Tumori e zuccheri – Le cellule tumorali si nutrono di zucchero? – a cura di Stefano Torcellan

Medicina Amica

Conduttrice, giornalista Antonella Baronio Pizzamiglio

Mangiare per sconfiggere il male – 31.10.2027

Latticini di vacca, fattori di crescita e tumori

Dr.ssa MARIA ROSA DI FAZIO, primario di oncologia a San Marino. Responsabile Oncologia del Centro medico internazionale SH Health Service di San Marino, dove applica e porta avanti il metodo chemioterapico “soft” del professor Philippe Lagarde, luminare francese di fama mondiale.

https://www.youtube.com/watch?v=JequdaDO2e8

1:06:22

Antonella Baronio Pizzamiglio:

Perché forse lo zucchero è uno dei nemici principali?

La Dr.ssa Maria Rosa di Fazio oncologa: Quando io voglio spiegare bene ad un paziente oncologico per quale motivo io tiro via lo zucchero, è perché lo zucchero è il cibo preferito delle cellule tumorali. Le cellule tumorali ne mangiano 20 volte di più rispetto alle cellule normali, quindi non può far parte della nostra alimentazione. La Differenza tra TAC e PET che sono due esami strumentali che danno delle immagini, e nella nella TAC viene iniettato un MEZZO di CONTRASTO IODATO, mentre nella PET è uno ZUCCHERO RADIOMARCATO (FDG – Fluorodesossiglucosio)

La TAC parla di NODULI, di immagini, di aree, con un determinato cm, diametro…ma non può dirci se c’è una metastasi.

La PET, invece, dove iniettano uno zucchero radiomarcato, tanto è vero che prima di fare questo esame ti misurano la GLICEMIA, perché se hai la GLICEMIA ALTA, NON ti POSSONO INIETTARE uno ZUCCHERO in VENA. Quando iniettano lo zucchero, lo zucchero si distribuisce su tutto l’intero organismo e quando ti consegnano il reperto, tu vedrai un’immagine a colori del tuo organismo in cui ci saranno delle STELLE ACCESE all’interno di questo corpo e quelle STELLE è dove ci sono le CELLULE TUMORALI. E perché vanno a fissare in quei punti? Perché in quel momento preciso in cui arriva lo ZUCCHERO, le CELLULE TUMORALI lo MANGERANNO. Quindi quando io spiego questo, dico “signora lei vuole dare da mangiare al suo tumore? E lei mi guarda con due occhi così, sgranati, perché nessuno le ha mai fatto capire questa cosa. Lo zucchero è il cibo delle cellule tumorali, quindi più zucchero mangia e più lei rifornisce carburante alle cellule tumorali. Infatti il referto della PET non sarà più il nodulo di 1 cm sul polmone…Signora lei ha una metastasi di 1 cm sul polmone. La PET è sicura che quella è una metastasi, è tumore, ci sono delle cellule tumorali, ecco la differenza. E quindi io concludo attenti a dove si nasconde in eccesso anche nella innocentissima FRUTTA. Perché la FRUTTA è ZUCCHERO, è FRUTTOSIO, che viene scisso in GLUCOSIO. Quindi lo zucchero è un VELENO, è ACIDIFICANTE oltre tutto, perché lo zucchero acidifica e quindi il tessuto connettivo acidificato crea una condizione che dobbiamo assolutamente evitare.E’ quel famoso Law Grade Inflammation di cui parlo, l’acidificazione dei tessuti, che quando ha un valore al di sotto di 6, quindi 5, 5,5, e come possiamo saperlo, misurando banalmente il pH delle URINE con le CARTINE TORNASOLE che vendono in farmacia o che si possono prendere anche su internet...e quando questo grado è così basso, noi armiamo il terreno perché si possano scatenare le peggiori malattie. Perché come ho scritto nel primo libro e ribadisco ancora oggi, il TUMORE non è una malattia d’organo, è una MALATTIA SISTEMICA.

La dottoressa Maria Rosa Di Fazio, oncologa, presenta le CELLULE TUMORALI come degli elementi indipendenti dal resto del corpo, come dei VAMPIRI che succhiano ZUCCHERO e che aumentano di volume e numero autonomamente.

Il Dr. H. M. Shelton dice che il TUMORE è una BARRIERA DIFENSIVA costruita dal corpo per difendere un punto o un organo del corpo dagli IRRITANTI e indica come irritanti soprattutto le PROTEINE ANIMALI e fa l’esempio dei CARNIVORI in natura e in cattività che si ammalano spesso di CANCRO, esempio importantissimo che fa capire che le proteine animali fanno male anche a loro.

Shelton ha scritto:

I mangiatori di CARNE dovrebbero rendersi conto che la frequenza del CANCRO negli ANIMALI CARNIVORI (anche allo stato selvatico) e la sua relativa assenza in quelli ERBIVORI e FRUGIVORI (anche in cattività) costituiscono una prova decisiva  che le proteine di origine animale non sono appropriate all’alimentazione umana.

Questo è stato dimostrato da uno studio condotto da ORSOLYA VINCZE del Centro per la ricerca ecologica in Ungheria, i cui risultati hanno mostrato come i MAMMIFERI CARNIVORI abbiano più probabilità di MORIRE di CANCRO rispetto ai MAMMIFERI ERBIVORI. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature, sono frutto di un’approfondita analisi che ha coinvolto decine di migliaia di animali provenienti dagli zoo di tutto il mondo. In particolare, i ricercatori hanno analizzato i DATI POST-MORTEM di110.148 ANIMALI di 191 SPECIE di MAMMIFERI MORTI  negli ZOO. Hanno così scoperto che i MAMMIFERI CARNIVORI  avevano molte più probabilità  di MORIRE di CANCRO  rispetto ai mammiferi che mangiano raramente o mai la carne.

Shelton ha scritto.

 ≪Se torniamo agli animali poco soggetti al cancro, constatiamo che, di tutti quelli esaminati, IL MENO SOGGETTO al CANCRO sembra essere la SCIMMIA. Difatti, i tumori sono estremamente rari tra questi animali. Le scimmie si nutrono preferibilmente di NOCI ( per quanto riguarda i cibi proteici ) e la loro quasi totale immunità dal cancro costituisce un fatto di notevole importanza

Maria Rosa di Fazio consiglia poca CARNE e PESCE a volontà.

 

Shelton ha scritto.

un nutrimento RICCO di PROTIDI affretta la diffusione del CANCRO negli ANIMALI sottoposti ad esperimento. Alcune sostanze protidiche del TUORLO D’ UOVO favoriscono rapidamente l’ evoluzione e la crescita dei CANCRI MAMMELLARI nei RATTI. Se, mediante statistiche, potessimo trovare una correlazione tra il CANCRO al SENO nella DONNA e l’abitudine di mangiare UOVA, la tesi di REINHEIMER sarebbe confermata.

 

Il Dr. MAX GERSON era solito aggiungere alla dieta dei pazienti non oncologici del TUORLO d’UOVO CRUDO e un po’ di BURRO NON SALATO. Tuttavia, non appena le formazioni tumorali dei malati oncologici scomparivano, cercava di integrare il loro regime alimentare con un po’ di OLIO, TUORLO D’UOVO o BURRO scoprendo però che i TUMORI tendevano a RIFORMARSI.

Maria Rosa di Fazio consiglia le UOVA.

A p. 417 nel suo libro “La raffinata arte del cibo e della nutrizione” il Dr. H. M. Shelton scrive:

Gli acidi grassi liberi, sprigionati dalla scomposizione del grasso nell’intestino, non possono essere assorbiti, per quanto se ne sappia.Tale neutralizzazione deve avvenire nell’intestino stesso, a spese degli alcali della bile e del cibo stesso.

Gli acidi grassi non assorbiti vengono eliminati nelle feci sotto forma di SAPONE di SODIO, sapone di CALCIO, e sapone di POTASSIO, e tale formazione sottrae al corpo le basi.

Tutti gli acidi organici prodotti nel corpo e tutti gli acidi minerali

esauriscono le riserve alcaline del corpo.

Se c’ è una mancanza di basi, il corpo deve trattenersi dal neutralizzare alcuni degli acidi minerali e organici velenosi, i quali, accumulandosi gradualmente, danno luogo a TOSSIEMIA ACIDA.”

Nel suo libro “Il sistema di guarigione della dieta senza muco”Arnold Ehret scrive:

-A pag. 99 : “I GRASSI di ogni genere, compreso il burro ordinario, sono innaturali e quindi non dovrebbero essere consumati.

A p. 140 : Tutti i GRASSI producono ACIDO, persino quelli d’origine vegetale, e non sono usati dal corpo”.

A pag. 67 nel libro “La TARAPIA GERSON l’incredibile programma nutrizionale contro i tumori”, il dottor Max Gerson scrive che nella sua dieta… “l’apporto di GRASSO è limitato in modo da ridurre l’assunzione di sostanze che possono scatenare fenomeni di varia natura.”

Il Dr. Max GERSON proibisce i SEMI OLEOSI e l’AVOCADO.

A pag. 419 nel libro LA TERAPIA GERSON”, e anche nel libro “A Cancer Therapy” di GERSON, l’AVOCADO è la SECONDA VOCE nell’elenco dei “CIBI PROIBITI”. E anche le NOCI sono in questo elenco. L’UNICO GRASSO AMMESSO nella dieta del Dr. Max Gerson, è l’OLIO di SEMI di LINO spremuto a freddo, “l’unico che giova ai malati oncologici senza causare alcun tipo d’inconveniente.”

Per quanto riguarda la diatriba tra frutta vs verdure/ortaggi…..

T. C. Fry scrive:

Gli esseri umani sono per natura fruttariani. …………Non abbiamo bisogno di ortaggi.

Tutti i FRUTTI contengono degli ACIDI GRASSI e in quantità sufficiente, in una forma facile da assorbire ed utilizzare, ivi compreso gli ACIDI GRASSI ESSENZIALI, come gli acidi arachidonico, linoleico (omega 6), e alfa linolenico (omega 3).

Al contrario i GRASSI degli ORTAGGI, dei SEMI e delle NOCI sono DIFFICILI da DIGERIRE e da UTILIZZARE, ed a causa della grande quantità contenuta impongono all’organismo un PESANTE FARDELLO.

I FRUTTI soddisfano i nostri bisogni in modo ideale, mentre le VERDURE lo fanno in modo più scarso.

Sostenere che gli ORTAGGI siano poveri è provato dal fatto che NON VI E’ IN NOI presenza di ENZIMI atti a trattare i loro componenti.”

Credo che T. C. Fry, per ORTAGGI, intenda VERDURE, e non frutto-ortaggi, infatti scrive:

I FRUTTI soddisfano i nostri bisogni in modo ideale, mentre le VERDURE lo fanno in modo più scarso.

Maria Rosa di Fazio non accenna minimamente a queste conoscenze umane né accenna nulla sugli studi sui grassi e proteine e sugli esempi dei carnivori che si ammalano spesso di cancro, una chiara indicazione che ci fa capire che sono le proteine animali e i grassi che causano di tumori.

Max Gerson, infatti proibisce anche AVOCADO e NOCI ai pazienti oncologici perché ritiene che i grassi possono favorire lo sviluppo di nuovi tumori.

IL PROTOCOLLO GERSON prevede 3 LITRI e 250 ML di SUCCHI di FRUTTA e VERDURE, dei quali 1,8333 LITRI di SUCCO di FRUTTA (ARANCIA), più frutta intera e verdure intere.

UNA VOLTA alla SETTIMANA:

Pane integrale di segale, avena, riso

Popcorn biologici (senza sale e senza grassi)

Riso integrale o selvatico

Igname e patate dolci

2 cucchiaini al giorno fra tutti i tipi di dolcificanti concessi (sciroppo di acero, miele, zucchero scuro non raffinato, melassa senza zolfo).

L’oncologa Maria Rosa di Fazio dice che bisogna mangiare al massimo UN FRUTTO AL GIORNO e NON TUTTI i GIORNI. Ma consiglia CEREALI(senza glutine) e LEGUMI che hanno un contenuto di CARBOIDRATI, che si trasformano in ZUCCHERI, ben superiore a quello che si trova in un frutto……

A chi vogliamo credere?

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Tratto da

Tumori e cancri

Qual è la causa del cancro?

Dr. H. M. Shelton

Venticinque anni or sono, circa, il Dr. JOHN ROUND, Dottore in Scienze, scriveva quanto segue in un articolo su ≪La Carne e il Cancro≫: ≪Secondo RAYER, il cancro si riscontra normalmente negli uccelli predatori e solo raramente in quelli non carnivori. Le AQUILE e gliAVVOLTOI in cattività muoiono spesso di cancro. Il GUFO comune è particolarmente soggetto al cancro. Una delle scoperte più sconvolgenti degli ultimi anni è l’elevata frequenza del cancro nei PESCI. . . Il cancro è particolarmente diffuso tra quelli allevati in cattività(vivai, acquari). . .

Si è trovato il cancro in certi RETTILI: SALAMANDRE, RANE, PITONI.

Per altro verso, tra tutti gli animali domestici, il CAVALLO sembra essere quello meno esposto al cancro. Il cancro è anche rarissimo nei BOVINI. ≪E` raro negli OVINIe molto raro nelle CAPRE. Nei CONIGLIè così raro che non ne conosciamo alcun caso. E` molto frequente, invece, in quei divoratori d’immondizie che sono i RATTIe i TOPI,soprattutto in quelli la cui ALIMENTAZIONE è di origine CARNEA.

Gli ANIMALI SELVATICI tenuti in CATTIVITA’ hanno anch’essi, a volte, il CANCRO.

La frequenza del CANCRO è incredibilmente alta anche nel GATTO. Nondimeno, fatta eccezione per i TOPI, fra tutti gli animali studiati in questo rapporto, IL PIU’ SOGGETTO AL CANCRO è IL CANE. Su 3.525 CANI esaminati,SEMNER ha trovato che l’8% era canceroso. Tutti i principali tipi di CANCRO che colpiscono l’UOMO sono stati riscontrati anche nel CANE. Ora, il CANEè un carnivoro e spesso al domestico viene data TROPPA CARNE. Esso, poi, accresce ancora la sua razione con ogni sorta di detriti carnei che si procura frugando negli ammassi d’immondizie.

Se torniamo agli animali poco soggetti al cancro, constatiamo che, di tutti quelli esaminati, IL MENO SOGGETTO al CANCRO sembra essere la SCIMMIA. Difatti, i tumori sono estremamente rari tra questi animali. Le scimmie si nutrono preferibilmente di NOCI ( per quanto riguarda i cibi proteici ) e la loro quasi totale immunità dal cancro costituisce un fatto di notevole importanza. ≪Se guardiamo all’UOMO  constatiamo che la frequenza del CANCRO in lui è proporzionale alla quantità di CARNE che consuma. Ciò può non essere sempre vero per quanto riguarda gli individui, ma lo è certamente per le collettività≫. Parlando dei cancri che si riscontrano nelle piante, il Dr. ROUND scrive: ≪Si trovano delle specie di cancro su certi ALBERI. E` molto interessante rilevare che questi CANCRI VEGETALI sono più frequenti negli ALBERI che crescono su un terreno sovraccarico di colaticcio o di acque di fogna; in altri termini, in ALBERI sovralimentati di SOSTANZE AZOTATE. Sulla BARBABIETOLA  sovralimentata, per esempio, si sviluppa una specie di CANCRO VEGETALE. Questo cancro somiglia spaventosamente a quelli che colpiscono le specie animali, compreso l’uomo≫.

ROUND cita poi le seguenti parole del Prof. F. SMITH, del Laboratorio di Patologia vegetale della città di Washington: ≪IL CANCRO VEGETALE ha maggiori probabilità di comparire nelle. PIANTE SOVRALIMENTATE. . . Come il cancro nell’uomo, è quasi certo che sia recidivo dopo l’escissione.

Con il tempo, il cancro vegetale finisce per distruggere la pianta sulla quale si sviluppa≫.

La sovralimentazione ed il consumo eccessivo di alimenti azotati, ed in particolare di ALIMENTI AZOTATI MALSANI, possono dunque essere considerati come i fattori preliminari di ogni sviluppo canceroso. Amici miei cari, i partigiani devoti della ≪coltura organica≫ dovrebbero trarne insegnamento.

Quanto è stato riferito sui cancri vegetali, dovrebbe far loro capire che l’esagerata correzione di un terreno con terricciato, specie quando esso è ricco di materie azotate, produce piante alimentari di qualità molto povera. I mangiatori di CARNE dovrebbero rendersi conto che la frequenza del CANCRO negli ANIMALI CARNIVORI (anche allo stato selvatico) e la sua relativa assenza in quelli ERBIVORI e FRUGIVORI (anche in cattività) costituiscono una prova decisiva che le proteine di origine animale non sono appropriate all’alimentazione umana.

Tratto da

Tumori e cancri

Alcune cause di cancro

Dr. H. M. Shelton

REINHEIMER formula l’ipotesi che il CANCRO sia un’evoluzione originata da anafilassi cronica latente, o da AVVELENAMENTO PROTIDICO. Egli considerava i PRODOTTI ANIMALI come I MAGGIORI RESPONSABILI: specie la CARNE, un po’ le UOVA e molto poco il LATTE.

Il fatto che i PROTIDI di tali alimenti creino effettivamente ANAFILASSI è provato dal gran numero di persone che hanno reazioni allergiche dopo averli ingeriti.

ANAFILASSI e ALLERGIA sono lo stesso fenomeno.

Questa tesi trova conferma nel fatto che è stato scoperto che un nutrimento ricco di PROTIDI affretta la diffusione del CANCRO negli ANIMALI sottoposti ad esperimento. Alcune sostanze protidiche del TUORLO D’ UOVO favoriscono rapidamente l’evoluzione e la crescita dei CANCRI MAMMELLARI nei RATTI. Se, mediante statistiche, potessimo trovare una correlazione tra il CANCRO al SENO nella DONNA e l’abitudine di mangiare UOVA, la tesi di REINHEIMER sarebbe confermata.

Anche allo stato selvatico, gli ANIMALI CARNIVORI sono spesso affetti da CANCRO, mentre gli ANIMALI VEGETARIANI e FRUGIVORI ne sono quasi immuni. Ciò vale per gli uomini, ma vi sono eccezioni degne di nota. In linea generale, tuttavia, L’INCIDENZA del CANCRO CRESCE e SI ABBASSA CON L’AUMENTO e la DIMINUZIONE del CONSUMO di CARNE.

Se gli animali CARNIVORI,dotati di mezzi speciali che li preservano dall’eccesso di protidi e dagli elementi tossici della CARNE, patiscono un’elevata incidenza di CANCRO, l’UOMO dovrebbe lamentare una situazione peggiore, perché gli mancano gli speciali mezzi di difesa che hanno tali animali.”

Il RENE del LEONE è due volte più grande di quello del TORO e non molto più piccolo di quello dell’ELEFANTE. Si vuole che il RENE indichi la quantità di PROTEINE che dovrebbe essere assorbita. Se ciò è vero, gli ANIMALI CARNIVORI, che hanno RENI di NOTEVOLI DIMENSIONI, sono più adatti ad un regime alimentare carneo; mentre gli ANIMALI VEGETARIANI, dai RENI PICCOLI, sono poco o affatto adatti a questa stessa alimentazione così ricca di protidi.

Il FEGATO degli ANIMALI CARNIVORI è relativamente più grande di quello dei vegetariani. Il FEGATO del PESCECANE, per esempio, è la cosa più grande che esso abbia. Il FEGATO è importante per l’ escrezione dei residui del metabolismo protidico e per la preparazione dei protidi per uso cellulare. Gli animali che vivono normalmente con un regime ricco di protidi, quali la carne e le uova, hanno bisogno di un FEGATO voluminoso.

L’ APPARATO DIGERENTE del CARNIVORO è BREVE; quello del vegetariano è più lungo.

Il TRATTO DIGESTIVO BREVE del CARNIVORO impedisce una lunga permanenza nel corpo della CARNE e dei suoi prodotti, prevenendo così la conseguente putrefazione. Applicato all’UOMO, o ad altri ANIMALI VEGETARIANI, il REGIME CARNEO produce comunemente una maggiore PUTREFAZIONE negli organi digerenti.

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Fame Sazietà Energia

A cura di Stefano Torcellan

La fame è il bisogno fisiologico di mangiare, essa si manifesta attraverso una sensazione o percezione fisiologica e quindi involontaria causata da uno stimolo interno percepito dai nostri NERVI SENSORI e da questi trasmesso al CERVELLO.

..una sensazione di buco nello stomaco, di vuoto, di dilatazione, di rilassamento, che dallo stomaco attraversando l’esofago sale verso la gola, la bocca e il naso, una sensazione gradevole e piacevole anche se può essere pressante.

La spinta motivazionale inizia ogni volta che l’individuo avverte un BISOGNO. Quest’ultimo è la percezione di unosquilibrio tra la situazione attuale e una situazione desiderata. Il bisogno è quindi uno stato di insoddisfazione che spinge l’uomo a procurarsi i mezzi necessari (beni) per porvi fine o limitarlo.

I bisogni FISIOLOGICI: fame, sete, sonno, termoregolazione, ecc. Sono i bisogni connessi alla SOPRAVVIVENZA FISICA dell’individuo. Sono i primi a dover essere soddisfatti a causa dell’ISTINTO DI AUTOCONSERVAZIONE.

MeetnFun

UN SOGGETTO AFFAMATO appare più TESO ed IRREQUIETO del solito e spesso avverte una strana sensazione diffusa che, in termini non fisiologici, viene riferita come “AGITAZIONE”, in genere ciò è correlabile con una SCARICA ADRENERGICA DEL DIGIUNO, condizione questa che opera la GLUCOGENESI. In realtà, alcuni fisiologi definiscono la fame come “contrazioni toniche dello stomaco”. Tuttavia, anche dopo tale ablazione dello stomaco le sensazioni psichiche della fame sono avvertite ancora, ed il desiderio di cibo è ugualmente tanto grande da indurre il soggetto alla ricerca continua di un adeguato rifornimento di alimenti.

IL MECCANISMO DELLA FAME

Treccani.it

La regolazione del meccanismo della fame viene mediato principalmente da modificazioni del LIVELLO DI ZUCCHERO NEL SANGUE (a una GLICEMIA BASSA corrisponde FAME) che vengono percepite a livello del sistema nervoso. Almeno DUE NUCLEI dell’IPOTALAMO sembrano implicati nel processo: il NUCLEO VENTROMEDIALE, CENTRO della SAZIETA’, la cui asportazione bilaterale provoca iperfagia, e un GRUPPO DI CELLULE LATERALI RISPETTO A QUESTO, che costituiscono il CENTRO della FAME: lesioni in quest’area provocano anoressia, mentre una stimolazione elettrica determina iperfagia”.

I NEUROMEDIATORI

Serotonina

La serotonina, (o 5-idrossi-triptamina, 5-HT) ha un ruolo importante nella regolazione centrale dell’assunzione di cibo. Agisce sull’IPOTALAMO VENTROMEDIALE (nucleo ventromediale o centro della sazietà – treccani.it), determinando l’inibizione del consumo di cibo, ma anche sulla corteccia piriforme sul nucleo parabrachiale laterale del tronco encefalico. Anche il sistema nervoso autonomo, in particolare a livello del tratto gastroenterico, presenta NEURONI SEROTONINERGICI che potrebbero contribuire alla regolazione dell’assunzione di cibo. Gli studi sui farmaci serotoninergici evidenziano che essi non incidono sulla frequenza dei pasti, ma riducono la velocità di assunzione del cibo e la quantità di alimenti consumata per ciascun pasto. La 5-HT(SEROTONINA5 idrossi-triptamina) sembra quindi potenziare la sazietà, piuttosto che inibire l’appetito. Anche la sensazione di sazietà post-prandiale appare influenzata dalla serotonina, che va aumentando nell’ipotalamo laterale con l’assunzione di cibo. La dieta al contrario, in quanto apportatrice di basse quantità di triptofano (naturale precursore della 5-HT), determina una inevitabile riduzione della sintesi centrale di serotonina. Anche la qualità del pasto influisce sulla produzione diserotonina: PASTI RICCHI di CARBOIDRATI aumentano la quantità del TRIPTOFANO che passa attraverso la barriera ematoencefalica, con conseguente aumento dei livelli di SEROTONINA. Numerosi studi confermano la relazione tra CARBOIDRATI – SEROTONINA e l’effetto risultante di MAGGIOR SAZIETA’: la secrezione ipotalamica della SEROTONINA è selettivamente stimolata dai CARBOIDRATI e ciò costituirebbe un CONTROLLO feed-back del CONSUMO di GLUCIDI.

Stefano Torcellan

Questo significa che con la frutta d’oggi più zuccherina di quella di un tempo(sempre se questo è vero), non si ingeriscono più zuccheri in totale nell’arco di una giornata a solo frutta rispetto alla quantità di zuccheri che si ingerivano con la frutta antica, meno dolce di quella di oggi, perché con la frutta d’oggi, più dolce di quella di un tempo, si stimola più efficacemente e velocemente la secrezione ipotalamica della SEROTONINA che costituisce un CONTROLLO sul consumo dei GLUCIDI. Quindi i fruttariani di oggi, mangiando solo con la vera fame e rispettando il senso di sazietà, non introducono più zuccheri nel corpo rispetto ai fruttariani di ieri.

LA VERA FAME E’ IN RELAZIONE DIRETTA CON L’ ENERGIA

L’energia ci viene data principalmente dagli zuccheri o carboidrati. Se la vera fame non viene soddisfatta nel momento in cui si manifesta, il primo problema che si presenta subito dopo è una progressiva mancanza di energia (indebolimento).

Arnold Ehret

La mia esperienza, le verifiche e gli esperimenti, come pure le cure, tutto dimostrò che lo ZUCCHERO D’UVA della frutta era LA SOSTANZA ESSENZIALE nel cibo umano che dava la MASSIMA EFFICIENZA e RESISTENZAe, allo stesso tempo, il MIGLIOR ELIMINATORE di SCORIE e il più efficace AGENTE GUARITOREconosciuto per il corpo umano.

[…]

L’ albumina non è la sostanza più importante presente nel sangue, né i sali minerali da soli sviluppano sangue perfetto.

La SOSTANZA CARDINALE STANDARD PER il SANGUE UMANO è la più alta forma sviluppata di idrato di carbonio, ZUCCHERO D’UVA o di FRUTTA, chimicamente denominato FRUTTOSIO, come contenuto più o meno in tutta la frutta matura, e nel suo stato immediatamente inferiore, nelle verdure.

La nuova scienza più avanzata insegna che persino La PICCOLA QUANTITA’ di PROTEINE NECESSARIA viene PRODOTTA nel CORPO UMANO ad ANIMALE dal FRUTTOSIO. Tutti gli animali che si nutrono di CEREALI e VERDURE trasformano questi alimenti prima in FRUTTOSIO e poi nel corpo nella sua interezza.”

 

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https://www.facebook.com/chrisbeatcancer?__tn__=-UC

Whole Food Sugar Does Not Feed Cancer

Lo zucchero non nutre il cancro! E non sto parlando di zucchero da tavola.
I ricercatori di Vanderbilt hanno esaminato l'assorbimento del GLUCOSIO da parte di diversi tipi di cellule all'interno di un tumore e hanno scoperto che LA MAGGIOR PARTE delle CELLULE del TUMORE che ASSORBONO il GLUCOSIO NON sono CELLULE TUMORALI. Sono CELLULE IMMUNITARIE. In particolare MACROFAGI e CELLULE T.
I ricercatori hanno scoperto che le CELLULE TUMORALI assorbono la MINOR QUANTITA' di ZUCCHERO nel tumore.
Sapete COSA ASSORBONO di più le CELLULE TUMORALI? 
GLUTAMMINA!
La GLUTAMMINA è un AMMINOACIDO che si trova in alte concentrazioni negli ALIMENTI di ORIGINE ANIMALE. 
Questo è il motivo per cui la DIETA ANTITUMORALE OTTIMALE ha POCHE o NESSUNA PROTEINA ANIMALE.
Quindi, quando fai una scansione PET(con iniezione di ZUCCHERO RADIOMARCATO) e i tuoi TUMORI SI ILLUMINANO, ma NON SONO le CELLULE TUMORALI che USANO lo ZUCCHERO, sono le CELLULE IMMUNITARIE nel TUMORE.
⚡️Questa è una GRANDE RIVELAZIONE; NUOVA SCIENZA!
Gli ZUCCHERI che si trovano naturalmente nella FRUTTA e nella VERDURA, nel loroSTATO NATURALE di matrice alimentare integrale, e anche nei SUCCHI, sono BUONI! 
Le tue CELLULE IMMUNITARIE USANO lo ZUCCHERO. Ne hanno bisogno affinché l'ENERGIA funzioni in modo efficace.
Quindi, NON AVER PAURA dei CARBOIDRTI INTEGRALI e della FRUTTA. 
La FRUTTA è MERAVIGLIOSA, ALIMENTA il tuo CORPO. Stai ricevendo vitamine, minerali, enzimi, antiossidanti e un sacco di NUTRIENTI ANTITUMORALI in quel pacchetto INSIEME allo ZUCCHERO! 
NON lo TROVERAI in una BARRETTA di CIOCCOLATO.

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Scopri di più sul mio programma di coaching sul cancro SQUARE ONE qui: https://sq1.chrisbeatcancer.com/module1b

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PARTITA A SCACCHI CON IL CANCRO

https://www.youtube.com/watch?v=igRvtAwwfIE

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Lo studio rivede la comprensione del metabolismo del cancro
7 aprile 2021, 10:00


From left, Kimryn Rathmell, MD, PhD, Bradley Reinfeld, Matthew Madden and Jeffrey Rathmell, PhD, have discovered that immune cells — not cancer cells — are the major glucose consumers in the tumor microenvironment, upending a century-old observation. (photo by Susan Urmy)

Da sinistra, Kimryn Rathmell, MD, PhD, Bradley Reinfeld, Matthew Madden e Jeffrey Rathmell, PhD, hanno scoperto che le cellule immunitarie - non le cellule tumorali - sono i principali consumatori di glucosio nel microambiente tumorale, ribaltando un'osservazione secolare. (foto di Susan Urmy)
di Leigh MacMillan

I tumori consumano glucosio a ritmi elevati, ma un team di ricercatori di Vanderbilt ha scoperto che le cellule tumorali stesse non sono i colpevoli, ribaltando i modelli del metabolismo del cancro che sono stati sviluppati e perfezionati negli ultimi 100 anni.

Invece, le CELLULE NON CANCEROSE in un TUMORE - principalmente CELLULE IMMUNITARIE chiamate MACROFAGI - hanno il più alto assorbimento di GLUCOSIO, il gruppo ha riportato il 7 APRILE 2021 sulla rivista NATURE. I risultati secondo cui diverse cellule nel microambiente tumorale utilizzano nutrienti distinti in base ai propri programmi metabolici potrebbero essere sfruttati per sviluppare nuove terapie e strategie di imaging, hanno affermato i ricercatori.

"Il campo del METABOLISMO del CANCRO è davvero esploso negli ultimi 20 anni, ma si è basato su questa osservazione pubblicata da Otto Warburg nel 1922: che le CELLULE TUMORALI possono consumare GLUCOSIO a un ritmo molto elevato", ha affermato Jeffrey Rathmell, PhD, Cornelius Vanderbilt Professore di Immunobiologia e direttore del Vanderbilt Center for Immunobiology.ORA SAPPIAMO che i TUMORI includono molti tipi di cellule ed è sorprendente che le CELLULE NON CANCEROSE siano in realtà i PRINCIPALI CONSUMATORI di GLUCOSIO nel TUMORE”.

L'osservazione di Warburg è anche la base dell'imaging del tumore mediante tomografia a emissione di positroni (PET), che utilizza un tracciante radioattivo del glucosio (FDG - fluorodesossiglucosio) per "ILLUMINARE" le CELLULE TUMORALI in base al loro metabolismo del GLUCOSIO. Ma la FDG-PET non sempre dà i risultati che i medici si aspettano.

"Sono stato curioso di sapere perché le scansioni PET sono 'calde' o 'non calde' per molti anni perché il tipo di cancro del rene che studio, da quello che sappiamo della biologia, dovrebbe ILLUMINARSI con la PET e spesso no, ha detto W. Kimryn Rathmell, MD, PhD, professore Hugh J. Morgan e presidente del dipartimento di medicina. “Jeff e io abbiamo avuto molte conversazioni su quali cellule stanno usando il glucosio: sono le cellule tumorali; sono le cellule immunitarie; come si incastra tutto? Puoi solo immaginare il nostro tavolo da pranzo.

Due studenti MD-PhD - Bradley Reinfeld nel gruppo di Kimryn Rathmell e Matthew Madden nel gruppo di Jeff Rathmell - hanno accettato la sfida di rispondere a queste domande. Concettualmente, il loro approccio era semplice: somministrare traccianti PET a TOPI con TUMORI, isolare i tumori, separare i tumori in vari tipi di cellule utilizzando proteine marcatrici della superficie cellulare e citometria a flusso e misurare la radioattività nelle cellule.

Il team ha utilizzato due diversi traccianti PET, uno per seguire il GLUCOSIO e uno per il nutriente GLUTAMMINA, e sei diversi modelli tumorali tra cui il cancro del colon-retto, del rene e della mammella. In ogni caso, hanno scoperto che le CELLULE IMMUNITARIE MIELOIDI (principalmente i MACROFAGI) avevano IL PIU' ALTO ASSORBIMENTO di GLUCOSIO, seguite dalle CELLULE T e dalle cellule tumorali. Le CELLULE TUMORALI, al contrario, avevano IL PIU' ALTO ASSORBIMENTO di GLUTAMMINA.

"Pensiamo che questo sia un fenomeno generale che si estende a tutti i tipi di cancro", ha detto Madden.

I ricercatori hanno dimostrato che alcuni percorsi di segnalazione cellulare piuttosto che limitare i nutrienti hanno guidato le differenze nell'assorbimento di glucosio e glutammina.

I RISULTATI CONTRASTANO con una visione prevalente di una competizione metabolica nel microambiente tumorale in cui le cellule tumorali "vincono" per esaurire i nutrienti e sopprimere le cellule immunitarie.

"L'idea è che le cellule tumorali stiano divorando tutto il glucosio e, di conseguenza, le cellule immunitarie non possono ottenere abbastanza glucosio e non possono fare il loro lavoro", ha detto Madden. “I nostri dati suggeriscono che i nutrienti non sono limitanti. Invece, le cellule sono programmate per consumare determinati nutrienti e c'è una RIPARTIZIONE dei NUTRIENTI tra le CELLULE: le CELLULE TUMORALI raccolgono GLUTAMMINA e ACIDI GRASSI; le CELLULE IMMUNITARIE raccolgono il GLUCOSIO.

Sapere che le cellule nel microambiente tumorale utilizzano nutrienti diversi "può consentire di mirare in modo specifico a particolari tipi di cellule, per nuove terapie o per l'imaging dei tumori delle persone", ha affermato Reinfeld.

Kimryn Rathmell ha aggiunto: “Ora siamo in una buona posizione per poter disporre di radiotraccianti PET più sofisticati. È tempo di pensare a testare la glutammina fluorurata o altre sonde nutrizionali nei pazienti”.

I risultati sono importanti anche per l'interpretazione dei risultati di imaging FDG-PET, ha affermato. “Ordiniamo continuamente scansioni FDG-PET e dobbiamo avere un'idea chiara di ciò che queste informazioni ci forniscono. Lo usiamo per giudicare la risposta del tumore, ma potrebbe parlarci della risposta infiammatoria e non della risposta del tumore”.

Il progetto collaborativo ha coinvolto Reinfeld e Madden in ogni esperimento, ha detto Jeff Rathmell, osservando che i due studenti hanno contattato i loro compagni studenti nel programma di formazione per scienziati medici per esplorare ulteriori modelli tumorali. "È stata una collaborazione molto dinamica e divertente", ha detto.

Altri gruppi di Vanderbilt coinvolti negli STUDI includevano quelli di Charles Manning, David Merryman, Rachelle Johnson, Matthew Wilson e Christopher Williams. Il lavoro ha comportato anche una stretta collaborazione con i gruppi di laboratorio di Alexander Muir dell'Università di Chicago e Matthew Vander Heiden, recentemente nominato nuovo direttore del Koch Institute for Integrative Cancer Research al MIT.

La ricerca è stata supportata dai National Institutes of Health (gravs CA239367, CA247202, DK120149, CA217987, GM007753, DK105550, GM007347, CA090625, CA234920), American Heart Association, U.S. Department of Veterans Affairs, Crohn's and Colitis Foundation, American Association for Cancer Ricerca e l'Alleanza Vanderbilt-Incyte.

https://news.vumc.org/2021/04/07/revise-understanding-cancer-metabolism/

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Le cellule del cancro al seno "rubano" i nutrienti dalle cellule immunitarie: studio
1 aprile 2021, 9:33

Deanna Edwards, PhD, left, Jin Chen, MD, PhD, and colleagues are studying a new therapeutic strategy for triple-negative breast cancer. (photo by Donn Jones)

by Leigh MacMillan
Le cellule del cancro al seno triplo negativo si impegnano in un "furto di glutammina", superando le cellule T per il nutriente glutammina e compromettendo la loro capacità di uccidere le cellule tumorali, hanno scoperto i ricercatori di Vanderbilt.

Il team ha scoperto che un inibitore del trasporto della glutammina mira selettivamente alle cellule tumorali e migliora la risposta immunitaria antitumorale, suggerendo che potrebbe essere una promettente strategia terapeutica per il carcinoma mammario triplo negativo (TNBC). Gli studi sono stati riportati nel Journal of Clinical Investigation.

"Triplo negativo" si riferisce al fatto che le cellule TNBC non hanno nessuno dei tre recettori - estrogeni, progesterone e HER2 - bloccati da terapie antitumorali mirate. Sebbene tali terapie abbiano migliorato la sopravvivenza di altri tipi di cancro al seno, la prognosi del TNBC rimane cupa, ha affermato Deanna Edwards, PhD, istruttrice di ricerca in Medicina e prima autrice del documento JCI.

Abbiamo cercato di trovare altri modi per colpire le cellule del cancro al seno triplo negativo. Ci siamo concentrati sul metabolismo della glutammina perché le cellule triplo negative ne sono "dipendenti"; richiedono glutammina per la sopravvivenza e la crescita", ha detto Edwards.

I ricercatori hanno eliminato geneticamente la glutaminasi, un enzima necessario per il metabolismo della glutammina, nelle cellule TNBC e hanno studiato la crescita del tumore nei modelli murini.

"Quando le cellule tumorali non erano in grado di utilizzare la glutammina, i livelli di glutammina nel tumore aumentavano, rendendo la glutammina disponibile ad altre cellule nel microambiente tumorale", ha detto Edwards.

Hanno scoperto che l'aumento dei livelli di glutammina ha migliorato l'attivazione delle cellule T antitumorali, che ha ridotto la crescita e le metastasi del tumore.

L'inibitore del trasportatore della glutammina V-9302, sviluppato presso Vanderbilt da H. Charles Manning, PhD e colleghi, ha anche migliorato l'attivazione delle cellule T e ridotto la crescita del tumore nei modelli murini. Il team ha scoperto che V-9302 ha bloccato selettivamente l'assorbimento di glutammina nelle cellule tumorali, senza influenzare l'assorbimento di glutammina da parte delle cellule T.

"Questo è stato davvero sorprendente", ha detto Jin Chen, MD, PhD, professore di medicina e biologia cellulare e dello sviluppo. "Non solo il V-9302 non ha avuto un impatto sul metabolismo della glutammina nelle cellule T, ma in realtà ha migliorato l'immunità antitumorale".

Le cellule T nel microambiente tumorale hanno risposto alla presenza di V-9302 aumentando l'espressione di un diverso trasportatore di glutammina, hanno dimostrato i ricercatori. Non è chiaro perché le cellule T siano state in grado di compensare l'inibitore, ma le cellule tumorali no.

"L'uso di un farmaco come il V-9302 è un modo per indirizzare selettivamente il consumo di glutammina da parte delle cellule tumorali risparmiando e persino migliorando l'attività delle cellule immunitarie antitumorali", ha affermato Edwards.

Il V-9302 fornisce una pista promettente, ha detto Chen, per lo sviluppo di piccole molecole che bloccano selettivamente l'assorbimento di glutammina da parte del tumore e forniscono un attacco su due fronti contro il TNBC: compromettendo i bisogni metabolici delle cellule tumorali e aumentando le risposte immunitarie antitumorali.

Il concetto di prevenire il "furto di glutammina" da parte delle cellule tumorali come strategia di trattamento può essere applicabile oltre il TNBC, ha osservato Edwards. "Anche altri tipi di tumori sono considerati dipendenti dalla glutammina, quindi è possibile che questo fenomeno si stia verificando anche in altri tipi di cancro".

Altri investigatori di Vanderbilt che hanno contribuito alla ricerca includevano Verra Ngwa, Ariel Raybuck, Shan Wang, Yoonha Hwang, Laura Kim, Sung Hoon Cho, Yeeun Paik, H. Charles Manning, Jeffrey Rathmell, Rebecca Cook e Mark Boothby. La ricerca è stata supportata dal National Institutes of Health (sovvenzioni CA177681, CA095004, CA250506, CA009592), dal Dipartimento per gli affari dei veterani degli Stati Uniti e dalla Susan G. Komen Foundation.

https://news.vumc.org/2021/04/01/breast-cancer-steal-nutrients-from-immune-cells/

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I risultati del team mostrano che il metabolismo della glutammina influisce sulla segnalazione delle cellule T
1 novembre 2018, 10:00


Jeffrey Rathmell, PhD, a sinistra, Marc Johnson e colleghi stanno studiando il ruolo della glutammina nel promuovere la funzione di alcune cellule T del sistema immunitario e sopprimerne altre. (foto di Joe Howell)
by Leigh MacMillan

Il nutriente cellulare glutammina lancia una via di segnalazione metabolica che promuove la funzione di alcune cellule T del sistema immunitario e ne sopprime altre, hanno scoperto i ricercatori di Vanderbilt.

Mostrano che un farmaco che inibisce il metabolismo della glutammina - attualmente in sperimentazione clinica come agente antitumorale - potrebbe anche essere utile come trattamento per le malattie infiammatorie e autoimmuni. Lo studio, pubblicato online questa settimana sulla rivista Cell, suggerisce anche strategie per l'utilizzo del farmaco per migliorare le immunoterapie contro il cancro.

Jeffrey Rathmell, PhD, Cornelius Vanderbilt Professor of Immunobiology, e i suoi colleghi si sono concentrati sul tentativo di capire come una cellula integra i suoi nutrienti e il metabolismo con la sua funzione. In precedenza hanno dimostrato l'importanza del glucosio combustibile cellulare per l'attivazione e la funzione delle cellule T che guidano l'infiammazione ed eliminano i patogeni.

Nel lavoro attuale, hanno rivolto la loro attenzione a un altro importante combustibile: la glutammina, che è stata studiata principalmente nel contesto del metabolismo delle cellule tumorali. Diverse aziende stanno sviluppando farmaci che inibiscono il metabolismo della glutammina per ridurre la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali.

I ricercatori si aspettavano che l'inibizione del metabolismo della glutammina, come il blocco del metabolismo del glucosio, impedisse l'attivazione e la funzione delle cellule T. Hanno usato un farmaco che inibisce il primo passaggio nel metabolismo della glutammina, un enzima chiamato glutaminasi. Hanno anche studiato TOPI con delezione genetica mirata del gene della glutaminasi.

I ricercatori sono stati sorpresi di scoprire che alcune cellule T - quelle che mediano le risposte antivirali e antitumorali - hanno funzionato meglio in assenza di attività della glutaminasi. Altre cellule T coinvolte nelle malattie infiammatorie e autoimmuni hanno ottenuto risultati peggiori.

"Eravamo incuriositi dal fatto che una perturbazione metabolica potesse avere un impatto molto diverso sulla funzione dei sottogruppi di cellule T", ha affermato Marc Johnson, uno studente laureato che ha condotto gli studi.

I risultati si adattano agli studi sul metabolismo della glutammina nelle cellule tumorali, ha affermato Rathmell, che è anche professore di Patologia, Microbiologia e Immunologia.

Questo composto (che inibisce la glutaminasi) funziona in alcuni tumori e non funziona in altri. Quello che Marc ha scoperto è che è lo stesso per le cellule T: alcune cellule T hanno bisogno di questo percorso e altre no", ha detto Rathmell. "Se blocchiamo il percorso, le cellule T autoimmuni non funzionano così bene, ma le cellule T antitumorali fanno meglio".

I ricercatori hanno dimostrato in modelli murini di asma allergico, malattia infiammatoria intestinale e malattia cronica del trapianto contro l'ospite che l'eliminazione dell'attività della glutaminasi proteggeva da infiammazioni e malattie.

"L'inibitore della glutaminasi ha un notevole profilo di sicurezza e pensiamo che potrebbe essere riproposto in una varietà potenzialmente piuttosto ampia di malattie infiammatorie e autoimmuni", ha affermato Rathmell.

Per esaminare l'impatto dell'inibizione della glutaminasi sulle cellule T che mediano le risposte antitumorali, i ricercatori hanno utilizzato il farmaco in un modello murino di terapia con cellule T CAR (recettore chimerico dell'antigene). Le cellule T CAR sono cellule T che uccidono il cancro che sono state geneticamente modificate per riconoscere specifiche cellule tumorali.

Nel modello murino, i ricercatori hanno scoperto che il trattamento con l'inibitore della glutaminasi ha migliorato la funzione delle cellule T CAR, ma la funzione potenziata è stata persa nel tempo. Un'esposizione più breve all'inibitore ha migliorato la funzione delle cellule T CAR e le cellule T sono persistite per un periodo di tempo più lungo.

"Uno dei problemi con la terapia con cellule CAR-T è la sopravvivenza delle cellule ingegnerizzate", ha detto Johnson. "Pensiamo che un breve trattamento con un inibitore della glutaminasi potrebbe migliorare la persistenza delle cellule T CAR".

I risultati hanno implicazioni per gli attuali studi clinici di un inibitore della glutaminasi in combinazione con immunoterapie chiamate inibitori del checkpoint, ha detto Rathmell.

"I nostri dati suggeriscono che la combinazione di farmaci potrebbe funzionare meglio se si somministra l'inibitore della glutaminasi per un breve periodo di tempo e poi lo si rimuove".

I ricercatori stanno testando vari programmi di dosaggio in modelli murini di cancro.

I ricercatori hanno anche sondato i cambiamenti meccanicistici risultanti dall'inibizione della glutaminasi e hanno dimostrato che la via metabolica della glutammina - solitamente considerata come la sola generazione di energia - è strettamente integrata con la segnalazione cellulare e l'espressione genica.

"Cambiando questo enzima metabolico, stiamo influenzando un metabolita a valle che cambia direttamente la cromatina e l'accessibilità genica e l'espressione genica", ha detto Rathmell. "Come concetto, questa idea che le vie metaboliche stiano segnalando percorsi è relativamente nuova".

Questa ricerca è stata supportata da sovvenzioni del National Institutes of Health (HL136664, DK105550, CA217987, CA193256, CA001423). Calithera Biosciences ha fornito parte dell'inibitore della glutaminasi per gli studi in vitro.

https://news.vumc.org/2018/11/01/glutamine-metabolism-affects-t-cell-signaling/

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Imaging PET per prevedere la risposta del tumore
14 giugno 2017, 8:00

Circa il 10% dei pazienti con carcinoma del colon-retto esprime una forma mutata della molecola di segnalazione BRAF, che può essere presa di mira per il trattamento da parte di inibitori selettivi di BRAF. L'imaging PET (tomografia a emissione di positroni) che utilizza una sonda di glucosio standard non è in grado di prevedere la risposta agli inibitori di BRAF.

Oltre a diventare dipendenti dal glucosio, le CELLULE TUMORALI mostrano una MAGGIORE DIPENDENZA dall'aminoacido GLUTAMMINA. H. Charles Manning, Ph.D., e colleghi hanno esplorato l'uso di una sonda PET per la glutammina per prevedere la risposta alla terapia mirata al BRAF mutante in modelli murini preclinici di cancro al colon. Hanno scoperto che l'imaging PET con glutammina prevedeva la risposta all'inibizione di BRAF nei tumori che esprimono BRAF mutante, ma non nei tumori che esprimono BRAF wild-type.

I risultati, riportati nel numero di giugno di Molecular Imaging and Biology, dimostrano l'utilità dell'imaging PET non invasivo dell'assorbimento di glutammina per prevedere la risposta alla terapia mirata al BRAF nel cancro del colon e potrebbero migliorare la selezione dei pazienti negli studi sul cancro del colon utilizzando terapie.

Questa ricerca è stata supportata da sovvenzioni del National Institutes of Health (CA140628, CA095103, DK058404, CA068485), della Kleberg Foundation e del Vanderbilt Center for Molecular Probes.

Invia suggerimenti per gli articoli da evidenziare in Aliquots e qualsiasi altro feedback sulla colonna a aliquots@vanderbilt.edu

https://news.vumc.org/2017/06/14/pet-imaging-predict-tumor-response/

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Tallone d'Achille per il cancro al rene
28 febbraio 2019, 15:35
di Meredith Jackson

Il carcinoma a cellule renali (RCC) è una forma aggressiva di cancro del rene che tende a recidivare anche dopo il trattamento con terapie antitumorali mirate o immunoterapie.

Un percorso comunemente mutato nell'RCC e in tutti i tumori è l'asse di segnalazione PI3K-AKT. Gli enzimi P13K e AKT svolgono ruoli chiave in molteplici processi cellulari tra cui la proliferazione e la migrazione cellulare.

Uno studio recente ha scoperto che le cellule RCC con mutazioni in un altro gene codificante per l'enzima, SETD2, erano sensibili a un farmaco che inibisce l'enzima PI3K-beta.

Riportando il mese scorso sulla rivista Oncotarget, Kimryn Rathmell, MD, PhD e colleghi hanno scoperto che le cellule tumorali in cui SETD2 era stato inattivato mostravano una crescita, una sopravvivenza e una migrazione ridotte quando trattate con inibitori PI3K-beta rispetto alle cellule tumorali con SETD2 funzionale. Trattamenti simili sono stati in grado di ridurre significativamente la crescita del tumore nei TOPI con tumori carenti di SETD2.

I risultati rivelano il potenziale terapeutico "allettante" dell'applicazione della medicina di precisione alle cellule bersaglio che sono mutate per SETD2 utilizzando inibitori della via PI3K per migliorare le terapie RCC.

La ricerca è stata supportata dai National Institutes of Health (gravs CA203012, CA198482, CA231993, CA119925, CA009156, GM007347, CA090625), dalla Conquer Cancer Foundation of ASCO Young Investigator Award e da un Komen Post-Doctoral Award.

https://news.vumc.org/2019/02/28/achilles-heel-kidney-cancer/

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Il cancro è meno avido di quanto si credesse. Le cellule tumorali condividono il pasto con i loro alleati

19 aprile 2021 www.healthdesk.it, 15/04/2021

Lo studio
Lo studio del metabolismo del cancro è un filone chiave della ricerca oncologica. Ma su NATURE vengono messe in discussione le conoscenze acquisite finora. NON sono le CELLULE TUMORALI le principali consumatrici di GLUCOSIO, ma i MACROFAGI Utile a sapersi per lo sviluppo di nuove terapie

Sembra un filone di ricerca promettente e per questo è uno dei più battuti dalla ricerca oncologica negli ultimi 20 anni. Perché scoprire come funziona il metabolismo del cancro significa comprendere come i tumori si alimentano, crescono e si mantengono in attività. Un nuovo studio pubblicato su NATURE impone però un cambio di rotta: c’è un tassello sbagliato nel puzzle ricostruito finora.

I tumori consumano elevati livelli di glucosio, ma al contrario di quanto è stato teorizzato per tantissimo tempo, le principali responsabili di questo processo non sono le cellule tumorali.

Gli scienziati del Vanderbilt University Medical Center sono convinti che ad assorbire la maggior parte del glucosio siano piuttosto i macrofagi, un tipo di cellule immunitarie incaricate di inghiottire e distruggere gli agenti patogeni.

Quindi delle cellule non cancerose contribuirebbero alla crescita del tumore. È un radicale cambio di paradigma. «Il campo del metabolismo del cancro è davvero esploso negli ultimi 20 anni, ma si è basato su un’osservazione di Otto Warburg che risale al 1922, secondo la quale le cellule tumorali possono consumare glucosio a un ritmo molto elevato. ORA SAPPIAMO che la massa tumorale include molti tipi di cellule, ed è sorprendente che le CELLULE NON CANCEROSE siano in realtà le PRINCIPALI CONSUMATRICI di GLUCOSIO nel TUMORE», ha dichiarato, ha Jeffrey Rathmell, direttore del Vanderbilt Center for Immunobiology e a capo dello studio.

I ricercatori hanno cominciato ad avere il sospetto dell’errore di valutazione sulle responsabilità del metabolismo del glucosio, notando delle anomalie nei risultati della PET (tomografia a emissione di positroni) su alcuni tumori. L’esame che avrebbe dovuto segnalare le cellule tumorali in base al metabolismo del glucosio non sempre dava il risultato atteso. In alcuni casi la PET NON evidenziava le cellule cancerose che usavano il glucosio. Come mai?

Per rispondere alla domanda, i ricercatori hanno condotto un esperimento chiarificatore sui TOPI: hanno somministrato ai topi con tumori i traccianti usati nella PET per individuare dove avviene il maggior consumo di glucosio e hanno estratto dai tumori diversi tipi di cellule utilizzando sofisticate tecniche molecolari.

Il team di ricerca ha usato due tipi di traccianti, uno per monitorare il glucosio e l’altro la glutamina, su sei differenti tipi di tumori, tra cui quello colorettale, ai reni e al seno. In ogni caso hanno scoperto che i MACROFAGI erano le cellule con il maggior consumo di GLUCOSIO, seguite dai LINFOCITI T e dalla CELLULE CANCEROSE che invece si sono rivelate le maggiori consumatrici di GLUTAMMINA, l’aminoacido che ha un importante ruolo metabolico e immunitario.

In questa nuova ricostruzione dei fatti sembra mancare del tutto la competizione metabolica nel microambiente tumorale in cui le cellule tumorali fanno di tutto per “strappare” i nutrienti alle cellule immunitarie con lo scopo di renderle incapaci di agire. Non c’è una guerra, ma una più tranquilla ripartizione delle risorse.

«Finora si pensava che le cellule tumorali divorassero tutto il glucosio e, di conseguenza, le cellule immunitarie non potessero ottenerne abbastanza per poter compiere al meglio il loro lavoro. I nostri dati suggeriscono che i nutrienti non vengono contesi. Invece, le cellule sono programmate per consumare determinati nutrienti, e avviene una suddivisione dei nutrienti tra le cellule: le CELLULE TUMORALI raccolgono GLUTAMMINA e ACIDI GRASSI, le CELLULE IMMUNITARIE raccolgono GLUCOSIO», scrivono gli autori dello studio.

Riuscire a ricostruire chi mangia cosa, ossia scoprire come si nutrono le specifiche cellule del microambiente tumorale potrebbe aprire la strada a nuove terapie capaci di intervenire in maniera mirata sui processi metabolici del tumore.

https://www.andosonlusnazionale.it/news/2021/04/il-cancro-e-meno-avido-di-quanto-si-credesse-le-cellule-tumorali-condividono-il-pasto-con-i-loro-alleati.html


LO STUDIO

Il cancro è meno avido di quanto si credesse. Le cellule tumorali condividono il pasto con i loro alleati
Lo studio del metabolismo del cancro è un filone chiave della ricerca oncologica. Ma su Nature vengono messe in discussione le conoscenze acquisite finora. Non sono le cellule tumorali le principali consumatrici di glucosio, ma i macrofagi. Utile a sapersi per lo sviluppo di nuove terapie

Immagine: Percy Benzie Abery, CC0, via Wikimedia Commons

15 aprile 2021 10:29

Sembra un filone di ricerca promettente e per questo è uno dei più battuti dalla ricerca oncologica negli ultimi 20 anni. Perché scoprire come funziona il metabolismo del cancro significa comprendere come i tumori si alimentano, crescono e si mantengono in attività. Un nuovo studio pubblicato su NATURE impone però un cambio di rotta: c’è un tassello sbagliato nel puzzle ricostruito finora. 

I tumori consumano elevati livelli di glucosio, ma al contrario di quanto è stato teorizzato per tantissimo tempo, le principali responsabili di questo processo non sono le cellule tumorali.  

Gli scienziati del Vanderbilt University Medical Center sono convinti che ad assorbire la maggior parte del glucosio siano piuttosto i macrofagi, un tipo di  cellule immunitarie incaricate di inghiottire e distruggere gli agenti patogeni. 

Quindi delle cellule non cancerose contribuirebbero alla crescita del tumore. È un radicale cambio di paradigma.  «Il campo del metabolismo del cancro è davvero esploso negli ultimi 20 anni, ma si è basato su un’osservazione di Otto Warburg che risale al 1922, secondo la quale le cellule tumorali possono consumare glucosio a un ritmo molto elevato. Ora sappiamo che la massa tumorale include molti tipi di cellule, ed è sorprendente che le cellule non cancerose siano in realtà le principali consumatrici di glucosio nel tumore», ha dichiarato, ha Jeffrey Rathmell, direttore del Vanderbilt Center for Immunobiology e a capo dello studio.

I ricercatori hanno cominciato ad avere il sospetto dell’errore di valutazione sulle responsabilità del metabolismo del glucosio, notando delle anomalie nei risultati della PET (tomografia a emissione di positroni) su alcuni tumori. L’esame che avrebbe dovuto segnalare le cellule tumorali in base al metabolismo del glucosio non sempre dava il risultato atteso. In alcuni casi la PET non evidenziava le cellule cancerose che usavano il glucosio. Come mai?

Per rispondere alla domanda, i ricercatori hanno condotto un esperimento chiarificatore sui topi: hanno somministrato ai topi con tumori i traccianti usati nella PET per individuare dove avviene il maggior consumo di glucosio e hanno estratto dai tumori diversi tipi di cellule utilizzando sofisticate tecniche molecolari. 

Il team di ricerca ha usato due tipi di traccianti, uno per monitorare il glucosio e l’altro la glutamina, su sei differenti tipi di tumori, tra cui quello colorettale, ai reni e al seno. In ogni caso hanno scoperto che i macrafogi erano le cellule con il maggior consumo di glucosio, seguite dai linfociti T e dalla cellule cancerose che invece si sono rivelate le maggiori consumatrici di glutamina, l’aminoacido che ha un importante ruolo metabolico e immunitario. 

In questa nuova ricostruzione dei fatti sembra mancare del tutto la competizione metabolica nel microambiente tumorale in cui le cellule tumorali fanno di tutto per “strappare” i nutrienti alle cellule immunitarie con lo scopo di renderle incapaci di agire. Non c’è una guerra, ma una più tranquilla ripartizione delle risorse. 

«Finora si pensava che le cellule tumorali divorassero tutto il glucosio e, di conseguenza, le cellule immunitarie non potessero ottenerne abbastanza per poter compiere al meglio il loro lavoro. I nostri dati suggeriscono che i nutrienti non vengono contesi. Invece, le cellule sono programmate per consumare determinati nutrienti, e avviene una suddivisione dei nutrienti tra le cellule: le cellule tumorali raccolgono glutammina e acidi grassi, le cellule immunitarie raccolgono glucosio», scrivono gli autori dello studio. 

Riuscire a ricostruire chi mangia cosa, ossia scoprire come si nutrono le specifiche cellule del microambiente tumorale potrebbe aprire la strada a nuove terapie capaci di intervenire in maniera mirata sui processi metabolici del tumore.

http://www.healthdesk.it/ricerca/cancro-meno-avido-quanto-credesse-cellule-tumorali-condividono-pasto-loro-alleati?utm_source=newsletter&%3Butm_medium=daily&%3Butm_campaign=apertura

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La glutammina, una molecola fondamentale per il glioblastoma

Ultimo aggiornamento: 

Un ricercatore italiano al lavoro in Scozia ha contribuito a scoprire in che modo le cellule di glioblastoma si riforniscono di glutammina, una sostanza necessaria alla loro proliferazione.

 

Titolo originale dell’articolo: Glutamine synthetase activity fuels nucleotide biosynthesis and supports growth of glutamine-restricted glioblastoma

Titolo della rivista: Nature Cell Biology

Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2015

Le cellule tumorali sono impegnatissime a crescere e moltiplicarsi. Per questo hanno bisogno di “materiale da costruzione”, cioè molecole con cui sintetizzare le componenti delle nuove cellule che vengono via via prodotte. Fondamentale a questo proposito è la glutammina, un amminoacido che è anche una fonte importante di azoto, costituente essenziale dei nucleotidi, i “mattoncini” di cui è fatto il DNA. Uno studio pubblicato a novembre sulla rivista Nature Cell Biology spiega da dove viene la glutammina utilizzata dalle cellule di glioblastoma, una forma aggressiva di tumore al cervello.

 

Lo studio, condotto con il contributo del ricercatore italiano Saverio Tardito, al lavoro al Beatson Institute – Cancer Research UK di Glasgow grazie a una borsa di studio di mobilità cofinanziata da AIRC e dall’Unione Europea, è partito da analisi genetiche effettuate sulle cellule tumorali di un gruppo di pazienti. Sono seguite indagini in vitro con linee cellulari e in vivo con modelli animali della malattia. Dai risultati degli esperimenti i ricercatori hanno compreso che le cellule di glioblastoma ottengono la GLUTAMMINA sottraendola agli ASTROCITI, cellule che affiancano i neuroni nel sistema nervoso. Gli astrociti in effetti ne producono molta, perché rappresenta il precursore del glutammato, una delle principali molecole utilizzate dal sistema nervoso per inviare e ricevere stimoli.

“Si pensava che il glioblastoma ottenesse la glutammina dal sangue, o che la producesse da sé, grazie a un enzima chiamato glutammina sintetasi” spiega Tardito. “Tuttavia, analizzando le cellule tumorali di pazienti, abbiamo verificato che non sempre questo enzima è presente in grandi quantità “. Le indagini hanno permesso di capire che esiste un’altra via di approvvigionamento: in pratica, le cellule di glioblastoma si comportano come parassiti degli astrociti, sottraendo loro questa sostanza fondamentale per il funzionamento del sistema nervoso.

Inevitabile chiedersi se questa informazione possa servire anche a fini terapeutici. “Forse non in modo diretto, ma un’utilità si intravede”, sostiene Tardito. “Penso, per esempio, ad alcune sperimentazioni cliniche che stanno valutando una nuova classe di farmaci diretti contro un enzima coinvolto nel metabolismo della glutammina: i nostri risultati suggeriscono che sia meglio escludere i pazienti con glioblastoma da queste sperimentazioni. Potrebbe sembrare una cattiva notizia ma non lo è, dato che l’esclusione permetterà di non perdere tempo in strade improduttive e di rendere ancora più mirata la ricerca di nuovi bersagli terapeutici”.

https://www.airc.it/traguardi-dei-ricercatori/la-glutammina-una-molecola-fondamentale-per-il-glioblastoma
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Ecco lo studio:


Partizionamento dei nutrienti programmato dalle cellule nel microambiente tumorale

Bradley I Reinfeld # 1 2 3Matthew Z Madden # 1 4Melissa M Wolf 2 3Anna Chytil 2Jackie E Bader 4Andrew R Patterson 4Ayaka Sugiura 1 4Allison S Cohen 5 6Ahmed Ali 7 8Brian T Do 7 8Alexander Muir 9Caroline A Lewis 10Rachel A Hongo 2 4Kirsten L Young 2 4Rachel E Brown 1 2 3Vera M Todd 2 3Tessa Huffstater 11Abin Abraham 1 12Richard T O’Neil 2 13Matthew H Wilson 2 13Fuxue Xin 5 6M Noor Tantawy 5 6W David Merryman 11Rachelle W Johnson 2Christopher S Williams 2 13Emily F Mason 4Frank M Mason 2Katherine E Beckermann 2Matthew G Vander Heiden 7 8 14H Charles Manning 5 6Jeffrey C Rathmell 15 16W Kimryn Rathmell 17 18

Affiliations 

PMID: 33828302 

Abstract
Le cellule tumorali tipicamente consumano glucosio attraverso il metabolismo di Warburg1, un processo che costituisce la base dell'imaging tumorale mediante tomografia a emissione di positroni (PET). Anche le CELLULE IMMUNITARIE INFILTRANTI il TUMORE si basano sul GLUCOSIO e il metabolismo alterato delle cellule immunitarie nel MICROAMBIENTE TUMORALE (TME) contribuisce all'evasione immunitaria da parte delle cellule tumorali2-4. Tuttavia, rimane poco chiaro se il metabolismo delle cellule immunitarie sia disregolato nella TME da programmi intrinseci alla cellula o dalla competizione con le cellule tumorali per nutrienti limitati. Qui abbiamo utilizzato traccianti PET per misurare l'accesso e l'assorbimento di GLUCOSIO e GLUTAMMINA da parte di sottoinsiemi cellulari specifici nel TME. In particolare, le CELLULE MIELOIDI avevano la maggiore capacità di assorbire il GLUCOSIO INTRATUMORALE, seguite dalle CELLULE T e dalle CELLULE TUMORALI, in una serie di modelli di cancro. Al contrario, le CELLULE TUMORALI hanno mostrato IL PIU' ALTO ASSORBIMENTO di GLUTAMMINA. 

Questo DISTINTO PARTIZIONAMENTO dei NUTRIENTI è stato programmato in modo intrinseco alla cellula attraverso la segnalazione mTORC1 e l'espressione di GENI correlati al metabolismo del GLUCOSIO e della GLUTAMMINA. L'inibizione dell'assorbimento della glutammina ha migliorato l'assorbimento del glucosio tra i tipi di cellule residenti nel tumore, dimostrando che il METABOLISMO della GLUTAMMINA SOPPRIME l'ASSORBIMENTO del GLUCOSIO senza che il glucosio sia un fattore limitante nella TME. Pertanto, i programmi intrinseci alla cellula guidano l'acquisizione preferenziale di GLUCOSIO e GLUTAMMINA rispettivamente da parte delle CELLULE IMMUNITARIE e TUMORALI. 

Il partizionamento cellulare selettivo di questi nutrienti potrebbe essere sfruttato per sviluppare terapie e strategie di imaging per migliorare o monitorare i programmi metabolici e le attività di specifiche popolazioni cellulari nella TME.





https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33828302/

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Le cellule tumorali possono portare via tutto?

Anna Kohl 1Kung-Chi Kao 1Ping-Chih Ho 2

Affiliations 

PMID: 34077714 

Abstract

Le cellule tumorali utilizzano il glucosio per impegnarsi nella glicolisi aerobica, soddisfacendo le loro richieste metaboliche per un'ampia proliferazione. Un recente STUDIO su NATURE scopre che le CELLULE MIELOIDI INFILTRANTI il TUMORE mostrano una capacità di assorbimento del GLUCOSIO superiore rispetto alle CELLULE TUMORALI, che presentano un metabolismo della GLUTAMMINA potenziato, suggerendo che la ripartizione dei nutrienti nella TME potrebbe essere più complessa di quanto si pensasse in precedenza.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34077714/

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Il glucosio è il capro espiatorio per l'evasione del tumore?

Lydia N Raines 1Stanley Ching-Cheng Huang 2

Affiliations 

PMID: 34256906 

Abstract
Le cellule tumorali subiscono una rapida glicolisi aerobica per alimentare la crescita e la proliferazione. Una RECENTE SCOPERTA su NATURE rivela che le CELLULE MIELOIDI infiltranti il tumore dimostrano una MAGGIORE CAPACITA' di ASSORBIMENTO del GLUCOSIO rispetto alle cellule tumorali e consumano quantità significative all'interno dell'ambiente tumorale. Inaspettatamente, le CELLULE TUMORALI rappresentano IL PIU' ALTO UTILIZZO di GLUTAMMINA nel microambiente tumorale.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34256906/

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Competizione per i nutrienti o programmazione intrinseca delle cellule? - Meccanismi metabolici alla base del tumore che promuovono il microambiente immunitario nel cancro

Yuequn NiuThomas Mayr, and  Michael H. Muders

Author information Article notes Copyright and License information Disclaimer

PMID: 34285185 

Abstract
La prevenzione dell'immunità antitumorale è un segno distintivo del cancro. Le cellule immunitarie e tumorali dipendono dal glucosio per il loro metabolismo anabolico. La riprogrammazione metabolica delle cellule immunitarie è essenziale per promuovere la crescita delle cellule tumorali. In un recente STUDIO pubblicato su NATURE, Reinfeld et al.1 hanno individuato la via di segnalazione mTORC1 responsabile della riprogrammazione metabolica delle CELLULE IMMUNITARIE nel MICROAMBIENTE TUMORALE (TME).

A differenza della maggior parte delle cellule normalmente differenziate, le cellule tumorali sono considerate più dipendenti dalla glicolisi piuttosto che dalla fosforilazione ossidativa mitocondriale per la generazione di energia anche in presenza di ossigeno, vale a dire la glicolisi aerobica o "effetto Warburg".2 RISULTATI PRECEDENTI suggeriscono che l'elevato consumo di glucosio dalle cellule tumorali provoca la restrizione metabolica delle CELLULE T e quindi contribuisce all'immunosoppressione e alla progressione del cancro.3 Se la competizione nutritiva estrinseca cellula o la riprogrammazione cellula-intrinseca porti a un metabolismo delle cellule immunitarie pro-tumorigenico disregolato è ancora oggetto di dibattito.

Con un approccio elegante, gli autori hanno utilizzato il 18F- FLUORODESOSSIGLUCOSIO (FDG), che è un TRACCIANTE comune nella TOMOGRAFIA a EMISSIONE di POSITRONI (PET) per misurare l'assorbimento del GLUCOSIO e il suo ruolo differenziale nel CANCRO e nelle CELLULE IMMUNITARIE correlate al cancro. 

IN UNA PRIMA FASE, lo studio ha dimostrato che un ASSORBIMENTO di GLUCOSIO superiore al normale è un segno distintivo delle CELLULE IMMUNITARIE associate al cancro confrontando l'assorbimento di FDG delle cellule immunitarie che esprimono CD45 nell'ambiente tumorale e degli splenociti. In effetti, l'ASSORBIMENTO di GLUCOSIO era significativamente PIU' ALTO in QUESTE CELLULE RISPETTO alle CELLULE MALIGNE caratterizzate dalla mancanza di espressione di CD45. Per esplorare ulteriormente la ripartizione dei nutrienti all'interno delle sottopopolazioni di cellule immunitarie correlate al cancro, Reinfeld et al. rilevato l'avidità FDG dei linfociti T CD4+/CD8+ e di altre cellule immunitarie non-T CD45+. Rispetto all'assorbimento di glucosio delle cellule tumorali, i LINFOCITI T sono caratterizzati da un livello di assorbimento del glucosio simile, che è significativamente più alto di quello dei LINFOCITI T a riposo nella MILZA. Di conseguenza, le CELLULE T nella TME non sono sottoposte a privazione di glucosio a causa della competizione dei nutrienti con le cellule tumorali. Inoltre, le cellule immunitarie CD45+ non-T, più specificamente le CELLULE MIELOIDI CD11B+, comprese le cellule soppressorie derivate da MIELOIDI MONOCITICI (M-MDSC) che sono monociti caratterizzati dalla sua attività immunosoppressiva e dalla funzione di promozione del tumore e dalla funzione di i MACROFAGI ASSOCIATI (TAM) HANNO I PIU' ALTI LIVELLI di ASSORBIMENTO di FDG(fluorodesossiglucosio). Tali risultati sono anche in linea con i risultati dei test di flusso extracellulare, in cui i TAM mantengono il più alto tasso di acidificazione extracellulare (ECAR) e il tasso di consumo di ossigeno mitocondriale (OCR). Il ruolo essenziale del glucosio è stato inoltre corroborato dall'analisi dell'arricchimento genico, che ha dimostrato alti livelli di espressione di geni coinvolti nel metabolismo del glucosio come trasportatori di glucosio e geni catalitici importanti per la fosforilazione del glucosio. Presi insieme, M-MDSC(mlieloidi monocitici) e TAM(macrofagi associati) piuttosto che cellule tumorali,  METABOLIZZANO la MAGGIOR PARTE del GLUCOSIO per cellula in TME.
Per comprendere i meccanismi intrinseci alla cellula alla base della RIPARTIZIONE dei NUTRIENTI nella TME, Reinfeld et al. focalizzato sulla via di segnalazione mTORC1, che è stata segnalata essere strettamente associata alla riprogrammazione metabolica delle cellule tumorali.4 Controllando il livello della proteina ribosomiale fosforilata S6 (pS6) come a valle della segnalazione mTORC1, gli autori hanno osservato che mTORC1 è altamente attivato nei TAM rispetto ad altre popolazioni cellulari in TME. Inoltre, dopo aver trattato i TOPI portatori di TUMORE con la specifica RAPAMICINA INIBITORE di mTORC1, l'ASSORBIMENTO di GLUCOSIO da parte delle CELLULE MIELOIDI e delle CELLULE TUMORALI è stato significativamente SOPPRESSO. Nei test di flusso extracellulare, l'inibizione di mTORC1 da parte della RAPAMICINA ha ridotto significativamente l'ECAR e l'OCR delle CELLULE MIELOIDI ma NON le CELLULE TUMORALI e le CELLULE T. Coerentemente, anche l'espressione di HK2, la chinasi chiave che catalizza la fosforilazione del glucosio nella glicolisi, è stata sottoregolata nei TAM dopo il trattamento con rapamicina. Questi risultati indicano inoltre che mTORC1 svolge un ruolo importante nel metabolismo del glucosio nella TME.

Quando il GLUCOSIO viene UTILIZZATO PREFERENZIALMENTE dalle CELLULE IMMUNITARIE LEGATE al TUMORE, sorge la DOMANDA: qual è la FONTE di ENERGIA delle CELLULE TUMORALI in questo contesto? 

La sovraregolazione di geni correlati al metabolismo della GLUTAMMINA come Mycn e Atf4, tra gli altri, ha suggerito un ruolo importante del metabolismo della GLUTAMMINA nelle CELLULE TUMORALI. Per dimostrare il RUOLO della GLUTAMMINA nelle CELLULE TUMORALI, gli autori hanno studiato l'ASSORBIMENTO di GLUTAMMINA misurando l'AVIDITA' in VIVO per 18F-(2S,4R)4-fluoroglutammina (18F-Gln). Contrariamente alle CELLULE IMMUNITARIE che DIPENDONO dal GLUCOSIO per la loro produzione di ENERGIA, è stata osservata una maggiore avidità di 18F-Gln nelle cellule tumorali. È interessante notare che, quando si utilizza un inibitore di piccole molecole chiamato V9302 per interrompere il trasporto di GLUTAMMINA nelle cellule, sono stati osservati livelli di assorbimento del glucosio aumentati sia nelle cellule tumorali che nelle cellule immunitarie, il che suggerisce che il ruolo dell'AMMINOACIDO come fonte di ENERGIA può essere sostituito da GLUCOSIO. A sua volta, ciò comporterebbe una COMPETIZIONE del GLUCOSIO tra CELLULE MALIGNE e CELLULE IMMUNITARIE che potrebbe modulare l'immunosoppressione. In linea con questa argomentazione, il BLOCCO della GLUTAMMINA è già stato considerato una potenziale strategia per invertire l'immunosoppressione.5

Anche nel metabolismo della glutammina derivato dalle cellule tumorali, il percorso mTOR è emerso come un importante percorso di programmazione metabolica. In particolare, il trattamento con rapamicina inibisce marcatamente l'assorbimento di 18F-Gln nelle cellule tumorali.

In CONCLUSIONE, i risultati di questo studio indicano che la soppressione delle cellule immunitarie per eliminare le cellule tumorali non è causata dalla competizione dei nutrienti estrinseci tra cellule. Invece, guidata da mTORC1, la riprogrammazione metabolica intrinseca delle cellule che le CELLULE IMMUNITARIE UTILIZZANO il GLUCOSIO e le CELLULE TUMORALI UTILIZZANO gli AMMINOACIDI e in parte i LIPIDI per produrre ATP gioca un ruolo importante nella generazione di un microambiente immunosoppressivo pro-tumorigenico (Fig. 1).1). 
Questa ricerca non solo evidenzia la fattibilità di un elaborato metodo di TRACCIAMENTO di RADIOISOTOPI nello studio del metabolismo del CANCRO, ma fa anche un importante PASSO AVANTI concettuale che sfida la presunzione che le cellule tumorali inducano carenza di nutrienti e disfunzione delle cellule immunitarie nella TME competendo con loro per il GLUCOSIO. 
Sulla base della DIPENDENZA delle CELLULE TUMORALI dalla GLUTAMMINA, per migliorare la strategia di imaging PET potrebbe essere in grado di fornire informazioni più precise per la gestione clinica del cancro. Inoltre, l'interferenza con il METABOLISMO della GLUTAMMINA nelle CELLULE TUMORALI e rendendo così le cellule tumorali più dipendenti dal glucosio per la produzione di energia potrebbe anche essere un'interessante strada terapeutica in futuro.



https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34285185/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8292414/
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La generazione di cellule mieloidi immature immunosoppressive è controllata dal metabolismo della glutammina nel cancro umano

Wen-Chao Wu # 1Hong-Wei Sun # 1Jing Chen 1 2Han-Yue OuYang 1Xing-Juan Yu 1Hai-Tian Chen 3Ze-Yu Shuang 1Ming Shi 1Zilian Wang 3Limin Zheng 4 2

Affiliations 

PMID: 31387898 

Abstract
Le cellule mieloidi associate al tumore sono uno dei componenti di spicco dei tumori solidi, fungendo da principali regolatori immunitari per il microambiente tumorale (TME) e un ostacolo per la terapia di blocco del checkpoint immunitario (ICB). Tuttavia, non è chiaro come i processi metabolici regolino la generazione di cellule mieloidi soppressive nella TME. Qui, abbiamo scoperto che le cellule precursori ematopoietiche sono arricchite nei tessuti di diversi tipi di cancro umano e possono differenziarsi in cellule mieloidi immature (IMC). Gli IMC infiltranti il  tumore sono altamente immunosoppressivi, glicolitici e proliferativi, come indicato da alti livelli di M-CSFR, Glut1 e Ki67. Per chiarire il ruolo del metabolismo nella regolazione della generazione di IMC, abbiamo indotto IMC soppressivi da cellule precursori ematopoietiche con GM-CSF e G-CSF in vitro Abbiamo scoperto che la generazione di IMC soppressivi era accompagnata da un aumento della glicolisi, ma non influenzata dal glucosio privazione dovuta al catabolismo alternativo. La generazione di IMC si basava sulla glutaminolisi, indipendentemente dalla disponibilità di glucosio. Il METABOLISMO della GLUTAMMINA non solo ha supportato l'espansione degli IMC con α-chetoglutarato derivato dalla GLUTAMMINA, ma ha anche regolato la capacità soppressiva attraverso l'asse del recettore del glutammato-NMDA. Inoltre, l'inibizione della glutaminasi GLS1 ha migliorato l'efficacia terapeutica del trattamento anti-PD-L1, con cellule mieloidi arginasi 1+ ridotte, aumento delle cellule T CD8+, IFNγ+ e granzima B+ e crescita tumorale ritardata in un modello murino resistente all'ICB. Il nostro lavoro ha identificato un nuovo meccanismo di regolazione del metabolismo della GLUTAMMINA nel controllo della generazione di IMC soppressivi nel TME.

©2019 Associazione americana per la ricerca sul cancro.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31387898/

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