Tatuaggi, a rischio di tumore

L’inchiostro usato per decorare il corpo può causare tumori e malformazioni fetali. Ne è convinto il giudice di Los Angeles Irvin Feffer che ha ordinato alle principali aziende produttrici di pigmenti di esplicitare sui prodotti l’avvertenza delle possibili conseguenze.

Tatuaggi, a rischio di tumore
di Ilaria Lucchetti

Arriva da Los Angeles, California, l’allarme che agiterà le centinaia di migliaia di italiani appassionati di tatuaggi: l’inchiostro usato per decorare il corpo è dannoso e le aziende produttrici dovranno indicarne apertamente i rischi.Ad esserne convinto è Irvin Feffer, giudice losangelino che qualche giorno fa ha ordinato, con un’ingiunzione, alle due principali società americane che realizzano pigmenti per tatuaggi – la Huck Spaulding Enterprises e la Superior Tattoo Equipment – di segnalare sulle etichette dei contenitori, sui propri cataloghi e siti Internet, la tossicità delle sostanze utilizzate. Che concorrerebbero a provocare danni gravi come tumori e malformazioni fetali. La decisione del giudice appoggia così la battaglia portata avanti dall’American Environmental Safety Institute che, nell’estate 2004, aveva denunciato nove case produttrici di materiale per tatuaggi, tra cui le due colpite dal recente provvedimento. L’AESI, organizzazione non-profit californiana, sosteneva la necessità urgente di avvertire i consumatori della presenza di elementi rischiosi per la salute umana, un cocktail fatto di piombo, antimonio, arsenico, berillio, cobalto, cromo, nichel e selenio. E così è stato. Il giudice Feffer ha disposto che le aziende in questione dovranno esplicitare questa avvertenza, tutt’altro che rassicurante: «Attenzione – Gli inchiostri e i pigmenti per tatuaggi contengono molti metalli pesanti tra cui piombo, arsenico e altri. Lo Stato della California ha scientemente accertato che tutti questi metalli pesanti causano cancro o difetti alla nascita e altri danni riproduttivi. Le donne incinte e le donne in età riproduttiva, in particolare – si legge ancora nell’ingiunzione – dovrebbero consultare il proprio medico prima di sottoporsi a qualsiasi tatuaggio. Quando ci si sottopone a un tatuaggio, si è esposti agli inchiostri e/o pigmenti, dal momento che essi sono iniettati sotto la pelle o applicati sopra di essa». Ora resta da vedere se e in che misura gli amanti di questa antichissima arte della decorazione corporea si faranno condizionare dall’allarme lanciato dalle autorità californiane. Perché le cifre sono da capogiro, oltreoceano e da noi. Solo negli Stati Uniti si stima che il 16% della popolazione adulta, pari a circa 40 milioni di persone, abbia almeno un disegno inciso sulla pelle. E la percentuale sale al 36% nei giovani tra i 25 e i 29 anni e al 28% nella fascia tra i 30 e i 39 anni. Ma anche in Italia, nell’ultimo decennio, la febbre dell’ornamento cutaneo è esplosa, passando da fenomeno marginale a tendenza di massa. Sarebbero infatti circa un milione e mezzo gli italiani, per la gran parte tra i 18 e i 28 anni, che sfoggiano i più svariati esempi di “body art”: dai soggetti etnici a quelli religiosi e a quelli tribali, senza tralasciare i filoni “naturalistici”, l’ispirazione agli ideogrammi giapponesi e i soggetti intramontabili, come le iniziali del proprio nome intrecciate a quelle del partner. Salvo poi dover ricorrere al laser dermatologico, quando l’idillio si rompe e la rimozione si fa inevitabile, oltre che dolorosa. Ma, per questo, non c’è ingiunzione che aiuti.