Raccolta di studi scientifici sul rapporto tra consumo di latte vaccino e salute

11 febbraio 2013 alle ore 8:44

1) ACNE NEGLI ADOLESCENTI E CONSUMO DI LATTE
La conclusione di questo studio, effettuato su 47.355 donne, con riferimenti bibliografici a 47 libri/studi, è chiara:

“Abbiamo trovato una correlazione positiva con l’acne per l’assunzione di latte totale e latte scremato. Ipotizziamo che l’associazione con il latte può essere a causa della presenza di ormoni (*) e molecole bioattive(**) nel latte”.

(*) ci si riferisce al contenuto di ormone sessuale steroideo che si trova di solito nel latte vaccino, il naturale ormone presente nel latte, senza utilizzo di ulteriori ormoni nell’allevamento degli animali, in particolar modo nel latte scremato

(**) Le molecole bioattive contenute negli alimenti sono in grado di mediare i processi metabolici nell’organismo umano intervenendo, direttamente o indirettamente, nella regolazione dell’espressione genica.

Lo Studio Nurses’Health Study II, condotto all’ Università di Harvard e pubblicato sull’autorevole rivista dell’American Accademy of Dermatology, è stato finanziato in parte nientemeno che dal National Dairy Council stesso (NdT: l’organismo nazionale dell’industria lattiero casearia), ha evidenziato un’associazione tra assunzione di latte nell’adolescenza e la comparsa di una grave acne giovanile (diagnosticata da un medico).

Tale associazione è ancora più pronunciata nel caso di latte scremato, rispetto ad altri tipi di latte e la causa potrebbe essere dovuta alla maggiore concentrazione di estrogeni del latte scremato. I ricercatori, infatti, hanno trovato quindici ormoni sessuali steroidei nel latte disponibile in commercio e i livelli più elevati sono proprio nel latte scremato, rispetto al latte intero e a quello al due per cento. Questo studio è stato condotto intervistando un certo numero di donne su cosa mangiassero molti anni prima, quando frequentavano le scuole superiori, ma la maggior parte non riusciva a ricordarlo. Pertanto, l’anno seguente i ricercatori dell’Università di Harvard hanno deciso di studiare in modo più diretto la correlazione tra consumo di latte e acne nelle ragazze adolescenti, seguendo per alcuni anni seimila adolescenti di età compresa tra i nove e i quindici anni ed arrivando sempre allo stesso risultato, ovvero l’esistenza di un forte legame tra assunzione di latte ed acne. Forse il problema riguarda solo le ragazze? Per accertarsene, i ricercatori hanno deciso di effettuare uno studio nei ragazzi adolescenti e ancora una volta hanno trovato un forte legame tra l’assunzione di latte scremato e acne. Questo non sembra dipendere da iniezioni dell’ormone bovino della crescita o da steroidi usati negli allevamenti, si tratta solamente del naturale contenuto del latte.

Non dobbiamo sorprenderci se il latte ha un contenuto così alto di ormoni che stimolano la crescita, il latte in fin dei conti è fatto apposta per far crescere.

FONTE:

Clement A. Adebamowo, MD, ScD, Donna Spiegelman, ScD, F. William Danby, MD, A. Lindsay Frazier, MD, Walter C. Willett, MD, DrPH, and Michelle D. Holmes, “High school dietary dairy intake and teenage acne”, J Am Acad Dermatol. feb 2005, 52 (2) :207-14.LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15692464

 

2) LATTE E OSTEOPOROSI
L’Harvard Nurses’ Health Study, che ha seguito clinicamente oltre 75.000 donne per dodici anni, ha mostrato che l’aumentato consumo di latte non avrebbe alcun effetto protettivo sul rischio di fratture. Anzi, l’aumentata introduzione di calcio attraverso latte e latticini era associato con un rischio di fratture più elevato.[1]

Uno studio australiano ha mostrato gli stessi risultati[2], nel quale si dichiara che “il consumo di prodotti lattiero-caseari, in particolare all’età di 20 anni, è stato associato ad un aumento del rischio di frattura dell’anca in età avanzata.”. Inoltre altri studi non hanno trovato alcun effetto protettivo del calcio da latticini sulle ossa[3][4].

FONTI:
[1] Feskanich D, Willet WC, Stampfer MJ, Colditz GA. Milk, dietary calcium, and bone fractures in women: a 12-year prospective study. Am J Public Health 1997;87:992-7.
[2] Cumming RG, Klineberg RJ. Case-control study of risk factors for hip fractures in the elderly. Am J Epidemiol 1994;139:493-505.
[3] Huang Z, Himes JH, McGovern PG. Nutrition and subsequent hip fracture risk among a national cohort of white women. Am J Epidemiol 1996;144:124-34.
[4] Cummings SR, Nevitt MC, Browner WS, et al. Risk factors for hip fracture in white women. N Engl J Med 1995;332:767-73.

 

3) RISCHIO DI DIABETE TIPO 1 MINORE DEL 50% NEI BAMBINI NON NUTRITI CON PROTEINE DEL LATTE VACCINO

Secondo un nuovo studio pubblicato in giugno 2012 nell’American Journal of Clinical Nutrition, i bambini che non sono esposti alle proteine del latte vaccino durante l’infanzia possono avere un rischio minore di sviluppare il diabete di tipo 1. Questi risultati arrivano dal trial TRIGR – Trial to Reduce Insulin-dependent diabetes mellitus in the Genetically at Risk (Trial per ridurre il diabete mellito insulino-dipendente nelle persone geneticamente a rischio).Durante lo studio, le donne che partecipavano venivano incoraggiate ad allattare al seno. A quelle che poi passavano ai latti formulati, veniva fornita una formula speciale in cui le proteine venivano modificate in modo che non rimanesse alcuna proteina intatta del latte di mucca.I risultati finali sono ancora in corso di valutazione, tuttavia lo studio pilota, che comprende 230 bambini seguiti fino a circa 10 anni d’età, ha mostrato che coloro che erano stati nutriti con la formulazione speciale avevano il 50% di probabilità in meno di sviluppare il diabete di tipo 1, rispetto ai bambini che avevano consumato il normale latte formulato a base di latte vaccino.

FONTE:

Knip M, Virtanen SM, Becker D, Dupré J, Krischer JP, Akerblom HK. Early feeding and risk of type 1 diabetes:experiences from the Trial to Reduce Insulin-dependent diabetes mellitus in the Genetically at Risk (TRIGR). Am JClin Nutr. Published ahead of print Jun 8, 2011.LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11016449

 

4) LATTE E OSTEOPOROSI
Ancora uno studio, stavolta del 2005, sul rapporto tra assunzione di latte e rischio di osteoporosi: NESSUN BENEFICIO TROVATO

Sono state studiate 39.563 tra donne e uomini (69% donne) provenienti da sei coorti di studio prospettico, seguiti per un periodo di 152000 anni/persona.Un basso apporto di calcio (meno di 1 bicchiere di latte al giorno) non è stato associato ad un aumento statisticamente significativo del rischio di qualsiasi tipo di frattura, frattura osteoporotica o dell’anca.Nessuna relazione significativa è stata osservata tra l’assunzione di latte e un basso rischio di fratture dell’anca.Si conclude che una bassa assunzione di latte non è associata ad alcun aumento marcato del rischio di frattura e che l’uso di questo indicatore di rischio è di poco o nessun valore.

FONTE:

Kanis JA, Johansson H, Oden A, De Laet C, Johnell O, Eisman JA, McCloskey E, Mellstrom D, Pols H, Reeve J, Silman A, Tenenhouse A A meta-analysis of milk intake and fracture risk: low utility for case finding, Osteoporos Int. 2004 Oct 21
LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15502959

 

5) PROTEINE ANIMALI ASSUNTE PRECOCEMENTE NELL’INFANZIA E RISCHIO DI OBESITA’
Gli autori dello studio in questione hanno studiato 203 bambini a 6, 12, 18-24 mesi e 5-6 anni, valutando con un’indagine dietetica l’assunzione di proteine dei bambini. I ricercatori concludono che “elevate assunzioni di proteine animali a 12 mesi d’età, soprattutto quando provenienti da latte e derivati, risultano associate con una sfavorevole composizione corporea a 7 anni, e che anche l’età di 5-6 anni rappresenta un periodo critico di assunzione di proteine in funzione del rischio di obesità. Per contro, nessun aumento del rischio di obesità è apparso correlato all’assunzione di proteine vegetali”.

FONTE:

Gunther, A.L., Remer, T., Kroke, A., Buyken, A.E., “Early protein intake and later obesity risk: which protein sources at which time point throughtout infancy and childhood are important for body mass index and body fat percentage at 7 y of age?”, Am j Clin Nutr., 2007 Dec, vol. 86 (6), pp. 1765-1772
LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18065597

VIDEO SULL’ARGOMENTO:La nutrizionista Anna Villarini: http://www.youtube.com/watch?v=MeVYrRJtz5QLa televisione russa: http://www.youtube.com/watch?v=1dqeyuZuuRYDottoressa Luciana Baroni: http://www.youtube.com/watch?v=LvLLIQCOpKwDottoressa Michela De Petris: http://www.youtube.com/watch?v=YmYQAnUocb0
Il naturopata Golia Pezzulla: http://www.youtube.com/watch?v=EF6NaIJurB8Il documentario “un equilibrio delicato”: http://www.youtube.com/watch?v=iXF0Fas2hGs

 

6) LO YOGURT DELLA MAMMA METTE IL BAMBINO A RISCHIO DI ASMA (aumento del 60% dell’asma e del 182% di rinite allergica)

Le donne in gravidanza che mangiano yogurt possono mettere il loro futuro bambino a rischio di asma, secondo una nuova ricerca svolta in Danimarca.
Il consumo di yogurt a basso contenuto di grassi durante la gravidanza è risultato infatti associato allo sviluppo di asma e rinite allergica nel bambino di 7 anni. E’ stato riscontrato che, rispetto ai figli di madri che non ne consumavano, i figli di madri che durante la gravidanza avevano consumato yogurt magro presentavano un rischio di presentare asma allergico maggiore di circa il 60%; il rischio di presentare rinite allergica era ancora maggiore, del 182%.
Per contro, il consumo totale di latte è risultato in grado di ridurre debolmente il rischio di asma (del 22%). Pertanto, secondo gli Autori, alcune componenti non-grasse presenti nello yogurt potrebbero essere responsabili di questa correlazione.
I dati sono stati ricavati dallo studio di popolazione “Danish National Birth Cohort”, che comprende 61.912 donne.

FONTE:

Maslova E, Halldorsson TI, Stom M, Olsen SF. Low-fat yoghurt intake in pregnancy associated with increased child asthma and allergic rhinitis risk: a prospective cohort study. Poster presented as part of the European Respiratory Society’s Annual Congress, Amsterdam, Netherlands.
LINK: http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=8633558

 

7) TROPPO CALCIO PER L’OSTEOPOROSI RADDOPPIA IL RISCHIO D’INFARTO

Si riapre il controverso capitolo sulle integrazioni di calcio contro l’osteoporosi. Una ricerca pubblicata sul British Medical Journal dimostra che assumere più di 1.400 milligrammi al giorno di questo minerale raddoppia il rischio di morte per malattie cardiovascolari.
Non è la prima volta che ci capita di commentare la disinvoltura con cui, soprattutto alle donne in menopausa, si prescrivono integratori di calcio ad alto dosaggio per prevenire e combattere la rarefazione ossea.
Un nuovo studio scientifico conferma ora, se ancora ce ne fosse bisogno, che i pericoli di una supplementazione spesso incauta di questo nutriente superano i vantaggi per la salute. I ricercatori dell’Università di Uppsala si sono proposti l’obiettivo di valutare il nesso tra l’assunzione a lungo termine di calcio e il tasso di mortalità, monitorando per quasi un ventennio oltre 61.000 donne nate tra il 1918 e il 1948.
L’analisi, che tiene conto dell’apporto complessivo di calcio (derivato cioè sia dalla dieta sia da eventuali integratori alimentari), ha concluso che introdurre più di 1.400 milligrammi al giorno di questo minerale aumenta significativamente il rischio di mortalità, arrivando persino a raddoppiare le probabilità di decesso per malattie cardiache e incidenti cardiovascolari.

Pensate che la soglia dei 1.400 milligrammi al giorno sia fuori portata? Non sottovalutate due fattori: il primo è che i supplementi di calcio più prescritti dai medici ne contengono 1.000 milligrammi, il secondo è che la dieta di un italiano medio conta tanti alimenti in cui questo minerale è ben rappresentato, latte e derivati in testa.

Per tutelare la salute delle ossa e contrastare l’osteoporosi bastano 700 milligrammi di calcio al giorno, come ha provato un analogo studio pubblicato circa un anno e mezzo fa (Dietary calcium intake and risk of fracture and osteoporosis: prospective longitudinal cohort study, BMJ 2011; 342). Il resto può rivelarsi nocivo, facilitando l’insorgere di calcoli renali, accelerando il deterioramento cognitivo legato all’età ed esponendo, appunto, a patologie cardiovascolari, in primo luogo infarto.

FONTE:

Long term calcium intake and rates of all cause and cardiovascular mortality: community based prospective longitudinal cohort study, BMJ 2013; 346
LINK: http://www.bmj.com/content/346/bmj.f228

 

8) CONSUMO DI LATTICINI E ACNE

I prodotti lattiero-caseari e gli alimenti con un alto indice glicemico sono le principali cause di acne, secondo una revisione pubblicata nel numero di marzo del Journal of Academy of Nutrition and Dietetics. I ricercatori hanno esaminato le relazioni tra acne e dieta e hanno scoperto che alcuni prodotti, in particolare quelli a base di latte vaccino, producono e stimolano gli ormoni connessi con l’acne. L’associazione non sembra essere correlata al contenuto di grassi del latte, il latte magro ha avuto un’associazione ancora maggiore con l’acne rispetto al latte intero.

FONTE:

Burris J, Rietkerk W, Woolf K. Acne: the role of medical nutrition therapy. J Acad Nutr Diet. 2013;113:416-430.
LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23438493

 

9) I LATTICINI AD ALTO CONTENUTO DI GRASSI AUMENTANO LA MORTALITA’ IN DONNE TRATTATE PER UN CANCRO AL SENO

Le donne che hanno consumato più latticini ad elevato contenuto di grassi hanno avuto più probabilità di morire nel corso dei 12 anni di follow-up, rispetto a coloro che ne hanno consumati di meno, secondo un nuovo studio pubblicato dal National Cancer Institute. I ricercatori hanno seguito 1893 donne che erano state precedentemente trattate per un cancro al seno in fase iniziale come parte del Life After Cancer Epidemiology Study.

Studi precedenti hanno dimostrato che una maggiore esposizione agli estrogeni durante la vita aumenta il rischio di cancro al seno. Si ritiene che i livelli di estrogeni siano elevati nei prodotti lattiero-caseari consumati nel mondo occidentale, perché la maggior parte del latte proviene da vacche gravide. Gli ormoni estrogeni risiedono principalmente nei grassi, per cui i livelli sono più alti nei latticini ad alto contenuto di grassi rispetto a quelli a basso contenuto di grassi.

I ricercatori hanno scoperto che le partecipanti che hanno consumato una o più porzioni giornaliere di latticini ricchi di grassi, rispetto a nessuna o a meno di mezza porzione, avevano un aumento del 64 per cento del rischio di morte per qualsiasi causa e del 44 per cento del rischio di morire di cancro al seno nel corso del follow-up. I latticini monitorati includevano il latte vaccino, la panna, i formaggi, i dessert a base di latte e gli yogurt.

FONTE:

Kroenke CH, Kwan ML, Sweeney C, Castillo A, Caan BJ. High- and low-fat dairy intake, recurrence, and mortatlity after breast cancer diagnosis. J Natl Cancer Inst. Published online March 14, 2013.
LINK: http://jnci.oxfordjournals.org/content/early/2013/03/08/jnci.djt027.abstract

 

10) IL LATTE SCREMATO NON PREVIENE NE’ INVERTE L’OBESITA’ INFANTILE

22 Mar – Scegliere il latte scremato invece che intero non riduce i tassi di obesità nei bambini, secondo un nuovo studio pubblicato su Archives of Disease in Childhood. I ricercatori hanno esaminato il consumo di latte e il peso corporeo in 10.700 bambini alle età di 2 e 4 anni come parte del Early Childhood Longitudinal Survey, Birth Cohort (ECLS-B). Quei bambini che hanno bevuto latte scremato avevano più probabilità di essere in sovrappeso o obesi. Le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics di scegliere il latte a basso contenuto di grassi come un modo per controllare il peso appaiono inefficaci. Anche se il latte scremato ha meno calorie rispetto al latte intero, rimane altamente calorico, simile alla soda. Gli autori fanno notare che il latte non dovrebbe essere l’unica cosa da tenere in conto nella prevenzione dell’obesità e suggeriscono altri fattori di rischio, come ad esempio l’orientamento dei genitori, le diete ricche di grassi, e la mancanza di esercizio fisico, che giocano un ruolo importante.

FONTE:

Scharf RJ, Demmer RT, DeBoer MD, Longitudinal evaluation of milk type consumed and weight status in preschoolers. Arch Dis Child, 2013;0:1-6.LINK: http://adc.bmj.com/content/early/2013/02/13/archdischild-2012-302941.abstract?sid=7123d85d-1853-4e99-9dca-f279693d82bd

 

11) LATTE E FORMAGGI AUMENTANO IL RISCHIO DI CANCRO ALLA PROSTATA
Il consumo di LATTE è stato collegato al cancro della prostata a causa di alti livelli del fattore di crescita insulino-simile (IGF-1), presente nei latticini e nell’ aumento dei livelli negli organismi di coloro che consumano prodotti lattiero-caseari in maniera regolare. Uno studio del 1998 ha dimostrato che gli uomini che avevano i più alti livelli di IGF-1 avevano più di quattro volte il rischio di cancro alla prostata rispetto a coloro che avevano i livelli più bassi(11).

Più di recente, uno studio del 2007 ha sottolineato il nesso tra il consumo di latticini e cancro alla prostata. I ricercatori hanno esaminato assunzione di latticini di calcio in 29.133 uomini. Poiché il consumo di prodotti lattiero-caseari o di assunzione di calcio nella dieta complessiva è aumentata, il rischio per il cancro della prostata è aumentato. Gli uomini che avevano consumano più calcio (maggiore di 2.000 mg al giorno) avevano un rischio del 63% maggiore, rispetto a quelli che ne avevano ottenuto dalla dieta meno di 1.000 mg al giorno(12).

Un altro studio ha esaminato i questionari di 82.483 uomini, 4.404 dei quali aveva sviluppato il cancro alla prostata nel corso di un follow-up medio di otto anni. Sia sotto forma di alimenti o integratori, non vi era alcuna associazione tra calcio e vitamina D e rischio di cancro alla prostata. Tuttavia, consumare una tazza o più al giorno di latte a basso contenuto di grassi o senza grassi ha mostrato un’associazione positiva per lo sviluppo di cancro alla prostata, mentre il consumo di latte intero ha mostrato una diminuzione del rischio di cancro alla prostata totale (non avanzato, avanzato, e casi fatali)(13).

Un altro studio ha valutato questionari di frequenza alimentare tra i 293.888 partecipanti al National Institutes of Health (NIH)-AARP Diet e Health Study, 10.180 dei quali erano casi di cancro alla prostata. Il consumo di due o più porzioni al giorno di latte scremato era associato positivamente con un aumento del rischio di carcinoma della prostata avanzato(14).

Secondo un ulteriore recente studio, i prodotti lattiero-caseari possono aumentare il rischio di cancro alla prostata, I ricercatori hanno seguito i dati di 21.660 partecipanti al Physicians Heath studiare per 28 anni. Coloro che hanno consumato più di 2,5 porzioni di latticini al giorno avevano un 12 per cento di aumento del rischio di cancro alla prostata, rispetto a coloro che ne consumavano meno di mezza porzione (una porzione equivale a un bicchiere di 8 once di latte o 2 once di formaggio). Per il latte scremato, gli uomini avevano un aumentato rischio di cancro alla prostata in fase precoce. Per il latte intero, gli uomini che bevevano più di 1 bicchiere al giorno avevano un rischio doppio di cancro alla prostata mortale, rispetto agli uomini che ne bevevano di meno. Gli autori hanno concluso che questo studio aggiunge ulteriore forza al collegamento tra l’assunzione di latticini e cancro alla prostata(15).
Precedenti studi hanno ottenuto risultati simili(16).
Un recente studio del 2012 ha invece trovato una correlazione tra assunzione di latte nell’adolescenza e rischio di cancro alla prostata avanzato: chi aveva consumato giornalmente latte aveva 3.2 volte più rischio rispetto a chi lo consumava meno di 1 volta al giorno(23).

Come può una dieta occidentale provocare il cancro? Gli uomini che consumano diete a base di prodotti di origine animale tendono ad avere livelli più alti di testosterone rispetto agli uomini che consumano diete a base vegetale. Questo aumento può essere dovuto alla sovrapproduzione di questi ormoni nel corpo. Inoltre, la fibra nella dieta aiuta a rimuovere gli ormoni in eccesso. Coloro che mangiano carni e latticini perdono una notevole quantità di fibre, perché i prodotti animali non hanno fibra. Questa spinta ormonale può influenzare la prostata, ed è probabile che sia la ragione dell’aumento del rischio del cancro tra chi consuma una dieta a base di prodotti animali.
Non è un caso che i vegetariani abbiano bassi tassi di cancro alla prostata(18)(19)(21)(22). Diventare vegetariani in età adulta è utile, ma quelli che sono cresciuti come vegetariani hanno il rischio più basso(20).

FONTI:

11) Chan JM, Stampfer MJ, Giovannucci E, et al. Plasma insulin-like growth factor-I and prostate cancer risk: a prospective study. Science. 1998;279:563-565.
12) Mitrou PN, Albanes D, Weinstein SJ, Pietinen P, et al. A prospective study of dietary calcium, dairy products and prostate cancer risk (Finland). Int J Cancer. 2007;120:2466-2473.
13) Park S, Murphy SP, Wilkens LR, et al. Calcium, vitamin D, and dairy product intake and prostate cancer risk: the Multiethnic Cohort Study. Am J Epid. 2007;166:1259-1269.
14) Park Y, Mitrou PN, Kipnis V, et al. Calcium, dairy foods, and risk of incident and fatal prostate cancer: the NIH-AARP Diet and Health Study. Am J Epid. 2007;166:1270-1279.
15) Song Y, Chavarro JE, Cao Y, et al. Whole milk intake is associated with prostate cancer-specific mortality among U.S. male physicians. J Nutr. 2013;143(2):189-196.
16) Chan JM, Stampfer MJ, Ma J, Gann PH, Gaziano JM, Giovannucci E. Dairy products, calcium, and prostate cancer risk in the Physicians’ Health Study. Am J Clin Nutr. 2001;74(4):549-554.
17) Sinha R, Park Y, Graubard BI, et al. Meat and meat-related compounds and risk of prostate cancer in a large prospective cohort study in the United States. Am J Epidemiol. Advance access published October 6, 2009. DOI: 10.1093/aje/kwp280.
18) National Research Council. Diet, Nutrition, and Cancer. Washington, DC: National Academy Press, 1982.
19) Phillips RL. Role of lifestyle and dietary habits in risk of cancer among Seventh-day Adventists. Cancer Research. 1975;35:3513-3522.
20) Mills P, Beeson WL, Phillips RL, Fraser GE. Cohort study of diet, lifestyle, and prostate cancer in Adventist men. Cancer. 1989;64:598-604.
21) Tantamango-Barlety Y, Jaceldo-Siegl K, Fan J, Fraser G. Vegetarian diets and the incidence of cancer in a low-risk population. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2013;22:286-294.
22) Ornish DM, Lee KL, Fair WR, Pettengill EB, Carroll PR. Dietary trial in prostate cancer: early experience and implications for clinical trial design. Urology. 2001;57(4 Suppl 1):200-201.
23) Torfadottir JE, Steingrimsdottir L, Mucci L, Aspelund T, Kasperzyk JL, Olafsson O, Fall K, Tryggvadottir L, Harris TB, Launer L, Jonsson E, Tulinius H, Stampfer M, Adami HO, Gudnason V, Valdimarsdottir UA., Milk intake in early life and risk of advanced prostate cancer, Am J Epidemiol. 2012 Jan 15;175(2):144-53. doi: 10.1093/aje/kwr289. Epub 2011 Dec 20.

 

12) LATTICINI MAGRI E RISCHIO DI INFERTILITA’ FEMMINILE
Uno studio prospettico condotto dai ricercatori dell’Harvard School of Public Health di Boston su circa 18500 donne, seguite per un periodo di 8 anni (Nurses Health Study II) ha messo in relazione l’assunzione dietetica di latticini magri con la fertilità.
Le donne che consumavano 2 o più porzioni al giorno di latticini magri presentavano un rischio di infertilità quasi doppio. L’assunzione di latticini interi non è risultata associata con un aumentato rischio di infertilità.
Va però considerato che i latticini interi contengono ragguardevoli quantità di grassi saturi i quali sono considerati responsabili di aumentare i livelli ematici di colesterolo, la resistenza all’insulina, il rischio di sovrappeso e obesità, e altri problemi di salute.

FONTI:
Chavarro JE, Rich-Edwards JW, Rosner B, Willett WC., A prospective study of dairy foods intake and anovulatory infertility, Hum Reprod. 2007 May;22(5):1340-7. Epub 2007 Feb 28.
LINK:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18226626
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17329264

 

13) LATTICINI ASSOCIATI A RIDOTTA QUALITA’ DELLO SPERMA

I latticini sono stati correlati a ridotta motilità e morfologia degli spermatozoi, secondo un nuovo studio svolto tra il 2009 e il 2010 dall’Harvard School of Public Health di Boston.
Sono stati inclusi nell’analisi 189 uomini di età compresa tra 18 e 22 anni facenti parte del Rochester Young Men’s Study. La dieta è stata valutata tramite questionario di frequenza alimentare.
Si è scoperto che ad una maggiore assunzione di latticini corrispondeva una minor motilità degli spermatozoi, oltre che una loro peggiore morfologia (vale a dire l’aspetto dello spermatozoo). Dato che l’effetto era meno marcato nel caso dei latticini più poveri di grassi, i ricercatori hanno dato la colpa proprio a questi ultimi di ridurre la qualità dello sperma.
Gli studiosi concludono dicendo che “se i nostri risultati fossero verificati significherebbe che l’assunzione di latticini ricchi di grassi dovrebbe essere considerata nel tentativo di spiegare le tendenze secolari sulla qualità dello sperma (che hanno visto un declino della conta spermatica, ndr) e che gli uomini che cercano di avere figli dovrebbero limitarne l’ assunzione”.

FONTE:

Hum Reprod. 2013 May 12. [Epub ahead of print]
Dairy food intake in relation to semen quality and reproductive hormone levels among physically active young men.
Afeiche M, Williams PL, Mendiola J, Gaskins AJ, Jørgensen N, Swan SH, Chavarro JE.
LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23670169

 

14) SALUTE DELLE OSSA A CONFRONTO TRA ONNIVORI E VEGANI: CHI VINCE?
Ma se non si beve latte cosa succede alle nostre ossa? Ebbene, uno studio pubblicato nel 2009 ha risposto a questa domanda, mettendo a confronto la densità minerale ossea di vegani a lungo termine con gli onnivori.
105 monache buddiste, vegan per un massimo di 72 anni, contro 105 donne onnivore della stessa età, stessa altezza, stesso peso, stesso livello di esercizio dei vegani, che a causa del loro consumo di latticini hanno finito per ottenere circa il doppio di calcio al giorno.
Chi aveva le ossa più forti?
Nessuno. Nonostante l’assunzione di calcio notevolmente differente si è rilevata la STESSA densità minerale ossea in vegani e onnivori.

FONTE:

L. T. Ho-Pham, P. L. T. Nguyen, T. T. T. Le, T. A. T. Doan, N. T. Tran, T. A. Le, and T. V. Nguyen. Veganism, bone mineral density, and body composition: A study in buddhist nuns. Osteoporos Int, 20(12):2087{2093, 2009.
LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19350341

 

15) 2 PORZIONI AL GIORNO DI LATTICINI CAUSANO IPERTENSIONE NEI GIOVANI – NUOVO STUDIO
Questo nuovo studio ha riguardato 610 bambini tra gli 8 e i 10 anni che hanno partecipato al Québec Adipose and Lifestyle Investigation.
I ricercatori hanno rilevato che un consumo di latticini di 2 o più porzioni al giorno ha effetti ipertensivi sulla pressione arteriosa tra i giovani.
Per porzione si intende:
1 bicchiere di latte
1 mozzarella piccola
1 vasetto di yogurt
50 gr di formaggio duro
100 gr di formaggio fresco
1 pallina di gelato
Non è stata trovata alcuna associazione significativa tra calcio, magnesio, o assunzione di potassio sulla pressione arteriosa dei bambini, suggerendo quindi che l’effetto ipertensivo dato dai prodotti caseari sia dovuto ad altri componenti.

FONTE:

J Acad Nutr Diet. 2013 May 16, Influence of Dairy Product Consumption on Children’s Blood Pressure: Results from the QUALITY Cohort, Yuan WL, et al
LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/23684662/?i=5&from=dairy+dietary

Latte e Latticini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

16) NUOVO STUDIO DI HARVARD CONFERMA CHE LATTE E LATTICINI NON RIDUCONO IL RISCHIO DI FRATTURE, ANZI LO AUMENTANO NEGLI UOMINI

Il consumo di latte e latticini durante l’adolescenza non è associato ad un ridotto rischio di frattura in tarda età, secondo i risultati di un nuovo studio pubblicato su JAMA. In realtà, un elevato consumo di latte fa aumentare il rischio negli uomini, del 9% per ogni porzione in più consumata da adolescenti.

“Un maggior consumo di latte durante l’infanzia e l’adolescenza contribuisce al picco di massa ossea e dovrebbe quindi evitare osteoporosi e fratture ossee nella vita adulta ” – scrivono i ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e dell’Università di Harvard – “Tuttavia, il consumo di latte durante l’adolescenza non è stata associata ad un minor rischio di frattura dell’anca negli anziani nelle nostre coorti “.

Infatti, i ricercatori hanno riscontrato un aumento significativo del rischio di frattura dell’anca in uomini per ogni bicchiere supplementare di latte consumato ogni giorno durante l’adolescenza. Dicono che l’associazione positiva è stata dovuta, almeno in parte, da una maggiore altezza .

I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da due studi di coorte prospettici che includevano 22 anni di follow – up con più di 96.000 persone: 61.578 donne in post-menopausa bianche dell’ Nurses’ Health Study e 35.349 uomini dai 50 anni in su dell’ Health Professionals Follow-up Study.

In ciascuno di questi studi, i partecipanti hanno compilato i questionari che richiedevano la compilazione della storia medica, stile di vita e fattori di rischio di malattia. Durante lo studio , i partecipanti hanno compilato i questionari di frequenza alimentare, compresa la frequenza e in quali quantità hanno consumato latte ( intero, parzialmente scremato e scremato) o formaggio durante la loro adolescenza.

La valutazione iniziale comprendeva anche informazioni riguardo la statura dei partecipanti. Dopo la valutazione iniziale , i partecipanti hanno aggiornato il loro stato ogni 2 anni. Gli aggiornamenti includevano informazioni su eventuali fratture dell’anca accadute.

Durante i 22 anni di follow – up , gli uomini hanno segnalato 490 fratture dell’anca, mentre le donne 1226. Le fratture negli uomini si sono verificati a un’età mediana di 78 anni, mentre nelle donne l’età media era di 73 anni.

“Dopo il controllo dei fattori di rischio noti e il consumo di latte corrente, ogni porzione in più di latticini al giorno durante l’adolescenza era associato ad un rischio più elevato del 9% di frattura dell’anca negli uomini” riportano i ricercatori . Tuttavia, notano, “l’associazione è stata attenuata quando l’altezza è stato aggiunta al modello”, passando dal 9 al 6% di rischio maggiore.
Al contrario, dicono i ricercatori, questa associazione non si è verificata nelle donne, ma in ogni caso il consumo di latte non ha affatto diminuito il rischio.

In un editoriale di accompagnamento, il Dr. Connie M. Weaver del Dipartimento di Scienze della Nutrizione della Purdue University (Indiana) ha osservato che lo studio attuale è in contrasto con gran parte di ciò che si conosce sulla dieta e la salute delle ossa. Infatti, diversi studi hanno suggerito che il consumo di latte durante l’infanzia e l’adolescenza riduce il rischio di frattura e che aumenta la resistenza ossea. Ma il Dr. Connie M. Weaver ha anche riferito di aver ricevuto un finanziamento dal Dairy Research Institute e da Nestlé, per cui la sua opinione è da prendere decisamente con le molle.

FONTE:

Feskanich D, Bischoff-Ferrari HA, Frazier L, Willett WE. Milk consumption during teenage years and risk of hip fractures in older adults. JAMA Pediatr. Published online November 18, 2013.
LINK: http://archpedi.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1769138#Discussion