Australia: “Big Pharma paga i partiti e influenza la politica”

28/09/2018

di Redazione InformaSalus.it

 

 

Big Pharma dona milioni di dollari a entrambe le parti politiche australiane, le aziende farmaceutiche impiegano un gran numero di lobbisti e la loro influenza contribuisce a determinare i prezzi elevati dei farmaci in Australia. È quanto riferisce il The Guardian in un articolo in cui si legge che circa 72 distinte aziende farmaceutiche impiegano lobbisti pagati per influenzare la politica e le decisioni del Governo.

 

Un’analisi dei dati sulle donazioni mostra che tra il 1998-99 e il 2016-17 le aziende farmaceutiche hanno donato 4,7 milioni di dollari ai partiti liberali, nazionali e laburisti. Ventidue delle 72 compagnie che hanno ingaggiato lobbisti hanno anche fatto donazioni politiche in Italia negli ultimi 19 anni. Le donazioni hanno raggiunto il picco nell’anno finanziario 2013-14, che ha coinciso con le Elezioni federali del 2013.

 

Le grandi case farmaceutiche hanno un interesse finanziario significativo nel modo in cui il governo si comporta, in particolare per quanto riguarda le decisioni e le politiche che riguardano i prezzi dei medicinali o i processi di approvazione per i nuovi farmaci.

 

Un ex segretario del Dipartimento federale della sanità, Stephen Duckett, ora uno dei principali medici ricercatori al Grattan Institute, ha affermato che l’industria farmaceutica è “estremamente potente” e ha un’influenza significativa sul governo.

 

L’anno scorso Duckett ha pubblicato un rapporto dal quale emerge che i prezzi dei farmaci in Australia sono significativamente più alti che all’estero e che gli australiani pagano circa 500 milioni di dollari ogni anno per i farmaci generici.

 

Duckett ha affermato che l’influenza dell’industria farmaceutica ha chiaramente contribuito all’aumento dei prezzi dei farmaci. “Non posso dire come lo fanno, ma impiegano molte persone, si muovono in Parlamento e così via. Tutto quello che posso vedere è il risultato, ossia che finiamo per pagare di più. Abbiamo politiche progettate per adattarsi a loro piuttosto che per soddisfare il consumatore o il contribuente”.