Adiuvanti in ALLUMINIO e DISTURBI NEUROLOGICI

Adiuvanti in Alluminio e disordini neurologici

L’Alluminio è l’elemento neurotossico più abbondante sulla crosta terrestre e ampiamente biodisponibile per l’uomo [ATSDR, Agency for Toxic substances, Disease Registry, 2008]. E’ presente in molte fonti d’acqua potabile, come additivo alimentare, in molti cosmetici, e in molti prodotti farmaceutici, compresi i vaccini. A causa di questa ubiquità, è sempre possibile trovarlo nel nostro organismo, anche fin troppo [Gherardi et al., 2001 ; Walton, 2006 ; Couette et al., 2009 ; Passeri et al., 2011]. Nessuno di questi sarebbe necessariamente un problema se l’Alluminio fosse benigno nei sistemi biologici. Però, a dispetto di questa convinzione diffusa [Offit and Jew, 2003 ; Eldred et al., 2006], è ampiamente dimostrabile che non è così. Infatti, la ricerca scientifica mostra e dimostra chiaramente che l’Alluminio è tossico su più livelli:

Quindi, già da queste prime nozioni, pensate bene cosa significhi per un neonato di pochi mesi vedersi iniettare nel breve periodo, nel suo suo corpicino, un elevato carico di Alluminio con la somministrazione contemporanea di un vaccino esavalente, associato al vaccino antipneumococcico, secondo la scriteriata scheda vaccinale proposta attualmente.

Inoltre, l’Alluminio è:

La nozione che l’Alluminio è tossico non è certo nuova: il Dr. William Gies, in 7 anni di prove sperimentali nell’uomo e negli animali sugli effetti del consumo per via orale di Alluminio presente nei sali ad uso alimentare, nei lieviti in polvere, e nei conservanti alimentari, ebbe già da dire nel lontano 1911 [Gies, 1911]

Questi studi mi hanno convinto che utilizzare l’Alluminio o qualsiasi altro composto di Alluminio negli alimenti è una pratica pericolosa. E’ ben noto che l’Alluminio ione è molto tossico. E’ stato dimostrato che questo cibo carico di Alluminio rende solubili i composti di Alluminio al succo gastrico (e al contenuto dello stomaco). Non può più essere messo in dubbio che questo Alluminio solubile è in parte assorbito e portato a tutte le parti del corpo mediante il sangue. Mentre non è stato dimostrato che l’organismo può “tollerare” tale trattamento senza subire conseguenze dannose. Ritengo che i fatti riportati in questo documento daranno risalto alla mia convinzione che l’Alluminio dovrebbe essere escluso dal cibo.

Fin dal primo giorno i dati epidemiologici, clinici e sperimentali, raccolti da Gies hanno chiaramente identificato nel Sistema Nervoso Centrale l’obiettivo più sensibile degli effetti tossici dell’Alluminio, indipendentemente dalla modalità di esposizione [orale, iniettabile come adiuvante nei vaccini, etc.] [Bishop et al., 1997 ; Rogers and Simon, 1999 ; Rondeau et al., 2000ATSDR, 2008Shaw and Petrik, 2009 ; Walton, 2012 b].

La neurotossicità dell’Alluminio si manifesta tipicamente a carico delle capacità di apprendimento, della memoria, della concentrazione, e contribuisce a causare deficit del linguaggio, alterazioni del controllo psicomotorio, una maggiore attività di sequestro, e alterazioni comportamentali [per esempio, confusione, ansia, stereotipie, disturbi del sonno] [Tomljenovic, 2011]. Eppur, certi criminali, proseguono a chiamarlo Autismo.

Dopo più di 100 anni di ignoranza generale, rispetto alle profetiche preoccupazioni profetiche di Gies, ora è necessario rivalutare l’uso e l’assunzione di Alluminio. Questa necessità è evidenziata dalla fiorente prova che collega l’Alluminio allo spettro delle malattie neurologiche che affliggono il XXI secolo, tra cui il morbo di Alzheimer [Tomljenovic, 2011], la Sclerosi Laterale Amiotrofica e la demenza Parkinsoniana [Perl e Moalem, 2006], la sclerosi multipla [Authier et al., 2001 ; Exley et al., 2006], i Disturbi dello Spettro Autistico e neurologici nei bambini [Bishop et al., 1997 ; Tomljenovic and Shaw, 2011 ; Seneff et al., 2012 ; Melendez et al., 2013]. In considerazione di ciò, sorge spontanea una prima domanda.

Cosa rende il cervello particolarmente suscettibile alla tossicità dell’Alluminio?

In primo luogo, il cervello ha requisiti intrinsecamente elevati di glucosio e ossigeno con un’elevata superficie delle membrane biologiche [endotelio vascolare soprattutto], un alto contenuto di tubulina, un elevato contenuto di fosfolipidi, e una bassa concentrazione di antiossidanti, rispetto ad altri organi [Tomljenovic, 2011]. Per esempio, sebbene un cervello umano adulto pesa solo all’incirca 1.5 kg, esso consuma 20% di ossigeno corporeo totale e 120 g di glucosio giornaliero, rispetto ai 190 g di tutto il corpo [Joshi et al., 1994].

Dato che l’Alluminio è un noto disgregatore del metabolismo del glucosio, un pro-ossidante e un agente pro-infiammatorio, che disturba l’assemblaggio dei microtubuli, può danneggiare le funzioni cerebrali a più livelli [Tomljenovic, 2011]. Inoltre, anche relativamente a piccole quantità [ossia l’equivalente di ciò che viene iniettato tramite una vaccinazione] l’Alluminio può raggiungere il cervello [Redhead et al., 1992 ; Khan et al., 2013].

In sintesi, una letteratura ormai abbondante mostra che l’esposizione degli esseri umani e degli animali a varie fonti di Alluminio può avere conseguenze deleterie sul Sistema Nervoso Centrale in via di sviluppo e per gli adulti. Questi effetti possono dipendere in gran parte da vari fattori, quali la forma [o le forme] di Alluminio, la via di somministrazione, la concentrazione e la durata dell’esposizione. Inclusa in questa seconda categoria è la questione dell’Alluminio assunto con la dieta in confronto all’Alluminio che viene iniettato. Inoltre, l’impatto finale dell’Alluminio probabilmente dipenderà anche da una serie di variabili biologiche, tra cui l’età, il sesso, le potenzialità ed i fattori di suscettibilità in gran parte identificati negli studi tossicologici.

Alluminio come adiuvante nei vaccini: quanto è sicuro?

I sali di Alluminio [idrossido e fosfato] sono gli adiuvanti utilizzati più comunemente e sono da poco tempo gli unici adiuvanti a cui è stata concessa la licenza per l’uso negli Stati Uniti [Baylor et al., 2002 ; Eickhoff and Myers, 2002 ; Brewer, 2006]. In assenza di Alluminio, le componenti antigeniche della maggior parte dei vaccini [con l’eccezione di vaccini vivi attenuati] non riescono a generare una risposta immunitaria adeguata [Brewer, 2006 ; Israeli et al., 2009].

Mentre gli Stati Uniti la Food and Drug Administration [FDA] ha impostato il limite massimo di Alluminio nei vaccini a non più di 850 μg/dose [850 microgrammi dose] [Baylor et al., 2002], è importante sapere che questo limite è stato scelto empiricamente dai dati che dimostrano che tali quantità di Alluminio migliorano l’antigenicità del vaccino, piuttosto che dai dati di sicurezza esistenti o sulla base di considerazioni tossicologiche riferite all’essere umano ricevente. Pertanto, qualunque vaccino viene somministrato in soggetti sani tramite un compromesso empirico. Infatti, mentre è noto che il Dipartimento Salute e Servizi Umani della FDA [DHHS] richiede il rispetto dei limiti massimi di Alluminio nelle soluzioni da somministrare per via parenterale e richiede la presenza di etichette di avvertimento sui potenziali pericoli dell’Alluminio, ancora non pone limiti di sicurezza o avvertenze necessarie per l’Alluminio presente nei vaccini [US FDA DHHS, 2005].

La conseguenza di questo punto di vista si riflette meglio nel fatto che un gran numero di sperimentazioni vaccinali utilizzano un adiuvante di Alluminio contenente placebo, o un altro vaccino contenente Alluminio, comegruppo di controllo“, nonostante molte prove dimostrano che l’esposizione rilevante a vaccini contenenti Alluminio è tossica per l’uomo e per gli animali [Gherardi et al., 2001Couette et al., 2009 ; Li et al., 2009Shaw and Petrik, 2009Passeri et al., 2011 ; Shaw et al., 2013] e che, pertanto, il suo uso come placebo negli studi di sicurezza dei vaccini è scientificamente insostenibile [Exley, 2011].

La dimostrazione del fatto che il problema di sicurezza dell’Alluminio nei vaccini è stato effettivamente trascurato dagli enti regolatori [per più di 90 anni, dal momento che questi composti sono stati utilizzati] è ampiamente evidenziato dalla seguente dichiarazione del Comitato speciale sulla sicurezza dei vaccini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità [OMS, 2005]:

WHO_safety adjuvantsIl Comitato ha considerato la sicurezza degli adiuvanti utilizzati nei vaccini. Questo tema finora trascurato sta diventandosempre più importante nei progressi moderni riguardanti lo sviluppo e la produzione di vaccini.

Alluminio assunto con la dieta e Alluminio iniettato con il vaccino: qual’è la differenza?

Anche se l’Alluminio è chiaramente neurotossico, un’affermazione comune è che gli esseri umani assumono molto più Alluminio tramite la dieta anziché i vaccini, e che, di conseguenza, la forma adiuvante di Alluminio contenuta in quest’ultimi non rappresenta un rischio tossicologico.

Chiunque dotato di un minimo d’intelletto comprende molto bene che questa nozione contraddice i principi fondamentali della tossicologia. Per esempio, a chiunque dotato di un minimo d’intelletto, appare più che ovvio che la via di esposizione che evita le barriere protettive del tratto gastrointestinale, e/o della pelle e/o delle mucose, richiede una dose molto più bassa per produrre un risultato tossico in un corpo umano.

Nel caso di Alluminio assunto con la dieta, solo circa lo 0.25% viene assorbito nella circolazione sistemica [Yokel et al., 2008], ed è rapidamente filtrato dai reni in un soggetto sano con una sana funzionalità renale. Al contrario, l’idrossido di Alluminio [la forma più comune utilizzata come adiuvante nei vaccini] iniettato per via intramuscolare può essere assorbito con un’efficienza del 100% nel tempo [Yokel and McNamara, 2001] e segue un percorso completamente diverso nell’organismo, accumulandosi in altri organi [compresi la milza e il cervello] [Khan et al., 2013].

Ciò che è, inoltre, non ampiamente noto è che l’attuale consumo regolare nella dieta umana di Alluminio è ben lungi dall’essere innocuo [Joshi, 1990Rogers and Simon, 1999 ; Walton, 2012 b]. Anche se le stime medie di assunzione totale giornaliera variano tra 2 e 25 mg di Alluminio al giorno [14–175 mg/settimana], l’assunzione individuale nelle società urbane può facilmente superare i 100 mg/die [700 mg/settimana], a causa di un diffuso aumento del consumo di cibi pronti industriali, che sono in genere ad alto contenuto di additivi contenenti Alluminio[Tomljenovic, 2011]. In risposta ad una maggiore assunzione di Alluminio, nel 2006 la FAO e un Comitato di esperti dell’OMS ha modificato la dose settimanale provvisoria tollerabile [PTWI] di Alluminio da 7 mg/kg/peso corporeo [490 mg/settimana, per una persona adulta di 70 kg] a 1 mg/kg/peso corporeo [FAO/WHO, 2006]. Il Comitato FAO/OMS ha concluso che,

i composti di alluminio hanno il potenziale tossico per influenzare il sistema riproduttivo e lo sviluppo del sistema nervoso a dosi più basse di quelle utilizzate e stabilite dalla precedente dose settimanale provvisoria tollerabile [PTWI] e quindi [noi] abbiamo rivisto la dose settimanale provvisoria tollerabile [PTWI] di Alluminio.

Il messaggio da portare a casa è che una grande percentuale di persone sta inconsapevolmente consumando molto più Alluminio di quanto è considerato “sicuro” da parte degli esperti sanitari e dalle autorità alimentari mondiali.

È inoltre importante notare che, sebbene l’emivita dell’Alluminio assorbito per via enterale o parenterale dal corpo è breve [circa 24 ore], lo stesso non può essere considerato valido per gli adiuvanti in Alluminio contenuti nei vaccini, perché l’Alluminio è strettamente collegato all’antigene vaccinale. Anche se la tenuta del legame fra l’adiuvante in Alluminio e l’antigene è considerata una funzione desiderata, in quanto migliora l’immunogenicità dei vaccini, questa caratteristica costituisce un ulteriore problema tossicologico dell’Alluminioiniettato nel corpo, perché la dimensione della maggior parte dei complessi antigenici è maggiore del peso molecolare filtrabile e sostenibile da parte della rete dei glomeruli renali, ovvero quella fitta rete sferoidale di capillari arteriosi, deputata alla filtrazione del sangue [Tomljenovic and Shaw, 2011].

Esperimenti in conigli adulti dimostrano che, anche in una forma priva di antigene, l’idrossido di Alluminio, l’adiuvante più comunemente usato, è scarsamente escreto. L’importo cumulativo di idrossido di Alluminio escreto nelle urine di conigli adulti, a 28 giorni dall’iniezione intramuscolare, era meno del 6%, come dimostrato mediante tecnica di spettrometria di massa con acceleratore [Hem, 2002].

Inoltre, la ricerca attuale dimostra che, a parte gli antigeni, l’Alluminio può formare complessi con gli altri eccipienti presenti nel vaccino. Recentemente, Lee e collaboratori [2014 a] hanno esplorato i profili di fusione del residuo contaminante il DNA umano, HPV-L1, rilevato nel vaccino quadrivalente HPV Gardasil. Questo vaccino quadrivalente contiene proteine L1 del capside genotipo specifico di quattro ceppi di HPV [HPV-16, -18, -6, -11] sotto forma di particelle simili al virus [VLPs], come ingredienti attivi, in aggiunta all’adiuvante Alluminio. Poiché i frammenti di DNA virale, se presenti nel vaccino, possono legarsi all’adiuvante Alluminio in modo insolubile e causare effetti fisiopatologici dannosi, Lee e collaboratori hanno intrapreso esperimenti per sviluppare un test PCR al fine di rilevare il DNA del gene HPV-L1 nei prodotti finali del vaccino quadrivalente HPV Gardasil. I risultati hanno mostrato che tutti i campioni testati [un totale di 16 fiale di Gardasil provenienti da vari Paesi al mondo], contenevano residui sintetici del DNA del gene L1 HPV-11 e/o L1 HPV-18. Almeno 7 dei 16 campioni contenevano anche il DNA del gene L1 HPV-16, che è stato amplificato da una coppia di primers degenerati non modificati.

In particolare, il profilo di fusione specifico del DNA del gene L1 HPV-16 rilevato nelle fiale di Gardasil era simile a quello del DNA del gene L1 HPV-16 recentemente scoperto nel sangue e nella milza post mortem di una giovane donna deceduta improvvisamente dopo 6 mesi dalla vaccinazione con Gardasil [Lee, 2012 a ; Lee, 2013 b]. Nel loro complesso, questi risultati suggeriscono che i cambiamenti conformazionali topologici dei residui di DNA del gene L1 HPV legati all’adiuvante Alluminio possono essere genotipo correlati. Inoltre, la particolare conformazione del DNA del gene L1 HPV-16 può impedire la degradazione da endonucleasi e causare la persistenza del complesso di DNA Alluminio-HPV nei corpi dei soggetti vaccinati a lungo termine dopo l’iniezione [cioè fino a 6 mesi], aumentando così il rischio di risposte immunitarie avverse [Lee, 2012 a]. Quindi, un test di routine per la presenza di residuo di DNA virale e microbico associato a un adiuvante nei vaccini dovrebbe essere garantito negli studi di sicurezza sulla vaccinazione, secondo il protocollo PCR sviluppato da Lee e collaboratori.

Anche se la pagina web dell’OMS e i documenti forniti dai produttori di vaccini, per le agenzie di regolamentazione ai fini di concessione di licenze, affermano specificamente che Gardasil è un vaccino altamente purificato e che le particelle simili al virus [VLPs] non contengono acidi nucleici [Merck Research Laboratories, 2010 ; WHO, 2014], la scoperta di tali residui di DNA nelle fiale di Gardasil [Lee, 2012 b] mostra che gli attuali metodi di purificazione impiegati dai produttori di vaccini non sono efficienti come rivendicano. Né sono abbastanza sensibili, i loro attuali metodi di prova del prodotto finale, per rilevare eventuali residui contaminanti di DNA. In questo contesto, il protocollo descritto da Lee e collaboratori rappresenta il primo tentativo verso lo sviluppo di un test di garanzia della qualità per frammenti residui di DNA del gene L1 HPV nella frazione insolubile del vaccino Gardasil.

Infine, l’ultima ricerca mostra che quando sono iniettate perifericamente nanoparticelle di adiuvanti in Alluminio vengono inghiottite dai macrofagi e diffuse attivamente in tutto il corpo, oltrepassando la barriera emato-encefalica e il liquido cerebrospinale [Khan et al., 2013]. Una volta nel Sistema Nervoso Centrale, le nanoparticelle dell’adiuvante in Alluminio inducono risposte infiammatorie deleterie, causando una serie di effetti neuropatologici [Petrik et al., 2007 ; Shaw and Petrik, 2009]. Va fatto notare che proprio l’Alluminio può alterare le proprietà della barriera emato-encefalica [Banks and Kastin, 1989 ; Zheng, 2001 ; Yokel, 2006] rendendo il cervello più accessibile ai mediatori infiammatori e immunitari. L’Alluminioaumenta anche l’adesione endoteliale dei monociti attivati [Oesterling et al., 2008] che, nel caso di penetrazione di Alluminio nel Sistema Nervoso Centrale, può altresì facilitare l’ingresso di cellule immuno-competenti nel Sistema Nervoso Centrale e portare a gravi manifestazioni avverse.

In accordo con queste osservazioni, Zinka e collaboratori [2006], hanno segnalato sei casi di morte improvvisa del lattante che si sono verificati entro 48 ore dopo la vaccinazione con vaccino esavalente. L’analisi post-mortem dei sei bambini, di età compresa tra 4-17 mesi [cinque dei quali erano stati vaccinati con Hexavac e uno con Infanrix Hexa], ha rivelato risultati anormali di esami patologici, riguardanti in particolare il sistema nervoso. Le anomalie patologiche globali riguardavano una forte congestione cerebrale, difetti nella barriera emato-encefalica, infiltrazione da macrofagi e linfociti della leptomeningi, infiltrazione linfocitaria perivascolare, infiltrazione diffusa del ponte, del mesencefalo, e della corteccia cerebrale da parte dei linfociti T, microglia nell’ippocampo e ponte, e, in un caso, necrosi nel cervelletto

La persistenza a lungo termine degli adiuvanti in Alluminio nel corpo

L’iperattivazione prolungata del sistema immunitario e l’infiammazione cronica innescata dalla ripetuta esposizione, e dall’inaspettata lunga persistenza degli adiuvanti in Alluminio nel corpo umano [fino a 11 anni dopo la vaccinazione: Gherardi et al., 2001 ; Ryan et al., 2006 ; Shivane et al., 2012], sono i principali fattori alla base della tossicità di questi composti. Una delle ragioni di questa lunga conservazione degli adiuvanti in Alluminio nei distretti corporei, tra cui la circolazione sistemica, è la sua stretta associazione con l’antigene vaccinale o altri eccipienti vaccinali [cioè DNA contaminante], come già spiegato. Anche l’Alluminio contenuto nella dieta ha dimostrato di accumularsi nel Sistema Nervoso Centrale nel tempo, producendo esiti simili all’Alzheimer negli animali da laboratorio alimentati con quantità equivalenti di Alluminio che gli esseri umani consumano attraverso una tipica dieta occidentale [Walton, 2007 ; Walton and Wang, 2009].

La lunga ritenzione corporea degli adiuvanti in Alluminio è stata identificata, e da allora è stata ampiamente studiata, nei pazienti con miofascite macrofagica [MMF]. La miofascite macrofagicaè una condizione caratterizzata da specifiche alterazioni patologiche visibili tramite biopsia muscolare, riconosciuta per la prima volta nel 1998, e successivamente dimostrata essere il risultato di una persistenza a lungo termine di nanoparticelle di idrossido di Alluminio vaccino-derivate all’interno dei macrofagi e al sito di iniezioni vaccinali precedenti [Gherardi et al., 1998 ; Gherardi et al., 2001Couette et al., 2009 ; Passeri et al., 2011]. I pazienti con diagnosi di MMF tendono ad essere di sesso femminile [70%], di mezza età al momento della biopsia [mediamente 45 anni], che hanno ricevuto da 1 a 17 somministrazioni intramuscolari di vaccini contenenti adiuvanti in Alluminio [media 5.3] nei 10 anni precedenti la diagnosi di MMF [Gherardi e Authier, 2012].

L’elemento centrale istopatologico nella MMF è una lesione granulomatosa comprendente macrofagi ricchi di Alluminio nel sito di una precedente vaccinazione intramuscolare. In particolare, le lesioni da MMF sono state sperimentalmente riprodotte da somministrazioni intramuscolari di vaccini in ratti e scimmie [Verdier et al., 2005 ; Authier et al., 2006].

Le manifestazioni cliniche nei pazienti con MMF includono mialgia diffusa, artralgia, stanchezza cronica, debolezza muscolare, e disfunzione cognitiva. In particolare, fino al 93% dei pazienti soffre di stanchezza cronica [per oltre 6 mesi: Authier et al., 2003] e fino al 89% dei pazienti soffre di mialgie diffuse croniche [per oltre 6 mesi] con o senza artralgie [Gherardi e Authier, 2012]. La fatica è invalidante in 87% dei casi e colpisce il funzionamento fisico e mentale nel 53% [Authier et al., 2003]. Evidenti alterazioni cognitive che influenzano la memoria e l’attenzione si manifestano nel 51% dei casi [Gherardi e Authier, 2012]. Oltre alla sindrome da stanchezza cronica, il 15-20% dei pazienti con MMF contemporaneamente sviluppa una malattia autoimmune, la più frequente con molteplici disturbi demielinizzanti simil sclerosi, tiroidite di Hashimoto, e malattie neuromuscolari autoimmuni, come la dermatomiosite, miopatia necrotizzante autoimmune, miastenia gravis, e miosite da corpi inclusi [Gherardi e Authier, 2012]. Anche in assenza di malattia autoimmune conclamata, bassi titoli di vari autoanticorpi, un aumento dei biomarker d’infiammazione, e lo stato del ferro anomalo sono comunemente rilevati [Gherardi e Authier, 2003].

Il significato patologico della lesione da MMF è stato a lungo incompreso, a causa della mancanza di un legame evidente tra la persistenza di agglomerati di Alluminio nei macrofagi nei siti di precedenti vaccinazioni e l’insorgenza ritardata di manifestazioni sistemiche e neurologiche. Tuttavia, i recenti esperimenti in modelli animali hanno rivelato che una percentuale di nanoparticelle di adiuvante in Alluminio iniettate non restano localizzate solamente in un sito di iniezione. In particolare, a seguito di iniezione, cellule presentanti l’antigene [APCs] sequestrano avidamente tutte le particelle [Morefield et al., 2005], e così diventano cellule a lunga vita [Hamilton et al., 2000], impedendo la solubilizzazione dell’Alluminio nel fluido interstiziale [Gherardi et al., 2001 ]. Così, una parte di nanoparticelle di Alluminio sfuggono al muscolo iniettato [principalmente all’interno delle cellule del sistema immunitario], migrando ai linfonodi regionali, ed escono dal sistema linfatico per raggiungere il flusso sanguigno, accedendo infine agli organi periferici, tra cui la milza e il cervello, dove i depositi di Alluminio possono ancora essere rilevati 1 anno dopo l’iniezione. Inoltre, il meccanismo da cavallo di Troia con cui i macrofagi ricchi di Allluminio entrano nel cervello provoca il suo lento accumulo per mancanza di circolazione, ed è probabilmente responsabile della miriade di deficit cognitivi associati alla somministrazione di vaccini contenenti adiuvanti in Alluminio osservati nei pazienti con MMF [Passeri et al., 2011].

Un altro punto che richiede attenzione è che il bioaccumulo di Alluminio nel cervello sembra verificarsi ad un tasso molto basso in condizioni normali, quindi, potenzialmente, spiegando presumibilmente la buona tolleranza generale di questo adiuvante nonostante il suo forte potenziale neurotossico. Tuttavia, secondo Khan e collaboratori [2013], le continue dosi crescenti del scarsamente biodegradabile adiuvante in Alluminio possono diventare “insidiosamente pericolose“, soprattutto nei casi di vaccinazioni ravvicinate e ripetute [altrimenti note come “vaccino rechallenge“] e in quelli con una barriera emato-encefalica immaturo/alterata, come ad esempio i più giovani o coloro che hanno sofferto in passato di traumi alla testa. In questo contesto, l’ultima ricerca prodotta da Lujan e collaboratori [2013], che ha descritto una grave sindrome neurodegenerativa nelle pecore commerciali, legata alla inoculazione ripetuta di vaccini contenenti Alluminio, è degna di nota. In particolare, “la sindrome ASIA nelle pecore” imita in molti aspetti la sindrome di malattie neurologiche umane correlate all’uso di adiuvanti vaccinali in Alluminio[Lujan et al., 2013]. La fase avversa cronica di questa sindrome colpisce il 50-70% dei gruppi e fino al 100% degli animali in un gregge. Essa è caratterizzata da gravi esiti neurocomportamentali, che sono tutti in linea con la tossicità da Alluminio [irrequietezza, morsi compulsivi, debolezza generalizzata, tremori muscolari, perdita di risposta agli stimoli, atassia, tetraplegia, stupore, coma e morte], lesioni infiammatorie al cervello, e la presenza di Alluminio nei tessuti del Sistema Nervoso Centrale [Lujan et al., 2013]. Il principale cambiamento istopatologico nella fase cronica di sindrome ASIA nelle pecore si trova nel midollo spinale e consiste in una necrosi neuronale multifocale e perdita di neuroni della sostanza grigia sia dorsale che nella colonna ventrale.

Queste evidenze di Lujan e collaboratori [2013] sono coerenti con quelle trovate nei lavori di Shaw e Petrick [2009] e Khan e collaboratori [2013], che hanno tutti dimostrato la capacità degli adiuvanti di Alluminio nel penetrare la barriera emato-encefalica e la barriera del liquido cerebrospinale. Più significativamente, la ricerca citata mostra anche che la presenza conseguente di Alluminio nel cervello può provocare gravi danni neurologici, con conseguenze devastanti. Complessivamente, questi risultati spiegano in parte anche il motivo per cui la maggior parte delle reazioni avverse segnalate a seguito di vaccinazioni con vaccini adiuvati in Alluminio sono di origine neurologica e neuropsichiatrica con una componente sottostante immuno-infiammatoria  o autoimmune [Konstantinou et al., 2001 ; Carvalho and Shoenfeld, 2008 ; Couette et al., 2009 ; Passeri et al., 2011 ; Zafrir et al., 2012].

Come esempio, Zafrir e collaboratori [2012] hanno recentemente riportato un’analisi di 93 pazienti che hanno sperimentato la comparsa di un nuovo fenomeno immuno-mediato a seguito della vaccinazione con epatite B [86% dei quali ha anche soddisfatto i criteri ASIA]. Di gran lunga le manifestazioni avverse più comunemente riportate sono state di tipo neurologico[70%], con il 25% dei pazienti di questa coorte in cui è stata diagnosticata una malattia neurologica specifica [sclerosi multipla, sindrome di Guillain-Barré, mielite trasversa, etc.].

In sintesi, è chiaro dalla ricerca citata in precedenza che la potenziale tossicità dell’Allluminio sarà influenzata dalla sua persistenza biologica e la sua distribuzione biologica [vale a dire se le nanoparticelle bioattive di adiuvante in Alluminio rimangono localizzate nel sito d’iniezione oppure si disperdono e si accumulano negli organi distanti e nei tessuti]. Tutte le evidenze cliniche e sperimentali raccolte finora identificato almeno tre principali rischi connessi con gli adiuvanti in Alluminio nei vaccini:

  1. possono persistere nel corpo [fino a 11 anni dopo la vaccinazione];
  2. possono innescare risposte immunologiche patologiche;
  3. possono farsi strada nel Sistema Nervoso Centrale, dove possono causare processi immuno-infiammatori ulteriormente deleteri, con conseguente infiammazione cerebrale e disfunzione neuronale a lungo termine.

Attivazione da parte dell’Alluminio dell’inflammasoma NLRP3 e il suo ruolo nelle malattie autoimmuni-infiammatorie

Gli adiuvanti in Alluminio esercitano il loro effetto immunostimolante attraverso molte azioni differenti, che incidono sia sul sistemo immunitario innato quanto sul sistema immunitario adattativo [Eisenbarth et al., 2008 ; Exley et al., 2010]. Tutto ciò include:

  1. attivazione della via inflammasoma NLRP3;
  2. la protezione degli antigeni, con conseguente rilascio prolungato;
  3. induzione di pronta fagocitosi delle particelle da parte delle cellule dendritiche e dei macrofagi, con sovraregolazione della loro funzione presentante l’antigene;
  4. traslocazione degli antigeni agli organi linfoidi, in cui l’attivazione primaria delle cellule [linfociti] T naive ha luogo;
  5. amplificazione della reazione infiammatoria nel sito di iniezione e dei suoi linfonodi drenanti, attraverso l’interazione con i recettori per il riconoscimento dei profili [Pattern Recognition Receptors – PRR] e rilascio di citochine infiammatorie;
  6. iperattivazione delle cellule B nella milza [Marrack et al., 2009 ; Exley et al., 2010].

Appare più che evidente come ci sia un giusto equilibrio tra l’efficacia degli adiuvanti in Alluminio e il loro potenziale
di tossicità [Batista-Duharte et al., 2011]. Questo perché gli stessi meccanismi che guidano l’effetto immuno-stimolante degli adiuvanti hanno la capacità di provocare una varietà di patologie autoimmuni e/o reazioni avverse infiammatorie, comprese quelle associate alla sindrome ASIA [Tomljenovic e Shaw, 2012 ; Shaw et al., 2013]. Un perfetto esempio di tutto questo è l’attivazione da parte dell’Alluminio dell’inflammasoma NLRP3 e dei suoi mediatori a valle caspase-1 e IL-18 [Li et al., 2007 ; Eisenbarth et al., 2008 ; Exley et al., 2010], che sono responsabili delle proprietà immunitarie stimolate dagli adiuvanti in Alluminio. Sfortunatamente, l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 [che è il principale percorso immunostimolante intrapreso da tutti gli adiuvanti] è anche criticamente coinvolta nello sviluppo di gravi malattie autoimmuni e infiammatorie, tra cui il diabete di tipo 2, malattie demielinizzanti del Sistema Nervoso Centrale, malattie infiammatorie intestinali, colite, e aterosclerosi [Bauer et al., 2010 ; Chakraborty et al., 2010 ; Jha et al., 2010 ; Rajamaki et al., 2010 ; Wen et al., 2011].

L’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 innesca il diabete di tipo 2 attraverso l’interferenza al segnale dell’insulina e la promozione di insulino-resistenza. In particolare, Wen e collaboratori [2011], hanno dimostrato che l’assenza di componenti dell’inflammasoma hanno portato ad un migliore mantenimento della omeostasi del glucosio e una maggiore sensibilità all’insulina.

L’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 e dei suoi componenti a valle, citochine proinfiammatorie IL-1β e IL-18, è anche fortemente coinvolta nella promozione di diversi disturbi del Sistema Nervoso Centrale, tra cui il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla [Chakraborty et al., 2010], ognuno dei quali sono stati precedentemente correlati all’esposizione all’Alluminio [Authier et al., 2001 ; Exley et al., 2006 ; Perl and Moalem, 2006 ; Tomljenovic, 2011 ; Walton, 2012 b].

Gli esperimenti in modelli animali transgenici mostrano che NLRP3 gioca un ruolo cruciale nella sclerosi multipla [una malattia demielinizzante autoimmune] esacerbando l’infiammazione del Sistema Nervoso Centrale, e che questo effetto è in parte mediato da caspasi-1 e IL-18 [Jha et al., 2010 ]. In particolare, animali privi del gene Nlrp3 [Nlrp3−/−] mostrano neuroinfiammazione ritardata, demielinizzazione ritardata, e perdita ritardata di oligodendrociti nelle encefalomieliti autoimmuni sperimentali [modello di sclerosi multipla]. Questi animali mostrano anche ridotta demielinizzazione. Questi risultati osservati anche per gli animali casp1−/−  e  IL-18−/− , mentre gli animali IL-1β−/− sono indistinguibili dai controlli di tipo selvaggio, indicando che si verifica la funzione Nlrp3-mediata attraverso caspasi-1 e IL-18. Ulteriori analisi hanno rivelato che animali Nlrp3 – / – non presentano rimielinizzazione ritardata. È interessante notare che animali IL-18 – / – mostrano migliorata rimielinizzazione, fornendo così un possibile meccanismo compensativo alla mancanza di un difetto di rimielinizzazione negli animali Nlrp3 – / – . Complessivamente, questi risultati suggeriscono che il ruolo di NLRP3 nella sclerosi multipla è mediata da caspasi-1 e IL-18 [Jha et al., 2010 ].

C’è ancora un altro meccanismo attraverso il quale l’Alluminio distrugge la guaina mielinica: ossidazione. Come mostrato da Verstraeten e collaboratori [1997], l’Alluminio [a causa della sua natura lipofila] si lega avidamente ai fosfolipidi di membrana e, inducendo variazioni nell’equilibrio dei fosfolipidi, promuove la perossidazione lipidica. Di conseguenza, la mielina [grazie al suo elevato rapporto lipidi-proteine, 70:30, e al relativamente basso contenuto di ubiquinolo rispetto alle membrane sinaptiche, 30:70] è il bersaglio preferito del danno ossidativo mediato dall’Alluminio sia in vitro che in vivo.

In considerazione delle numerose segnalazioni di patologie demielinizzanti autoimmuni dopo la somministrazione di vaccini adiuvati con Alluminio, sarebbe ora di ridurre il numero di vaccini contenenti Alluminio che vengono somministtrati a un individuo durante la sua vita. Infatti, le conseguenze di esposizione continua a questo agente neurotossico non possono più essere considerate benigne, soprattutto alla luce della ricca letteratura scientifica corrente.

malattie autoimmuni associate a vaccini adiuvati in alluminio

Accumulo corporeo e rischi per la salute associati all’esposizione agli adiuvanti di Alluminio per tutta la vita

Come discusso in precedenza, gli adiuvanti in Alluminio agiscono come veicoli per la presentazione degli antigeni in modi insalubri perché sono in grado di stimolare risposte immunitarie e infiammatorie patologiche anche in assenza di un preciso antigene. Infatti, essi stessi hanno anche dimostrato di agire come antigeni [Levy et al., 1998]. Così, l’Alluminio è sia adiuvante che antigene, e, come osservato da Exley e collaboratori [2009], questa duplice attività deve sollevare domande su come il corpo umano reagisce ad eventuali future esposizioni verso l’Alluminio. Ad esempio, vi è evidenza che gli adiuvanti in Alluminio agiscono anche come un antigene, com’è altrettanto significativa la proporzione di soggetti vaccinati che conservano un ricordo della loro esposizione agli adiuvanti in Alluminio, in quanto mostrano ipersensibilità ritardata alle successive esposizioni verso gli adiuvanti in Alluminio [Bergfors et al., 2003 ; Hindsèn, 2005]. Così, le vaccinazioni, allo stesso modo di terapie con allergeni che incorporano adiuvanti Alluminio derivati, possono sensibilizzare i destinatari a esiti avversi a seguito di esposizioni future di Alluminio. Manifestazioni di tale maggiore sensibilità all’Alluminio sono probabilmente diverse come la miriade di modi in cui gli esseri umani sono esposti a fonti d’Alluminio nella vita quotidiana [Exley, 2004 b ; Lerner, 2007 ; Mannello et al., 2011 ; Shaw e Tomljenovic, 2013 ; Walton, 2012 b]. Ad esempio, può manifestarsi come una reazione cutanea a seguito di esposizione antitraspirante o come asma allergica innescata dall’Alluminio presente nel fumo di tabacco. La risposta ad una sfida Alluminio sistemica [ovvero dopo l’iniezione di vaccinazioni adiuvate con Alluminio] potrebbe essere più grave, e potrebbe potenzialmente spiegare lo spettro di sintomi associati con tali condizioni nella miofascite macrofagica [Gherardi e Authier, 2012] e sindrome da fatica cronica [Couette et al., 2009 ; Exley et al., 2009].

Exley e collaboratori [2009] notano inoltre che la sensibilizzazione all’Alluminio può essere semplicemente una manifestazione della risposta fisiologica e biologicamente disponibile. La disponibilità biologica di Alluminio, definita dalla sua propensione a indurre una risposta biochimica in un sistema interessato, è nota dipendere dalla creazione nel tempo di una concentrazione soglia o onere di Alluminio [Exley and Birchall, 1992]. Il sistema [vale a dire cellula o tessuto] affronta il peso crescente di Alluminio finché raggiunge la concentrazione di soglia, e a quel punto vi è una cascata di effetti biochimici. La memoria immunologica alle primi esposizioni di Alluminio può variare ampiamente nei riceventi, in modo tale che ci possono essere molte risposte biochimiche diverse alle successive esposizioni verso l’Alluminio. Nel caso di future vaccinazioni adiuvate con Alluminio la soglia può essere raggiunta istantaneamente in individui che hanno mantenuto una memoria immunologica della loro precedente esposizione all’Alluminio, e potrebbe avviare una severa risposta immunitaria con ampie implicazioni per la salute.

La più ampia cascata di effetti potrebbe comportare l’assunzione di antigeni in Alluminio in altre parti del corpo o potrebbe essere mediata attraverso altri antigeni che sono stati sensibilizzati dalla precedente somministrazione di adiuvanti in Alluminio. Un esempio di questo è la sensibilizzazione agli allergeni alimentari in seguito alla somministrazione di sali d’Alluminio. In particolare, le proprietà immunostimolanti dell’Alluminio sono state regolarmente sfruttate per l’induzione alla sensibilizzazione allergica dei mastociti da proteine alimentari, che alla fine si traduce in infiammazione intestinale e diarrea [Brandt et al., 2003 ; Berin and Mayer, 2009]. I mastociti sono cellule particolarmente abbondanti a livello delle superfici di contatto tra l’organismo e l’ambiente esterno. Sono presenti in tutti i tessuti connettivi e sono prevalentemente localizzati nel tratto gastrointestinale, nella cute, nelle mucose dell’apparato respiratorio ed in prossimità dei vasi sanguigni e linfatici e delle fibre nervose. Queste cellule agiscono come sentinelle e sono probabilmente le prime, insieme ai macrofagi, ad intervenire nelle risposte infiammatorie e nelle risposte della immunità innata contro agenti di tipo virale e batterico. Pertanto, i mastociti giocano un ruolo chiave in una vasta gamma di patologie gastrointestinali infiammatorie, in cui si compromettono l’immunità mucosale e aumenta la permeabilità intestinale [Brandt et al., 2003 ; Berin and Mayer, 2009 ; Theoharides et al., 2009]. Particolarmente rilevante nel contesto di questa revisione è il fatto che le disfunzioni gastrointestinali e le allergie alimentari sembrano essere le comorbidità non-neurologica più comune sia nella sindrome ASIA che nei Disturbi dello Spettro Autistico [Theoharides et al., 2009 ; Zafrir et al., 2012]. Queste osservazioni forniscono prove più che convincenti a sostegnodel ruolo di sovraesposizone degli adiuvanti in Alluminio in entrambe queste sindromi [Meroni 2010 ; Shoenfeld and Agmon-Levin, 2011 ; Tomljenovic and Shaw, 2011 ; Seneff et al., 2012 ; Melendez et al., 2013 ; Shaw et al., 2013].

In sintesi, la suscettibilità di un individuo ad una reazione avversa da Alluminio può dipendere dalla combinazione di una precedente sensibilizzazione all’Alluminio [ad esempio tramite i richiami vaccinali della prima infanzia] ed un continuo sovraccarico d’Alluminio da altre fonti ambientali [Exley et al., 2009]. Mentre il corpo può far fronte robusto a un’esposizione lieve ma persistente di Alluminio ambientale, il meccanismo di coping sarà improvvisamente e drammaticamente travolto da una nuova esposizione agli adiuvanti in Alluminio iniettati tramite la vaccinazione. Quest’ultimi non solo aumentano l’antigenicità per sé, ma alzano il livello della risposta immunitaria in tutti i distretti corporei dove arriveranno significative dosi d’Alluminio. In queste condizioni, l’esposizione quotidiana di un individuo all’Alluminio continuerà ad alimentare la risposta immunitaria, e aumenteranno molti sintomi associati all’autoimmunità, portando a reazioni avverse ad esposizioni di Alluminio che in precedenza non sarebbero state sufficienti per provocare una risposta biologica [Exley et al., 2009].

Quando si considera che ben l’1% dei riceventi di vaccini contenenti adiuvanti in Alluminio potrebbe essere sensibilizzato alle esposizioni future di Alluminio [Bergfors et al., 2003], una certa cautela dovrebbe essere sollevata nei confronti delle future vaccinazioni di massa che includono questo tipo adiuvante.

Conclusioni

I sali d’Alluminio sono gli adiuvanti più utilizzati oggi, e lo sono dal 1920 [Glenny et al., 1926]. Il fatto che possono innescare reazioni immunologiche patologiche e una cascata degli effetti sulla salute indesiderati è stato relativamente sottovalutato fino ad oggi. I rischi associati con i vaccini adiuvati con Alluminio sono tre:

  1. esso può persistere nel corpo,
  2. esso può innescare risposte immunologiche patologiche,
  3. esso può farsi strada nel Sistema Nervoso Centrale, dove può causare immunoinfiammazione deleteria e processi eccitotossici.

Poiché i neonati e i bambini possono essere esposti a un rischio più elevato di complicanze in seguito alla vaccinazione, è urgente una valutazione più rigorosa dei potenziali rischi correlate ai vaccini con adiuvanti in Alluminio e degli impatti negativi per la salute nella popolazione pediatrica.

Il riconoscimento della sindrome ASIA come patologia causata dall’adiuvante vaccinale in Alluminio dovrebbe allertare e incoraggiare medici e pazienti a segnalare le reazioni avverse ai vaccini, al fine di consentire un migliore monitoraggio e stima della prevalenza reale delle reazioni avverse.

È ormai ampiamente chiaro che il ruolo degli adiuvanti in Alluminio nella patogenesi delle malattie immunomediate non può più essere ignorato, soprattutto in considerazione del fatto che molte condizioni mediche non specifiche rientrano nello spettro della sindrome ASIA [fatica cronica, mialgie e disturbi cognitivi] e nei Disturbi dello Spettro Autistico [disturbi cognitivi, irriquietezza, disturbi del linguaggio, stereotipie] e rappresentano condizioni spesso talmente invalidanti da causare un impatto negativo sulle attività di vita quotidiane private e professionali di ogni singolo individuo.

Il riconoscimento di queste categorie di manifestazioni avverse è di particolare importanza perché in passato sono state spesso ignorate o trascurate, se non addirittura definite come irrilevanti e non correlate alle vaccinazioni, non solo da parte di medici e pazienti, ma anche dai ricercatori coinvolti nella progettazione dei vaccini. Inoltre, la delimitazione di queste sindromi sottolinea il fatto che l’uso di placebo non può più essere giustificato negli studi clinici di sicurezza dei vaccini adiuvati con Alluminio.

Tutto ciò che è stato descritto in questa pagina dimostra in modo inoppugnabile che il Disturbo dello Spettro Autistico rappresenta di fatto una patologia neurologica su base immuno-allergo-tossica [anziché psichiatrica come vogliono farvi credere] indotta dalle vaccinazioni.