sono mai stati osservati casi di morte diretta nell’uso di questo frutto nei babbuini, al contrario che nell’uomo, per il quale risulta velenoso.

Mandrilli e iboga

Nelle foreste del Gabon e del Congo, i nativi affermano che, tanto tempo fa, osservarono i cinghiali scavare e mangiare le radici allucinogene dell’iboga.
I cinghiali che assumono l’iboga evidenziano un comportamento convulsivo, saltano di qua e di là e mostrano reazioni di paura e stati allucinatori. Osservando questi animali, i nativi li imitarono e fu così che scoprirono gli effetti visionari di questa pianta. Uno sciamano mitsogho riportò l’uso dell’iboga fra i mandrilli maschio. I mandrilli vivono in comunità allargate, seguendo una rigida struttura gerarchica. In cima alla scala gerarchica v’è un capo maschio, a cui soggiacciono altri maschi forti e sotto questi i maschi più deboli. Quando un mandrillo maschio deve intraprendere una lotta con un altro maschio, per la conquista di una femmina o per conquistare un gradino gerarchico più elevato, non si cimenta immediatamente nella lotta. Esso si reca prima a cercare una pianta di iboga, ne mangia la radice; attende che gli siano saliti gli effetti, dopodiché va all’attacco dell’altro maschio contro cui deve lottare. Questo dimostra un elevato grado di premeditazione e di consapevolezza di ciò che sta facendo.

Renne ed amanita muscaria

Un caso noto da tempo di animali dediti all’uso di una droga psicoattiva riguarda le renne della Siberia, che si cibano del fungo allucinogeno Amanita muscaria. Si tratta del fungo allucinogeno per eccellenza, il bel fungo delle fiabe dal cappello rosso cosparso di chiazze bianche. Questo fungo cresce sotto certi tipi di alberi, in particolare conifere e betulle. Durante l’estate siberiana, le renne si cibano fra l’altro di un insieme di funghi, ma il fungo preferito è l’agarico muscario che cresce nelle foreste di betulle. Esse vanno letteralmente a caccia di questo vistoso fungo e lo cercano proprio per lo stato di ebbrezza che procura loro. Dopo averlo mangiato, corrono di qua e di la senza un apparente scopo, fanno rumore, contorcono la testa e si isolano dal branco. Il più piccolo morso di agarico muscario induce nelle renne un vistoso stato di ebbrezza, caratterizzato dalla contorsione della testa. E’ noto che negli uomini che si cibano di questo fungo la loro urina diventa anch’essa allucinogena. Fra le popolazioni siberiane v’era il costume di BERE l’URINA di chi s’inebriava col fungo per conseguire un’ebbrezza ulteriore, a quanto si dice più potente di quella ottenuta con il fungo. Anche le renne “vanno matte” per l’urina di altre renne o degli uomini che si sono cibati dell’agarico muscario.

Gatti ed erbe afrodisiache

Diverse specie di felini, dalle tigri ai gatti, rimangono inebriati dopo aver mangiato o masticato foglie di determinate erbe. Il caso più noto è quello dei gatti e dell’erba gattaia, laNepeta cataria, una comune erba dei campi incolti, che non va confusa con l’erba gattaia”venduta nei negozi di animali, una specie di graminacea che induce il vomito nei gatti e ne purga l’apparato digerente.


Le foglie essiccate di nepeta sono vendute come “vivacizzanti e ringiovanenti” per i gatti domestici.
 Si è visto che il contatto di un gatto domestico con la nepeta risulta in una successione di comportamenti in quattro fasi. Innanzitutto il gatto annusa la pianta, quindi il gatto lecca le foglie e a volte le mastica. Spesso s’interrompe per fissare il cielo con uno sguardo assente, poi agita velocemente la testa da un lato all’altro. In una terza fase il felino si strofina contro la pianta con il mento e le guance. Quindi ruota tutta la testa strofinando l’intero corpo contro la pianta. Presenta anche una stimolazione sessuale: il MASCHIO ha un’EREZIONE spontanea, la femmina adotta i tipici comportamenti dell’accoppiamento. I gatti domestici, molti dei quali passano la vita intera senza aver mai visto una pianta di erba gattaia, stanno perdendo la capacità di percepire gli effetti di questa loro DROGA.

 

Gli animali che si drogano e ubriacano

https://www.kodami.it/gli-animali-che-si-drogano-e-ubriacano/

Anche altri animali, oltre a noi, assumono volontariamente droghe. Molte testimonianze sono poco attendibili, ma su un paio di specie, il ptilocerco dalla coda a piuma e l’elefante africano, la letteratura scientifica riporta qualche dato in più.

A cura della Dott.ssa Federica Pirrone

MEMBRO del COMITATO SCIENTIFICO di KODAMI

Etologa

Se lo fanno perché il mondo gli fa schifo, come sosteneva Jim Morrison, non è dato saperlo, ma che altri animali, oltre a noi, assumano volontariamente droghe è possibile. Le assumono attraverso diverse vie di somministrazione, da quella orale a quella endovenosa, avendone la possibilità. Se viene fornito un accesso endovenoso volontario illimitato all’eroina o alla cocaina, ad esempio, i topi e i ratti possono facilmente morire per overdose, ma possono anche bere volontariamente quantità tali di alcol da intossicarsi pesantemente.

Esistono numerose segnalazioni di animali selvatici che mostrerebbero segni di “fattanza”,inclusi vari mammiferi. A prima vista può sembrare bizzarro, se si pensa che l’uso di droghe psicoattive negli esseri umani è generalmente ritenuto un’abitudine relativamente nuova nel nostro sviluppo culturale: può dunque esistere davvero una somiglianza tra il consumo di droghe negli altri animali e il nostro?

Ebbene, se partiamo dal presupposto che l’evoluzione dei nostri antenati umani e degli animali è avvenuta in un mondo ricco di droghe, secondo una teoria alternativa l’assunzione di droghe e alcol avrebbe sempre fatto parte della routine quotidiana dei mammiferi e di altre specie. Quindi, l’assunzione occasionale e persino a lungo termine di droghe psicoattive prodotte da una varietà di piante, o l’ingestione di alcol attraverso prodotti vegetali ricchi di zucchero fermentabile, potrebbe essere un comportamento trasversale nel regno animale, modellatosi nel corso di milioni di anni. Va detto che, contrariamente a quanto osservato in laboratorio, le segnalazioni riguardanti gli animali a vita libera sono quasi tutte aneddotiche, ai limiti della leggenda.

Su un paio di specie, il ptilocerco dalla coda a piuma e l’elefante africano, la letteratura scientifica riporta qualche dato in più.

Il ptilocerco dalla coda a piuma

I ptilocerchi dalla coda a piuma (Ptilocercus lowii) della Malesia occidentale sono noti “sbevazzatori notturni“. Assumono cronicamente alcol attraverso il nettare alcolico dei boccioli della palma Eugeissona tristis, raggiungendo livelli pericolosi per altri mammiferi, tra cui l’uomo, senza tuttavia mostrare incoordinazione motoria o altri segni indicativi di uno stato di ebrezza. I ricercatori hanno dimostrato una relazione mutualistica tra questi piccoletti del genere delle topaie, che fungono da impollinatori, e la palma produttrice del nettare di bacco, che fermenta in alcol al 3,8% per azione di lieviti simbiotici.

Il fatto che il ptilocerco dalla coda a piuma sia, dal punto di vista ecologico e comportamentale, molto simile all’ultimo antenato comune di tutti i primati, che viveva 55 milioni di anni fa,porta a ritenere che l’esposizione a simili livelli di alcol sia stata significativa all’inizio dell’evoluzione di diversi lignaggi dei mammiferi, inclusi i primati.

L’elefante africano

Nel 1839 è il naturalista francese Louis-Adulphe Delegorgue a riferire i racconti che egli stesso aveva ricevuto dalle sue guide Zulu riguardo al comportamento stranamente aggressivo mostrato dagli elefanti africani maschi (Loxodonta africana) dopo essersi cibati dei frutti della marula, un albero delle savane decidue dell’Africa meridionale parente del mango(famiglia delle Anacardiaceae). Nel tempo sono poi seguiti numerosi resoconti di elefantiusciti pericolosamente brilli da negozi di vino o birra in India, parzialmente supportati dai riscontri di Siegel e Brodie, nel 1984, secondo i quali gli elefanti chiaramente gradiscono l’alcol, che tuttavia può avere effetti deleteri sul loro comportamento. Si ritiene che la marulaabbia proprietà curative e i suoi frutti, ricchi di proteine e di vitamine, sono tradizionalmente fermentati dalla popolazione locale per produrre vini.

Diversi mammiferi erbivori brucano questa pianta, e tra questi troviamo la giraffa, il rinoceronte e, appunto, l’elefante africano. Per quanto non sia dimostrato che arrivino addirittura a sbronzarsi, quando la frutta è disponibile, gli elefanti possono nutrirsene selettivamente, sino ad esagerare. Tuttavia, non sembra che il frutto raggiunga una gradazione alcolica tale da poter causare intossicazione in un elefante. Pertanto, il comportamento fuori controllo degli elefanti descritto dagli Zulu potrebbe essere dovuto a un’altra sostanza inebriante diversa dall’alcol. Ad esempio, la corteccia ospita pupe di coleottero tradizionalmente utilizzate dal popolo San per avvelenare le punte delle frecce; o ancora, i frutti di marula sono straordinariamente ricchi di alcune vitamine, tra cui la niacina/vitamina B3, che a dosi elevate possono causare effetti collaterali evidenti. Inoltre, il fatto che il comportamento inaspettatamente aggressivo venga più spesso segnalato nei maschi di elefante, potrebbe far pensare che, semplicemente, sia espressione della loro forte motivazione a difendere una preziosa fonte di cibo.

Bibliografia

Nesse RM., Berridge KG. Psychoactive drug use in evolutionary perspective. Science. 1997;278(5335):63–66.

Sullivan RJ., Hagen EH. Psychotropic substance-seeking: evolutionary pathology or adaptation? Addiction. 2002;97(4):389–400.

Wiens F., Zitzmann A., Lachance MA., et al Chronic intake of fermented floral nectar by wild treeshrews. Proc Natl Acad Sci U SA. 2008;105(30):10426–10431.

Morris S., Humphreys D., Reynolds D. Myth, marula, and elephant: an assessment of voluntary ethanol intoxication of the African elephant (Loxodonta africana) following feeding on the fruit of the marula tree (Sclerocarya birrea). Physiol Biochem Zool. 2006 Mar-Apr;79(2):363-9.

 

NATURA E SOSTANZE STUPEFACENTI: QUANDO GLI ANIMALI SI DROGANO

https://www.ilsuperuovo.it/natura-sostanze-stupefacenti-animali-si-drogano/

Di admin

 

Nel mondo dei mass media spesso si parla della droga e di tutto ciò che la riguarda, ad esempio spaccio, consumo eccessivo e dipendenza. È opinione diffusa che il consumo di sostanze stupefacenti sia una prerogativa dell’essere umano. La natura è pronta a smentirci ancora una volta: anche gli animali, infatti, si drogano. Essi ricavano le sostanze stupefacenti da ciò che li circonda, che siano piante o addirittura altri animali.

ALCUNI ESEMPI CONCRETI

Il primo esempio che viene in mente è l’erba gatta, che ha un effetto afrodisiaco sui gatti. La pianta più utilizzata è Nepeta cataria, ma in altri Paesi si ricorre anche ad altre specie vegetali, come le radici della valeriana. I delfini invece vanno in gruppo a stuzzicare i pesci palla per fargli rilasciare delle tossine, in modo tale da aspirarle. Ci sono inoltre delle specie che ricorrono alla frutta fermentata, ad esempio le scimmie, i pipistrelli e i passeri. Così facendo questi animali si ubriacano, come se bevessero un bicchierino di troppo. La fermentazione della frutta infatti è alla base della creazione dei distillati. Anche gli elefanti non disdegnano l’alcol etilico, tanto da attaccare ogni tanto le distillerie vere e proprie. Addirittura nel 1985 in India un branco di elefanti bevve tutto il malto di una birreria e cominciò a correre per le strade, provocando diverse vittime.

UN CASO MOLTO CURIOSO: IL TASSO DEL MIELE

L’animale che ha il rapporto più strano con le sostanze stupefacenti è il tasso del miele, detto anche mellivora. Questo animale infatti si nutre di serpenti velenosi, tra cui il cobra e il pericolosissimo mamba nero. Ciò è agevolato dalla resistenza al veleno della mellivora, sviluppata col tempo e dovuta in parte anche alla sua pelle, che è molto spessa. In questo modo il tasso del miele quando mangia un serpente velenoso non muore, ma dopo alcune convulsioni si addormenta per due ore. Ciò accade perché le tossine hanno un effetto narcotico sulla mellivora, che dopo questo lasso di tempo si risveglia e riprende la caccia. Si tratta di un comportamento che tuttora è oggetto di studio in ambito medico, poiché potrebbe avere delle implicazioni future, come la produzione di sieri e antidoti.

DIPENDENZA DAGLI STUPEFACENTI: UNA PREROGATIVA UMANA

Gli animali ricorrono a sostanze stupefacenti, ma non sviluppano dipendenza nei loro confronti. Questo accade perché in natura le sostanze non vengono rese disponibili di continuo, quindi è più difficile dipendere da esse. Per quanto riguarda l’uomo, invece, il mercato della droga è molto corposo ed è relativamente facile reperirla, soprattutto nelle città medio-grandi. L’uomo inoltre dispone di una gamma di droghe molto alta, da quelle leggere alle più pesanti. In certe zone, come Messico e Colombia, il narcotraffico porta addirittura a delle vere e proprie guerre: basti pensare a Pablo Escobar, uno dei più influenti narcotrafficanti di sempre. Si tratta di un problema enorme per le istituzioni, poiché si riflette su tutte le attività umane, dalla sicurezza all’economia. Pericoli di questo tipo non vanno minimizzati o trascurati, per quanto la strada per risolverli sia ancora molto tortuosa.

 

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Animali e droga: le specie che usano sostanze stupefacenti

https://www.keeptheplanet.org/animali-che-si-drogano/

 

Di Alessandro Nicoletti Agosto 23, 2020

Animali che si drogano!!!! Ebbene sì, alcol, droga, sballo, non sono un’esclusiva di noi umani.

Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet e oggi voglio parlarvi di animali e droga.

Puoi leggere l’articolo o guardare il video:

Si esatto, hai capito bene, anche gli animali assumono sostanze psicoattive capaci di alterare la loro coscienza.

Detta così potrebbe sembrare addirittura una leggenda, ma in realtà sono numerosi i casi documentati di animali che si sballano.

Le prime evidenze circa l’uso di sostanze psicoattive negli animali

Le prime scoperte circa questi particolari comportamenti ci arrivano dal Sudafrica, dove ben 200 anni fa il naturalista, esploratore e cacciatore Adulphe Delegorgue documentò le storie delle sue guide africane circa lo strano e aggressivo comportamento degli elefanti maschi assunto dopo aver mangiato i frutti maturi di marula, un albero originario dell’Africa meridionale.

I frutti di marula infatti se lasciati macerare sotto il caldo sole africano iniziano a fermentare e produrre etanolo, cioè l’alcol etilico che tanto appassiona anche noi umani.

I cosiddetti elefanti ubriachi, da cui è meglio tenersi lontani.

La leggenda narra che qualche anno fa, in India, alcuni elefanti hanno scovato, attirati dall’odore, una distilleria clandestina.

Per arrivarci, hanno abbattuto addirittura i muri di mattoni del laboratorio.

Poi, ubriachi, hanno quasi distrutto il villaggio”.

Per molti anni questa tesi fu messa in discussione dagli scienziati date le grandi dimensioni degli elefanti e la quantità di alcol assunto, tuttavia uno studio del 2015 tolse i vari dubbi e affermò che è possibile che gli elefanti si ubriachino per via della bassa capacità di smaltimento dell’etanolo da parte di questi grandi mammiferi.

Quello degli elefanti amanti dell’alcol è un caso ormai noto, ma non sono i soli, sono moltissime infatti le specie selvatiche che amano le sostanze psicoattive.

Le specie animali che usano droga

Il caso più divertente e strano forse ci arriva dai nostri amici DELFINI.

Considerati nell’immaginario comune degli animali socievoli, giocherelloni e amici dei bambini e delle famiglie, in realtà anche loro hanno i loro scheletri nell’armadio da nascondere.

I ricercatori della Murdoch University e una troupe della BBC hanno documentato alcuni esemplari di delfini in Australia masticare e poi passarsi tra di loro dei pesci palla, pesci noti per il loro contenuto di tetrodotossina sulla pelle e in vari organi interni.

La tetrodotossina è una potente neurotossina letale per molti animali, umani compresi, mentre nei delfini se assunta in piccole dosi ha effetti stupefacenti.

Sembra strano, ma gli umani non sono i soli a sballarsi.

Elefanti e delfini non sono i soli animali selvatici ad assumere sostanze psicoattive, anzi sono in ottima e lunga compagnia.

Forse i peggiori, sono i WALLABY australiani che non si sono fermati all’alcol, ma sono passati direttamente alle droghe pesanti.

La Tasmania, l’isola situata a sud del continente australe, è il maggiore produttore mondiale di oppio, coltivato legalmente per il mercato farmaceutico internazionale.

Circa 500 agricoltori coltivano il raccolto su 20.000 ettari di terreno, producendo circa la metà dell’oppio grezzo per morfina e altri oppiacei.

Qui, in questo contesto fatto di campi pieni di papaveri di oppio, arrivano loro, i wallaby tossici che si fiondano a depredare il raccolto per poi passare il resto della loro giornata saltellando in mezzo alla coltivazione, creando una sorta di “cerchi nel grano”, in preda agli effetti della sostanza.

Se i WALLABY amano l’oppio, gli ORSI non sono da meno, in vari casi infatti questi animali sono stati sorpresi ad annusare le taniche di kerosene in Siberia.

La storia narra che sono stati ripresi mentre sniffavano con gusto i contenitori pieni di carburante per poi successivamente scavare profonde buche dove si coricavano di schiena e distendendo le gambe in uno stato di totale torpore narcotico.

Un’altra curiosa segnalazione arriva dall’America settentrionale dove alcuni orsi sono stati ripresi a cibarsi dell’Amanita Muscaria, il cosiddetto ovulo malefico, uno dei funghi psicoattivi più appariscenti del bosco.

Gli ORSI non sono gli unici a ricercare gli effetti da sballo dei funghi allucinogeni, anche le RENNE infatti sono state beccate a consumare l’ovulo malefico.

Dopo i DELFINI amici dei bambini, abbiamo appena scoperto che anche le RENNE di Babbo Natale sono delle fattone allucinate.

La lista degli animali che amano usare sostanze droganti è lunga e non termina qua, famoso e ben documentato è il caso dei gatti domestici e l’uso dell’erba gatta, nome comune della Nepeta cataria, una pianta con piccoli fiori bianchi dai puntini color porpora che cresce spontaneamente in giardini e terrapieni.

I GATTI la adorano, la leccano, la mordono, si strusciano sulle foglie e, mentre sale lo stato di eccitazione, iniziano a produrre saliva e avere piccoli spasmi sul dorso.

Non tutti i gatti reagiscono alla nepeta: il 30-50% della popolazione felina è totalmente insensibile, mentre tra i due sessi, le femmine risultano più sensibili alla pianta.

Mi duole dirlo, ma anche il miglior amico dell’uomo è un tossico.

I CANI in AUSTRALIA, addirittura amano leccare i rospi delle canne, una specie invasiva molto numerosa che spesso invade parchi e giardini.

Non si conosce i motivi, forse i cani sono attirati dal ROSPO e giocano con loro solo per curiosità, fatto sta che la tossina presente nella pelle del rospo rappresenta un pericolo per i cani domestici.

Un altro animale che fa di tutto per raggiungere lo sballo, è la PECORA delle montagne rocciose che scala montagne ripidissime per ottenere gli effetti di un raro lichene allucinogeno.

Non importa il rischio che si corre, l’importante è lo sballo.

Ben documentato invece è l’utilizzo che i LEMURI del Madagascar fanno del mix esplosivo di sostanze che il millepiedi del fuoco secerne.

I lemuri vanno a caccia di questi insetti, iniziano a masticarlo affinché quest’ultimo non inizia a rilasciare una formidabile miscela di acido idroclorico, cianuro idrogenato, fenoli, cresoli e benzoquinoni.

Tale liquido sarebbe in grado di uccidere piccoli organismi ed irritare gravemente anche la nostra pelle degli umani, ma non quella dei lemuri, che anzi sembrano trarre un particolare piacere da una tale attività.

Il lemure, non mangia il millepiedi, ma inizia a strofinarselo sul pelo, avendo attenzione di raggiungere ogni angolo del suo corpo inclusa la lunga e pelosa coda.

Voglio concludere questa simpatica rassegna di animali fattoni con il re della foresta Amazzonica, sua maestà il GIAGUARO che non si accontenta di sostanze di seconda scelta, ma addirittura dell’ayahuasca (AYAHUASCA – BANISTERIOPSIS CAAPIayahuasca – in quechua aya-wasca, letteralmente “liana degli spiriti” o “liana dei morti”), spesso detta anche, a seconda dei paesi di provenienza: yage, hoasca, daime, caapi; è un decotto psichedelico a base di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario oltre che purgante, che rilascia un potentissimo allucinogeno.

Utilizzato come cura spirituale dai sciamani nelle viscere della foresta Amazzonica, anche il GIAGUARO è stato sorpreso ad assumere questa magica sostanza.

Agile e potente sulla terra, sugli alberi e nell’acqua; quasi invisibile; il GIAGUARO all’apice della catena alimentare, è un simbolo della spiritualità.

Quando la leggenda si intreccia con il mistero e la curiosità, ecco nascere tutte queste storie legate all’utilizzo di DROGHE da parte degli animali selvatici e no.

E’ difficile capire le vere intenzioni dell’assunzione di queste sostanze, se ci sono motivi che sfuggono a noi umani oppure anche loro vogliono semplicemente evadere dalla quotidianità come facciamo noi umani anche con un semplice bicchiere di vino.

Forse, la verità non la sapremo mai, quello che sappiamo è che dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per garantire che queste magie del regno animale possano continuare per molti millenni ancora.

Noi umani stiamo distruggendo i delicati equilibri della natura, forse è giunto il momento di fermarci a riflettere e agire di conseguenza.

Per questo video è tutto, se ti piacciono questi video iscriviti al canale YouTube e condividi l’articolo.

 

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E’ VERO CHE GLI ANIMALI SI DROGANO E SI UBRIACANO?

https://www.eticoscienza.it/2018/09/10/e-vero-che-gli-animali-si-drogano-e-si-ubriacano/

E’ VERO CHE GLI ANIMALI SI DROGANO E SI UBRIACANO?

 

di Christian Lenzi 10 settembre 2018

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La risposta è: sì! Ne esistono tantissimi esempi, qui ne riportiamo qualcuno tratto da un articolo del National Geographic.

Lisa Bloch, responsabile relazioni esterne della Marin County Humane Society (un rifugio per animali), ha ricevuto molte telefonate di persone che segnalavano attacchi alle macchine da parte di coyote nella periferia nord di San Francisco. Bloch ha subito pensato alla rabbia, ma poiché le telefonate continuavano, e gli animali non morivano come sarebbe successo se fossero stati affetti dalla malattia che attacca il sistema nervoso, ha pensato che i coyote avessero mangiato qualche fungo allucinogeno. L’ipotesi si è poi provata quasi certamente infondata: “È probabile invece che qualcuno abbia dato del cibo ai coyote dalla macchina, e quando altri automobilisti non hanno fatto lo stesso, i coyote li abbiano attaccati”.

Ma anche se i coyote californiani non hanno assunto sostanze psicogene, altri animali invece lo fanno. Prendiamo ad esempio le RENNE: questi ungulati sono molto diffusi in Siberia, così come il fungo allucinogeno Amanita muscaria. I biologi hanno osservato renne così sballate da comportarsi come se fossero ubriache, correndo senza meta, emettendo strani versi e dondolando la testa.

I coltivatori di PAPAVERI della Tasmania invece riportano che i WALLABY invadono i loro campi per mangiare le piante, coltivate come materia prima per l’industria farmaceutica. Dopo aver mangiato i papaveri, i piccoli marsupiali si mettono a correre in circolo fino a svenire. Gli studiosi però non hanno ancora documentato questo comportamento.

Nel 1995 invece, alle Azzorre, la biologa marina Lisa Steiner notò alcuni DELFINI che spingevano un pesce palla gonfio. Un comportamento bizzarro visto che i pesci palla producono TETRODOTOXINA, una delle sostanze più tossiche del mondo. Nello studio che seguì, Steiner ipotizzò che i delfini consumassero minuscole quantità di tetrodoxina per sballarsi.

I GATTI, invece, hanno un debole per gli effetti della Nepeta cataria, meglio nota come erba gatta. Questa pianta produce una sostanza chimica detta nepetalactone, che se inalata o ingerita causa reazioni come ansia, iperattività, sonnolenza e bava alla bocca. Anche i grandi felini come LEONI, TIGRI, PUMA e LINCI apprezzano l’ERBA GATTA, che cresce in natura o po’ ovunque. Gli effetti sono innocui e in genere svaniscono dopo un quarto d’ora.

Ai CANI invece capita spesso di consumare sostanze psicotrope per sbaglio, dice il veterinario Tim Hackett della Colorado State University. Hackett studia le potenzialità curative della marijuana per i cani; questi animali però sembrano metabolizzare la droga molto più lentamente degli esseri umani.

Consiglio: “Animali che si drogano”, libro di Giorgio Samorini

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Christian Lenzi

Biologo Naturalista

Laurea Triennale in Scienze biologiche presso “Sapienza” Università di Roma e specializzazione con una Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino (votazione: 110 e lode). Dopo aver svolto uno stage formativo presso “Ecotoxicology and Animal Behavior Laboratory” (Iasi, Romania) ed essere stato guida naturalista e ricercatore presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). Da settembre 2019 è socio della Società Italiana di Etologia. Dopo una recente collaborazione nell’ambito dell’educazione ambientale con il Parco fluviale Gesso e Stura, attualmente si occupa di ricerca e divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. E’ autore del saggio “I segreti dell’immunità. Tutto ciò che possiamo imparare dagli animali su igiene e controllo delle infezioni” (Edizioni Lindau).

christianlenzi.eticoscienza@gmail.com

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I 10 Animali Che Amano Lo Sballo

https://www.zamnesia.io/it/blog-i-10-animali-che-amano-lo-sballo-n189

Adam Parsons

Ultimo aggiornamento: 13 aprile 2022

Gli esseri umani hanno sempre avuto una propensione allo sballo e pare che gli animali non siano da meno. L’uomo è sempre alla ricerca di nuovi tipi di sballo con cui divertirsi e sperimentare nuove sensazioni, ma esistono molti animali altrettanto abili

 

ELEFANTI – ALCOOL E IBOGA

Gli elefanti sono animali molto intelligenti e socialmente complessi: piangono la morte di un membro della famiglia, provano emozioni come gioia e depressione ed insegnano ai loro figli conoscenze che dovranno essere trasmesse alle future generazioni. Da ciò si può dedurre che gli elefanti possono anche riconoscere quali sostanze sono in grado di indurre particolari effetti, da cui ottenere un determinato “beneficio”. Ciò verrà insegnato anche agli esemplari più giovani, in modo che possano seguire tali orme.

Gli elefanti hanno imparato che la frutta estremamente matura e fermentata, come quella dell’albero Marula, provoca uno stato di ebrezza. Anche se l’idea di vedere un elefante in preda ad uno stato di ubriachezza potrebbe risultare piuttosto divertente per alcuni, in realtà è la causa di un problema di alcolismo crescente tra gli elefanti dell’India e dell’Africa.

Inoltre, essendo animali molto intelligenti che interagiscono di frequente con l’essere umano, sono consapevoli che dove c’è l’uomo c’è anche l’alcool. Come potrete immaginare, un elefante ubriaco può essere decisamente pericoloso! Alcune testimonianze narrano di gruppi di elefanti pronti a fare letteralmente razzie, distruggendo villaggi interi colti dall’ira causata dall’astinenza da alcool e con un unico obiettivo: trovare alcool.

Per quel che riguarda le droghe, gli elefanti sono arrivati a comprendere gli effetti provocati dalla pianta Iboga, un potente allucinogeno. Quando riescono a trovarla, ne ingeriscono un quantitativo sufficiente per ottenere sensazioni psichedeliche piacevoli, esperienze che verranno tramandate ai più giovani, diventando così una tradizione di famiglia.

API – ALCOOL

Il fatto di essere uno degli animali più dediti al lavoro non vuol dire che pensi esclusivamente ad esso, chi l’avrebbe mai detto, vero? E qual è la sostanza che riesce a scrollare dalle sue spalle lo stress lavorativo? Beh, l’alcool, naturalmente! Gli scienziati hanno scoperto che le api possiedono una sorta di tendenza naturale alla ricerca delle sostanze zuccherine e dolci, come ad esempio i frutti fermentati. Si è studiato in laboratorio questo tipico comportamento, fornendo loro un continuo quantitativo d’alcool, e si è osservato come le api tendono a sviluppare una dipendenza da alcool.

Probabilmente, in natura non possono permettersi di eccedere con l’alcool. rischiando di danneggiare se stesse (la pressione lavorativa che viene imposta a questi insetti per mantenere la colonia è tale da non offrire loro momenti di svago). È molto probabile che esistano addirittura dei buttafuori all’interno della loro società, e non si fa per dire. Il lavoro abituale delle api è quello di tenere fuori dall’alveare parassiti indesiderati, come le vespe. Ciò crea un rifiuto anche verso gli esemplari di api ubriache appartenenti alla colonia, trattenendo fuori dall’alveare gli esemplari ebbri fino a quando non smaltiscono la sbornia. Alcune testimonianze dicono che i più recidivi possono anche ricevere qualche morso alle zampe dalle loro compagne, dato con l’intenzione di dare loro una buona lezione.

CANGURI – OPPIO

In questi ultimi anni sono cresciute notevolmente le segnalazioni di intrepidi canguri australiani nell’atto di saccheggiare i campi di papaveri medicinali. L’Australia è il principale esportatore al mondo di papavero d’oppio. Circa il 50% di questa pianta viene prodotta in questo paese con lo scopo di approvvigionare le compagnie farmaceutiche produttrici, a loro volta, di medicine come morfina ed altri antidolorifici. Questi coraggiosi marsupiali hanno imparato che questo particolare vegetale agisce in modo diverso rispetto ad una normale fonte di alimento. Alcune testimonianze descrivono come i canguri, ormai sazi di papaveri, passino il resto della loro giornata saltellando in mezzo alla coltivazione, creando una sorta di “cerchi nel grano”, in preda agli effetti dell’oppio.

 

 

CAVALLI – ERBA PAZZA (LOCOWEED)

La Locoweed, erba pazza, appartiene ad una particolare famiglia delle erbacee che cresce nel Nord America. Si tratta di una droga in grado di alterare lo stato mentale e risulta essere molto gradita dai cavalli. Purtroppo quest’erba ha anche un aspetto negativo: è velenosa. È stato riportato che durante i mesi invernali più rigidi, la Locoweed è una delle poche piante in grado di svilupparsi. Ciò riduce la varietà di erba presente all’interno di un recinto per cavalli, costringendo così gli animali ad alimentarsi di questa particolare pianta.

Inizialmente l’interesse è esclusivamente nutrizionale, ma presto diventano dipendenti da questa sostanza e la cercano ovunque, ingerendone grandi quantitativi. Il consumo costante dell’erba pazza uccide un cavallo nel giro di pochi anni, obbligando gli allevatori a tenere sempre sotto controllo le zone di pascolo. Il processo di disintossicazione di un cavallo può essere particolarmente pericoloso, molto simile a quello degli esseri umani. I sintomi di astinenza possono mostrare i peggiori comportamenti dell’animale. La maggior parte degli allevatori devono mantenere sedati i cavalli fino a quando il processo di disintossicazione non sia stato completato.

 

La Locoweed, erba pazza, appartiene ad una particolare famiglia delle erbacee che cresce nel Nord America. Si tratta di una droga in grado di alterare lo stato mentale e risulta essere molto gradita dai cavalli. Purtroppo quest’erba ha anche un aspetto negativo: è velenosa. È stato riportato che durante i mesi invernali più rigidi, la Locoweed è una delle poche piante in grado di svilupparsi. Ciò riduce la varietà di erba presente all’interno di un recinto per cavalli, costrigendo così gli animali ad alimentarsi di questa particolare pianta.

Inizialmente l’interesse è esclusivamente nutrizionale, ma presto diventano dipendenti da questa sostanza e la cercano ovunque, ingerendone grandi quantitativi. Il consumo costante dell’erba pazza uccide un cavallo nel giro di pochi anni, obbligando gli allevatori a tenere sempre sotto controllo le zone di pascolo. Il processo di disintossicazione di un cavallo può essere particolarmente pericoloso, molto simile a quello degli esseri umani. I sintomi di astinenza possono mostrare i peggiori comportamenti dell’animale. La maggior parte degli allevatori devono mantenere sedati i cavalli fino a quando il processo di disintossicazione non sia stato completato.

 

ORSI – FUNGHI ALLUCINOGENI E CARBURANTE PER AEREI

Anche se suona come se fosse un’unico mix esplosivo, queste due sostanze non vengono mai assunte assieme. Vi sono testimonianze che confermano l’ingestione dell’Amanita muscaria da parte degli orsi, con lo scopo di ottenere un effetto psicoattivo. Presumibilmente sono segnalazioni diffuse in Nord America, dove questa varietà di fungo si trova più comunemente. In ogni caso, non esistono prove certe a sostegno di questa tesi riguardante l’alimentazione degli orsi.

Cos’e` l’Amanita Muscaria?

https://www.zamnesia.io/it/content/217-cos-e-l-amanita-muscaria

 

Quello che è invece evidente e reale, è l’interesse da parte degli orsi verso il carburante per aerei, in Russia. A quanto pare gli orsi hanno l’abitudine di sniffare le taniche vuote di kerosene e benzina, nelle zone orientali della Riserva Naturale di Kronotsky, all’estremo oriente della Russia. Il carburante serve per i potenti elicotteri usati dai funzionari all’interno delle riserve, ma gli orsi hanno trovato un utilizzo alternativo. Sono stati addirittura ripresi mentre sniffavano con gusto i contenitori e successivamente scavavano profonde buche dove si coricavano appoggiando comodamente la schiena e distendendo le gambe in uno stato di totale torpore narcotico.

BIGHORN – LICHENI NARCOTICI

Sulle Montagne Rocciose del Canada cresce una varietà molto particolare di lichene, dallepotenti proprietà psichedeliche. A causa della sua rarità, è estremamente difficile da trovare, dato chesembra che richieda decenni per poter crescere su una singola roccia. Tuttavia, sembra che esistano esseri viventi particolarmente interessati a scovare questo raro organismo. Infatti, la pecora bighorn, razza autoctona delle Montagne Rocciose, rischia la propria vita per questa sua tendenza alimentare. L’aspetto più sorprendente è il fatto che questo LICHENENON POSSIEDE NESSUN TIPO DI VALOR NUTRITIVO PER QUESTE PECORE, per cui queste ultime si impegnano a scovarlo per potersi letteralmente “SBALLARE”.

RENNA – AMANITA MUSCARIA

Le renne sono animali molto resistenti che possono alimentarsi di numerose varietà vegetali per poter sopravvivere. Risulta che l’Amanita muscaria (chiamata volgarmente Fly agaric) sia una delle prelibatezze più amate dalle renne. Tuttavia, questi animali non hanno realmente la capacità di metabolizzare i composti psichedelici dei funghi. Questi erano, invece, fra gli aspetti considerati più importanti dagli sciamani delle terre del nord, che ne facevano uso per ottenere visioni spirituali.

Inoltre, questi stregoni nutrivano le renne con i funghi per successivamente raccogliere la loro urina ed usarla come potente sostanza psichedelica. Inoltre, pare che gli animali riescano a sperimentare qualche sensazione piacevole. Infatti, gli scienziati sostengono che le renne si impegnano a cercare i funghi allucinogeni per tenersi occupate durante i lunghi inverni.

 

GATTI – NEPITELLA

La Nepitella, comunemente chiamata erba gatta (NEPETA CATARIA), sembra avere particolari effetti psicoattivi sui gatti. Il profumo di questa pianta inebria piacevolmente l’olfatto di questi animali che, attirati dal suo odore, si avvicinano, accomodandosi nelle vicinanze, sfregandosi ad essa, annusandola e mangiandone fiori e foglie. Inizialmente è stato osservato un comportamento giocoso provocato da questa pianta, che rende i gatti molto più nervosi (alcuni esemplari sono stati visti inseguire addirittura oggetti immaginari). Tuttavia, quando i composti chimici iniziano a fare il loro effetto, app

aiono comportamenti molto più... sensuali.

Questo avviene perché le sostanze chimiche contenute nella nepitella sono molto simili a quelle presenti nelle urine di un gatto in calore, quando marca il territorio. Ciò che risulta strano è il fatto che la nepitella agisce allo stesso modo su entrambi i sessi, provocando cambiamenti nello stato d’animo, mentre le urine di un gatto in calore hanno effetti solo sulle gatte. È stato osservato come questi animali si contorcano con la schiena appoggiata al suolo, osservando il cielo o il vuoto più assoluto.

 

SCIMMIE CAPPUCCINO E LEMURI – MILLEPIEDI ALLUCINOGENI

Sia i lemuri del Madagascar che le scimmie cappuccino del Sud America hanno appreso le proprietà psichedeliche stupefacenti di un particolare esemplare di millepiedi. Molte specie di millepiedi secernono un particolare veleno quando si sentono minacciati. Le scimmie cappuccino ed i lemuri hanno scoperto che strofinando questo millepiedi sul loro corpo si ottiene un ottimo repellente contro i parassiti, ricevendo allo stesso tempo effetti psichedelici.

Tuttavia, nella vita si corrono sempre pericoli, e l’uso costante di questo veleno può essere pagato a caro prezzo (il millepiedi è anche ricco di cianuro). Questo significa che le scimmie ed i lemuri corrono un rischio veramente alto utilizzando i millepiedi, ma quando mai il rischio ha fermato qualcuno?

GIAGUARI – AYAHUASCA (BANISTERIOPSIS CAAPI)

I giaguari, esattamente come i gatti, ingeriscono sostanze vegetali verdi per forzare il rigurgito, risanando in questo modo il proprio sistema digestivo. Pare, però, che questo grande gatto abbia scoperto qualcosa che non si limita a purificare esclusivamente lo stomaco. Per i giaguari la Banisteriopsis caapi(ayahuasca in quechua aya-wasca, letteralmente “liana degli spiriti” o “liana dei morti”), spesso detta anche, a seconda dei paesi di provenienza: yage, hoasca, daime, caapi; è un decotto psichedelico a base di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario oltre che purgante che rilascia un potentissimo allucinogeno), potrebbe essere paragonata all’erba gatta dei nostri amici felini domestici, i quali sembrano non averne mai abbastanza. Questa sostanza psicoattiva spinge i giaguari a rotolarsi nel sottobosco delle foreste pluviali, in uno stato di coscienza alterato, sperimentando veri e propri viaggi psichedelici.

 

 

 

BANISTERIOPSIS CAAPI (50 GRAMS)

La liana caapi agisce come IMAO (Inibitore della monoamino ossidasi), aumentando i sensi e, se assunta ad alti dosaggi, provocando esperienze psichedeliche. Infatti, tra i vari esseri viventi che assumono la Ayahuasca, il giaguaro è considerato un animale alquanto speciale. Si narra, infatti, che uno sciamano, in possesso di particolari abilità, possa trasformarsi in un giaguaro, un potere molto ambito da alcuni.

Adam Parsons

<<<<<<<<<<<<<<<<—–<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<ANIMALI che si DROGANO

Francesca Merca – Igienista Dentale – chat Dr. Stefano Scoglio, Apocalypto [09/05/23 06:58]

UNO DEI MIEI CANI in particolare, quando eravamo in una zona di campagna, in affitto, tipo 10 /12 anni fa, aveva iniziato ad avere comportamenti completamente assurdi, di uno che si è preso un acido per dire, da lì la seguirono gli altri 3 CANI 🐕 che avevo, manifestando sintomi fortissimi che ci portarono dal veterinario per mettere i cani sotto fluido…pensammo che qualcuno voleva avvelenarli, ma chi?

Comunque SOLO la PRIMA CAGNA continuo e mia madre con un collega dell’Università, ma un prof di botanica, mi disse che lui era convinto fosse il GIGARO e che anche un suo cane lo gradiva! Ma che era un VIZIO PERICOLOSO ⚠️ perché era TOSSICO…alla fine ci tocco sradicare da un giardino di circa 5000 mq sta cavolo dipianta con un rizoma lunghissimo perché il cane ci stava sotto!!

Gli ALTRI 3 CANI 🐕 presero PAURA e non la guardavano proprio più sta pianta 🌱 La prima che iniziò, cercava di arrivare a quelle fuori dal cancello con le zampe!!

Ci capitò in quel periodo di rivederla strana e sicuramente è perché ne avevamo tralasciate alcune o erano ricresciute…almeno LEI SAPEVA DOSARLA🤦‍♀️

Sto articolo ma fatto ricordare sta storia assurda!

È vero anche gli animali si drogano! Confermo!

La PIANTA 🌱 era L’ ARUM GIGARO.

 

Francesca Merca – Igienista Dentale – chat Dr. Stefano Scoglio, Igiene Naturale [05/06/23 16:03]

Non sono no un gioco, io avrei paura di brutto!!

Comunque anche i miei CANI si DROGARONO col GIGARO e ci fu UNA in particolare SU 4 CANI che avevo, che continuo imperterrita a cercarne, gli altri DOPO il”VIAGGIO” e gli SPASMI PRESERO PAURA e nessuno di loro nemmeno con la pianta davanti e a disposizione ci si riavvicino…ma rimanemmo vigili per l’UNICA a cui piacque e che IMPARO’ A DOSARLA…tanto è vero che qualcosa sicuramente ci sfuggiva e anche nel giardino di Gabicce, la casa in cui vivemmo dopo, sotto un boschetto di bambù il GIGARO cresceva e spesso LEI SALIVA CON LE PUPILLE ENORMI…beh io non so se c’entra, ma mentre TUTTI GLI ALTRI CANI hanno avutoMALATTIE (DA VECCHI, perché sono arrivati abbastanza vecchi direi) tipo di reni, ghiandole surrenali, etc, A LEI sono TOCCATE delle CRISI EPILETTICHE che sono PARTITE 8 MESI FA e l’hanno resa completamente RIMBAMBITA da un giorno all’altro (è un INCROCIO BOXER di 15 anni)…LE è PARTITO il CERVELLO!!

Io non so, ma come consiglio mi sento di dirti di smettere, oppure di evitare almeno la regolarità di queste cose…IO MI SENTO veramente PIU’ LIBERA ORAla MENTE è SCHIARITA e io MI SENTO PIU’ SICURA di come ero e PIU’ RESISTENTE (non so come spiegare!)…

Però umile consiglio

Parsons

Il giornalista professionista del settore cannabico, copywriter ed autore Adam Parsons è un membro di lunga data dello staff di Zamnesia. Incaricato di coprire una vasta gamma di argomenti, dal CBD agli psichedelici e molto altro ancora, Adam crea post per blog, guide ed esplora una gamma di prodotti in continua crescita.

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Le deviazioni dell’istinto” nell’uomo e nell’animale e le loro conseguenze – Tratto da: L’Uomo la Scimmia e il Paradiso di Albert Mossèri

Tratto da:

L’ UOMO LA SCIMMIA E IL PARADISO

Albert Mossèri

L’ UOMO ha il dono dell’INTELLIGENZA ma non segue molto l’ ISTINTO.

L’ANIMALE invece, ha meno intelligenza, ma segue maggiormente il suo istinto.

Se l’ uomo seguisse pienamente il suo istinto, la maggior parte della gente non avrebbe mai mangiato la carne allo stato naturale, cioè cruda e senza condimento né preparazione.

Così coloro i quali amano la CARNE sono una minoranza con l’ ISTINTO DEPRAVATO.

In effetti, l’ UOMO non possiede gli EQUIPAGGIAMENTI ANATOMICI e FISIOLOGICI per uccidere un animale e mangiarlo.

Questo non significa che gli animali abbiano un istinto perfetto.

Tuttavia essi lo seguono più dell’uomo.

In effetti, i FISIOLOGI hanno classificato le SCIMMIE tra i FRUGIVORI, ma talvolta, raramente, si sono viste scimmie nutrirsi di piccoli animali.

Queste scimmie non hanno seguito il loro l’ istinto per una ragione che si ignora e per loro disgrazia. (A causa della deforestazione – Nota di S. T. ).

Proprio questo ha portato alcuni autori a dichiarare che la scimmia – e dunque l’ uomo – è un piccolo carnivoro.

Ma è un errore poiché il quadro di ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE,stabilito dai GRANDI FISIOLOGI classifica l‘ UOMO e la SCIMMIA tra i FRUGIVORI.

I loro organi anatomici e fisiologici non sono adatti alla carne.

L’ ANIMALE che mangia gli alimenti che non gli sono destinati dalla natura, paga in salute, così come l’ uomo viene penalizzato delle sue trasgressioni per aver mangiato il FRUTTO PROIBITO.

E’ così che nella Natura selvaggia, li cancro è diffuso e diversi animali soffrono l’ ipertensione, indurimento delle arterie, reumatismi e numerose altre malattie.

L’ ECCESSO NUTRITIVO così come le CARENZE, causano la DENUTRIZIONE.

Una PIANTA eccessivamente innaffiata finisce per morire, così come quella che di acqua non ne riceve affatto.

L’ ECCESSO di ALIMENTI AZOTATI, che la medicina preconizza, finisce col produrre delle ESCRESCIENZE del CANCRO e l’ INFEZIONE dell’ORGANISMO.

L’ANTITESI dello SVILUPPO proveniente da una ALIMENTAZIONE ILLEGITTIMA ed ECCESSIVA è frequente in natura.

Non condivido il punto di vista teologico secondo il quale, dai ghiacciai del nord alle coste dell’India solo l’ uomo è spregevole.

Esiste un numero incredibile di PROVE dimostranti che l’ UOMO non è il solo ANIMALE che abbia assaggiato il FRUTTO PROIBITO e che paghi per aver trasgredito la legge.

Non va tutto per il meglio nel migliore dei mondi, in un regno in cui si lotta per la sopravvivenza”

I PALEONTOLOGI hanno dimostrato, nel campo dell’EVOLUZIONE PATOLOGICA degli animali, diversi esempi di CAMBIAMENTI in un numero notevole di specie: certe parti atrofizzate al punto da diventare delle semplici vestigia; mentre altre parti si sono ipertrofizzate fino al gigantismo.

NELLA NATURA SELVAGGIA si possono vedere un gran numero di asimmetrie, di distrofie, di atrofie, di ipertrofie, di gigantismi, di mostruosità, di parassitismi, di degenerazioni e altre anomalie che mostrano a che punto il regno animale si è allontanato dalle norme di comportamento. (Shelton)

Mi fa sorridere leggere MARCESEAU E BURGER preconizzare un po’ di CARNE affermando che l’ uomo è un piccolo carnivoro come la scimmia.

Pretenderebbero forse che l’ istinto sia perfetto nell’animale?

LA FISIOLOGIA è DETERMINATA DAL COMPORTAMENTO BIOLOGICO prosegue SHELTON.

I CAMBIAMENTI STRUTTURALI provengono da PERVERSIONI NUTRIZIONALI e da CIBI ILLEGITTIMI.

Gli SVILUPPI ANTITETICI in quanto COMPENSAZIONI e CORRELAZIONI, le ATROFIE in certe strutture ossee, simultaneamente ad un ACCRESCIMENTO MORBOSO, o da IPERTROFIE in altri, questi SVILUPPI PATOLOGICIsopravvengono in seguito ad ABITUDINI ALIMENTARI BIOLOGICAMENTE ILLEGITTIME.

Ma il BIOLOGO, incapace di distinguere tra la patologia e la salute, tra ciò che è normale da quello che è anormale, considera tutti questi cambiamenti come delle norme della biologia. VEDE il GIGANTISMO (come quello degli incisivi superiori dell’ELEFANTE moderno) e l’ ATROFIA (come quella degli incisivi inferiori dello stesso ELEFANTE) come semplici “VARIAZIONI“.

E’ così che numerose PATOLOGIE IN NATURA sono considerate dal biologo come sviluppi normali, i quali sono camuffati dall’uso di TERMINI SCORRETTI: adattamento, variazione, mutamento, specializzazione.”

IL BIOLOGO E L’ ANTROPOLOGO, poco famigliari con gli stati patologici, hanno tendenza a considerare come normale tutto ciò che incontrano molto diffuso in natura.

Ho spesso consigliato ai BIOLOGI di studiare la PATOLOGIA, ma chi sono per pretendere di dare consigli ad un corpo di dotti eruditi? 

UN VERO SCIENZIATO può apprendere da un microbo, ma il pedantismo del BIOLOGO MEDIO ha chiuso la mente davanti a tutto ciò che proviene dal di fuori dell’ambito chiuso della sua specialità. PREFERISCE RESTARE IGNORANTE piuttosto che ammettere che una persona estranea al suo ambito conosce quello che lui non sa.” (SHELTON).