Chirurgia senza sangue, tutti i vantaggi – Matteo Luca Andriola

Domenica , 16 Ottobre 2016 – 22.24

Lettera 43 – Quotidiano online indipendente

Niente trasfusioni. Né sanguinamenti. Così si operano i Testimoni di Geova. Mentre si riduce il rischio infezioni. La nuova tecnica arriva a Sesto S. Giovanni.

di Matteo Luca Andriola

02 Ottobre 2016

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Chirurghi in sala operatoria.

I Testimoni di Geova non accettano trasfusioni di sangue. È un fatto noto a molti, anche se non tutti ne conoscono le radici. Ma da ora – grazie a una nuova tecnica operatoria – non è più un ostacolo insormontabile nella cura del paziente.

Il rifiuto si fonda su motivi dottrinali e su una disposizione presentata al primo concilio di Gerusalemme nel 49 d.C., esposta in Atti degli Apostoli 15:28-29, che comanda di astenersi «dalle cose sacrificate agli idoli e dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione».

ASTENSIONE TOTALE. Un’astensione totale, specie in ambito terapeutico, che si rafforza dalla regola tratta dal Levitico, secondo cui si deve evitare che «ciò che esce dal proprio corpo vi possa ritornare». Nemmeno il sangue.

Una questione molto controversa, che che ha portato i detrattori della confessione ad accusarli di lasciar morire i propri figli, dato che il divieto si estende a tutti gli adepti, minori inclusi.

Però, nel tentativo di soddisfare le esigenze dei pazienti Testimoni di Geova, dato che entra in ballo un’annosa questione etica che travalica la fede, i vertici della congregazione religiosa hanno cercato da anni di cooperare con i medici in tal senso attraverso comitati sanitari, sviluppando appositi protocolli terapeutici alternativi alle emotrasfusioni.

DIRITTO DI RIFIUTARE LA TERAPIA. Nel nostro Paese, dove spesso vi è lo scontro fra chi professa un’etica religiosa e una laica, la giurisprudenza ha fatto passi da gigante, ribadendo che il diritto all’autodeterminazione è un diritto assoluto di libertà. Quindi, il dissenso a una terapia medica espresso anticipatamente da un paziente in possesso delle proprie facoltà mentali deve essere rispettato, anche qualora questo versi in pericolo di vita, legittimando quindi il rifiuto in oggetto anche in osservanza a specifiche norme.

Questa garanzia legislativa ha permesso ai Testimoni di Geova di potersi curare nel rispetto delle loro scelte tramite l’inaugurazione, nell’ambito del Dipartimento Cardiovascolare dell’istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, un ambulatorio all’ospedale privato convenzionato Multimedica di Sesto San Giovanni, tutto dedicato agli appartenenti della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, che non opera col sangue.

Un reparto pensato ad hoc

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L’ospedale privato convenzionato Multimedica di Sesto San Giovanni.

Il reparto è nato grazie al dottore Giuseppe Vaccari, corresponsabile del reparto di Cardiochirurgia, che si è fatto promotore dell’iniziativa a seguito di numerosi contatti con pazienti Testimoni. Lo stesso Vaccari gestisce l’ambulatorio con Pietro Turco, corresponsabile dell’Elettrofisiologia di Multimedica.

«RISULTATI ECCELLENTI». Specializzato in quella che negli Stati Uniti è definita come «bloodless surgery» (chirurgia senza sangue o «pulita»), Vaccari, spiegava al Corriere che la sua decisione nasceva per «rispondere in tempi brevi alle esigenze cardiologiche e chirurgiche dei pazienti che rifiutano la trasfusione di sangue per motivi di fede», primariamente i Testimoni di Geova. «Quando lavoravo in Piemonte, in 10 anni, ho operato circa 400 Testimoni di Geova, con risultati chirurgici eccellenti, grazie a un ambulatorio dedicato in cui i pazienti venivano inquadrati e preparati pre-operativamente in modo meticoloso. Tale preparazione a volte richiede dei mesi».

Per facilitare questa situazione, il dottor Vaccari spiegava di aver dovuto «sviluppare e scoprire nuove tecniche e modalità chirurgiche che prima non avrei mai preso in considerazione, ottimizzando le conoscenze e tarando la metodica sul paziente specifico».

CLIPS AL TITANIO ANTI-SANGUINAMENTO. Una tecnica che consiste nell’evitare il sanguinamento del paziente usando CLIPS bipolari al titanio che permettono di chiudere, una volta recisi, i vasi sanguigni, GEL che favoriscono la coagulazione a base di trombina e collagene o attraverso una procedura che comporta tra l’altro la preparazione del malato prima e dopo l’intervento, e quindi senza fare ricorso a unità di sangue donato o altre tecniche che i Testimoni accettano malvolentieri, come il recupero intra-operatorio, l’utilizzo della macchina cuore-polmone e l’emodiluizione.

Una sfida per far progredire la medicina. «Lavorare con i testimoni di Geova», ha spiegato infatti Vaccari, «mi ha aiutato a crescere e migliorare come chirurgo, perché ho dovuto sviluppare e scoprire nuove tecniche e modalità chirurgiche che prima non avrei mai preso in considerazione, ottimizzando le conoscenze e tarando la metodica sul paziente specifico».

NON È IL PRIMO CASO AL MONDO. Ma Vaccari non è il solo medico che vuole mettersi alla prova andando oltre le emotrasfusioni. C’è il caso del dott. Nicolas Jabbour, direttore del Nazih Zuhdi transplant institute dell’università dell’Oklahoma, il primo uomo al mondo che fece un trapianto di fegato senza trasfusioni. Libanese, egli spiegava che negli Stati Uniti «ogni anno vengono effettuati dai 20 ai 30 mila interventi [senza sangue, ndr], per la maggior parte su Testimoni di Geova. Sono convinto che si tratti di una grande opportunità per tutti i pazienti e, in genere, per la società. Questo tipo di chirurgia permette di risparmiare sangue, di cui c’è grave carenza in tutto il mondo».

Operare senza sangue costa meno

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In Italia una sacca di sangue può costare dai 153 ai 219 euro.

Quando, negli Anni 70 cominciarono ad aumentare i casi di epatite tra i pazienti trasfusi, diversi medici cominciarono a ricercare alternative alle trasfusioni. Negli Anni 80 c’erano già diverse équipe mediche che operavano senza sangue. Poi, quando scoppiò l’epidemia di Aids, le équipe vennero spesso consultate da altri che desideravano adottare le stesse metodiche.

TREND IN CRESCITA. Negli Anni 90 molti ospedali hanno messo a punto programmi che offrono ai pazienti la possibilità di essere curati senza sangue. È una tendenza in graduale espansione, essendo praticata in tutto il mondo, a Zurigo dal dottor Donat R. Spahn, a Londra dal primario chirurgo ortopedico Peter Earnshaw, in Canada da Mark Boyd, mentre negli Stati Uniti, con 75 mila operazioni di questo tipo l’anno, molte delle quali in strutture simili a quelle inaugurate a Sesto, dette bloodless center, uno dei medici all’avanguardia è il dott. Arveh Shander.

In Italia – dove vengono infatti compiuti ogni anno 11 mila interventi senza trasfusioni, e non solo su Testimoni di Geova – operazioni di questo tipo sono state praticate non solo a Sesto, ma presso il reparto di cardiochirurgia pediatrica di Padova, presso l’Unità operativa di Urologia dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (Mi) e presso il reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Careggi a Firenze.

UNA SACCA DI SANGUE COSTA CIRCA 200 EURO. Ma quali sono i vantaggi della «bloodless surgery»? Negli Stati Uniti, dove predomina il sistema sanitario privato, essi sono primariamente di ordine economico, dato il costo complessivo delle trasfusioni si aggira attorno tra il miliardo e i 2 miliardi di dollari l’anno. Da noi la situazione, pur con un sistema sanitario diverso, è simile: secondo il Centro nazionale sangue, una sacca di sangue costerebbe circa dai 153 ai 219 euro; il costo varia a seconda del tipo di raccolta, semplice o aferesi.

A questo va aggiunto il vantaggio sanitario. I fautori della «bloodless surgery» sostengono che evitando le trasfusioni si abbasserebbe il rischio di infezioni trasmesse per via ematica, dato che i vari test di laboratorio eseguiti non garantiscono completamente la sicurezza trasfusionale, dal momento che le indagini diventano positive dopo un periodo di tempo più o meno lungo a seconda delle metodiche utilizzate e della malattia in questione.

RIDUCE IL RISCHIO DI INFEZIONI POSTOPERATORIE. Il dottor Jabbour spiegava che «Periodicamente vediamo comparire nuovi virus. Pensiamo ad esempio a quello del West Nile. Non basta. La chirurgia senza sangue riduce notevolmente il rischio di effetti collaterali e complicanze, come le infezioni postoperatorie. Stanno inoltre comparendo studi che dimostrano una maggiore incidenza di recidive di tumore nei pazienti oncologici trasfusi. Ricevere una sacca di sangue è come ricevere un organo. Il corpo può reagire».

Un’esigenza che non è solo dei Testimoni di Geova

Molte persone associano il rifiuto di emotrasfusioni ai Testimoni di Geova e ai loro precetti dottrinali, ma, citando i rischi, un sondaggio fatto in Canada dal Digital Journal agli inizi del primo decennio del 2000 indicava che l’89% dei canadesi – non Testimoni – preferirebbe un’alternativa al sangue donato, mentre a tutto il 2002, il 30% di tutte le richieste di interventi chirurgici senza sangue provenivano da persone non Testimoni di Geova.

NUOVI STRUMENTI E TECNICHE. L’Encyclopedia of Surgery indica nuovi strumenti e tecniche chirurgiche che permettono ora ai chirurghi di eseguire procedure con minime perdite di sangue. A questo si aggiungono procedure come l’uso in fase pre-operatoria di prodotti farmaceutici per stimolare la produzione di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi vari per aumentare il volume del sangue, così come altri farmaci per ridurne le perdite.

COLLE SIGILLANTI E MACCHINE PULITRICI. Nuove colle e sigillanti possono bloccare ferite perforanti o coprire aree più estese di tessuto sanguinante esposto. I pazienti possono ora recuperare il sangue che si perde in un intervento chirurgico o in un trauma tramite l’uso di macchine che puliscono il sangue e lo restituiscono al paziente senza depositarlo, senza parlare del fatto che, in caso di emorragia, nella maggior parte dei casi il volume del sangue può essere sostenuto da fluidi alternativi, come la soluzione di lattato di Ringer, il destrano, l’amido idrossietilico e altri ancora che impediscono lo choc ipovolemico.

Ergo, curare senza sangue si può, basta volerlo.