Cina: maxi multa alla Glaxo Smith Kline per corruzione 

27/02/2015

Cina: maxi multa alla Glaxo Smith Kline per corruzione 

di Redazione InformaSalus.it

CATEGORIE:  Denuncia sanitaria

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Cina: maxi multa alla Glaxo Smith Kline per corruzione

In Cina l’azienda farmaceutica Glaxo Smith Kline (Gsk) è stata multata e costretta a pagare 380 milioni di euro per aver pagato tangenti per milioni di dollari a medici e funzionari pubblici cinesi per far usare i suoi prodotti. È quanto ha riferito l’agenzia di stampa Xinhua.

L’ex dirigente della Gsk Cina Mark Kelly e altri funzionari sono stati condannati a pene detentive da due a quattro anni. Reilly è stato condannato a tre anni di carcere.

Nel luglio del 2013 le autorità cinesi avevano annunciato di aver aperto un’inchiesta contro la Gsk, con l’accusa di aver messo in piedi un sistema corruttivo per un giro di milioni di dollari. La polizia aveva parlato di un volume di tangenti di quasi 500 milioni di dollari (380 milioni di euro) dal 2007 e aveva identificato 46 sospetti.

Queste “attività illegali” commesse in Cina sono “in contrasto con i valori e gli standard dei dipendenti della Glaxo Smith Kline”. È quanto ha scritto l’azienda farmaceutica in un comunicato in cui ha espresso le sue “sincere scuse” al governo cinese.

 

Gsk, scandalo
industria farmaceutica

Gsk, scandalo <br />industria farmaceutica

di Antonia Cimini



Pechino, 17 lug. – Tutto il settore dell’industria farmaceutica sarà passato al setaccio e i principi che lo regolano saranno rivisti, ha annunciato oggi la Food and Drug Amministration cinese all’indomani dello scandalo GlaxoSmithKline.

 

Il vice direttore dell’agenzia, Wu Zhen, ha scritto in un comunicato che bisogna “punire tutte le azioni che vanno contro la legge, denunciare le imprese illegali e ritirare dal mercato i prodotti difettosi”.  La campagna così indetta durerà sei mesi, e anche se non cita direttamente la multinazionale britannica le imprese straniere non saranno risparmiate. 

 

La stampa ufficiale cinese oggi ha preso di mira le aziende straniere e espresso sdegno contro le pratiche illegali e immorali che esse adottano nel paese. Il quotidiano Global Times scrive in un editoriale che “è risaputo che alcune compagnie a capitale straniero sono coinvolte in seri casi di corruzione in Cina”. Il Quotidiano del Popolo ha sottolineato come la Cina sarebbe più pura senza le multinazionali. “Colpire senza pietà la corruzione delle aziende multinazionali è importante per mantenere l’ordine del mercato e salvaguardare un ambiente giusto e competitivo”.

 

Il giornale in lingua inglese China Daily ha fatto eco dicendo che “è vergognoso che un’azienda multinazionale così famosa promuove le vendite in modo tanto sporco e subdolo”. E ha aggiunto che “le mele marce devono essere trattate come meritano”. Lo stesso giornale ha poi posto la questione dal punto di vista più popolare: “I soldi usati per oliare le vendite e le ricette mediche hanno prodotto un aumento del 20-30% del costo delle medicine a carico dei pazienti”. E’ questa infatti la ragione di maggior indignazione dell’opinione pubblica cinese all’indirizzo della multinazionale farmaceutica, ma anche per esteso al mondo delle compagnie straniere tutto.

 

Lo scandalo della GSK è esploso questa settimana dopo che le autorità cinesi hanno formulato accuse di corruzione contro i manager dell’azienda al termine di un’inchiesta su oltre 60 case farmaceutiche il mese scorso. La Commissione per lo sviluppo e le riforme ha passato al setaccio le maggiori compagnie del settore, comprese i gruppi stranieri Merck, Astellas e GSK, mentre sono rimaste fuori Novartis e Roche. 

 

Il colosso britannico è accusato di avere utilizzato una rete di più di 700 intermediari e agenzie turistiche per corrompere medici e avvocati in tutta la Cina, su un arco di tempo che parte dal 2007 per un totale di tre miliardi di yuan (quasi 300 milioni di euro). Sulla bilancia degli imputati ci sono quattro manager della compagnia, Liang Hong, il vice presidente, Zhang Guowei, capo delle risorse umane, Zhao Hingyan, il direttore legale, e Huang Hong, alla testa dello sviluppo della compagnia. Secondo le accuse essi si sarebbero serviti di un’agenzia turistica di Shanghai, la Linjiang International Travel Agency, per trasferire almeno 50 milioni di yuan (quasi 5 milioni di euro) ai recipienti delle mazzette. In questo modo, passando per un’organizzazione esterna, i dirigenti hanno potuto aggirare le regole aziendali che limitano l’elargizione di regali al valore massimo di 300 yuan (circa 300 euro). I conti dell’agenzia di viaggi, però, avrebbe insospettito le autorità contabili cinesi che avrebbero formulato le accuse a partire da qui.

 

GSK ha risposto con un comunicato in cui rende noto di aver intrapreso delle azioni immediate, a partire dalla revisione di tutte le voci di spesa collegate all’uso di agenzie di viaggi. “Abbiamo lo stesso desiderio delle autorità cinesi di sradicare il fenomeno della corruzione” si legge nel comunicato. Il mese scorso la multinazionale aveva detto di aver compiuto un’investigazione interna per verificare accuse di corruzione di medici cinesi da parte dei propri agenti. L’indagine aveva, però, concluso che non c’erano prove di cattiva condotta da parte dei dipendenti.

 

La reputazione della GSK già risente dello scandalo. I commenti degli utenti dei social medi cinesi gridano all’indecenza e allo scandalo, soprattutto perché sarebbero stati essi stessi costretti a pagare il prezzo delle mazzette, dati gli alti costi dei medicinali in Cina. La multinazionale britannica è in crescita in Cina, dove le vendite sono cresciute del 17% lo scorso anno. Ma il mercato cinese rappresenta ancora una parte minima del fatturato dell’azienda, appena il 3%, a specchio della difficoltà per le aziende straniere di guadagnare posizioni di riguardo in un mercato che Pechino considera strategico. Il valore delle vendite di medicinali ha superato i 40 miliardi di euro nel 2011 e c’è in programma di far crescere la spesa medica totale del paese a più di 600 miliardi di euro entro la fine della decade. Il mercato è lucrativo, ma il caso GSK potrebbe essere la spallata decisiva per liberarsi della concorrenza delle multinazionali del farmaco.   

 

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