Nuove leggi dell’alimentazione umana basate sulla leucocitosi digestiva di P. Kouchakoff

Nuove leggi dell’alimentazione umana basate sulla leucocitosi digestiva

di

P. KOUCHAKOFF

(Lavoro presentato all’assemblea del 2 dicembre 1936)

Nota preliminare.

I primi esperimenti che sono alla base di questo lavoro risalgono al 1912 e agli anni successivi. Sono stati fatti nel corso di spedizioni artiche patrocinate dal governo russo e dall’Accademia delle scienze di San Pietroburgo. L’autore vi ha partecipato come capo di spedizione e come medico. Tutti i documenti raccolti in quell’epoca sono andati persi in seguito ad avvenimenti politici che hanno sconvolto la Russia.

Questo lavoro è stato ripreso nel 1928 prima in Francia nei laboratori del dott. Ronchèse a Nizza, poi in Svizzera a partire dal 1930, a Montreaux e a Losanna, le ricerche si sono susseguite grazie all’appoggio del signor Park J. Hammar a St. Louis (Missouri, USA) in un istituto particolare, l'”Health Research Laboratory”, poi all’Istituto di chimica clinica.

Questa pubblicazione non è che un riassunto di un insieme di esperimenti che fanno riferimento alla leucocitosi digestiva, questi ultimi sono stati oggetto, fino ad oggi, di 1787 esami ematologici. Tutte le prove sono state praticate su una ventina di pazienti dei due sessi, bambini e adulti, in buona salute.

E’ chiaro quindi che le curve dei diagrammi non costituiscono il risultato di un solo esperimento ma un’immagine tipica che rappresenta un fenomeno invariabile osservato numerose volte.

La tecnica del conteggio dei globuli bianchi è data in tutti i suoi dettagli in quanto si basa su un modello operativo originale molto più esatto dei procedimenti classici abituali che deve essere rigorosamente adottato da coloro che vorranno controllare o proseguire questi esperimenti.

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Ci è sembrato utile far seguire a questa esposizione dei fatti qualche consiglio pratico per coloro che vorranno provare un regime alimentare raccomandato.

Infine l’autore ringrazia molto sentitamente il dr. L. Parchet e il dr. V. Badoux due suoi colleghi dell’Istituto di chimica clinica di Losanna per la loro fattiva e amichevole collaborazione, il primo si è fatto carico di tradurre il manoscritto dal russo al francese e il secondo ha presentato questo lavoro nella sua forma definitiva alla Società Valdese di Scienze Naturali.

Introduzione

La questione dell’alimentazione umana interessa tutto il mondo ma, in questo interesse generale che comprende i numerosi punti di vista dell’igienista, del biologo, dell’economista, del sociologo, ecc…, noi vogliamo considerare la questione biologica che in definitiva riassume tutte le altre e il cui obiettivo è quello di determinare e stabilire il regime alimentare normale e razionale dell’organismo umano.

È noto che la nostra alimentazione deve essere varia e si deve riferire, nelle giuste proporzioni, a sostanze indispensabili alla vita dei nostri organi: acqua, sali, grassi, albumine, carboidrati. Si sa anche che le quantità degli elementi necessari al nostro organismo sono state stabilite scientificamente e si basano sul potere calorico: un uomo che svolge un lavoro manuale, che pesa 70 chili, indipendentemente dal paese di provenienza, deve ricevere 3000 calorie al giorno. Questa stima è però piuttosto empirica. Inoltre si è presto notato che gli individui sottoposti a un’alimentazione caloricamente equilibrata potevano soffrire di malattie da carenza.

Già nel 1734 si stabilì che lo scorbuto, di cui erano affetti i marinai di lungo corso, aveva come causa l’impiego quasi esclusivo di carne salata. Nel 1897 Eijkmann produsse la prova che ad essere incriminato per il beri-beri era il consumo di riso decorticato. Nel 1911 Funk isolò dal lievito e dalla pula dei cereali1 una sostanza capace di prevenire all’uomo lo scorbuto, le darà il nome di vitamina. In seguito alla scoperta delle diverse vitamine fu possibile combattere con successo le malattie da carenza o avitaminosi. Queste novità soverchieranno le leggi dell’alimentazione valide fino a quel momento, le si dovrà rivedere, accettando un regime alimentare vario, sufficiente e vitaminizzato.

Un’alimentazione come questa è quindi normale e razionale? Secondo noi no.

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1

[NdT] sottoprodotto della trebbiatura del grano e dell’avena e della sbramatura del riso.

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In effetti l’uomo moderno che ha adottato un regime basato sui tre principi menzionati poc’anzi soffre troppo sovente di malattie le cui cause, secondo noi, vanno ricercate in un’alimentazione difettosa e si traducono, la maggior parte delle volte, in un metabolismo viziato. Queste affezioni, che erano sconosciute ai nostri lontani avi, sono ben spiegate dall’enorme differenza che caratterizza il nostro modo di nutrirci e quello dei nostri antenati. La natura assicurava all’uomo primitivo tutto ciò che era necessario alla sua vita e alla sua salute, oggi noi consumiamo sempre di più prodotti concentrati, preparati industrialmente e completamente modificati nella loro natura alimentare da dei procedimenti fisici e chimici senza preoccuparci del loro modo d’assimilazione o della loro azione più o meno nociva sulla nostra salute.

Ci siamo domandati attraverso quale mezzo potevamo studiare scientificamente l’azione dei diversi alimenti sull’organismo umano, abbiamo pensato alla leucocitosi digestiva ovvero allo studio delle variazioni quantitative e qualitative dei globuli bianchi del sangue che si producono dopo l’ingestione di cibo, questa cito-diagnosi costituisce quindi un criterio indiscutibile dello stato ematologico di un organismo. È ormai risaputo che tutto ciò è universalmente riconosciuto dalla scienza medica e biologica.

Parte sperimentale

La leucocitosi digestiva

Ricordiamo che Donders osservò per primo, nel 1846, un aumento del numero dei leucociti del sangue dopo un pasto. Questa constatazione fu confermata più tardi da altri studiosi. Nel 1859 Virchow diede a questo fenomeno il nome di “Leucocitosi digestiva fisiologica”, egli affermò anche che l’aumento del numero dei globuli bianchi dopo il pasto era un fenomeno fisiologico normale e fu sempre lui a proporre un’interpretazione di questa leucocitosi digestiva fisiologica attraverso la superattività dei ganglioni del mesentere2, dopo il pasto, l’intensa neoformazione di linfociti in questi ganglioni e la loro conseguente penetrazione nella circolazione generale.

Nel 1876 Grancher dimostra che l’aumento dei leucociti dopo i pasti non avviene sempre

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2 [NdT] Il mesentere (o mesenterio) è una parte del peritoneo che connette l’intestino mesenteriale (digiuno ed ileo) con la parete addominale posteriore.

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e che è un fenomeno puramente individuale. Su otto casi una sola volta osserva una iperleucocitosi mentre negli altri sette casi, al contrario, constata una diminuzione molto netta del numero dei globuli bianchi. Questo autore conclude mettendo in dubbio l’esistenza della leucocitosi digestiva.

Patrigeon, nel 1877, arriva alla conclusione che la leucocitosi dopo i pasti è talmente insignificante che è quasi impossibile rilevarla e che, di conseguenza, non se ne può dimostrare l’oggettività.

Nel 1878, Dupérié dimostra nella sua tesi l’esistenza della leucocitosi digestiva e la mette in relazione con la natura dell’alimento ingerito; quindi la si accusa, ad esempio, in particolare dopo un pasto composto da legumi e da latte.

Hoffmeister constata allo stesso modo le manifestazioni della leucocitosi digestiva e attribuisce ai globuli bianchi un ruolo importante nella digestione e assimilazione degli alimenti; in effetti, dopo un pasto ricco di proteine, fa notare un aumento considerevole dei leucociti nel tessuto adenoideo delle pareti dell’intestino, fatto che non era ancora stato osservato nell’animale a digiuno. Osserva che i linfociti trasformano in albumine i peptoni prodotti dalla digestione e li distribuiscono all’organismo sotto forma assimilabile. Nel 1897, Burlan e Schur controbattono le conclusioni di Hoffmeister negando ai linfociti il potere d’assimilazione, considerano la leucocitosi una reazione dell’organismo all’introduzione di sostanze risultanti dalla scomposizione dell’alimento.

Studiando la formula leucocitaria, Max Carstanjean arriva alla conclusione che la percentuale dei linfociti aumenta e che quella dei polinucleati neutrofili è molto più elevata prima del pasto che qualche ora dopo, mentre già Japha arriva a dei risultati diametralmente opposti: per quest’ultimo la leucocitosi digestiva è accompagnata da un aumento netto dei polinucleati alle spese di linfociti e mononucleati.

Vanstenberghe e Breton dichiarano che, indipendentemente dal cibo assimilato, si osservano, in ciascun individuo e ad orari differenti dello stesso giorno, delle modificazioni della formula

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leucocitaria, e ciò accade anche a digiuno.

Non possiamo citare qui tutta la letteratura che riguarda la leucocitosi digestiva, ma, la parte che abbiamo esposto è sufficiente a dimostrare il disaccordo che ancora regna sulla questione. Per concludere diciamo che i concetti di Virchow sono ancora oggi generalmente accettati dal mondo scientifico.

Noi abbiamo preso l’iniziativa di controllare il suo modo di vedere e di ricercare, se c’è realmente un aumento del numero dei leucociti nel sangue dopo i pasti e, se questo viene confermato, di precisare se siamo in presenza di un fenomeno fisiologico normale o, al contrario, di una manifestazione patologica.

Per studiare la leucocitosi digestiva bisogna quindi, ad un determinato punto, essere in grado di:

a) determinare esattamente il numero dei leucociti contenuti in un mm3 di sangue;

b) stabilire la formula leucocitaria, ovvero il bilancio, in percentuale, dei differenti tipi di globuli bianchi.

Bisogna quindi effettuare parallelamente un esame quantitativo e un esame qualitativo.
Per il conteggio dei globuli bianchi è indispensabile avere a disposizione una tecnica molto rigorosa che tolleri al massimo uno scarto dalle 300 alle 500 unità per mm3.

Tecnica

Questa è la modalità operativa adottata per il prelievo e l’esame del sangue.

a) Conteggio dei leucociti

Dopo aver disinfettato con alcol e successivamente con etere, si punge la punta di un dito; la goccia di sangue che esce viene immediatamente aspirata in una pipetta di Thoma-Zeiss, abitualmente utilizzata per il conteggio dei globuli rossi. Il sangue viene aspirato fino alla tacca 1, quindi lo si porterà fino alla tacca 101 aspirando del liquido così composto:

cloruro di magnesio citrato di sodio formalina (40%) blu di metilene acqua distillata

1,00 gr. 0,20 gr. 0,50 gr. 0,25 gr. 100,00 gr.

Questa soluzione deve essere neutra e incapace di provocare la minima emolisi.

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Tenendo le estremità della pipetta tra due dita si agita il tutto mescolando con cura; si fa fuoriuscire e si elimina circa un terzo della diluizione sanguigna, si asciuga delicatamente l’estremità della pipetta e si porta una certa quantità di liquido sulla camera di conta cellulare di Thoma-Zeiss. Questa quantità deve essere sufficiente a riempire la metà le due canalette che circondano la camera, si copre delicatamente con un vetrino senza premere e si lascia riposare qualche minuto prima di esaminare al microscopio.

Per controllare la buona qualità della preparazione (omogeneità) e assicurarsi che il sangue appartenga ad un individuo ematologicamente normale si comincerà con il contare i globuli rossi il cui numero deve oscillare intorno ai 5 milioni per mm3 per l’uomo e a 4.500.000 per la donna.

La camera di Thomas Zeiss è dotata di uno spettro micrometrico che comprende 16 quadri ognuno di questi diviso a sua volta in altri 16 quadratini. Un millimetro quadro corrisponde a 25 piccoli quadratini, essendo l’altezza della camera di 0,1 mm ed avendo diluito il sangue nella pipetta di 100 volte, sarà agevole determinare il numero ematico per unità di volume: il numero medio di ematici contenuto in un grande quadrato, moltiplicato per 25, poi per 10, e ancora per 100 fornirà il numero totale ricercato.

Esempio: media degli ematici per un quadrato = 195
195 x 25 x 10 x 100 = 4.870.000 ematici per mm3

Se il numero degli ematici è normale si passa al conto dei globuli bianchi, che si fa per campo e non per quadrato.

Il microscopio è munito di obiettivo 6 e di oculare 2; lo spettro micrometrico viene regolato manovrando il tubo di sistema ottico in modo da contare, per esempio, esattamente 10 divisioni (quadratini; lato 1/20 di mm) nel suo diametro.
Il raggio del cerchio R = 5 divisioni = 5/20 = 1/4 mm.

La superficie del cerchio л R2 = 22/7 x 1/16 = 11/56 mm2.
Profondità della camera: 1/10 mm, volume del campo 11/56 x 1/10 = 11/560 mm2 o, abbastanza precisamente, 1/56 mm3, quindi 56 volte tanto per 1 mm3.

Questo fattore può dunque variare da un microscopio all’altro; sarà stabilito a priori il numero dei quadratini che occupano il diametro del campo del microscopio. A questo punto, avendo annotato esattamente il numero dei leucociti, per mezzo del carro mobile e percorrendo tutta la preparazione nei due sensi (andata e il ritorno), considerando dai 200 ai 300 campi, si stabilirà la media per campo. Quest’ultima, moltiplicata per 56 e poi per 100 (diluizione del sangue), darà il numero dei globuli bianchi per mm3.

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Esempio: sono stati contati 301 leucociti in 250 campi. La media sarà di 301 : 250 = 1,2 che, moltiplicata per 56 e per 100, darà 6720 globuli bianchi per mm3.

b) Formula leucocitaria (striscio)

Lo scaglionamento sulla lamella di vetro si farà subito dopo il prelevamento dei globuli dalla pipetta. Per ottenere un buon striscio è indispensabile seguire esattamente le regole stabilite in ematologia; è necessario, in particolare, stendere il sangue in modo regolare, spingendo la goccia per mezzo di una lamella ed evitando di raggiungere i bordi della stessa.

Sarà sempre utile fare più preparazioni. L’esame microscopico riguarderà tutta la superficie.

Ricordiamo che nel sangue di un individuo adulto, sano e a digiuno, si contano da 6000 a 8000 leucociti ripartiti, grosso modo, come segue (fig. A):

Polinucleati da 60 a 70% Linfociti da 20 a 25% Medi e grandi mononucleati da 8 a 10%

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Come abbiamo visto il prelievo si esegue con una puntura sulla punta di un dito. Siccome bisogna fare degli esami ravvicinati è essenziale prelevare ogni volta da un dito diverso; abbiamo constatato che l’organismo reagisce in modo evidente alla puntura stessa immediatamente dopo la ferita. Subito dopo il trauma, per quanto piccolo sia, si produce un afflusso di globuli bianchi nella zona lesa e questo aumento resta stazionario fino a che la ferita non si è cicatrizzata. Questa iperleucocitosi può essere considerata come una reazione di difesa locale contro un’eventuale infezione che utilizzerebbe il taglio come accesso.

Studi sperimentali

Ora che siamo in possesso di una tecnica sicura per il prelievo del sangue e il conteggio dei globuli bianchi, vediamo se esiste una modificazione quantitativa o qualitativa della leucocitosi durante il digiuno. I nostri esperimenti hanno dimostrato che la formula sanguigna può subire, nel corso del tempo, delle leggere fluttuazioni in un organismo non alimentato. Queste variazioni sono d’altronde normali e poco marcate, si allontanano nettamente, come vedremo più avanti, dalle curve sperimentali dell’iperleucocitosi.

I risultati ottenuti sono stati registrati da delle curve che, secondo noi, esprimono chiaramente i fenomeni osservati. Per ogni esperimento ci sono due diagrammi sovrapposti corrispondenti; quello superiore fornisce, in funzione del tempo, la variazione del numero dei globuli bianchi per mm3 di sangue, quello inferiore raffigura, allo stesso modo, le modificazioni in percentuale dei differenti tipi di leucociti (formula leucocitaria).

Esaminando il sangue di un individuo che ha appena fatto una colazione composta da una tazza di cioccolata al latte zuccherata, pane e burro (Diag. n. 1), constatiamo che il numero totale dei leucociti, che era di 7.000 a digiuno, sale a 8.000 dopo cinque minuti, a 10.000 dopo 10 minuti, raggiunge il suo massimo di 13.000 dopo 30 minuti, per ritornare alla normalità dopo 90 minuti. Si constata anche una modificazione profonda nella formula leucocitaria che raggiunge il suo massimo dopo 10 minuti; la percentuale dei polinucleati neutrofili scende da 65 a 50% mentre i linfociti salgono da 25 a 40%. Dopo una mezz’ora il numero dei polinucleati neutrofili ritorna alla normalità e vi rimane fino alla fine della reazione, mentre i linfociti,

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ripassati dal livello normale, continuano a diminuire, i medi mononucleati aumentano alle spese di quest’ultimi, mentre i grandi mononucleati e i polinucleati eosinofili non subiscono modificazioni. Possiamo dunque dedurre l’esistenza della leucocitosi digestiva, il fenomeno si manifesta con degli sconvolgimenti evidenti della morfologia sanguigna.

Se si lascia all’organismo il tempo di “tornare a zero”, ovvero di riprendere il suo equilibrio dei globuli corrispondente allo stato di digiuno, egli ricrea la stessa spinta di leucocitosi ad ogni nuova ingestione di cibo (Diag. n. 3).

Se l’alimentazione prosegue, ad esempio ogni mezz’ora, senza che il globuli bianchi abbiano il tempo di ritornare al loro numero iniziale, si vedrà che le ingestioni successive provocheranno ogni volta un’iperleucocitosi più o meno forte che si sommerà alla precedente (Diag. n. 2).

Di fatto, quali sono i prodotti che costituiscono la nostra alimentazione? Senza tenere conto della loro natura chimica, li si può dividere in tre gruppi:

1) i prodotti naturali non hanno subìto alcuna modificazione di nessun tipo, ovvero tutti gli alimenti crudi

2) i prodotti cotti, cioè, gli stessi precedenti ma sottoposti all’azione del calore. Bisogna ancora distinguere tra questi ultimi:
a) gli alimenti cotti preparati alla pressione normale;
b) gli alimenti cotti preparati sotto pressione elevata (autoclave).

3) I prodotti industriali cioè alimenti modificati non solamente dal calore ma anche da altri agenti.

Vediamo l’influenza di questi differenti prodotti sulla morfologia del sangue.

Constatiamo, in primo luogo, che la leucitosi digestiva non è innescata dai prodotti crudi. Assumendo una mela cruda non si registra nessuna reazione né quantitativa né qualitativa (Diag. n. 4).

Se si ripete l’esperimento più volte nel corso della stessa giornata variando i prodotti crudi, come acqua potabile, sale, diverse verdure, cereali, frutta, miele, latte crudo, uova fresche, carne cruda, in una parola: i prodotti alimentari tali e quali come si trovano in natura, il numero totale dei globuli bianchi non varia e neppure la loro percentuale relativa (Diag. n. 5).

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Vediamo ora come diventerà la composizione sanguigna in seguito al consumo degli stessi prodotti naturali sottoposti all’azione del calore. Se la cottura è stata fatta alla pressione normale (preparazione abituale degli alimenti con cottura in acqua portata ad ebollizione), si innesca una palese leucocitosi digestiva caratterizzata da un aumento del numero dei globuli bianchi, ma senza che la percentuale dei differenti tipi ne sia turbata. Un esempio tipico è dato dall’ingestione di una mela cotta (Diag. n. 6).

Se i prodotti sono stati sottoposti simultaneamente all’azione del calore e a una pressione superiore alla pressione atmosferica (preparazione abituale in autoclave per lo scatolame), la loro ingestione provocherà ugualmente una iperleucocitosi. Vedremo più avanti per quale motivo questi alimenti devono essere considerati a parte. I prodotti industriali, in particolare il vino, lo zucchero e l’aceto che abbiamo studiato, innescano ugualmente un aumento dei globuli bianchi e una variazione della suddivisione dei differenti tipi (Diag. n. 7). D’altra parte abbiamo stabilito che l’ingestione di prosciutto avariato provoca una reazione violenta, paragonabile a un’intossicazione che richiede sei ore per scomparire completamente (Diag. n. 8).

La quantità dell’alimento assimilato gioca un ruolo nella comparsa e nell’andamento della leucocitosi digestiva? L’esperimento dimostra di no: 50 mg. di zucchero agiscono come 100 gr., ma, per ingerire 50 mg. di zucchero è indicato usare un veicolo liquido; si utilizzerà dell’acqua distillata, in quanto quest’ultima, da sola, non causa alcun problema leucocitario, a contatto con l’organismo si comporta come un elemento neutro (Diag. n. 9, 10, 11, 12).

Abbiamo dimostrato anche che la reazione leucocitaria comincia nel momento in cui l’alimento si trova in contatto con le pareti dello stomaco; può essere rallentata dopo 3 – 5 minuti.
È evidente che il sistema nervoso qui gioca un ruolo fondamentale nell’innesco e nella concatenazione dei fenomeni osservati ma non è possibile studiare qui questo aspetto del problema così interessante.

Ulteriori osservazioni: un alimento non ingerito, ma solamente masticato in bocca, non

produce reazioni leucocitarie. Un alimento crudo, introdotto direttamente nello stomaco con

intubazione, produce, dopo 5 minuti, una leggera iperleucocitosi passeggera che scompare

dopo 10 minuti circa, questo spiega la necessità della masticazione prima della deglutizione

(Diag. n. 13).

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Un alimento cotto introdotto nello stesso modo innesca una reazione violenta e duratura (Diag. n. 14).

Abbiamo visto che i prodotti cotti, sia a pressione normale, sia in autoclave, provocano un aumento del numero totale dei globuli bianchi. Succede la stessa cosa se questi prodotti vengono scaldati alla pressione normale e a delle temperature inferiori a quelle dell’ebollizione dell’acqua (senza tenere conto dell’altitudine)? I nostri esperimenti hanno dimostrato che solo gli alimenti naturali portati al di sopra di una certa temperatura erano capaci di innescare la leucocitosi digestiva. Per ogni alimento esiste una temperatura critica che è la massima temperatura alla quale può essere portato per una mezz’ora a bagno Maria un prodotto alimentare senza che la sua ingestione provochi dei cambiamenti nella nostra composizione del sangue. Queste temperature critiche variano a seconda dei prodotti e oscillano tra 87°C e 97°C.

Individuazione delle temperature critiche

Per individuare le temperature critiche dei differenti prodotti alimentari, abbiamo fatto costruire dalla ditta Cogit di Parigi un’apparecchiatura ad hoc, una specie di bagno Maria metallico a doppio strato, coibentato, alimentato elettricamente con regolatore di temperatura e munito di un termometro di precisione (variazione ammesse 0,1°C). Questo apparecchio, del quale non possiamo dare qui una descrizione dettagliata, permette di portare e mantenere a una temperatura determinata e invariabile una zona specifica nella quale si sistema il prodotto da esaminare.

Un determinato alimento è quindi sottoposto all’azione del calore a una data temperatura per 30 minuti e viene ingerito dal paziente che si sottoporrà, in seguito, all’esame ematologico.

Prodotto

Temperatura critica

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Prodotto

Temperatura critica

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acqua

87°C

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carne

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90°C

latte

88°C

pesce

90°C

uova

88°C

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pere

90°C

lattuga

89°C

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burro

91°C

pomodori

89°C

grassi

91°C

cavoli

89°C

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piselli

91°C

cereali

89°C

limoni

91°C

cavolfiori

89°C

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rognoni

91°C

spinaci

89°C

mele

92°C

sedano

89°C

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arance

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92°C

banane

89°C

patate

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93°C

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Prodotto

Temperatura critica

Prodotto

Temperatura critica

uva

94°C

fragole

97°C

lamponi

94°C

ribes rosso

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97°C

ribes

95°C

mirtilli

97°C

olio d’oliva

96°C

ribes

97°C

ciliegie

96°C

more

97°C

miele

96°C

prugne

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97°C

carote

97°C

albicocche

97°C

rape

97°C

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pesche

97°C

cuori di sedano

97°C

fichi

97°C

fagiolini

97°C

melone

97°C

olive

97°C

noci

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97°C

fegato di vitello

97°C

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Se la leucocitosi digestiva non viene innescata dal prodotto riscaldato significa che quest’ultimo non è stato portato alla sua temperatura critica. Se c’è aumento di globuli bianchi la temperatura critica e stata oltrepassata. Abbiamo potuto stabilire la tabella qui sopra esposta operando con prove successive.

La leucocitosi digestiva in rapporto alle temperature critiche

Dunque è praticamente possibile evitare la leucocitosi digestiva per tutti i prodotti naturali riscaldati se non viene oltrepassata la loro temperatura critica durante la preparazione (Diag. n. 15, 16, 17, 18, 19).
Se, per un dato alimento, la temperatura critica è stata oltrepassata si può impedire di provocare una reazione nel sangue nell’organismo a condizione di consumarlo simultaneamente con lo stesso prodotto crudo. Se per esempio si mangia una mela cotta e, allo stesso tempo, una mela cruda non si produrrà la leucocitosi nel sangue.

fa recuperare al prodotto cotto le sue proprietà naturali modificate dalla temperatura elevata.

Il prodotto crudo

Se due diversi alimenti, uno crudo e uno cotto, sono assimilati contemporaneamente, un tale

recupero può prodursi ugualmente, ma a certe condizioni: la temperatura critica dell’alimento

crudo e quella dell’alimento cotto devono essere identiche, oppure quella del primo deve

essere superiore a quella del secondo. Quindi non c’è reazione leucocitaria se si combinano una

banana cruda con dei cavoli cotti o viceversa, poiché i due prodotti hanno la stessa

temperatura critica (89°C); lo stesso accade se si mangia una mela cruda (92°C) con una

banana cotta (89°C); ma si registrerà immancabilmente una iperleucocitosi se si assume una

mela cotta (92°C) con una banana cruda (89°C) (Diag. n. 20).

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In quest’ultimo caso la reazione non si fermerà anche nonostante un aumento considerevole della quantità dell’alimento crudo; esempio: una mezza mela cotta (92°C) ingerita contemporaneamente a tre banane crude (89°C) (Diag. n. 23).

Le medesime leggi si applicano nel caso in cui un alimento crudo è abbinato a due alimenti cotti; se le temperature critiche per i tre prodotti sono le stesse non si constatano modificazioni del sangue. È il caso in cui si assume simultaneamente una banana cruda, dei cavoli cotti e dei pomodori cotti che hanno tutti e tre la medesima temperatura critica (89°C) (Diag. n. 21, 22).

Per evitare una reazione dell’organismo, nel momento in cui si consumano svariati prodotti cotti con temperature critiche differenti, è necessario mischiarli a svariati alimenti crudi con temperature critiche uguali o superiori osservando le leggi enunciate sopra (Diag. n. 24, 25, 26, 27).

In riferimento agli alimenti preparati industrialmente ottenuti da prodotti crudi sottoposti a trattamenti fisici e chimici, sappiamo che producono nel sangue non solamente un aumento del numero totale dei globuli bianchi ma anche una modificazione della formula leucocitaria. Questi prodotti, in particolare zucchero, vino e aceto, non possono essere consumati senza provocare delle reazioni, a meno di venire mischiati ad almeno due prodotti crudi le cui temperature critiche devono essere obbligatoriamente differenti; per esempio: zucchero + latte crudo (88°C) + fragole (97°C); vino + acqua potabile (87°C) + fragole (97°C) (Diag. da n. 28 a 34).

Inoltre, i nostri esperimenti hanno dimostrato che un solo prodotto crudo assunto con un alimento industriale non impedisce a quest’ultimo di esercitare la sua azione; si osserva tuttavia una correzione parziale, nel senso che si produce solo l’iperleucocitosi e non viene accompagnata da modificazioni della formula leucocitaria.

Come dicevamo prima, bisogna considerare a parte i prodotti crudi che sono stati sottoposti

all’azione del calore a una pressione superiore a quella atmosferica (preparazione di cibo in

scatola in autoclave). Questi non potranno più essere corretti da prodotti crudi. Non siamo mai

riusciti a ottenere questo risultato per i prodotti in scatola anche aggiungendo sette o otto

alimenti crudi con temperature critiche differenti.

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una reazione dell’organismo, non è necessario mischiare i prodotti cotti e i prodotti crudi in

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proporzioni uguali.

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Aggiungiamo infine che, per evitare

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In generale è sufficiente aggiungere circa il 10% di alimento crudo. Questa legge non è ancora

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stabilita rigorosamente ad eccezione dell’acqua bollita che richiede come correttivo un 5% di

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acqua fresca.

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Esperimenti e osservazioni complementari

È possibile fermare una reazione già innescata nell’organismo ingerendo in seguito degli alimenti crudi? La risposta ci viene data dal seguente esperimento: subito dopo un pasto che ha modificato la composizione del sangue, si fanno assumere al paziente degli alimenti crudi. Si constata che la reazione leucocitaria si produce e termina entro le due ore circa.

Questi due esperimenti permettono di completare le leggi che disciplinano l’ingestione di un misto di prodotti cotti e crudi che abbiamo enunciato prima:

Qualunque sia la combinazione degli alimenti tra loro, nessuna provocherà nell’organismo sano delle modificazioni della formula leucocitaria senza anche un precedente aumento del numero totale dei globuli bianchi.

Non è necessario che un alimento cotto sia assunto caldo per provocare un’iperleucocitosi, in quanto conserva il suo potere di reazione anche dopo che si è raffreddato.

Se due prodotti, uno crudo e l’altro cotto (o viceversa), sono ingeriti simultaneamente e non provocano la leucocitosi digestiva significa cha la loro temperatura critica è la stessa.

È possibile determinare biologicamente la temperatura critica di un prodotto attraverso prove comparative sull’organismo usando prodotti crudi la cui temperatura critica è conosciuta e controllando la leucocitosi digestiva.

L’organismo può essere utilizzato come reattivo nei confronti di alimenti dei quali non si conosce la preparazione, la leucocitosi digestiva sarà il test di base.

L’uso del tabacco non modifica la composizione del sangue.

tempo un pasto composto da prodotti crudi che precede immediatamente l’ingestione di

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Allo stesso

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alimenti cotti, non impedirà la produzione di un aumento del numero dei globuli bianchi.

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per mantenere la nostra

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composizione del sangue nei limiti fisiologici è indispensabile assumere e masticare

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simultaneamente gli alimenti crudi e quelli cotti.

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Il fatto di seccare a basse temperature degli alimenti freschi e di salarli o affumicarli non fa

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perdere le loro proprietà; non provocheranno la leucocitosi e si comporteranno come prodotti

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naturali.

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I prodotti spremuti a freddo dagli alimenti naturali possono avere una temperatura critica diversa dal prodotto iniziale completo (olive 97°C e olio d’oliva 96°C).

Le differenti parti che costituiscono i vegetali possono presentare differenti caratteristiche.
Per esempio: foglie di sedano 89°C, gambo di sedano 97°C; se si mangia il gambo crudo e la foglia cotta non c’è modificazione del sangue, il contrario produrrà una reazione.

È interessante notare che gli animali superiori sono costituiti da organi che hanno le temperature critiche differenti: muscoli 90°C, reni 91°C, fegato 97°C.

Si può correggere l’azione leucocitaria di un alimento animale cotto con un alimento vegetale crudo e viceversa.

Cuocendo degli alimenti naturali le modificazioni che si producono in questi ultimi e che sono gli agenti che provocano la leucocitosi digestiva, sembrano corrispondere a un’alterazione delle cellule e non a una modificazione dei componenti liquidi. Quindi se si estrae per pressione poi per filtraggio di caolino (o candela di Chamberland) il liquido contenuto in un alimento naturale cotto, il liquido ottenuto, privato dei suoi elementi cellulari, in quanto alla sua azione sulla composizione del sangue sarà paragonabile all’acqua distillata. Se l’estrazione del liquido si fa partendo da un alimento crudo, il succo ottenuto, a sua volta cotto, non determinerà alcuna leucocitosi, e crudo non sarà in grado di correggere un prodotto cotto, anche se quest’ultimo avrà una temperatura critica più bassa della sua. Questi risultati sono stati registrati in seguito ad esperimenti fatti con i pomodori.

La presenza o l’assenza di vitamine non ha alcun effetto sulla composizione del sangue, del resto le vitamine hanno le loro proprie temperature critiche (vitamina A 92°C, vitamina D 91°C) e sono sottoposte alle stesse leggi dei normali prodotti alimentari.

Alcuni batteri, moltiplicandosi in un alimento precedentemente cotto, possono correggerlo e annullare la sua proprietà di reazione sull’organismo.
E’ il caso, ad esempio, del latte cagliato, dello yogurt e dei formaggi.

I germi saprofiti, i germi patogeni attenuati dal calore (vaccini per via orale), il latte di mucca affetta da tubercolosi, a diversi stadi, non provocano leucocitosi digestiva.
Gli alimenti che possono provocare la leucocitosi digestiva hanno subìto tramite cottura o metodo di preparazione abituale, delle modificazioni molto probabilmente di natura chimica; alcuni esperimenti ci autorizzano ad attribuire quest’ultime alla mancanza d’ossigeno.

[N.d.T.]
Charles Édouard Chamberland batteriologo francese (Chilly-le-Vignoble 1851-Parigi 1908).
Ha legato il suo nome alla realizzazione di un filtro di caolino (o candela di Chamberland) comunemente usato in tecnica batteriologica e per la depurazione dell’acqua a fini igienici.

[N.d.T.]
Col termine saprofita, dal greco σαπρός (sapros) “marcio” e φυτόν (phyton) “pianta”, si indicano quegli organismi che si nutrono di materia organica morta o in decomposizione.

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V. Arvanian ha confermato l’insieme dei nostri lavori e ha dimostrato che le alterazioni

apportate alle cellule dei prodotti alimentari erano dovute alla carenza di ossigeno. Ha

dimostrato che un alimento cotto, agitato per circa mezz’ora in aria normale, riprendeva le sue

proprietà dell’alimento crudo. Abbiamo controllato questa prova sottoponendo dei pomodori

cotti a un’atmosfera d’ossigeno sotto una campana a vuoto e abbiamo ottenuto gli stessi

risultati. Sostituendo l’ossigeno con dell’anidride carbonica abbiamo constatato che il prodotto

cotto non si era rigenerato, la questione resta allo studio.

Sembra che dall’insieme dei nostri esperimenti e osservazioni si possa trarre la seguente conclusione: la modificazione della composizione del sangue che si osserva dopo ciascun pasto, e che era considerata dopo Virchow e fino ad oggi come un fenomeno fisiologico, deve essere considerata in realtà come un fenomeno patologico.

Questa leucocitosi digestiva è una prova che il nutrimento generalmente assunto dall’uomo non può essere normalmente assimilato e che questo aumento di numero dei globuli bianchi e la modificazione della composizione leucocitaria altro non sono che la mobilitazione dei leucociti per la difesa dell’organismo contro un elemento estraneo alla sua economia. Noi non siamo d’accordo con Virchow in quanto spiega la leucocitosi digestiva attraverso la super attività dei ganglioni mesenterici. Dai nostri esperimenti risulta che la leucocitosi segue, in tempi molto brevi, l’ingerimento degli alimenti (3-5 minuti); si tratterebbe quindi di una mobilitazione rapida dei globuli bianchi che si trovano, distribuiti in grande quantità, nel nostro organismo; sarà quindi un semplice dispiegamento di leucociti preesistenti e non una nuova formazione. (Diag. N.° 1).

Prove pratiche

Dieta e regime normale.

Per illustrare ciò che abbiamo appena detto, pubblichiamo qui di seguito due tabelle: la prima (fig. E) dà in dettaglio il regime alimentare stabilito sui nostri princìpi e al quale ci siamo sottoposti per 15 giorni, facendo attenzione ad utilizzare vari alimenti con temperature critiche differenti, per soddisfare l’equilibrio biologico di un organismo superiore formato anch’esso da organi con temperature critiche differenti.

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La seconda (figura F) fornisce i risultati comparativi di analisi chimiche delle urine e del sangue prima e dopo la dieta.

Nella prima colonna della tabella E, abbiamo ordinato i prodotti alimentari con le loro temperature critiche; nella seconda il loro prezzo di costo in franchi francesi (avendo fatto questa parte del lavoro in Francia); nella terza il numero di calorie per 1000 grammi, poi il loro contenuto in acqua, proteine, grassi, carboidrati, sali minerali e infine nelle ultime colonne la quantità delle calorie utilizzate e le quantità di acqua, proteine, grassi, carboidrati e sali minerali consumati durante queste due settimane, con la media quotidiana di ciascuno di loro.

Nel corso di questi 15 giorni, non abbiamo bevuto né acqua né altri liquidi, senza mai provare la sensazione di sete. Per rendere i risultati analitici confrontabili e mantenere il peso del corpo abbiamo dovuto consumare una quantità di prodotti che oltrepassavano il fabbisogno dell’organismo, in altre parole: abbiamo dovuto mangiare in eccesso. Malgrado ciò, facendo un bilancio, constatiamo che il prezzo medio giornaliero è di 8,81 franchi francesi (prima della svalutazione del 1936) o 1,76 franchi svizzeri. La quantità di prodotti consumati in 24 ore è di 2 Kg e 40 grammi, la quantità delle calorie: 2265. Insistiamo particolarmente su quest’ultima cifra in quanto è inferiore a quella generalmente ammessa come necessaria (3500 nel caso specifico di un organismo che pesa 94 Kg.).

Confrontando i risultati delle analisi (fig. F) effettuate sulle urine e sul sangue prima e dopo la dieta, si porti particolare attenzione alla composizione chimica delle urine e soprattutto al valore della diuresi: prima della dieta, all’assunzione, in 24 ore, fino a 2 litri di liquido in più agli alimenti solidi, il volume totale delle urine eliminate al giorno era di 1100 cc, nel conto va considerata anche una traspirazione esagerata, mentre, dopo la dieta, questa quantità saliva a 1480 cc. quando non abbiamo assunto che il liquido contenuto negli alimenti ingeriti senza risentire di un minimo fenomeno di sudorazione.

Dall’analisi chimica delle urine risulta che prima della dieta la quantità di elementi fissi secreti era di 59,0 e dopo di 30,9; urea: prima 26,0 dopo 9,6; acido urico: prima 0,84 dopo 0,48; ciò dimostra che la nostra alimentazione prima della dieta era irrazionale e gli scambi, all’interno delle cellule, anormali. Ne abbiamo conferma dalla determinazione del metabolismo:

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prima della dieta la percentuale di scarto che era di +22,6 che oltrepassa sensibilmente la norma, dopo è di +10,4, ovvero normale.

L’esame del sangue non mostra grandi scarti ad eccezione dell’urea che passa da un 0,39 (prima) a 0,18 (dopo).

In altre parole, il regime normale sovraccarica l’organismo di elementi in eccesso dei quali quest’ultimo conserva solo ciò che gli è utile e necessario: gli si impone un lavoro di eliminazione che usa le sue riserve biologiche e si traduce, in particolare, in uno spreco di energia.

Dal raffronto degli esami morfologici del sangue constatiamo, dopo la dieta, una tendenza netta verso la norma.

Consigli pratici

È possibile applicare Il nostro metodo nella vita quotidiana? Certamente. Basta conoscerne il principio e le leggi fondamentali: sappiamo che nell’alimentazione razionale dell’uomo non bisogna produrre delle modificazioni della composizione del sangue; possiamo arrivare a questo risultato mangiando: 1) prodotti naturali crudi; 2) cuocendo i medesimi prodotti entro i limiti delle loro temperature critiche; 3) mischiando e masticando contemporaneamente alimenti crudi e alimenti cotti o industriali. In quest’ultimo caso si terrà conto, in modo molto preciso, delle leggi particolari che disciplinano i vincoli tra loro. È ovvio che se la preparazione degli alimenti viene fatta ad una certa altitudine non sarà necessario tenere sotto controllo la temperatura di cottura dei prodotti la cui temperatura critica è uguale o superiore alla temperatura di ebollizione dell’acqua a detta altitudine. Se per esempio ci si trova a 1500 m sul livello del mare, si possono praticamente cuocere tutti gli alimenti la cui temperatura critica è di 95°C e oltre, in quanto a questa attitudine l’acqua bolle a 95°C.

Aggiungiamo qui, visto che parliamo di alimentazione razionale, che è raccomandato di non utilizzare degli utensili da lavoro in alluminio; questi ultimi sono fortemente attaccati dai prodotti alimentari e possono essere la causa di una intossicazione chimica cronica dell’organismo.

Si utilizzeranno preferibilmente degli utensili in pyrex, in terracotta, in ghisa smaltata.

Ecco una lista sommaria dei principali alimenti con i loro modi di preparazione che possiamo utilizzare senza rischiare di provocare la leucocitosi digestiva.

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È inteso che, per semplificare, chiameremo prodotto crudo tutti gli alimenti che non hanno subito alcuna azione di calore o, se sono stati riscaldati, non è stata oltrepassata la temperatura critica. D’altra parte, ricordiamo che, per correggere un prodotto cotto con un prodotto crudo, quest’ultimo dev’essere aggiunto al primo nella proporzione di 1 a 10 circa. Sotto la denominazione di acqua intendiamo l’acqua naturale ordinaria potabile come quella che prendiamo dal rubinetto.

Latte: crudo (o scaldato al di sotto di 88°C); se è bollito si aggiungerà del latte crudo o della panna, niente zucchero.

Yogurt, latte cagliato: autorizzati.
Tè e caffé: aggiungere del limone, o dell’acqua, o del latte crudo, o della panna; niente

zucchero.

Vino: deve essere tagliato con due prodotti crudi: acqua, frutta, succhi di frutta.

Pane: sempre integrale e imburrato.

Uova: fresche o alla coque ma bazzotte; il tuorlo resterà crudo e correggerà l’albume.

Burro: fresco o fuso al di sotto dei 91°C.

Formaggi: tutti autorizzati ma accompagnati da pane imburrato.

Frutta: cruda, sola o in macedonia; si potrà aggiungere dello zucchero se ci sono almeno due differenti tipi di frutta.

Zucchero: da evitare il più possibile, sostituirlo con il miele. Si ricorda che lo zucchero deve essere sempre compensato da due prodotti crudi.

Condimenti: tutti autorizzati (noce moscata, pepe, cannella, chiodi di garofano, ecc..) ma saranno aggiunti alle vivande cotte al momento di servirle.

Insalate: semplici o meglio ancora composte da svariate specie (insalata verde, invidia, lattughino, crescione, dente di leone).
Aumentando i componenti si ottiene un correttivo multiplo per gli alimenti cotti. Utilizzare dell’olio d’oliva o di noci di prima scelta, estratto a freddo. Niente olio d’arachide, niente aceto ma succo di limone, pepe e sale a volontà.

Verdure: crude tagliate finemente e preparate all’ultimo momento. Come per l’insalata, è preferibile mischiare svariati tipi di verdura (carote, cavoli, rape, sedano, patate, ecc…), in modo da farne un correttivo multiplo. Accompagnare con maionese all’olio d’oliva di prima scelta, non utilizzare olio d’arachide. Uova fresche, sale, pepe, erba cipollina a volontà. Succo di limone. Niente aceto.

Carni: tutte le carni crude o al sangue, affumicate o salate: aringa, prosciutto, lardo. Le carni bollite, stufate o grigliate, saranno accompagnate da insalate multiple o da verdure miste.
Il pesce può essere cotto al vapore (trote). Si eviterà così di bollire in acqua; il vapore non è che acqua distillata, neutra per l’organismo. Aggiungere, al momento di servire, del burro fresco, del limone, del prezzemolo e delle cipolle a fettine, ecc…

Servire le carni grigliate allo stesso modo.
Per le carni stufate si eliminerà l’acqua della cottura; sarà sostituita da del succo di verdure o da verdure che accompagnano la carne (carote, pomodori). Si correggerà la carne con del burro fresco, del limone, del prezzemolo e delle verdure semplici o un’insalata mista o verdure miste.

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Comporre dei menu per i vari pasti della giornata è facile. Ad esempio:

Colazione: latte crudo (lo si scalda al di sotto degli 88°C). Latte bollito tagliato con latte crudo o della panna fresca. Tè o caffè corretti con limone, acqua, latte crudo, panna. Niente zucchero. Pane integrale imburrato con del miele o del formaggio. Niente marmellata né melassa.

Altri pasti:
minestre: evitare la minestra o preparare una zuppa semplice aggiungendo, al momento di servire, del burro fresco, dell’acqua e uno o due cucchiai di minestra di verdure crude e grattuggiate che sono state utilizzate per la preparazione.

Primi piatti: antipasti come sedano, ravanelli, maionese; carne essicata, prosciutto e lardo affumicati.

Carni: pesce, carni bianchi e rosse preparate come abbiamo detto precedentemente.Verdure: di svariati tipi grattuggiate e mischiate tra loro, con della maionese.Insalata: preparata come abbiamo detto precedentemente.

Dessert: frutta fresca o macedonia di svariati tipi che permetteranno l’aggiunta di zucchero. Tutti i formaggi con del pane imburrato. Yoghurt, latte cagliato, panna. I dolci possono essere corretti con frutta o succhi di frutta crudi e da panna. Noci, nocciole, mandorle, ecc.. a volontà.

Ci permettiamo di far notare che il regime che proponiamo non ha nulla di particolarmente restrittivo. Non è vegetariano. Se lo si vuole applicare razionalmente è necessario accontentarsi di portate semplici come abbiamo indicato. Significa andare incontro al nostro sistema correggendo a tutti i costi l’alimentazione ordinaria. Quest’ultima si compone troppo spesso di piatti molto complicati la cui preparazione necessita di prodotti troppo numerosi e che sono, bisogna riconoscerlo, il frutto di nostre golosità raffinate e del nostro gusto degenerato. Sarebbe preferibile, secondo noi, tornare a un nutrimento più sano che non produca gli incessanti shock della leucocitosi digestiva. L’organismo non potrà che beneficiarne. In pratica, per stare bene, crediamo che sarebbe utile fare almeno un pasto di questo tipo al giorno, preferibilmente la colazione, che darà all’organismo un riposo leucocitario da 12 a 16 ore su 24.

Per quanto riguarda il lattante, è ugualmente importante evitare l’iperleucocitosi, soprattutto nel periodo dello svezzamento, cioè nel momento in cui il bambino passa al regime artificiale.

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È possibile eliminare, con lo studio della leucocitosi digestiva, il latte o i prodotti lattei e zuccherati che creano problemi alla sua alimentazione.

Si può obiettare che non tutti tollerano la verdura cruda. Rispondiamo, prima di tutto, che molte persone non tollerano gli alimenti cotti e che sovente, effettivamente, l’adattamento ai prodotti crudi è difficile. Il nostro stomaco di civilizzati deve essere rieducato progressivamente reintroducendo, poco a poco, gli alimenti nuovi al regime ordinario, facendo ricorso al controllo medico. Si comincerà con il succo solamente di frutta o di verdura per passare in seguito alla polpa grattugiata.

È ovvio che gli individui molto sensibili all’uno o all’altro prodotto crudo (idiosincrasia) devono bandirli dalla loro alimentazione (pensiamo alle fragole, ad esempio). Per diminuire le possibilità di infezione parassitaria, la frutta e le verdure dovranno essere lavate molto accuratamente.

Sarà utile intraprendere, sotto controllo medico, una serie di esperimenti clinici sull’uomo sano o malato, e sul bambino. Dopo un certo periodo, parecchi pazienti, la maggior parte dei quali colpiti da affezioni croniche, hanno voluto sottoporsi al regime stabilito. I risultati, già assai numerosi, sono estremamente incoraggianti. Abbiamo avuto, in particolare, non solo ritorni favorevoli un po’ da ovunque, ma dei certificati medici che riguardano casi trattati in Svizzera, Francia e Inghilterra. La maggior parte dei pazienti sottoposti al nostro sistema alimentare erano malati da tempo colpiti da affezioni croniche che interessavano soprattutto il tratto intestinale e la pelle (enteriti, enterocolitica, eczemi, psoriasi). Non possiamo dare qui uno studio dettagliato dei vari casi; speriamo di riunirli in una prossima pubblicazione strettamente medica.

Ci sembra utile segnalare che, da sei anni, il nostro regime è stato applicato in maniera piuttosto sistematica ai pazienti della clinica Quisisana a Leysin, grazie all’iniziativa della dottoressa Linden, che ci ha resi partecipi della sua soddisfazione in una lettera che ci spiace di non potere esporre qui.

Va da sé che non bisogna considerare il lavoro che presentiamo oggi come se avesse esaurito la questione; esso lascia il via libera a molte ricerche e si devono fare nuovi esperimenti.

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Ma è coraggioso affermare che, applicando al regime alimentare umano le leggi che abbiamo stabilito basandoci sullo studio della leucocitosi digestiva, si arriverà a lottare efficacemente contro alcune malattie, a prevenire all’organismo affezioni causate da una nutrizione difettosa, a creare un nuovo individuo: l’uomo in piena salute.

Traduzione a cura di Tiziana Ronchietto

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