5G, tumori-cellulari, i medici ISDE Italia smascherano il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità: “inadeguato a garantire la salute pubblica!

5G, tumori-cellulari, i medici ISDE Italia smascherano il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità: “inadeguato a garantire la salute pubblica!”

Fa sempre più discutere il Rapporto ISTISAN 19/11 di recente pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo il quale – oltre la non provata correlazione dell’incidenza oncogena per irradiazione da telefono cellulare – si cercherebbe addirittura di far passare una presunta innocuità del 5G. “Il 5G non causa tumori, ce lo dice l’Istituto Superiore di Sanità”. Dopo l’inchiesta di Maurizio Martucci sulle zone d’ombra e i conflitti d’interessi in capo ad autori della meta-analisi che ha conquistato Tg, Web e giornali, dopo la denuncia dell’Associazione Italiana Elettrosensibili secondo cui l’ISS ha abdicato al suo compito istituzionale di difendere la salute pubblica, adesso tocca ai medici per l’ambiente di ISDE Italia: in un commentario di 19 pagine a firma del presidente del comitato scientifico Agostino Di Ciaula smascherano le falle metodologiche dello studio, smontando la tesi negazionista, offuscata da una visione parziale e monca di elementi sostanziali per la valutazione dei danni complessivi da elettrosmog.

Ecco alcuni dei passaggi salienti delle note di ISDE Italia ripresi dai commenti su ISTASAN 19/11.    

Dott. Agostino Di Ciaula (ISDE Italia)

Con il documento “Esposizione a radiofrequenze e cancro: considerazioni sul rapporto ISTISAN 19/11” si spiegano le motivazioni per le quali ISDE ritiene che il rapporto dell’ISS sia inadeguato a garantire al meglio la salute pubblica.

• Ai fini della tutela della salute pubblica ritiene adeguati e sufficienti gli standard ICNIRP, basati in modo arbitrario sulla sola possibilità di indurre effetti termici acuti e ignorando i risultati di numerosi studi che suggeriscono effetti biologici non-termici successivi a esposizioni croniche anche inferiori ai limiti attuali. Ai fini di proteggere in maniera adeguata e piena la popolazione dovrebbero essere considerate tutte le evidenze scientifiche disponibili sugli effetti delle radiofrequenze e non solo una parte di esse.

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Ignora completamente il documentato rischio di patologie non-oncologiche da esposizione a radiofrequenze e l’ipersensibilità ad esse.

• Nelle conclusioni parla timidamente di incertezze scientifiche ma evita di esplicitare la sostanza di tali incertezze e non propone quale utilizzo farne a fini di prevenzione primaria, data l’affermata maggiore vulnerabilità dei bambini, alla quale sarebbe da aggiungere quella verosimile delle donne in gravidanza, e dei  soggetti elettrosensibili.

• Basa le sue conclusioni su un esame della letteratura incompleto degli studi descrittivi dei trend di incidenza dei tumori de sistema nervoso centrale.  Nel riferimento ad alcune meta-analisi, ignora il fatto che in esse sono stati inseriti studi “negativi” con limiti dichiarati dagli stessi Autori. Infine, sono sottovalutate le evidenze sperimentali robuste e  recenti che hanno confermato in maniera diretta la capacità delle radiofrequenze di promuovere la cancerogenesi anche per esposizioni inferiori a quelle dei limiti ICNIRP.

• Afferma che “le evidenze scientifiche correnti, sebbene non consentano di escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine … non giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salutesenza specificare quali indicazioni e quali evidenze giustificherebbero modifiche sostanziali.

• Riconosce come la normativa nazionale sia in questo momento inadeguata a verificare l’esistenza di livelli di esposizione alle frequenze del 5G certamente sicure per la salute pubblica, che lo sviluppo del 5G avverrà “in un futuro non facilmente prevedibile”, che “al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G” e che “sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale”. Tuttavia, non propone alcuna soluzione immediata finalizzata a garantire la piena tutela sanitaria degli esposti né misure di prevenzione primaria. E’ da ricordare che già attualmente l’infrastruttura 5G ha  interessato in via “sperimentale” circa 4 milioni di italiani ed è in fase di avanzata implementazione su tutto il territorio nazionale.

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Per le motivazioni sinteticamente descritte, si propone il ritiro del documento da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e una sua rielaborazione più ampia (non limitata alle sole patologie oncologiche), che:

• utilizzi in maniera completa e adeguata la letteratura scientifica esistente;

• consideri nel dettaglio gli effetti delle esposizioni che deriveranno dall’integrazione dell’infrastruttura 5G con gli attuali sistemi di radiotelefonia e, preliminarmente i rischi potenziali che queste potrebbero comportare alla luce delle evidenze scientifiche già esistenti e dei limiti della normativa vigente. Ai fini della prevenzione primaria e della tutela della salute pubblica non appare giustificabile ignorare o sottovalutare ciò che già sappiamo e declassificare come irrilevante ciò che ancora non sappiamo. Questo potrebbe trasformarsi in un’inaccettabile rilevazione e quantificazione a posteriori di danni altrimenti evitabili;

• rivaluti i limiti oggi utilizzati alla luce delle incertezze emergenti dai risultati degli studi epidemiologici e di quelli sperimentali;

• fornisca indicazioni concrete in termini di prevenzione primaria che tengano soprattutto in considerazione le fasce più vulnerabili della popolazione.

(….) alla luce delle evidenze disponibili nella letteratura scientifica sugli effetti dell’esposizione cronica a radiofrequenze, è necessario ricordare che il “possibile” (secondo classificazione IARC) rapporto con il cancro (soprattutto gliomi e neurinomi) è evenienza certamente temibile ma non è l’unica né la più rilevante dal punto di vista epidemiologico.

una valutazione compiuta degli effetti di una specifica esposizione ambientale, specie se finalizzata ad orientare misure di prevenzione primaria e di tutela della salute pubblica, non può riguardare solo il cancro ma deve necessariamente prendere in considerazione tutte le evidenze fisiopatologiche e le patologie per le quali esistono documentazioni pubblicate di relazione con quella specifica esposizione.  Questo è il caso delle radiofrequenze, per le quali numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato (in alcuni casi con maggiore robustezza scientifica rispetto al cancro) precise relazioni fisiopatologiche con alterazioni della riproduzione, con malattie metaboliche e neurologiche, con alterazioni microbiologiche

Nel paragrafo “Sviluppi delle telecomunicazioni: i sistemi 5G”, gli Autori del rapporto ISTISAN ribadiscono in maniera chiara come la normativa nazionale vigente, nel caso delle bande di frequenza proprie della rete 5G, sia inadeguata a verificare l’esistenza di livelli di esposizione certamente sicuri per la salute pubblica:

“In base alle caratteristiche previste per i sistemi radianti utilizzati, al fine di valutare correttamente l’esposizione, occorrerà pertanto considerare non solo i valori medi di campo elettromagnetico, ma anche i valori massimi raggiunti per brevi periodi di esposizione. Tale aspetto richiederà un adeguamento della normativa nazionale che, ad oggi, non considera esposizioni di breve durata ma solo esposizioni continuative”.

Questa inadeguatezza è amplificata dall’evidenza che ci sarà un “incremento notevole del numero di impianti installati sul territorio” e che “L’introduzione della tecnologia 5G potrà portare a scenari di esposizione molto complessi, con livelli di campo elettromagnetico fortemente variabili nel tempo, nello spazio e nell’uso delle risorse delle bande di frequenza”.

Gli Autori del rapporto ISTISAN affermano che lo sviluppo del 5G avverrà “in un futuro non facilmente prevedibile”, che “al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G” e che “sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale”.

L’attuale inadeguatezza normativa è resa ancora più grave dalle considerazioni espresse nel paragrafo precedente sulla reale utilità degli standard ICNIRP ai fini di garantire un’efficace tutela della salute pubblica e dalle evidenze scientifiche preliminari che documentano la potenziale pericolosità dell’esposizione alle frequenze del 5G che utilizzeranno, in parte, onde millimetriche.

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