LE GRANDI EPIDEMIE DEL PASSATO – Acqua inquinata, Malnutrizione, Avvelenamento da farmaci e vaccini, e Malattie – Stefano Torcellan

A cura di Stefano Torcellan

COME SI FA A CREARE UN’EPIDEMIA

Se voglio creare un’epidemia di diarrea, invito a casa mia 100 amici, e il primo giorno avveleno l’acqua da bere del primo amico con un lassativo, il secondo giorno metto il lassativo nell’acqua da bere del secondo amico, e così via, fino al centesimo amico.

Tutti, manifesteranno la stessa malattia: la diarrea.

Tutti, saranno convinti di essere stati contagiati, e daranno la colpa della diarrea al PRIMO COLPITO, o si incolperanno a vicenda.

Le PERSONE si fanno ABBINDOLARE dalle APPARENZE a causa delle loro FALSE CREDENZE sul CONTAGIO derivanti dalla DISINFORMAZIONE diffusa dalla MAFIA DELLA SANITA’  e SCAMBIANO delle SEMPLICI COINCIDENZE per CAUSE ed EFFETTI.

(vedi libro “La Mafia della Sanità” scritto dalla dottoressa GUYLAINE LANCTOT, macro edizioni)

Allo stesso modo si possono creare EPIDEMIE DIVERSE:

POLIURIA (minzione frequente), avvelenando l’acqua con un diuretico (furosemide).

EMESI (vomito) avvelenando l’acqua con un emetico (veratrina, apomorfina, arecolina, ecc.).

Questi esempi, dimostrano che:

-Tutti gli esseri umani reagiscono allo stesso modo uniforme allo stesso tipo di veleno o tossina e non allo stesso tipo di batterio, germe, virus.

-Tutti gli esseri umani eliminano lo STESSO TIPO DI VELENO O TOSSINA attraverso lo STESSO ORGANO DI ELIMINAZIONE, ovvero attraverso la STESSA MALATTIA.

-IN OGNI EPIDEMIA LE PERSONE SI AMMALANO IN MODO ENDOGENO, UNO DOPO l’ALTRO, PER INTOSSICAZIONE O AVVELENAMENTO, o MALNUTRIZIONE, E NON PER CONTAGIO.

T. C. FRY (igienista americano – premiato con laurea Honoris Causa alla Sorbona di Parigi) ha scritto:

Bisogna comprendere che tutti gli esseri umani reagiscono allo stesso modo uniforme allo stesso tipo di veleno o tossina e non allo stesso tipo di batterio, germe, virus”.

“E’ così che un EMETICO, sarà eliminato con dei vomiti, da tutte le persone che lo ingeriranno, così come un LASSATIVO sarà eliminato dall’intestino e un DIURETICO sarà eliminato dall’apparato urinario, da tutte le persone che li ingeriranno”.

Infine, il régime alimentare e le altre pratiche, che causano l’influenza e le altre affezioni in una persona, causeranno gli stessi problemi, in tutte le persone che vivono e che mangiano allo stesso modo.”

CONOSCENZE ELEMENTARI E LOGICA.”

Organismi simili reagiscono con malattie simili quando sono soggetti ad influenze, condizioni o veleni simili, non significa che sono contagiosi.”

“Normalmente questo significa, che quelli che sono colpiti in modo analogo, hanno praticato le stesse abitudini malsane.”

Tutti gli esseri umani reagiscono in modo identico quando le circostanze sono identiche.”

Per CREARE UN’EPIDEMIA di una DETERMINATA MALATTIA in una CITTA’, basta inquinare o avvelenare l’acqua dell’acquedotto con una determinata tossina, veleno, rifiuto morboso, ecc. responsabile di una determinata malattia, sempre che l’acqua venga utilizzata da tutti per bere e per cucinare.

Oppure, basta “AVVELENARE” con un determinato tipo di veleno, tossina, ecc. uno o più ALIMENTI che tutti gli abitanti della città mangiano.

Durante la GUERRA di CRIMEA, un’ infermiera, FLORENCE NIGHTINGALE, scrisse a proposito di EPIDEMIE: “Non vi sono malattie specifiche, bensì solo condizioni specifiche per la malattia”.

LOUIS PASTEUR stesso diceva che le malattie sono causate al 90 % dall’acqua.

E’ ATTRAVERSO L’ ACQUA INQUINATA che la PESTE (Peste polmonare, nera, bubbonica) il colera asiatico, la febbre tifoide, la febbre gialla, si sono estese a tutta la popolazione di una città o di un qualsiasi luogo, in un determinato periodo di tempo, NON quindi PER CONTAGIO.

 

Nel suo libro “H2O E LE ACQUE DELL’ OBLIO”, Macro Edizioni, a p. 72, IVAN ILLICH ha scritto:

Tra il 1848 e il 1855 erano state istituite 6 commissioni parlamentari per il miglioramento delle FOGNATURE di Londra; ma nonostante tali tentativi la situazione divenne insostenibile.

Le acque del Tamigi, dal ponte di Waterloo e quello di Westminster si ricoprirono di un denso accumulo di fango fetido e sgradevole, che rimaneva coperto durante la bassa marea.

Nel 1949 e e di nuovo nel 1953-54 delle EPIDEMIE DI COLERA ASIATICO tolsero la vita a qualcosa come VENTIMILA PERSONE.

In piena epidemia il parlamento promulgò una nuova e severa legge, che fece più efficiente il sistema per asportare gli ESCREMENTI notturni prodotti dalle masse di Londra.”

Famosissime le MALATTIE GASTROENTERICHE dei VIAGGIATORI causate dall’ACQUA INQUINATA.

 

Nel suo libro “STORIA SOCIALE DELL’ ACQUA. RITI e CULTURE “, Milano Bruno Mondadori, 1998, PAOLO SORCINELLI ha scritto:

Al sensibile TREND DEMOGRAFICO OTTOCENTESCO, faceva seguito un proporzionale aumento delle EVACUAZIONI.

Che, con puntigliosità, l’architetto FRANCOIS LIGIER, nel 1875, ha quantificato attorno ai 250 grammi di URINA e dai 125 ai 160 grammi di MATERIE FECALI pro capite giornaliere.

Se la popolazione cresceva, non si verificò un altrettanto decisivo sviluppo delle INFRASTRUTTURE URBANE e dei SERVIZI IGIENICI COLLETTIVI.

Inevitabile lo scadimento delle condizioni igieniche.

E’ opportuno ricordare che nella maggior parte delle CITTA’ EUROPEE piccole e grandi, OGNI TIPO di EVACUAZIONE FINIVA necessariamente nell’ACQUA:

-NEL MARE, se si trattava di città portuali,

NELL’ ACQUA DOLCE, se le città erano attraversate da torrenti e fiumi.

Solo nel 1876, l’ ingegnere PIERRE MILLE, lanciò l’ipotesi che forse era necessario un TRATTAMENTO DEPURATIVO DEGLI SCARICHI, prima che questi finissero nei corsi d’acqua naturali.

I POZZI NERI, a parte le esalazioni, il loro contenuto veniva usato per CONCIMARE ORTI e CAMPI, INQUINANDO così VERDURE E FRUTTI e finendo per RIFLUIRE nelle FALDE SOTTERRANEE che poi venivano USATE PER SCOPI POTABILI.

Nel 1884 l’ennesimo COLERA in ITALIA fece decollare un’inchiesta sulle condizioni igienico sanitarie, un attenzione particolare fu riservata alle ACQUE POTABILI e SISTEMA FOGNARIO, che erano ritenuti RESPONSABILI delle MALATTIE INFETTIVE e del COLERA.

Malgrado l’individuazione del problema, alla fine del XIX secolo, solo metà dei COMUNI ITALIANI era dotato di condutture per l’acqua potabile e più del 77% era SPROVVISTO di FOGNE.

Spesso quando gli ACQUEDOTTI esistevano, non erano nelle condizioni di assicurare la potabilità delle acque.

Ancora nel 1903, l’inchiesta sulle acque potabili accertò, che la maggior parte delle ACQUE EROGATE, NON erano state ANALIZZATE né chimicamente né batteriologicamente.

Dal 1835 al 1911 un milione di italiani è morto di COLERA nelle epidemie del 1835-37, del 1849, del 1854-55, del 1865-67, del 1873, del 1884-87, del 1893 e del 1910-11.

I POZZI PRIVATI non fornivano maggiori garanzie.

Spesso il prelievo avveniva dalle “falde sotterranee più superficiali” con sistemi di attingimento rimasti immutati nei secoli.

Alla fine dell’Ottocento, gli ESCREMENTI erano indissolubilmente legati alla fecondità della terra.

IL LETAME, si gettava fuori da un finestrino e, lasciato così in un monte, veniva dilavato dalle piogge, che poi scorrevano nere per le fosse all’ingiro.

Nè più né meno come due secoli prima, nel Seicento, quando i contadini accumulavano, davanti alle stalle dei buoi e dei maiali e davanti alle proprie case, tutto lo STERCO che serviva alla concimazione dei campi e lo conservavano lì per tutta l’estate, come fosse una delizia.

Spesso, le condutture degli acquedotti, si trovavano a fare i conti con queste sostanze e con i relativi rischi d’inquinamento delle acque.

Agli inizi del XIX secolo, L’ ESCREMENTO è promosso al rango di MATERIA PRIMA dell’INDUSTRIA CHIMICA.

Il dottor THOMAS MC KEOWN, una grande autorità nei campi della sanità pubblica e della medicina sociale ha compiuto uno degli studi più dettagliati della storia delle MALATTIE INFETTIVE. Nel suo libro “THE ROLE OF MEDICINE”  (Basil Blackwell, Oxford, 1979, p. 162) afferma: 

L’esperienza degli ultimi due secoli indica che le MORTI per MALATTIE INFETTIVE sono CALATE A UNA FRAZIONE DEL LORO PRECEDENTE LIVELLO SENZA ALCUN INTERVENTO MEDICO, e suggerisce che anche senza disponibilità di interventi medici avrebbero continuato a diminuire.

Il clamoroso DECLINO DELLA MORTALITA’ dal Settecento in poi è dovuto principalmente a TRE EFFETTI:

1) miglioramento dell’IGIENE PERSONALE

2) un grande miglioramento nell’ALIMENTAZIONE, (nel terzo mondo la MALNUTRIZIONE è la causa principale delle cattive condizioni di salute).

3) Miglioramento degli IMPIANTI SANITARI (acquedotti e fognature), verificatosi nella seconda metà dell’Ottocento, e introduzione di nuove misure sanitarie:

-DEPURAZIONE DELL’ ACQUA,

-UN EFFICIENTE ELIMINAZIONE DELLE ACQUE DI SCOLO,

-LA COMMERCIALIZZAZIONE DI LATTE SANO,

-UNA MIGLIORATA IGIENE DEI CIBI,

-TUTTE estremamente EFFICACI nel CONTROLLO delle MALATTIE INFETTIVE.

Oggi nel TERZO MONDO, circa un miliardo di persone è ancora privo di acqua corrente e ogni anno, per l’uso di ACQUE INQUINATE, MUOIONO quattro milioni di bambini per MALATTIE INFETTIVE.”

(Paolo Sorcinelli, è docente di Storia sociale all’università di Bologna)

 

I MOTIVI ADDOTTI dalla maggior parte degli STORICI MEDICI per il DECLINO della MORTALITA’ per le MALATTIE INFETTIVE è il MIGLIORAMENTO nell’ALIMENTAZIONE e dell’IGIENE in GENERALE. 

Un rapporto molto influente del Dott. MOISES BEHAR (* 28 agosto 1922 – 2/14/2015 –  medico guatemalteco, pediatra con dottorato in salute pubblica).,

“A DEADLY COMBINATION”, pubblicato  in World Health, febbraio-marzo 1974, spiega: in World Health, spiega: (15)

Nei paesi che oggi sono sviluppati, la mortalità per tubercolosi, morbillo, pertosse, febbre tifoide, disturbi diarroici e varie altre infezioni ha iniziato a declinare molto prima che venissero identificati i relativi agenti microbici e prima che si conoscessero specifiche misure di controllo o trattamento. Questo declino è avvenuto in parallelo con il miglioramento delle generali condizioni di vita e soprattutto con il miglioramento dell’alimentazione.

Un organismo debilitato è molto meno resistente. l morbillo comune o la diarrea, disturbi innocui e di breve durata tra i bambini ben nutriti, sono solitamente gravi e spesso fatali tra quelli cronicamente malnutriti. Prima dell’esistenza dei vaccini, in pratica ogni bambino, in qualsiasi paese, manifestava il morbillo, ma le MORTI avvenivano 300 volte più spesso nei PAESI più POVERI che in quelli più RICCHI. Il motivo non era che la malattia fosse più virulenta, o che ci fossero meno servizi medici, ma che le comunità malnutrite, a causa della malnutrizione, hanno meno resistenza.”

 

 

 

Il rapporto conclude:

Per il momento, il ‘VACCINO PIU’ EFFICACE per la maggior parte delle comuni infezioni diarroiche, respiratorie o di altro tipo è UNA DIETA ADEGUATA.”

 

Le malattie sono sforzi del corpo per eliminare tossine, veleni, muco, rifiuti morbosi, materiali indesiderabili, scarti metabolici, ecc., accumulati oltre il limite di tolleranza dell’organismo, derivanti da cibi inadatti alla nostra specie, acqua e aria inquinate. La malnutrizione, oltre a causare malattie da carenze nutrizionali, indebolisce l’organismo e lo predispone all’accumulo di sostanze tossiche (Tossiemia) privandolo dell’adeguata forza vitale che gli permette di disintossicarsi e guarire attraverso la malattia. E’ per questo motivo che nelle comunità povere e malnutrite la mortalità era ed è molto più alta che nei paesi ricchi e ben nutriti. 

 

A p. 405 nel suo libro “Assistenza igienica ai bambini” Il Dr. Shelton ha scritto:

Il DR. PETERS, funzionario medico, sottolineò il fatto, che QUANDO a CINCINNATI si PURIFICO’ L’ ACQUA SCOMPARVERO quasi i CASI di FEBBRE TIFOIDE.

FEBBRE TIFOIDEA. L’ ACQUA SPORCA, e NON POTABILE, si prese gioco del vaccino ed I SOLDATI soffrirono e MORIRONO, proprio a causa di questo.

Il VACCINO, non fu certamente in grado di rendere la SPORCIZIA innocua, non più di quanto il vaccino contro il VAIOLO potesse esserlo durante la guerra del 1870 in INDIA.

E’ ora AMMESSO OVUNQUE, che la DIMINUZIONE dei CASI di FEBBRE TIFOIDE, di COLERA, di FEBBRE GIALLA, di PESTE BUBBONICA, ecc. sia DOVUTA ad una MAGGIORE IGIENE E SANITA’.

Le Bon Guide de L’Hygienisme n° 57, p. 27

La PAURA, la SPORCIZIA ed una CATTIVA NUTRIZIONE erano le principali CAUSE delle EPIDEMIE.

L’ EUROPA non ha ELIMINATO le EPIDEMIE uccidendo i microbi, ma migliorando il suo standard di vita e le sue condizioni sanitarie.

Le Bon Guide de L’Hygienisme n° 57, p. 31

I MICROBI SONO DOVUNQUE, PERCHE’ NON ABBIAMO UN’ EPIDEMIA CONTINUA DELLE COSIDDETTE MALATTIE MICROBICHE?

IN TUTTE LE PIU’ TREMENDE EPIDEMIE DEL PASSATO, LE PERSONE SI SONO AMMALATE IN MODO ENDOGENO, UNO DOPO L’ ALTRO, PER INTOSSICAZIONE O AVVELENAMENTO (unico denominatore comune), E NON PER CONTAGIO.

EPIDEMIA = AVVELENAMENTO DI MASSA

PANDEMIA = EPIDEMIA ESTESA

Neanche CHI DIGIUNAVA poteva salvarsi (Vedi Digiuno Terapeutico), proprio perché l’ACQUA INQUINATA era la CAUSA della MALATTIA.

CONTAGIO O MALNUTRIZIONE?

LO SCORBUTO

Dal 1492 (scoperta dell’America) al 1747, per 255 anni, gli uomini di tutto il mondo hanno creduto che lo SCORBUTO, che colpiva gli equipaggi e i passeggeri delle navi nelle grandi attraversate oceaniche, fosse una malattia contagiosa.

Le navi dello scorbuto venivano tenute in quarantena fuori dal porto.

La celebre circumnavigazione del globo che vede Ferdinando Magellano (1520) protagonista si concluse con più dell’80% dell’equipaggio morto a causa della presunta malattia.

il Dr. JAMES LIND, medico scozzese della marina da guerra britannica, nel 1747 scoprì che integrando la dieta dei marinai e passeggeri con gli AGRUMI si poteva prevenire e curare questa tremenda malattia.

Lo scorbuto è una malattia da carenza vitaminica (vitamina C).

Nel 1937 il biochimico ungherese Albert Szent-Györgyi dell’Università di Pittsburgh ha avuto il premio NOBEL per i suoi studi sulla biochimica delle ossidazioni e sulla VITAMINA C. Ha estratto dai tessuti della ghiandola surrenale e da vari prodotti di origine vegetale una sostanza cristallina con energiche proprietà riducenti, assai importante nei processi di ossidazione-riduzione. Questa sostanza, in quanto derivata da uno zucchero a sei atomi di carbonio fu dapprima chiamata ACIDO EXURONICO e venne poi identificata (insieme a W. SVIRBELY) con il fattore antiscorbutico, che prese il nome di acido ascorbico o vitamina C, (1933).

Si dice che Albert Szent-Györgyi abbia portato via il Nobel ad un altro scienziato di nome Charles Glen King che pare abbia isolato la vitamina C prima di lui e dicono che al limite avrebbe meritato il Nobel anche lui. Albert Szent-Györgyi nei suoi esperimenti ha usato anche la paprica e Charles Glen King ha usato il succo di limone.

L’OCCHIO VEDE solo quello che la MENTE è in grado di PENSARE.

Albert Szent-Györgyi ha scritto:

“La SCOPERTA consiste nel VEDERE ciò che tutti hanno visto e nel PENSARE ciò che nessuno ha pensato”.

IL PRIMO COLPITO di un’EPIDEMIA, è la PROVA MATEMATICA che le malattie non sono trasmesse da una persona all’altra, che non sono causate da alcun microbo, battere, germe, virus, e quindi, che non sono contagiose.

Se IL PRIMO COLPITO di un’epidemia non ha “preso” la malattia dal colpito numero zero (visto che il colpito numero zero non esiste), è perfettamente logico e matematicamente certo che neanche il secondo colpito ha “preso” la malattia dal primo colpito, ecc.

Sapendo che IL PRIMO COLPITO di un’epidemia non ha certamente “preso” la malattia dal colpito numero zero, come si fa a pensare e/o credere che il secondo colpito possa aver “preso” la malattia dal primo colpito?

“La matematica non è un’opinione”.

“LE BUGIE SONO UNA COSA STRANA, se ne ripetiamo una sufficientemente GROSSA, a VOCE sufficientemente ALTA, sufficientemente SPESSO, e sufficientemente A LUNGO, la gente finirà per crederci. DAVVERO. E lo ha già fatto!

Perché ESISTE UNA GROSSA BUGIA, che viene ripetuta a gran voce, molto spesso e da lungo tempo, e il pubblico l’accetta come una verità.

QUAL’ E’ LA BUGIA? IL CONTAGIO.”

Bertrand Russell ha scritto:

“Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un’opinione diffusa sia cretina anziché sensata.”

LA PELLAGRA

I primi casi di pellagra, sotto il nome di “mal de la rosa”, erano stati osservati in Spagna fin dal 1735 dal medico Gaspare Casal di Oviedo, il quale li considerò come forme speciali di LEBBRA.

I MALATI di PELLAGRA si riconoscevano per le famigerate «3 D»:

1) DERMATITE – non di rado era scambiata per LEBBRA,

2) DIARREA

3) DEMENZA.

Se non curata, portava alla morte e per decenni i manicomi del nord si riempirono di «MATTI» con i sintomi neurologici della malattia.

Sin dalla seconda metà del 1700 si era notato che la diffusione della malattia andava a braccetto con i consumi di POLENTA, in ITALIA divenne un problema molto esteso nelle REGIONI VENETE, dove i contadini consumavano anche due o tre chili di polenta al giorno, e solo quella (monofagismo maidico).

Un quadro desolante presentavano nel 1847 le condotte di AVIANO e MONTEREALE, dove la pellagra «regnava da oltre mezzo secolo» e interessava tra il 5 e il 15 per cento circa della popolazione• Qui i «villici miserabili» conducevano una vita stentata: la loro ALIMENTAZIONE, priva di carni fresche, comprendeva POLENTA (o, peggio, una «GROSSA MASSA di PASTA RIDOTTA in PANE MAL COTTO» e spesso preparata con GRANO NON MATURO o di qualità viziata), ERBAGGI freschi conditi con poco olio e molto aceto, LEGUMI poco cotti e mal conditi. A ciò si aggiungeva l’abitudine di passare l’inverno nelle stalle a respirare aria umida e malsana (i cosiddetti filò o convegni d’inverno).

Si pensò a una TOSSINA presente nel GRANTURCO, la PELLAGROZEINA (il discusso scienziato italiano Cesare Lombroso fu uno dei più accaniti promotori di tale teoria tossicozeista).

Pellagrozeina

Per il medico veronese, considerato il “padre” dell’antropologia criminale, i pellagrosi erano «simulacri di uomini, macilenti, dall’occhio immobile e vitreo, dalle guance gialle, allibite, dalle braccia screpolate e piagate quasi per scottatura o per larga ferita». Li definisce così in “La pellagra ed il mais in ITALIA (1879)”, opera in cui si fa paladino della TEORIA TOSSICOZEISTA e dell’EREDITARIETA” della MALATTIA. Con zelo, passione e un’infinità di dati e aneddoti raccolti e sapientemente snocciolati a vantaggio della propria teoria, Lombrosospiega che è possibile rinvenire di frequente nei chicchi di mais i segni della malattia «la quale meglio si distingue da un certo color bigiastro, dal sapore amaro, da un odore viroso, e dalla presenza frequente di cellule di fermento».

LOMBROSO somministrava alle sue CAVIE (cani e pulcini) – e successivamente a una quarantina d’individui in piccolissime dosi – una TINTURA OLEOSA ricavata «da CEREALI POCO SANI», che assunta provocava sintomatologie rilevanti che spesso conducevano alla morte dell’ospite. La “PELLAGROZEINA”, la sostanza tossica contenuta nel mais, si produceva secondo Lombroso a causa della PIOGGIA che s’infiltrava nei magazzini e in generale per l’azione dell’UMIDO nelle varie fasi della lavorazione.

Ma se i “popolani” erano soliti chiamare il mais con l’appellativo funereo di “grano della pellagra”, perché continuavano a mangiarne? «Per suprema necessità; per mancanza di altro alimento» annotava LOMBROSO.

E come rispondere ai critici secondo cui la PELLAGRA era PRESENTE anche IN ASSENZA di un ABUSO di MAIS?

Esisteva una “PELLAGRA EREDITARIA” che si trasmetteva secondo lo scienziato al pari delle modificazioni corporee.

Al fine di scongiurare il deterioramento del mais LOMBROSO propose una serie di misure, su tutte l’acquisto di magazzini meccanici che avrebbero permesso una ventilazione continua del cereale, ma anche evitare la raccolta del mais nel suo stato embrionale.

Secondo la prima indagine sanitaria dell’Italia unita, nel 1878, 100.000 persone in Italia ne erano affette, erano quasi tutti contadini e 9 su 10 vivevano fra Veneto, Emilia e Lombardia.

In Veneto quasi un terzo dei contadini veneti era malato.

Comparve in Francia nel 1800.

Nel 1912 la pellagra era al suo apice negli USA.

Dai dati dei National Institutes of Health statunitensi, fra il 1907 e il 1940 circa 3 milioni di americani, soprattutto negli stati del Sud, contrassero la pellagra e 100.000 morirono.

Il 20 marzo 1910, il Dr. Louis Sambon, contrariamente alle teorie precedenti relative alla pellagra, aveva stabilito che la sua diffusione non era stata causata da mais ammuffito, ma piuttosto TRASMESSA agli umani tramite un morso di un MOSCERINO (Simulium vorans).

Nel 1914, l’opinione diffusa è che la PELLAGRA è una MALATTIA INFETTIVA e TRASMISSIBILE.

La commissione per lo studio della pellagra Dr. Thompson-Mc Fadden AVEVA OSSERVATO che l’80% dei CASI di PELLAGRA avevano avuto un CONTATTO CON un CASO PRE-ESISTENTE. I ricercatori avevano attribuito tale clustering ad un AGENTE INFETTIVO SCONOSCIUTO TRASMESSO da persona a persona attraverso un meccanismo sconosciuto.

All’ungherese JOSEPH GOLDBERGER (1874-1929) (morto di cancro), il merito di aver SCOPERTO, che la CAUSA della PELLAGRA NON risiedeva in un AGENTE INFETTIVO trasmesso da persona a persona per contagio, avverso agli umili, MA nella DIETA, che essi seguivano.

Convinto che le ragioni stessero nella DIETA e NON in un’INFEZIONE, GOLDBERGER fece un ESPRIMENTO in un paio di ORFANOTROFI del MISSISSIPPI: NUTRENDO i BAMBINI con CIBI FRESCHI, VERDURE, LATTE e CARNE, chi era MALATO di PELLAGRA MIGLIORAVA e GLI ALTRI NON la PRENDEVANO.


Prima di morire Joseph Goldberger lasciò in eredità un economico RIMEDIO TERAPEUTICO: ESTRATTO SECCO di LIEVITO di BIRRA, che oggi sappiamo esser ricco di NIACINA, anche nota come acido nicotinico o vitamina PP, dall’inglese PELLAGRA PREVENTING.

Se a Goldberger si deve la scoperta che la causa della malattia era la DIETA (e, in ultima analisi, le condizioni di povertà delle popolazioni) furono i SUOI SUCCESSORI a capire quale fosse il TASSELLO MANCANTE.

 Era dovuta al cosiddetto “MONOFAGISMO MAIDICO” da parte delle classi rurali povere. A spiegarne il significato è lo storico Alberto De Bernardi secondo cui il GRANTURCO divenne a un certo punto «l’unica, reale forma di remunerazione del lavoro contadino o, in ogni caso, pressoché l’UNICO PRODOTTO ALIMENTARE cui i lavoratori della terra potevano accedere, in virtù dei loro modestissimi livelli di reddito»

La stessa SMISE di FALCIDARE le POPOLAZIONI del NORD ITALIA fino a scomparire a partire dagli ANNI VENTI del NOVECENTO per effetto di un MIGLIORAMENTO delle CONDIZIONI di VITA, di LAVORO e di un’ALIMENTAZIONE PIU’ RICCA di NUTRITIVI ed EQUILIBRATA. In breve «il contadino mangia meglio e la pellagra se ne va» scrisse il medico LUIGI MESSEDAGLIA (1874-1956). Dalla pellagra si guariva cioè «somministrando abbondevole MINESTRA di RISO, saporose e ben nutrite CARNI, ottimo PANE, pretto VINO».

La PELLAGRA (“pelle agra”, il termine adottato in tutto il mondo fu preso dal dialetto lombardo) DIMINUÌ con il DIFFONDERSI di una DIETA PIÙ VARIA, ma in ITALIA continuò a fare VITTIME FINO al SECONDO DOPOGUERRA, specialmente in VENETO, fino a che MIGLIORARONO le CONDIZIONI di VITA degli agricoltori e la loro ALIMENTAZIONE.


In molti avevano osservato che i MESSICANI, pur avendo una dieta basata sul MAIS, erano quasi immuni dalla malattia. La differenza stava nella preparazione: in MESSICO la FARINA di MAIS veniva tenuta A BAGNO IN “ACQUA di CALCE”, che rendeva disponibili le vitamine contenute nel cereale (vitamina PP).

Oggi la PELLAGRA è presente in forma endemica in alcune aree del mondo (in AFRICA e in SUD-AMERICA, o in certe regioni dell’INDIA, dove la popolazione si nutre di FARINA di SORGO) e si manifesta in particolare in situazioni di emergenza, sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, come si é reso evidente fra i rifugiati di vari Paesi africani a seguito di crisi politiche e umanitarie.

Nel 1937, CONRAD ARNOLD ELVEHJEM (chimico agricolo) e i suoi colleghi dell’Università del Wisconsin-Madison riuscirono a dimostrare che l’ACIDO NICOTINICO aveva la proprietà di GUARIRE una MALATTIA dei CANI nota per la sua sintomatologia come “BLACK TONGUE” (LINGUA NERA), nota da tempo per essere equivalente alla PELLAGRA UMANA. Subito dopo la pubblicazione dell’articolo vennero riferiti anche i primi successi nel trattamento della pellagra umana attraverso la somministrazione dell’AMIDE dell’ACIDO NICOTINICO,” FATTORE PP”.

 

CONTAGIO O AVVELENAMENTO da FARMACI e VACCINI?

LO S.M.O.M

Il caso “S.M.O.N”: Tutta colpa dei virus

Andiamo avanti nel nostro viaggio dietro le quinte dell’industria farmaceutica. Ti parlo di “S.m.o.n” una malattia ed un caso eclatante che coinvolse l’azienda svizzera Ciba-Geigy, oggi confluita in Novartis.

S.M.O.N: NEUROPATIA SUBACUTA MIELOTICA

La S.m.o.n, conosciuta anche come “neuropatia subacuta mielotica” è una malattia del sistema nervoso centrale che, partendo dai sintomi di una semplice diarrea, porta a paralisi, cecità e, in taluni casi, anche alla morte.

Il PRIMO CASO di S.m.o.n scoppiò nel 1955, in GIAPPONE, e fu una vera e propria epidemia. Molti, a partire da una banale diarrea, si ritrovarono presto a combattere con problemi neurologici più gravi, e alcuni persero anche la vita.

active nerve cell or neurons communication concept artwork in 3d

Nel 1964, il virologo Masahisa Shingu dichiarò di aver scoperto il virus responsabile dell’epidemia andando ad analizzare le feci dei pazienti. Il ricercatore giapponese pubblicò tutto su una rivista scientifica.

Nel 1968, quattro anni dopo lo studio di Shingu, altri due studi sostennero di aver scoperto anche loro il virus responsabile della Smom. Peccato che si trattava di due virus diversi da quello ipotizzato da Shingu. Chi dei tre aveva ragione? Forse nessuno dei tre. Infatti, fino a quel momento, si credeva che la causa della malattia fosse un virus.

farmaco2LA S.M.O.N E IL CLIOQUINOL

Nel 1969 un altro studioso, il neurologo TADAO TSUBAKI, evidenziò che il 96% delle persone che manifestava la S.m.o.n, in precedenza aveva assunto un farmaco anti-diarrea. Si chiamava Clioquinol.

TSUBAKI affermava quindi che la patologia era indotta da quello stesso farmaco. Una persona con problemi di diarrea andava dal medico, il medico gli prescriveva il Clioquinol, e la persona poco dopo sviluppava la Smon. Accompagnata da disturbi neurologici, cecità, paralisi e, nel peggiore dei casi, il decesso.

Nel 1970, in Giappone venne finalmente vietata la vendita di Clioquinol e nel 1973 la S.m.o.n fu dichiarata ufficialmente SCOMPARSA. Da allora, nessuno ne è stato più affetto in Giappone.

 

Una storia a lieto fine?

Non ancora, perché nel 1974 la rivista americana Reviews in Medical Microbiology riprese la tesi del virus. Un medico, finanziato nelle sue ricerche da chissà quale multinazionale farmaceutica, dichiarò che lui stesso aveva ricontrollato le feci dei pazienti morti dieci anni prima. E sostenne che in esse avesse trovato inequivocabilmente la presenza di un virus. Tra l’altro, diverso dai precedenti tre trovati tra il 1964 e il 1968.

Nel 1975 fu un’altra rivista, The Lancet, a smentire per la seconda volta la tesi virale e a riconfermare la veridicità delle ricerche del dottor Tsubaki circa la responsabilità del Clioquinol.

Insomma, il dibattito proseguì ancora. E questo a tutto vantaggio di chi non voleva che si sapesse la verità. Ti ricordi il motto del Sistema? “Divide et impera”. Basta che ci tengano separati, che ci facciano discutere l’uno contro l’altro, e c’è chi intanto può mandare avanti i propri interessi. Anche venderti un farmaco letale.

IL PROCESSO PER IL CASO S.M.O.N marteloscopio

Tuttavia, contro i disastri della S.m.o.n qualcuno cercò di unirsi. Alcuni dei parenti delle vittime fecero causa al produttore del farmaco, e durante il procedimento cominciarono a emergere diverse verità.

La prima. L’FDA, l’ente che controlla i farmaci in America, aveva vietato il Clioquinol già nel 1965. Che quel farmaco fosse letale, era in sostanza già stato accertato da tempo. Perché allora fu mantenuto sul mercato giapponese?

La seconda. Anche in Giappone, molti medici avevano segnalato che la somministrazione del Clioquinol aveva procurato effetti collaterali piuttosto rilevanti ai loro pazienti. Possibile che nessuno avesse considerato le segnalazioni di quei medici?

La terza. Ciba-Geiby, l’azienda che produceva e commercializzava il Clioquinol, aveva contattato quegli stessi medici. Inoltre li aveva invitati a interrompere le loro segnalazioni, magari in cambio di alcuni “benefit”.

La quarta. Nessuno dei medici che aveva precedentemente segnalato gli effetti collaterali del Clioquinol, si presentò poi al processo per testimoniare.

Cosa successe, a questo punto?

Un quinto degli oltre quattromila querelanti cambiò avvocati per dubbi sul loro corretto operato, a causa di sospette lentezze. Sorse il dubbio che Ciba-Geiby avesse corrotto addirittura gli avvocati delle vittime.

Morale. Solo nel 1978 la Corte distrettuale di Tokyo sancì che il Clioquinol era stato effettivamente la causa della Smom. E costrinse l’azienda Ciba-Geiby a fare una dichiarazione pubblica.

“I nostri prodotti farmaceutici sono stati responsabili dell’apparizione della S.m.o.n in Giappone. Porgiamo le nostre scuse e risarciamo le vittime”.

Dunque, fine del Clioquinol sul mercato?

Ebbene no! Infatti negli anni Ottanta, il Clioquinol venne approvato per la vendita in Canada, Australia, Danimarca e altri paesi del mondo. Ancora oggi il Clioquinol è in studio come possibile cura per l’Alzheimer, la malattia di Huntington (che è un disturbo neuro-degenerativo) e altre patologie.

Quale pare essere in certi casi la tattica adottata quando viene scoperto che una molecola brevettata presenta degli effetti collaterali? Semplice: confezionare quella molecola in un prodotto destinato a curare quegli stessi effetti collaterali. E così farmaci che sono potenzialmente cancerogeni, vengono somministrati a chi ha già una forma tumorale, e farmaci che inducono problemi neurologici vengono dati a chi già soffre di disturbi simili… In questo modo, nessuno potrà attribuire la malattia al farmaco.

Al contrario, se magari per l’effetto placebo, un paziente guarisse dalla sua malattia, tutti i meriti andrebbero indiscutibilmente al farmaco. Ma se la malattia non passa o addirittura peggiora, la colpa non può essere del farmaco, dato che il paziente già ce l’aveva.

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Articolo estratto dal libro “Liberi dal Sistema – La Guida per Cambiare il Mondo Partendo da Sè” di Enrico Caldari.

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L’INFLUENZA SPAGNOLA

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Plandemico | “Influenza spagnola” Tra il 21 gennaio e il 4 giugno 1918, il NONNO di BILL GATES, il dottor Frederick L. Gates riferì di un esperimento in cui ai soldati venivano somministrate tre dosi di un VACCINO 💉  per la MENINGITE BATTERICA. I “vaccini” erano dosaggi sputi di un siero “vaccino” derivato dai cavalli.  Durante gli anni della guerra dal 1918 al 1919, l’esercito degli Stati Uniti salì a 6 milioni di uomini, di cui 2 milioni furono inviati all’estero. Il Rockefeller Institute for Medical Research ha approfittato di questo nuovo pool di cavie umane per condurre esperimenti sui “vaccini”.  Secondo Gates, hanno iniettato nei soldati dosaggi casuali di un “vaccino” sperimentale per la meningite batterica. Successivamente, alcuni dei soldati hanno avuto sintomi che sono stati caratterizzati come meningite “simulata”, ma il dottor Gates avanza l’affermazione fantastica che non si trattava di meningite reale.   

La peggiore epidemia che abbia mai colpito l’America, la cosiddetta INFLUENZA SPAGNOLA del 1918 è stata CAUSATA dalla massiccia campagna di VACCINAZIONE portata avanti in tutta la federazione [statunitense].

I DOTTORI hanno detto alla popolazione che la malattia era causata

dai GERMI.  I VIRUS NON ERANO ANCORA NOTI AI TEMPI altrimenti sarebbero stati incolpati loro. GERMI, BATTERI e VIRUS, assieme ai BACILLI ed ad un piccolo numero di altri organismi invisibili sono i CAPRI ESPIATORI sui quali i MEDICI amano far ricadere la colpa delle cose che non comprendono. 

l’INFLUENZA SPAGNOLA, ESPLOSE SUBITO DOPO la FINE PRIMA GUERRA MONDIALE quando i nostri soldati stavano ritornando a casa da oltre oceano. Questa fu la prima guerra nella quale TUTTI I VACCINI ALLORA NOTI FURONO SOMMINISTRATI OBBLIGATORIAMENTE a TUTTI i MILITARI. Questo guazzabuglio di VELENI FARMACOLOGICI e di PROTEINE PUTRIDE di cui i VACCINI erano composti, causò una tale diffusione di MALATTIA e di MORTE tra i SOLDATI che era un comune soggetto di discussione il fatto che I NOSTRI UOMINI venivano UCCISI PIU’ DALLE INIEZIONI dei MEDICI CHE dalle PALOTTOLE delle ARMI DA FUOCO.

MOLTI furono resi INVALIDI e tornarono a casa o finirono in un

ospedale militare, come dei rottami senza speranza, prima ancora di

avere visto un giorno di battaglia. La PERCENTUALE di MALATTIE e MORTI tra i SOLDATI VACCINATI fu 4 VOLTE MAGGIORE RISPETTO ai CIVILI NON VACCINATI. Ma questo non fermò i promotori dei vaccini

Venti milioni (20.000.000) di PERSONE MORIRONO IN TUTTO IL MONDO il mondo di quell’EPIDEMIA INFLUENZALE e sembrò toccare TUTTI I PAESI che furono RAGGIUNTI DALLA VACCINAZIONE.

La GRECIA e poche ALTRE NAZIONI che NON ACCETTARONO IL VACCINOFURONO LE UNICHE A NON ESSERE COLPITE dall’INFLUENZA. Questo non dimostra forse qualcosa?

A CASA (negli U.S.A.) la situazione era la stessa; GLI UNICI CHE SFUGGIRONO ALL’INFLUENZA FURONO QUELLI CHE RIFIUTARONO LE VACCINAZIONI

NEL TENTATIVO DI DEBELLARLA furono USATE TUTTE LE SOSTANZE CONOSCIUTE DELL’ ARMAMENTARIO MEDICO; ma l’aggiunta di questi FARMACI, ognuno dei quali rappresenta un VELENO,non fece altro che intensificare la condizione di IPER-AVVELENAMENTO dei MALATI, in maniera tale che il TRATTAMENTO DELLA MALATTIA UCCISE in realtà PIU’ DI QUANTO NON FECE L’INFLUENA STESSA.” – FB Comments For Wp: http://www.vivacityinfotech.com

L’INFLUENZA SPAGNOLA E L’ASPIRINA

30 gennaio 2014 alle ore 21:44

“Questo è un articolo pubblicato sulla rivista NEXUS New Times n° 106 edizione italiana ottobre-novembre 2013. Ringrazio Tom Bosco, direttore responsabile della rivista, per la gentile concessione alla divulgazione.”

(oggitreviso.it)

di J. Holcombe, D. Jacobson e T. Ruhl © 2011 Dal sito Food Freedom

Ci sono due ipotesi accreditate circa l’altissima mortalità dell’influenza spagnola: l’aspirina e i vaccini. Una non esclude l’altra, anzi si potrebbe pensare a una sinergia negativa.

L’aspirina e la pandemia di influenza del 1918 – 1919

I milioni di decessi della cosiddetta pandemia di influenza del 1918-1919 non furono causati da un virus, ma da un’estesa infezione batterica esacerbata dall’uso esteso di un farmaco immunosoppressore tossico assunto ad alti dosaggi: l’aspirina.

Da quasi un secolo il mondo crede che nel 1918-1919 un virus sconosciuto e virulento fosse spuntato dal nulla uccidendo milioni di persone. Per mettere a tacere per sempre questo falso mito sono state pubblicate due relazioni: la prima nel 2008 e la seconda nel 2009.

La prima relazione è stata diffusa con un comunicato stampa del 19 agosto 2008 dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) [e citata nell’articolo di D. M. Morens e all. su The Journal of Infectious Diseases]:

“I risultati batteriologici e istopatologici delle serie di autopsie pubblicate implicavano in modo evidente e coerente una polmonite batterica secondaria causata da comuni batteri delle vie aeree superiori nella maggior parte delle vittime dell’influenza.” Le persone erano state uccise da un batterio comune che si trova nel tratto respiratorio superiore, secondo le ricerche rivelate da F. William Engdahl (cfr. http://tinyurl.com/ljekg5y):

“I decessi della grande pandemia di influenza del 1918 – da 20 a 40 milioni in tutto il mondo – NON erano dovuti all’‘influenza’ o a un virus, ma alla polmonite causata da un’estesa infezione batterica.”

Il comunicato stampa del NIAID non precisa che cosa causò le infezioni batteriche, ma lo fanno le ricerche della Dott.ssa Karen Starko (http://tinyurl. com/n8uatj9). A suo avviso si tratta dell’aspirina, ipotesi che combacia perfettamente con le ricerche del NIAID sulla polmonite causata da infezioni batteriche estese, e prosegue spiegando anche l’estrema rapidità dei decessi: “La mortalità era indotta da due sindromi clinico-patologiche che si sovrapponevano: inizialmente una grave condizione simile al distress respiratorio acuto (ARDS), che si stima abbia causato il 10-15% dei decessi (mancano dati da serie di autopsie sequenziali), e in seguito una ‘superinfezione’ polmonare batterica aggressiva, che era presente nella maggior parte dei decessi.”

Osservando i dati sui deceduti, Starko ha notato che risultavano evidenti due gruppi che si distinguevano in base a un arco temporale molto significativo fra l’inizio della malattia e la morte:

1. Persone morte di polmonite a causa di un’infezione batterica, che si ammalavano e si aggravavano progressivamente fino al decesso;

2. Persone colte da sintomi improvvisi che portavano a una morte rapidissima, spaventoso emblema dell’“influenza” del 1918: perfettamente sane il mattino, morivano nel giro di poche ore.

In entrambi i gruppi, è l’aspirina, il probabile fattore causativo. Per il primo gruppo, quello della polmonite, l’aspirina sopprimeva il sistema immunitario, consentendo alle infezioni batteriche di attecchire. I medici dell’epoca correlavano i casi di polmonite con l’uso dell’aspirina. Per il secondo gruppo, in cui la morte giungeva rapidamente, i sintomi erano coerenti con il sovradosaggio da aspirina, accompagnato da morte rapida. Starko spiega: “Un rapporto da Camp Dix notava: ‘La malattia era una vera e propria epidemia. La straordinaria tossicità, la marcata spossatezza, la cianosi estrema e la rapidità dello sviluppo caratterizzano questa malattia come un’entità clinica distinta che finora non è stata descritta completamente…’

La tossicità del salicilato spesso viene sottovalutata perché è presente un’altra condizione, perché la dose è considerata irrilevante e perché i sintomi (iperventilazione, vomito, sudorazione, mal di testa, sonnolenza, confusione, dispnea, agitazione, epistassi, vertigini, edema polmonare, emorragia) sono aspecifici. Nel 1918, era quasi impossibile differenziare, dal punto di vista patologico o clinico, un’intossicazione progressiva da salicilato da un’infezione: ‘La dispnea dura da poche ore a un giorno[…] seguita da collasso respiratorio, collasso circolatorio, convulsioni e morte.’

“Riassumendo, appena prima del picco di mortalità del 1918, l’aspirina veniva raccomandata in regimi oggi noti come potenzialmente tossici e causativi di edema polmonare, e dunque potrebbe aver contributo alla mortalità generale della pandemia e a molti dei suoi misteri.

La mortalità nei giovani adulti si potrebbe spiegare con la maggiore disposizione a usare le nuove terapie consigliate e con la presenza di giovani in situazioni di trattamento standardizzate (ambienti militari). La bassa mortalità fra i bambini si può spiegare come conseguenza del minore uso di aspirina. Il principale testo di pediatria del 1918 raccomandava l’idroterapia, e non il salicilato, per la febbre; l’edizione del 1920 condannava la pratica di somministrare ‘prodotti contenenti catrame’ per fare abbassare la febbre[…] Il diverso utilizzo dell’aspirina potrebbe anche contribuire alle differenze di mortalità fra gli ambienti urbani e gli accampamenti militari.”

Capire la causa dei milioni di decessi del 1918-1919 non è solo una questione di rilevanza storica.

Da quel momento in poi, le autorità mediche, le agenzie sanitarie e i governi internazionali hanno attribuito la mortalità a un virus spaventosamente virulento. La loro opinione ha posto le basi per creare la fobia di una grande minaccia: la prospettiva di future pandemie di pari virulenza, in grado di uccidere milioni di persone in tutto il mondo. Sono nate nuove agenzie, sono stati sviluppati piani internazionali e leggi d’emergenza per pandemia (http:// tinyurl.com/lunsggq) con tanto di supporto militare. Miliardi, se non addirittura bilioni, di dollari sono stati investiti per trovare un vaccino che protegga il mondo da una possibile ricomparsa dell’Influenza spagnola del 1918.

Eppure il NIAID ha detto che non ci sono prove che si trattasse di influenza e che invece il responsabile era un comune batterio respiratorio. Il lavoro della Starko supporta questa idea e offre una prospettiva scientifica su come sia stata probabilmente l’aspirina a causare i due tipi di decessi ricorsi nel 1918-1919, ovvero uno lento e uno incredibilmente rapido.

Nel frattempo, il governo degli Stati Uniti, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità trattano i decessi rapidi come una delle spaventose caratteristiche di un virus “misterioso” e, dunque, procedono con lo sviluppo di un vaccino.

Dato che i milioni di morti del 1918-1919 appaiono correlati a un’applicazione errata della panacea farmaceutica di allora (aspirina) e che i vaccini sono la panacea farmaceutica di oggi, e in caso di pandemia verrebbero resi obbligatori per legge, conoscere la situazione del 1918-1919 è essenziale.

Il New York Times del 12 ottobre 2009 riportava (http:// tinyurl.com/yko5v2l):

“Nel febbraio 1917, Bayer perse il brevetto sull’aspirina per l’America, aprendo le porte di un redditizio mercato farmaceutico a molti altri produttori. Bayer reagì con una campagna pubblicitaria insistente che celebrava la purezza del marchio, proprio quando l’epidemia stava raggiungendo il picco.

”Secondo Karen Starko:

“La reclamizzazione dell’aspirina nell’agosto 1918 e una serie di raccomandazioni ufficiali per l’uso dell’aspirina a settembre e all’inizio di ottobre, precedettero il picco di mortalità dell’ottobre 1918.

“Il numero di decessi negli Stati Uniti aumentò bruscamente, con un primo picco fra gli uomini della Marina alla fine di settembre, poi fra quelli dell’Esercito all’inizio di ottobre e, infine, fra la popolazione generale alla fine di ottobre.”

Una frase scritta da Starko è particolarmente significativa: “Gli omeopati, che consideravano l’aspirina un veleno, contavano pochi decessi fra i loro assistiti.”

Questa affermazione si staglia contro uno sfondo di milioni di morti causate da Bayer e dall’industria farmaceutica dell’epoca. Lo stesso articolo del New York Times diceva anche: “Venivano prodotte confezioni di aspirina che non recavano avvertenze sulla tossicità e fornivano poche indicazioni di utilizzo. Nell’autunno del 1918, di fronte a una diffusissima malattia mortale per cui non si conoscevano cure, il Chirurgo Generale dell’Esercito degli Stati Uniti raccomandò l’aspirina come trattamento sintomatico, e i corpi militari acquistarono grosse quantità del farmaco.

“Il Journal of the American Medical Association suggeriva una dose di 1.000 milligrammi ogni tre ore, l’equivalente di quasi 25 compresse standard di aspirina da 325 milligrammi in 24 ore. È circa il doppio del dosaggio giornaliero che oggi viene considerato sicuro.”

L’omeopatia rappresentava una minaccia per i profitti dell’industria farmaceutica. Peggio ancora, i medici omeopati criticavano tutta la classe dei farmaci sintetici a base di catrame, vera e propria base dell’industria farmaceutica.

Per contro, usando solo sostanze naturali (e quindi non brevettabili), gli omeopati salvarono le vite di quasi tutti i pazienti che si erano rivolti a loro durante la calamità del 1918-1919.

Questo dato minacciava di svelare che le nuove medicine sintetiche a base di catrame (derivate dalla potente industria petrolifera), la base stessa di un nuovo gigantesco settore di investimenti, erano in realtà disastrose dal punto di vista medico. Bisognava evitarlo.

Nell’articolo “La storia del cartello farmaceutico” (cfr. http:// tinyurl.com/mrmr9f6),  la Rath, Health Foundation riportava che nel 1918:

La Fondazione Rockefeller [di lì a poco collegata alla Bayer; cfr. http://tinyurl.com/mhuwe85] usò l’epidemia di Influenza spagnola – insieme ai mass media (di cui all’epoca aveva già il controllo) – per iniziare una caccia alle streghe contro ogni forma di medicina che non fosse coperta dai propri brevetti.”

Nel suo affidavit presentato in risposta a una causa legale (http://tinyurl.com/lw7r27x) che lo accusava falsamente di distribuire medicinali non registrati in Sudafrica, il Dott. Mathias Rath notò nella sezione intitolata “Storia dell’industria farmaceutica” (http://tinyurl.com/mhuwe85):

“La Fondazione Rockefeller era l’organizzazione di facciata per una nuova iniziativa di business globale… Questa nuova iniziativa prese il nome di business degli investimenti farmaceutici. Le donazioni della Fondazione Rockefeller andavano solo alle scuole di medicina e agli ospedali, che erano diventati evangelizzatori dei farmaci brevettati, sviluppati da una nuova razza di compagnie il cui prodotto erano i farmaci sintetici e brevettati […]

Questa fu anche l’epoca in cui vennero scoperte le prime vitamine. Diventò ben presto evidente che queste molecole naturali avevano proprietà benefiche in grado di salvare delle vite e potevano prevenire diversi disturbi cronici.

“Tali molecole naturali di recente scoperta avevano solo uno svantaggio: non erano brevettabili. Così, già nei primi decenni della sua esistenza, il business degli investimenti farmaceutici affrontava una minaccia mortale: le vitamine e altri micronutrienti pubblicizzati dai programmi per la salute pubblica avrebbero impedito lo sviluppo di qualsiasi grosso business di investimento basato su farmaci sintetici brevettati.

“Per promuovere l’accettazione pubblica della sua ‘nuova medicina’ come ombrello filantropico per il recente settore degli investimenti farmaceutici in medicinali brevettati, i media controllati dai Rockefeller usarono l’epidemia di Influenza spagnola del 1918 per lanciare una campagna contro tutte le forme di medicinali senza brevetto e screditarle come ‘non scientifiche’. Nei successivi 15 anni, praticamente tutte le scuole di medicina degli USA, tutti gli ospedali importanti e, soprattutto, la ‘American Medical Association’ diventarono parte di questa strategia per allineare l’intero settore sanitario sotto il controllo del business degli investimenti farmaceutici.”

Questa caccia alle streghe, in cui Bayer riveste un ruolo di spicco, ha una storia lunga e cruenta e continua ancora oggi, mentre il settore farmaceutico ricorre a misure draconiane come la messa al bando di tutti i rimedi erbori- stici in Europa (http://tinyurl.com/27xyaha) a partire dal maggio 2011; passando per la battaglia per rinchiudere in prigione un medico che offre cure naturali per il cancro al cervello; ai tentativi di criminalizzare gli omeopati e tutti gli specialisti in medicina naturale nella Carolina del Nord; fino al divieto, del dicembre 2010, di produrre vitamina C per somministrazione endovena (http://tinyurl.com/33qpycp) (è un trattamento efficace ma non aggressivo per il cancro) e al piano per bandire in Australia migliaia di comuni piante da giardino (http://tinyurl. com/6j2bo6g).

Vista l’epica battaglia che l’industria farmaceutica ha ingaggiato contro i rimedi naturali, è chiaro che miri anche a occultare la verità sulla pandemia del 1918-1919: ovvero che l’industria farmaceutica ha ucciso milioni di persone e che le cure naturali hanno salvato molta gente.

I vaccini e la montatura dei CDC

Nel 2005, i Centri per il controllo delle malattie (CDC) dichiararono di aver ricostruito il virus “virulento” del 1918 (http://tinyurl.com/bpxr68d): “I ricercatori dei CDC e i loro colleghi sono riusciti nel compito di ricostruire il virus dell’influenza che causò la pandemia di influenza del 1918-1919, uccidendo fino a 50 milioni di persone in tutto il mondo.” Ora, qualunque cosa avessero ricostruito i CDC, non poteva essere la stessa che aveva ucciso milioni di persone nel 1918-1919.

Apparentemente i CDC non si sono accorti del fatto che l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive ha dimostrato che non si trattava di un virus o di influenza, ma di un comune batterio delle vie aeree superiori, che si era trasformato in un’infezione diffusa e poi in polmonite letale grazie all’effetto immunosoppressore dell’aspirina.

È stata l’aspirina a uccidere, e non un virus.

La questione, però, è: perché mai vengono reclamizzati dei vaccini per una pandemia “simile all’influenza del 1918” se i decessi non erano stati causati da un’influenza?

Dato che si trattava di un batterio comune, le seguenti dichiarazioni dei CDC non hanno senso: “Questo rapporto descrive la riuscita ricostruzione del virus dell’influenza A (H1N1) responsabile per la pandemia del 1918 di ‘Influenza spagnola’ e offre nuove informazioni sulle proprietà che hanno contribuito alla sua eccezionale virulenza […]”

“Secondo le stime, la pandemia di influenza del 1918- 1919 uccise da 20 a 50 milioni di persone in tutto il mondo, molte di più rispetto alle successive pandemie del XX secolo. Le proprietà biologiche alla base della virulenza dei virus influenzali delle pandemie non sono ancora state sufficientemente comprese. Per indagare sui meccanismi della virulenza potrebbero essere importanti delle ricerche mirate a comprendere meglio come abbiano contribuito al processo patologico i singoli geni del virus influenzale della pandemia del 1918.”

I CDC stanno diffondendo una versione dei fatti completamente fantascientifica sui decessi del 1918-1919, che non corrisponde né ai dati storici né a quelli biologici. E poi la versione del “virus virulento” non tiene conto degli interrogativi più persistenti riguardo al 1918-1919: perché morivano molti giovani, o perché le morti avvenivano così rapidamente. Entrambi trovano risposta con il lavoro di Karen Starko sull’uso e sovradosaggio di aspirina nel 1918-1919.

Anche se nessun virus era responsabile dei decessi, per i CDC c’è un altro problema. Non ci sono neppure mai state delle prove che dimostrassero la ricostruzione del virus. Il virologo tedesco Stefan Lanka punta il dito contro le fonti che sostengono la ricostruzione e, in un’intervista del 2005 (http://tinyurl.com/mr9ptwg), rivela che al virus mancano dei pezzi:

“Il Dott. Jeffery Taubenberger, la fonte che ha segnalato la presunta ricostruzione del virus della pandemia del 1918, è un dipendente dell’Esercito degli USA e ha lavorato per oltre 10 anni alla produzione, sulla base di campioni di diversi cadaveri umani, di brevi frammenti di sostanza genetica attraverso la tecnica di moltiplicazione biochimica PCR. Fra la moltitudine di frammenti prodotti, ha selezionato quelli risultati più simili al modello di sostanza genetica ideale di un virus influenzale, e li ha pubblicati. “In nessun cadavere, però, era stato visto o isolato un virus, né da esso è stato isolato un frammento di sostanza genetica. Per mezzo della tecnica PCR sono stati prodotti dal nulla dei frammenti di sostanza genetica di cui non si può dimostrare una precedente esistenza nel cadavere. Se fossero stati presenti dei virus, sarebbe stato possibile isolarli, e da essi si sarebbe potuta isolare anche la relativa sostanza genetica; nessuno avrebbe avuto necessità di produrre laboriosamente, attraverso la tecnica PCR – con chiare intenzioni ingannevoli – un modello rattoppato di sostanza genetica ideale di un virus influenzale.”

L’intervistatore ha poi domandato come un profano potesse verificare tutto questo, e Lanka ha risposto:

“Riguardo a questi brevi frammenti di sostanza genetica, che non sono completi in senso genetico e non sono neppure sufficienti per definire un gene, si presuppone che insieme formino l’intera sostanza genetica di un virus influenzale.

“Per accorgersi del raggiro, basta poter sommare la lunghezza dei frammenti pubblicati per rendersi conto che la somma delle lunghezze dei singoli frammenti, che a quanto si è detto compongono l’intera sostanza genetica virale del presunto virus influenzale, non corrisponde al… genoma del modello del virus influenzale.

Evitando di considerare l’infezione batterica o il ruolo dell’aspirina nelle morti del 1918-1919 e perpetuando il falso mito del “virus virulento”, i CDC stanno promuovendo la necessità di farmaci antivirali (che sono menzionati per nome) oltre allo sviluppo di vaccini; tuttavia nulla di tutto questo sarebbe appropriato per combattere ciò che uccise tante persone nel 1918.

I CDC continuano a pubblicizzare falsamente che le morti del 1918-1919 erano dovute a influenza, ignorando i batteri respiratori comuni che invece ne erano all’origine, come dimostrato dal NIAID, e il grande abbaglio della medicina costituito dall’aspirina, che è tossica:

“Gli attuali antivirali e vaccini sono efficaci contro il virus del 1918?

“Sì. Due tipi di farmaci antivirali, la rimantadina (Flumadine) e l’oseltamivir (Tamiflu), si sono dimostrati efficaci contro virus dell’influenza simili al virus del 1918. I vaccini contenenti l’HA del 1918 o altre proteine HA di sottotipi di H1 sono stati efficaci nel proteggere i topi contro il virus del 1918. Infatti, l’attuale vaccino per l’influenza ha prodotto nei topi un certo grado di protezione contro il virus del 1918.

“Sono in corso di studio nuove misure profilattiche e terapeutiche contro il virus del 1918?

“La ricostruzione del virus del 1918 permetterà ai CDC di impegnarsi nello sviluppo di virus di riferimento per un candidato vaccino che fornirebbe la protezione ottimale contro questo virus o virus simili.”

La caratterizzazione, ad opera dei CDC, del 1918 come un anno in cui un virus virulento minacciò tutta l’umanità è palesemente falsa. E questa falsa concezione è stata utilizzata da George W. Bush per instillare il terrore (http://tinyurl.com/mww7mfu) che un nuovo virus virulento – associato al virus del 1918 – sarebbe comparso di nuovo uccidendo milioni di persone.

Perché i CDC persistono con questa mistificazione nonostante le prove dimostrino il contrario?

Anche volendone rifiutare le motivazioni, si potrebbero suggerire alcuni effetti prodotti dalla diffusione della spaventosa falsa idea che questo virus ucciderebbe milioni di persone.

1. La distrazione dall’effettiva realtà per cui nel 1918 furono efficaci solo i trattamenti naturali;

2. La copertura della responsabilità di Bayer, dell’aspirina e dell’industria farmaceutica per i decessi;

3. La vendita di miliardi di farmaci antivirali e lo sviluppo di vaccini;

4. Il maggior potere finanziario dell’industria farmaceutica per controllare i media e influenzare la politica;

5. L’aumento delle malattie e dei decessi dovuti ad agenti chimici farmaceutici, uno dei maggiori fattori di rischio;

6. La spaventosa dipendenza dalle “autorità mediche esperte” e dalle “soluzioni” complesse e costose per salvare le persone;

7. Il conferimento di autorità illimitate alle agenzie regolatrici statali per “proteggere” il pubblico dai prodotti naturali;

8. L’uso dello spettro di milioni di morti come giustificazione per annullare dei diritti umani per “proteggere” il pubblico;

9. Il potenziamento dell’industria farmaceutica verso un monopolio globale incontestato della salute (vita e morte);

10. L’industrializzazione, commercializzazione e militarizzazione della “malattia”;

11. Una porta aperta per l’uso di una “emergenza pandemia” per giustificare la legge marziale

“Evitando di considerare l’infezione batterica o il ruolo dell’aspirina nelle morti del 1918-1919 e perpetuando il falso mito del “virus virulento”, i CDC stanno promuovendo la necessità di farmaci antivirali oltre allo sviluppo di vaccini.”

(http://tinyurl. com/lavwten).

La verità – che le autorità mediche usando l’aspirina Bayer (e l’aspirina generica) hanno ucciso tanti milioni di persone, tanto che queste morti sono diventate uno degli eventi più terrificanti della storia dell’umanità – fondamentalmente minaccia un settore globale degli investimenti da bilioni e bilioni di dollari costruito intorno al mai discusso “parere dei medici” e all’uso dei farmaci sintetici.

Medicina industriale vs. medicina naturale

La versione completa della verità contiene qualcosa di ancor più terribile per l’industria farmaceutica dei “soli” milioni di decessi che ha causato, perché in realtà accadde anche un altro fatto molto significativo: la medicina non industriale, utilizzando sostanze naturali, salvò diverse persone dalla morte.

L’anno 1918 costituì un gigantesco test in cui si potevano confrontare milioni di persone: quelle che venivano curate con la medicina industriale e quelle che venivano curate con la medicina naturale.

Nel primo gruppo il tasso di mortalità era incredibilmente alto.

Nel secondo gruppo, sopravvissero quasi tutti.

Questa realtà emerge con chiarezza nel 1918, e attira l’attenzione mondiale sul periodo storico in cui si era affermata l’industria dei farmaci chimici sintetici, mentre un tempo l’umanità utilizzava soltanto la natura.

L’aspetto che spicca è il fallimento nonché la tossicità di uno dei più antichi e fidati prodotti di quest’industria, l’aspirina, con proporzioni devastanti.

A questo aggiungiamo la reclamizzazione globale da parte di Bayer di questo prodotto tossico grazie all’influenza della politica e dei media: la loro azione combinata aumentò le perdite di vite umane a livelli mai visti prima.

Il prodotto di Bayer causò così tanti milioni di morti che potremmo equiparare l’aspirina alla peste nera: da 20 a  50 milioni di morti nel biennio 1918-1919 rispetto ai 25-75 milioni di morti nel corso di tanti anni di peste bubbonica.

Tuttavia, questo singolo prodotto farmaceutico sintetico ormai ha di gran lunga sorpassato per mortalità la più famigerata malattia della storia, dato che i decessi non sono tuttora terminati e raggiungono proporzioni epidemiche. Coloro che salvavano vite nel 1918-1919, mentre l’aspirina uccideva, erano i fautori della medicina naturale.

Oggi la politica, sotto l’influenza della Bayer e di altre compagnie farmaceutiche, sta bloccando l’accesso ai rimedi naturali, che hanno letalità nulla e hanno salvato delle vite nel 1918-1919, a favore di vaccini prevedibilmente letali, considerati necessari in base a un falso mito estremamente fuorviante: l’idea che il colpevole fosse l’influenza (un virus) che in realtà non era la causa.

Al di là delle morti che Bayer ha causato con la sua aspirina, negli anni Ottanta la compagnia vendette consapevolmente “farmaci anticoagulanti agli emofiliaci per milioni di dollari: medicinali con un elevato potenziale di contagio dell’AIDS”, come riportato nel 2003 nel Sydney Morning Herald (http://tinyurl.com/lsp36zr).

Il medicinale era stato sviluppato utilizzando il plasma di donatori portatori di HIV. “Di conseguenza – notava la CBS nel 2009 – migliaia di emofiliaci furono infettati con l’HIV.” (http://tinyurl.com/efw78). Riguardo a questo, la MSNBC ha trasmesso un video che accusa Bayer senza mezzi termini (http://tinyurl.com/yqamee). Alla luce dei milioni di decessi del 1918-1919 dovuti all’invenzione di Bayer dell’aspirina, un farmaco sintetico a base di catrame, e dei recenti vaccini sintetici di Bayer (potenzialmente contaminati con qualsiasi cosa), si è innescata una naturale rivalutazione del naturale rispetto al sintetico nelle cure mediche. In questa rivalutazione, la posta in gioco è la vita o la morte dell’umanità.

La mortalità dell’aspirina e dei FANS

Nel 1918 si trovano diverse testimonianze di prima mano di medici che accusavano l’aspirina come causa delle polmoniti. Raccogliendo queste testimonianze, l’omeopata Julian Winston notò nel 1998 (http://tinyurl.com/c3r3ex): “Leggendo i resoconti sull’epidemia sembra che la maggior parte delle morti fosse stata causata da una polmonite virulenta che fu particolarmente devastante nei soggetti il cui organismo era stato depresso dagli analgesici, e il più comune di questi era l’aspirina.” Ecco uno dei resoconti, che citava:

“Mi fu consegnato un pacco contenente 1.000 compresse di aspirina, e 994 erano di troppo. Credo di averne somministrate una mezza dozzina […] I miei rimedi erano pochi. Quasi sistematicamente somministravo Gelsemium e Bryonia. Se riuscivo ad arrivare per primo, i miei pazienti sopravvivevano quasi sempre, a meno che qualcuno non li avesse prima mandati in farmacia a comprare l’aspirina: quando accadeva in genere mi trovavo fra le mani un caso di polmonite.”

– Dott. J. P. Huff, Kentucky Winston aggiungeva: “Il medico che mi impartì le prime nozioni di omeopatia, il Dott. Raymond Seidel, raccontava che aveva deciso di diventare un medico omeopatico durante l’epidemia di influenza, quando lavorava come fattorino per un omeopata del New Jersey […] Diceva:

‘Mi ero accorto che le persone che prendevano l’aspirina morivano, e invece quelli che ricevevano rimedi omeopatici sopravvivevano’.”

L’aspirina fu il primo degli antinfiammatori non steroidei (FANS), e non ce ne furono altri fino al 1955, quando fu messo in vendita il Tylenol (http://tinyurl.com/kjqq4yx).

Sono i farmaci di uso più comune sul mercato, venduti con o senza ricetta medica.

Per Bayer e l’industria farmaceutica, sono le basi indiscusse del loro business.

Eppure, uccidono sistematicamente.

Citando articoli tratti da varie riviste mediche nel suo fondamentale studio del 2002, “FANS tossici e letali: un rapporto investigativo”, l’investigatore indipendente Roman Bystrianyk dichiara (http:// tinyurl.com/m86mqrh):

“Ogni anno oltre 100.000 persone vengono ricoverate per emorragie gastrointestinali, e di queste 16.500 muoiono.

Fra l’altro, queste stime sono considerate ‘prudenti’, e le cifre tengono conto solo dei FANS su ricetta usati solo per trattare l’artrite e solo negli Stati Uniti.

Se si contassero i ricoveri e decessi relativi a FANS su ricetta e da banco non solo per l’artrite, ma per ogni disturbo e in tutto il mondo, i numeri sarebbero sicuramente altissimi. Se prendiamo queste cifre e le applichiamo ai tanti anni di circolazione di questi farmaci fin dagli anni Settanta, i numeri sono spaventosi.

Eppure, finora nessuno studio ha mai cercato di quantificarli.” I dati provengono dal Centro nazionale di statistica sanitaria e dal Sistema informativo medico per artrite, reumatismi e invecchiamento.”

L’aspirina, primo farmaco appartenente a questa classe, esiste fin dall’Ottocento. Quante persone ha ucciso questo farmaco da solo? Bystrianyk. Aggiunge:

“Un’altra osservazione importante è che, prima di finire in ospedale in gravi condizioni, la maggior parte dei soggetti non presenta segnali d’allarme che indichino i danni interni causati dai farmaci. E come abbiamo visto dalle statistiche, circa il 10% di questi ricoveri termina con la morte […]

“Persino l’aspirina, il primo FANS sintetizzato oltre un secolo fa da Felix Hoffman per le industrie Bayer, non è esente da rischi. E considerando che l’aspirina è tra i farmaci più consigliati per ridurre l’incidenza delle cardiopatie, dobbiamo tenere conto anche dei danni gastrointestinali che causa.”

Bystrianyk quindi cita l’articolo di J. Weil e all. nel British Medical Journal, “L’aspirina a scopo preventivo e i rischi di ulcera peptica con emorragie”. “Abbiamo scoperto che le dosi di aspirina comprese fra 75 e 300 mg al dì, attualmente usate nella profilassi cardiovascolare, non sono sicure in quanto potenziali cause di emorragie da ulcere gastriche o duodenali. In alcuni casi anche i dosaggi molto bassi di aspirina (75 mg) hanno causato emorragie gastriche nei volontari […]  Una riduzione generale delle dosi di aspirina (75 mg) non eliminerebbe il rischio […]

Come se non bastasse, aggiunge Bystrianyk:

“Purtroppo il rischio di ricoveri ospedalieri e morte non è l’unica possibilità quando si assumono farmaci di questo tipo. Altri studi indicano che quando si assumono FANS è elevato anche il rischio di scompenso cardiaco congestizio. Un autore indicava che la mortalità si può equiparare a quella dei pazienti con emorragie gastrointestinali. Se è così, il numero dei decessi attribuiti ai FANS supererebbe drasticamente la già drammatica cifra di 16.500.”

La sua fonte è l’articolo del 2000 di J. Page e D. Henry su Archives of Internal Medicine, “Il consumo di FANS e lo sviluppo di scompensi cardiaci congestizi nei pazienti anziani”.

La seguente dichiarazione di Bystrianyk riguardo a tutti i FANS (compresa l’aspirina Bayer) si può estendere facilmente a ciò che accadde nel 1918-1919, compreso il silenzio totale attorno all’aspirina di Bayer (e alle versioni generiche) che è implicata nell’uccisione di milioni di persone nel 1918:

“I FANS sono davvero un’epidemia silenziosa che ha seminato dolore e morte in proporzioni terribili. Il pubblico non sa praticamente nulla di questa tragedia, dato che un’enorme quantità di informazioni scritte esiste principalmente nei santuari delle biblioteche mediche. Le compagnie farmaceutiche continuano a vendere e promuovere in tutto il mondo queste sostanze tossiche e le agenzie governative non hanno fatto nulla di rilevante per allertare il pubblico.”

Naturalmente, le nuove ricerche non fanno che evidenziare i rischi dei FANS. Un sito che segnala le ricerche più recenti è Pain-Topics.org. Nel maggio 2011, il ricercatore e assistente medico Stewart B. Leavitt ha scritto (http:// tinyurl.com/k97hozy):

“I risultati delle nuove ricerche indicano che anche l’uso a breve termine di questi antidolorifici non è sicuro per i pazienti [cardiopatici] con dolori.”

Nuovi interrogativi sulla pandemia del 1918-1919

Senza dubbio i decessi della pandemia di “influenza” del 1918-1919 – da 20 a 50 milioni – rappresentano la più grande catastrofe iatrogena nella storia umana.

La pandemia non ha solo rivelato l’estrema tossicità del principale farmaco di Bayer, l’aspirina, ma anche qualcosa di più profondo: il vile fallimento dell’industria dei farmaci sintetici a base di catrame nel curare le malattie. Con questa informazione sorgono nuovi interrogativi, non più semplicemente medici, ma che riguardano anche il potere e il profitto.

L’influenza non fu la causa delle morti del 1918-1919. Anche se questo articolo si è concentrato sulle prove mediche che indicano che un sovradosaggio di aspirina è la spiegazione più plausibile per i decessi terribili e rapidi, e anche se l’uso di aspirina appare responsabile delle diffuse infezioni batteriche che hanno prodotto polmoniti letali, c’è una causa che viene ancor prima dell’aspirina stessa: il desiderio di guadagno della Bayer.

Mentre milioni di persone morivano durante l’“influenza” del 1918-1919, quanti soldi ha guadagnato Bayer ?

Questi nuovi interrogativi devono trovare una risposta.∞

Nota di redazione:

Questo articolo è tratto da “Bayer and Death: 1918 and Aspirin”, di J. Holcombe, D. Jacobson e T. Ruhl, pubblicato sul sito Food Free- dom: http://foodfreedom.wordpress.com. L’articolo originale completo, diviso in cinque parti, è scaricabile alla pagina http://tinyurl.com/ kboj8p5.

NOTA BENE: nel 1920 circa la metà dei medici praticava l’omeopatia o altre metodiche tadizionali, e l’altra metà  la medicina chimica.

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Precisazione di “Noi i Giardinieri di Gaia”:
Il presente articolo è stato compilato a partire da un articolo proposto tre parti è già da noi proposte qualche giorno fa come links dal sito oggitreviso.it.
Il sito oggitreviso.it ha pubblicato l’articolo pubblicato originariamente sulla rivista NEXUS New Times n° 106 edizione italiana ottobre-novembre 2013. Si ringrazia Tom Bosco, direttore responsabile della rivista, per la gentile concessione alla divulgazione.

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T. C. FRY (igienista americano – premiato con laurea Honoris Causa alla Sorbona di Parigi) ha scritto:

Organismi similari reagiscono con malattie similari quando sono soggetti ad influenze, condizioni, e veleni similari.

Stessa malattia per le stesse abitudini malsane.”

Gli esseri umani reagiscono in modo identico quando le circostanze sono identiche.”

Lo SCORBUTO, la PELLAGRA, lo SMOM e L’INFLUENZA SPAGNOLA, sono degli altri ESEMPI di PERSONE che si sono fatte ABBINDOLARE dalle APPARENZE a CAUSA delle loro FALSE CREDENZE sul CONTAGIO, derivanti dall’educazione precedente, ovvero dalla DISINFORMAZIONE diffusa dalla MAFIA DELLA SANITA’.

LE EPIDEMIE NON SONO LA PROVA CHE LA MALATTIA E’ STATA TRASMESSA DA UNA PERSONA ALL’ ALTRA PER CONTAGIO.

IN DETERMINATE EPIDEMIE, LE PERSONE SI AMMALANO IN MODO ENDOGENO, UNO DOPO L’ ALTRO, PER MALNUTRIZIONE (carenza vitaminica, minerale, proteica, ecc.), PER AVVELENAMENTO (acqua inquinata, farmaci e vaccini), E NON PER CONTAGIO.

IL PRIMO COLPITO DI OGNI EPIDEMIA E’ LA PROVA MATEMATICA CHE IL CONTAGIO NON ESISTE.

Quante cosiddette malattie infettive presenti ancora oggi sono in realtà delle malattie causate dalla MALNUTRIZIONE?

Come ho già riportato, THOMAS Mc KEOWN indica la MALNUTRIZIONE come la SECONDA CAUSA delle MALATTIE INFETTIVE.

Nel suo libro”L’ ORIGINE DELLE MALATTIE”, il Paleopatologo, Antropologo medico LUIGI CAPASSO, ha scritto:

p. 82:

Tutto sommato, l’ introduzione dell’agricoltura ha drasticamente ridotto la varietà dietetica dell’uomo e ciò ha senz’altro favorito lo sviluppo di talune MALATTIE CARENZIALI, incluse le DEFICIENZE PROTEICHE e quelle di un certo numero di VITAMINE E MINERALI, scarsamente contenuti negli alimenti della dieta agricola.

LA CARIE DENTALE, è sicuramente in rapporto con una dieta più ricca di idrati di carbonio…………oggi definita come “malattia dell’alimentazione civilizzata.

p. 84:

LARSEN (1982) HA DIMOSTRATO che all’aumento della sedentarietà ed all’introduzione del REGIME AGRICOLO, ha corrisposto sul piano patologico, una serie di cambiamenti, che possono riassumersi nei seguenti TRE FATTI GENERALI:

1) Decremento della richiesta funzionale all’organo della masticazione.

2) Comparsa di MALNUTRIZIONE FREQUENTE correlata alla prevalenza del MAIS nella dieta.

3) Notevole incremento delle MALATTIE INFETTIVE.

Nel suo libro “ASSISTENZA IGIENICA AI BAMBINI” – capitolo XX – LA MALNUTRIZIONE ( pag. 231 ) – Il Dr. Shelton scrive:

LA MALNUTRIZIONE, (denutrizione, iponutrizione, sotto-nutrizione) non è altro che una scarsa o inadeguata o difettosa nutrizione.”

I PIU’ COMUNI SEGNI DI MALNUTRIZIONE sono una pelle secca e delicata, un colorito pallido o cereo, o anche verdastro, opaco o terreo in apparenza; capelli secchi e niente affatto docili, unghie deboli; profondi segni blu e neri sotto gli occhi, rivestimento mucoso delle palpebre pallido ed incolore; pelle floscia, senza tono, muscoli non sviluppati, spalle tondeggianti, scapole sporgenti, postura affaticata, addome prominente, irritabilità, mancanza di riflessi e di attenzione, pigrizia, indebito affaticamento fisico e mentale, ritardi nello sviluppo mentale, mancanza di normale curiosità e ridotta capacità di concentrazione; è altresì, probabile che il bambino sia piuttosto esigente quanto al proprio cibo. Il bambino sotto-nutrito è solitamente sottopeso, anche se possono esservi casi di bambini grassi e flaccidi.”

La CARIE dei DENTI è dovuta alla MALNUTRIZIONE.

Una comune ma ignorata CAUSA della MALNUTRIZIONE è la TOSSIEMIA provocata da un’INEFFICIENTE ELIMINAZIONE.

LA TEORIA DEL CONTAGIO E’ UNA TEORIA FORTUITA ED ARBITRARIA.

IL CONTAGIO E’ UNA FIABA, UNA FARSA, UNA SUPERSTIZIONE.

LA PAROLA CONTAGIO, DOVREBBE ESSERE OMESSA DALLA DEFINIZIONE.

8 thoughts on “LE GRANDI EPIDEMIE DEL PASSATO – Acqua inquinata, Malnutrizione, Avvelenamento da farmaci e vaccini, e Malattie – Stefano Torcellan

  1. Stefano complimenti per il Blog!
    Ci siamo conosciuti su Promiseland, felice di leggerti!
    Spesso rileggo le tue risposte datemi a suo tempo, mi aiutasti molto!
    Anche io sempre in questo percorso anche se con qualche difficoltà…..di pelle!
    Ho iniziato 2 anni fa con una pelle perfetta, ora ho una Dermatite spaventosa….vabbè che dire, vado avanti!
    Davvero complimenti! 🙂
    Ale

  2. ciao Stefano e complimenti per l’articolo. Ho capito che spesso si scambia l’effetto con la causa e quindi la presenza di batteri e virus non significa malattia. Mi sono chiesto, però, nel caso della peste, quale fosse l’agente responsabile. Le acque inquinate o non potabili hanno avuto un ruolo, ma le tossine presenti non potrebbero essere di origine batterica? Si è scoperto qual è il vero agente patogeno della peste?
    Grazie
    Giuseppe

    • Ciao Giuseppe, le tossine presenti nelle grandi epidemie del passato, derivavano da feci e urina e non da batteri. Stessa cosa vale per la peste. Non hai capito quello che in quell’articolo c’è scritto molto chiaramente. Ricorda che la medicina ufficiale da spesso nomi diversi alla stessa malattia, per esempio, la Colite Ulcerosa e il Morbo di Chron, si manifestano allo stesso modo con presenza di sangue nelle feci derivanti da intestino ulcerato. Ti consiglio di leggere attentamente tutti gli articoli nella sezione CONTAGIO e TOSSIEMIA.

    • Ciao Anonimo 5.170.121.47, L’articolo fa capire che nelle grandi epidemie del passato, le persone non si sono ammalate per contagio, ma a causa di carenze nutrizionali (scorbuto, pellagra), per avvelenamento da farmaci (Smom) e dalla tossicità o avvelenamento dell’acqua potabile a causa dell’inadeguatezza degli impianti sanitari (acquedotti e fognature).

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