I pericoli e rischi della chemioterapia – Origine storica della chemioterapia – Marcello Pamio — Danni causati dalla chemioterapia – Dr. Max Gerson — Affermazioni di oncologi — I medici non credono alla chemioterapia

I pericoli e rischi della chemioterapia


tratto dal libro “Cancro spa”

Marcello Pamio

ChemIoterapia

Una grande ricerca scientifica, inserita nel più grande database medico ufficiale al mondo (www.pubmed.gov), è quella a firma di Grame Morgan (professore associato di radiologia al Royal North Shore Hospital di Sidney), Robyn Ward (professore oncologo all’University of New South Wales), Michael Barton (radiologo e membro del Collaboration for Cancer Outcome Research and Evaluation del Liverpool Health Service di Sidney).

Il professore Ward fa anche parte del comitato che stila le raccomandazioni sull’efficacia dei farmaci per il Governo australiano (Therapeutic Goods Authority of the Australian Federal Department of Health and Aging).
Tale ricerca (“The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5-year survival in adult malignancies”, Il contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a 5 anni dei tumori in adulti) è stata pubblicata su una delle più prestigiose riviste di oncologia del mondo: la Clinical Oncology nel dicembre 2004. 
Il loro meticoloso studio si è basato sulle analisi di tutti gli studi clinici randomizzati (RTC) condotti in Australia e negli Stati Uniti, nel periodo da gennaio 1990 a gennaio 2004. Analisi che ha interessato 225.000 persone malate nei 22 tipi di tumori più diffusi, e “curate” solo con chemioterapia.

Quando i dati erano incerti, gli autori hanno deliberatamente stimato in eccesso i benefici della chemioterapia. Nonostante questo, lo studio ha concluso che la chemioterapia non contribuisce più del 2% alla sopravvivenza!

Australia > sopravvivenza del 2,3%

Stati Uniti > sopravvivenza del 2,1%

«Molti medici continuano a pensare ottimisticamente che la chemioterapia citotossica possa aumentare significativamente la sopravvivenza dal cancro», scrivono nell’introduzione gli autori. 
«In realtà – continua il professor Grame Morgan – malgrado l’uso di nuove e costosissime combinazioni di cocktails chimici… non c’è stato alcun beneficio nell’uso di nuovi protocolli».

Gli autori hanno messo in evidenza che, per ragioni spiegate nello studio, i risultati raggiunti (circa il 2%) dovrebbero essere visti come il limite massimo di efficacia!
Questi sono i dati che purtroppo si avvicinano di più alla triste realtà dei malati oncologici che seguono i protocolli ufficiali. D’altronde non è così strano se ci pensiamo attentamente: UTILIZZANDO SOSTANZE ALTAMENTE TOSSICHE E PERICOLOSE PER LA VITA (sostanze alchilanti, mostarde azotate, cisplatino, carboplatino, ecc.) COME PRETENDIAMO DI AVERE RISULTATI POSITIVI?

Un’altra importante ricerca è quella del dottor Ulrich Abel un epidemiologo tedesco della Heidelberg/Mannheim Tumor Clinic.
Questo ricercatore chiese a circa 350 centri medici sparsi nel mondo, l’invio di tutti gli studi ed esperimenti clinici sulla chemioterapia.
L’analisi, come si può immaginare, durò parecchi anni, alla fine quello che risultò è la non disponibilità di riscontri scientifici in grado di dimostrare che la pratica della chemioterapia prolunghi la vita in modo apprezzabile.

LA CHEMIO SOSTIENE LA CRESCITA TUMORALE

La rivista Nature ha pubblicato il 5 agosto 2012 uno studio intitolato: “Treatment-induced damage to the tumor microenvironment promotes prostate cancer therapy resistance through WNT16B”. 


Questo studio spiega che la chemioterapia usata per combattere il cancro in realtà può stimolare, nelle cellule sane circostanti, la secrezione di una proteina che sostiene la crescita e rende ‘immune’ il tumore a ulteriori trattamenti.

Analizzando gli effetti di un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da TUMORE ALLA PROSTATA, sono state scoperte “evidenti danni nel DNA” nelle cellule sane intorno all’area colpita dal cancro.
 Queste ultime producevano quantità maggiori della proteina WNT16B che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali.
La scoperta che “l’aumento della WNT16B...interagisce con le vicine cellule tumorali facendole crescere, propagare e, più importante di tutto, resistere ai successivi trattamenti anti-tumorali…era del tutto inattesa”, ha spiegato il co-autore della ricerca Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle nello stato di Washington.

“I nostri risultati – hanno spiegato i ricercatori – indicano che il danno nelle cellule benigne può direttamente contribuire a rafforzare la crescita ‘cinetica’ del cancro”, e questo ha trovato conferma anche nei tumori al seno e alle ovaie.
 Detto in parole povere: la chemioterapia può “rafforzare la crescita del cancro”

GLI ONCOLOGI SI FAREBBERO LA CHEMIO?


Dopo quanto detto, sorge spontanea una domanda: i medici oncologi, quelli che usano ogni giorno i farmaci su altre persone, se avessero un tumore si farebbero la chemio? 
La risposta arriva nel marzo 2005 dal Senato australiano quando è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St. Leonards di Sydney.  
Secondo tale inchiesta, alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia.

RISPOSERO 79 medici, e 64 di loro NON avrebbero acconsentito a sottoporsi ad un trattamento che contenesse Cisplatino (un chemioterapico molto utilizzato). 
Non solo, ma 58 dei 79, reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili a causa dell’inefficacia e dell’elevato grado di tossicità!

UN RISULTATO ECLATANTE: l’81% degli oncologi intervistati, in caso di tumore, non si farebbero somministrare un chemioterapico, mentre il 73% di loro reputano addirittura le “terapie sperimentali inaccettabili per l’elevato grado di tossicità”.

Oggettivamente il numero dei medici intervistati non è molto elevato, ma rimane interessante sapere che gli oncologi che usano ogni giorno la chemio su altre persone, non la userebbero per sé stessi…


Questa percentuale è però sovrapponibile a quella che riguarda i medici che si ammalano di cancro: tre su quattro rifiutano la chemio.

ECCO ALCUNE LORO DICHIARAZIONI.
“La maggioranza dei pazienti oncologici in questo paese (USA, ndA) muoiono a causa della chemioterapia, che non cura il cancro al seno, al colon o al polmone. Ciò è documentato da 10 anni, e tuttavia la medicina ancora adotta la chemio per combattere questi tumori”. (Allen Levin, medico dell’Università della California). 


Se un giorno contrarrò il cancro, non mi sottoporrò mai a certi protocolli standard per la terapia di questo male. I pazienti tumorali che stanno alla larga da questi centri hanno qualche probabilità di cavarsela”. (Prof. George Mathe, Medicine Nouvelles)
“I noti pericolosi effetti collaterali di questi farmaci (chemio, ndA) sono diventati la quarta causa di morte, dopo l’infarto, il cancro e il colpo apoplettico” (Journal of the American Medical Association, 15 aprile 1998).

Infine c’è l’emblematico caso del dottor Sidney Winaver, oncologo direttore del laboratorio di ricerca per il cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, uno dei centri di ricerca più prestigiosi al mondo. Dopo aver praticato per decenni la chemioterapia, un giorno il cancro viene diagnosticato a sua moglie. Come scriverà più tardi nel libro “Dolce è la tua voce”, edito da Positive Press, deciderà di non sottoporla a chemio o radioterapia, affidandosi alla somatostatina (la terapia del prof. Luigi Di Bella). 
La moglie guarirà…

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ORIGINE STORICA DELLA CHEMIOTERAPIA

Innanzitutto è necessario occuparsi di guerra chimica, la cui paternità va attribuita al chimico tedesco Fritz Haber, ebreo, nato a Bratislava, da genitori ebrei.
Allo scoppio della Grande Guerra il dott. Haber dirige il prestigioso Kaiser Wilhelm Institute a Berlino e il suo laboratorio chimico ha un ruolo centrale nello sforzo bellico: sviluppa gas irritanti utili per stanare dalle trincee i soldati nemici.
Tra tutti i gas studiati uno solo emerge per caratteristiche utili allo scopo: il cloro.
Questo gas dal colore gialloverde è estremamente tossico ed è caratterizzato da un odore soffocante che penetra violentemente nelle vie respiratorie.

Il 22 aprile 1915 l’esercito tedesco scarica oltre 146 tonnellate di gas di cloro (detto dicloro o diossido di cloro) a Ypres in Belgio: le truppe francesi, britanniche e canadesi prese alla sprovvista cadono come mosche cercando di proteggersi le vie aeree con banali fazzoletti.
Fu una vittoria straordinaria per i tedeschi, ma Fritz Haber pagherà molto caro questo attacco perché, qualche giorno dopo aver usato il gas, sua moglie Clara Immerwahr, chimico pure lei, si suicida con un colpo di pistola direttamente al cuore usando l’arma di servizio del marito che per questi servizi era stato promosso al grado di capitano…

Gli Alleati nel frattempo si sono dotati di maschere antigas per cui il cloro non è più un problema. Fatta la legge e trovato l’inganno. Haber per ovviare il problema maschera mette a punto il fosgene, costituto da una miscela di dicloro e monossido di carbonio. Meno irritante per naso e gola del cloro stesso ma rappresenta la più letale arma chimica preparata a Berlino, poiché attacca violentemente i polmoni riempiendoli di acido cloridrico.

Verso la fine della Guerra quando le vittime dei gas si contano a decine di migliaia Haber lancia il suo ultimo ritrovato:  il gas mostarda, detto anche iprite.  Il nome deriva dalla località in cui è stato sperimentato: le trincee di Ypres in Belgio.

Gli effetti del gas mostarda sono terribili: provoca vastissime vesciche sulla pelle, brucia la cornea causando cecità permanente e attacca il midollo osseo distruggendolo e inducendo la leucemia.
Proprio da questa leucopenia (diminuzione dei linfociti nel sangue) nasce il concetto medico di chemioterapia.

Ma andiamo per ordine.

La sera del 2 dicembre 1943 il porto di Bari era gremito da quasi una quarantina di navi cariche di preziosi rifornimenti, tra queste la nave americana John Harvey partita dal porto di Baltimora. La Harvey, a differenza delle altre navi, aveva le stive piene di bombe all’iprite. Oltre 100 tonnellate di iprite (gas tossico e vescicante) sotto forma di bombe lunghe 120 centimetri e del diametro di 20. La nave sarebbe stata scaricata il giorno seguente.
Alle 19,30 uno stormo di aerei della tedesca Luftwaffe arrivarò nel porto di Bari bombardando le navi.
La John Harvey colpita prese fuoco e l’iprite mescolata alla nafta delle petroliere affondate formò un velo mortale su tutta la superficie del porto, mentre i suoi deleteri vapori si sparsero ovunque intossicando i polmoni dei sopravvissuti .
Il numero esatto di morti non si saprà mai, ufficialmente si parla di circa 1000 cittadini baresi uccisi.

Nel rapporto che seguì l’incidente vennero evidenziati dei fatti interessanti: le persone colpite da iprite svilupparono una grave aplasia del tessuto linfoide e del midollo osseo. Il colonnello statunitense Steward Alexander nella sua relazione finale notò che dalle autopsie dei morti per iprite si notava una notevole soppressione dei linfomi e dei mielomi.
Questo rinforzò l’ipotesi che solo un anno prima Goodman e collaboratori avevano fatto sull’impiego di derivati dell’iprite.
I dottori Goodman, Gilman e Dougherty somministrarono mostarda azotata (derivata dell’iprite) in sei pazienti  affetti da linfoma maligno registrando un miglioramento iniziale delle condizioni cliniche e una riduzione delle lesioni neoplastiche. Poco importava se tale terapia era risultata devastante sotto altri punti di vista: questo era quanto bastava perché venisse pubblicato nel settembre del 1946 uno studio di portata epocale sull’effetto dell’iprite nei linfomi. Tale studio venne pubblicato sulla rivista Science con il titolo: “Azioni biologiche e indicazioni terapeutiche delle beta-cloroetilamine e dei sulfidi”.

Tutto ciò diede inizio – purtroppo per noi – all’utilizzo della chemioterapia che giunge fino ai nostri giorni.

Negli attuali bugiardini dei chemioterapici alla voce Categoria terapeutica viene riportato: “Analoghi della mostarda azotata”.
“Le mostarde azotate – ce lo dice il Ministero della Salute alla voce Emergenze sanitariefurono prodotte per la prima volta negli anni Venti come potenziali armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili alle mostarde solforate. Sono in grado di penetrare le cellule in modo rapido e causare danni al sistema immunitario e al midollo osseo”.

Quindi la chemioterapia è nata grazie ad un incidente di guerra ed è una vera e propria arma chimica!
Lo scrivono nei bugiardini le stesse case farmaceutiche che li producono e lo conferma il Ministero della Salute.

L’utilizzo in guerra di tali armi chimiche è vietato da numerose convenzioni: Dichiarazione dell’Aja del 1899, Convenzione dell’Aja del 1907, Protocollo di Ginevra del 1925 e Convenzione di Parigi del 1993, ma nella guerra al cancro non solo sono legittime ma sono anche le uniche riconosciute.

Oggi ad un qualsiasi malato di cancro viene iniettato un mix di sostanze chimiche vietate in guerra per la loro pericolosità dalla Convenzione di Ginevra.

www.macrolibrarsi.it/libri/__cancro_spa.php            

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DANNI CAUSATI DALLA CHEMIOTERAPIA

Dr. MAX GERSON

E’ importante sottolineare che qualsiasi forma di chemioterapia causa undanno irreparabile alla condizione fisica di coloro che si sottopongono a tale terapia a base di agenti citotossici cancerogeni. I farmaci citotossici presenti in ogni forma di chemioterapia entrano nel flusso sanguigno tramite via endovenosa o per assorbimento indiretto dallo stomaco o mucosa intestinale dopo di che i farmaci sono trasportati ai siti in cui si ritiene che avvenga la moltiplicazione delle cellule tumorali. Questo tipo di trattamento è diverso dalla chirurgia o radioterapia che concentrano i loro effetti su punti o aree speciali dell’organismo. Si fa ricorso alla chemioterapia quandoc’è la possibilità che le cellule tumorali possano essersi depositate anche in altre parti del corpo oltre alla sede del tumore primario o che possano essere portate in circolo nell’organismo per via ematica.

Come dimostrato nei capitoli precedenti raramente la chemioterapia garantisce un periodo di sopravvivenza pari a cinque anni (indicato come “cura”):meno del 15% del periodo di tempo previsto per i tumori. La chemioterapia può temporaneamente arrestare l’anomala crescita cellulare oppure il farmaco somministrato può alleviare il dolore e fare in modo che il periodo di sopravvivenza si allunghi un po’ di più.MA SECONDO NOI, ricorrere alla chemioterapia come primo rimedio è un errore. Tutt’al più dovrebbe essere utilizzata come ultimo tentativo, nel caso in cui altri trattamenti meno invasivi abbiano fallito.

Per la predisposizione del protocollo terapeutico l’oncologo può scegliere tra più di 65 farmaci citotossicie altrettanti sono in via di sperimentazione.

Alcuni agenti chemioterapici causano meno problemi di altri sotto-forma dieffetti indesideraticome insonnia, spossatezza, diarrea, alopecia, stomatite, forte abbassamento dei componenti del sangue e vomito. Questi sono gli effetti collaterali immediati e conosciuti perché sono visibilmente riscontrabili.

Ciò di cui il paziente e l’oncologo discutono raramente sono gli altrieffetti indesiderati, quelli più gravi e duraturi con conseguenze che deteriorano profondamente la vita del pazientee questo indebolimentoderiva (1) dalla riduzione del numero degli elementi che entrano nella composizione del sangue e che sono deputati al trasporto di ossigeno e di altre sostanze nutritive alle cellule; (2) delle mutazioni cellulari che possono causare tumori secondari, come accade di frequente; (3) dalla accelerazione della crescita del tumore invece della sua riduzione; (4) dalla intossicazione profonda dei tessuti viali che difficilmente riescono a guarire a meno che le cellule di quei tessuti non siano sottoposte e detossificazione per eliminare i farmaci antitumorali.

Queste manifestazioni di indebolimento fisico costituiscono effetti collaterali indesiderati di cui si discute solo di rado ma sono il motivo principale per non sottoporsi a chemioterapia con agenti citotossici.

Di seguito analizziamo alcuni effetti indesiderati a cui abbiamo accennato aprescindere dalle apparenti condizioni fisiche del paziente che è stato sottoposto a trattamento chemioterapico.

1 Basso conteggio delle cellule del sangue

Il prolungato abbassamento delle cellule del sangue indotto dalla chemioterapia causa astenia, apatia, fatica cronica, spossatezza, depressione, prostrazione generale. Per esempio, un ridotto numero di globuli bianchi fa si che il paziente trattato con chemioterapia sia vulnerabile alle infezioni. Diventa quindi imperativo evitare qualsiasi malattia infettiva come anche un raffreddore o un’influenza.Senza contare che un abbassamento del numero di piastrine causato dalla chemioterapia rende il paziente suscettibile alle escoriazioni ed alle emorragie. Quindi il malato dovrà fare attenzione a tagli, scottature o ferite, dovrà stare alla larga da acido acetilsalicilico, alcolici, e altri anticoagulanti. Se il numero delle piastrine diminuisce eccessivamente a volte è necessario ricorrere atrasfusioni.

2 Mutazioni cellulari

E’ possibile che ad alcuni anni di distanza dall’ultimo ciclo di chemioterapia nei pazienti si manifestino forme tumorali secondarie come la leucemia acuta. L’Agenzia internazionale per la ricerca dei tumori (IARC) ha identificato  20 agenti onco-soppressori comunemente usati che sono potenti sostanze cancerogenea tutti gli effetti. Questi agenti cancerogeni sono spesso associati con 2 particolari agenti alchilanti, Citoxan e Alkeran, oltre a quasi tutti gli altri farmaci carcinostatici ormonici. La combinazione di questi farmaci nocivi somministrati ai pazienti come “cocktail”  sono anche peggiori per i loro effetti collaterali.

Il prof. Leonard De Vita, M D.irriducibile sostenitore della chemioterapia, nel suo rinomato testo scientifico Cancer: Principles and Practice of Oncology (Cancro principi e pratica dell’oncologia, N. d. T. ) ammette la presenza di sostanze cancerogene nei farmaci citotossici.   Secondo il Dr. De Vita << le combinazioni di chemioterapici posso aumentare significativamente il rischio ditumori secondari, specialmente leucemia non-linfocitaria. La combinazione di ciclofosfamide, lomustina e vincristina (3 citossine) porta alla  leucemia con un’incidenza del 14% nel giro di 4 anni dalla fine del trattamento. Azotoipriti, vincristina, prednisone e procarbazina  per il trattamento della malattia di  HODGKIN causano la leucemia  nel 17% dei casi. La RADIOTERAPIA  aumenta ulteriormente i rischi di  LEUCEMIA.>>

3 Accelerazione della crescita tumorale

Talvolta la crescita tumorale è accelerata dagli agenti chemioterapici che entrando in contatto con il tumore dovrebbero, invece, stimolarne la riduzione. Sembra che le cellule che costituiscono la struttura del tumore diventino refrattarie ai farmaci e, paradossalmente, sviluppino una maggiore capacità di moltiplicarsi e formare metastasi. Questo paradosso è stato dimostrato sia da studi clinici su pazienti, che da test di laboratorio su cavie.

4 Tossicità radicata

La chemioterapia costringe i tessuti a subire reazioni complesse nel tentativo dell’organismo di disintossicarsi. Gi agenti citotossici sono agenti altamente intossicanti che l’organismo percepisce come scorie e il metabolismo desidera liberare il suo ambiente interno da questi prodotti di scarto. Durante questo processo si manifestano nell’organismo disturbi evidenti e sub-clinici.

Gli organi dispongono di diversi modi per denunciare la presenza di questi veleni: (1) cattivo funzionamento del fegato; (2) continui accessi di diarrea per eliminare la bile irritante; (3) crampi al basso ventre; (4) flatulenza e gas intestinali; e (5) altri disturbi sistemici che si manifestano periodicamente con sintomi simili a quelli influenzali come mal di testa, sudorazione, odori corporei pungenti, debolezza, vertigini, svenimenti, spasmi intestinali e dolori muscolari.

Questi disturbi indicano che scorie prodotte dagli agenti citotossici si sono infiltrate nei tessuti. Sono REAZIONI DA AVVELENAMENTO  che si manifestano regolarmente anche se in forma leggera. Una volta che la Terapia Gerson riesce ad eliminare le citotossine, queste manifestazioni tendono a ripresentarsi in un fenomeno che il Gerson Institute definisce come “reazioni terapeutiche” simili a quelle descritte dalla signora F. C.

Trattamento chemioterapico senza manifestare cachessia

Abbiamo affermato che tutti i trattamenti chemioterapici sono tossici; tuttavia, è possibile che in alcuni casi non si manifestino i sintomi e i segni dell’indebolimento fisico conseguente al trattamento. Un paziente trattato con agenti tossici può essere affetto da disfunzioni sub-cliniche ma non manifestare i segni di tali disfunzioni. E in queste circostanze ci troviamo di fronte a una situazione in cui il paziente, pur essendo stato sottoposto a trattamento con agenti citotossici, non manifesta cachessia. Un malato che accetta di seguire la Terapia Gerson dopo essere stato trattato con farmaci sintetici, può anche non soffrire di deperimento fisico, pertanto in questo capitolo indichiamo come dovrà procedere la Terapia Gerson. In questo caso, un pazientetrattato con farmaci, e che è stato tanto fortunatoda non dover sopportare effetti indesiderati apparenti, probabilmente avrà mantenuto un appetito normale, avrà conservato le capacità deambulatorie e non avrà subito una forte diminuzione di peso corporeo. Senza ombra di dubbio stiamo parlando di una persona incredibilmente fortunata.

Ma perfino in questo caso il paziente dovrà seguire il protocollo ridotto illustrato verso al fine del presente capitolo. Il malato e il personale sanitario specializzato nella pratica della Terapia Gerson dovranno tenere in considerazione il numero di cicli di chemioterapia, i dosaggi e i farmaci utilizzati. Per un paziente trattato con chemioterapia potrebbe essere pericoloso seguire il protocollo completo e invariato della Terapia Gerson a prescindere dal periodo di tempo trascorso dall’ultimo trattamento. Dall’esperienza del personale del Gerson Institute sappiamo che i pazienti già trattati con chemioterapia rispondono più velocemente e si avviano verso una guarigione completa e a lungo termine se seguono il protocollo Gerson “ridotto” o modificato, mentre utilizzare il programma più aggressivo andrebbe a scapito della sicurezza e di una guarigione protratta nel tempo. Di conseguenza,  consigliamo a quei pazienti oncologici le cui condizioni sono state complicate da trattamenti chemioterapici di seguire la FORMA MODIFICATA della Terapia Gerson  illustrata nelle pagine seguenti.

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AFFERMAZIONI di ONCOLOGI

Da indagini e questionari si rileva che, ad esempio, tra gli oncologi  americani 3 medici su 4 rifiuterebbero qualsiasi chemioterapia, a causa della sua inefficacia e dei suoi effetti devastanti per l’organismo umano.

Quanti oncologi si curerebbero con la chemio? 64 su 79 si dimostrano riluttanti!

Qualcuno si è mai chiesto se l’oncologo, in caso di bisogno, acconsentirebbe a farsi trattare con la chemioterapia?

Sorpresa!…

Contrariamente alle nostre supposizioni – e anche se i media si guardano bene dal divulgarlo – esiste una grande sfiducia tra gli oncologi riguardo la   chemioterapia. Da indagini e questionari si rileva che, ad esempio, tra gli oncologi americani 3 medici su 4 (il 75%) rifiuterebbero qualsiasi chemioterapia, a causa della sua inefficacia  e dei suoi EFFETTI DEVASTANTIper l’organismo umano.

 

Ecco alcune delle TESTIMONIANZE DI MEDICI  a riguardo:



Nell’anno 1990, ad esempio, il prof. Ulrich Abel, dell”Università di Heidelberg affermava ((Healing Journal, No. 1-2, Vol. 7): “sebbene i farmaci chemioterapici  portino ad una “risposta”, cioè ad una diminuzione della massa tumorale, questa riduzione non produce affatto un prolungamento della sopravvivenza del paziente; il cancro, invece, torna più aggressivo di prima poiché la chemio    favorisce la crescita di ceppi tumorali resistenti. Inoltre la chemio  danneggia gravemente  le difese dell’organismo, tra cui il sistema immunitario, spesso i reni e il fegato“.
Dopo anni di ricerca in oncologia, Abel arriva ad una conclusione: “Un’analisi bilanciata ed imparziale della letteratura medica mostra un indice di successi terapeutici quasi nullodei trattamenti impiegati convenzionalmente nel trattare forme avanzate di tumori solidi“. Abel conclude, inoltre, dopo avere intervistato centinaia di oncologi: “Quello che pensano realmente, non sembra essere quello che consigliano alla gente“. 
Abel cita studi che hanno mostrato “che molti oncologi non accetterebbero la chemioterapia  se avessero il cancro loro stessi”  – The Cancer Chronicles, dicembre 1990.



“Il Dr. Ulrich Abel,  epidemiologo tedesco della Heidelberg/Mannheim Tumor Clinic, ha esaustivamente analizzato e passato in rassegna tutti i principali studi ed esperimenti clinici mai eseguiti sulla chemioterapia, ed i suoi risultati andrebbero consultati da chiunque stia per salire sul “Chemio Express”. 
Abel, per assicurarsi di aver passato in rassegna tutto quello che era stato pubblicato sulla  chemioterapia, inviò delle lettere ad oltre 350 centri medici di tutto il mondo, invitandoli a spedirgli qualsiasi cosa avessero pubblicato in materia; egli esaminò migliaia di articoli, ed è improbabile che al mondo esista qualcuno che sull’argomento ne sappia più di lui.
”L’analisi comportò alcuni anni di lavoro, ma i risultati sono sorprendenti: Abel scoprì che il tasso mondiale complessivo di esiti positivi in seguito a chemioterapia era ‘spaventoso‘ in quanto, semplicemente, non erano disponibili da nessuna parte riscontri scientifici del fatto che la chemioterapia riesca a “prolungare in modo apprezzabile la vita di pazienti affetti dai più comuni tipi di cancro organico”.
Abel sottolinea che di rado la chemioterapia riesce a migliorare la qualità della vita, la descrive come uno “squallore scientifico” e sostiene che almeno l’80 per cento della chemioterapia amministrata nel mondo è priva di qualsiasi valoreed affine agli ‘abiti nuovi dell’imperatore’, anche se non esiste alcuna prova scientifica che la chemioterapia funzioni, né i medici né i pazienti sono disposti a rinunciarvi! (Lancet, 10 agosto 1991).
  Nessuno, fra i principali media, ha mai nemmeno citato questo esaustivo studio: è stato completamente insabbiato.

Alcuni scienziati di stanza presso il McGill Cancer Center (McGill University, Montreal, Canada) inviarono a118 MEDICI,  esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia essi nutrissero nelle terapie che applicavano. Fu loro chiesto di immaginare di aver contratto essi stessi la malattia e quale delle sei attuali terapie sperimentali avrebbero scelto.
Risposero 79 medici, 64 dei quali non avrebbero acconsentito a sottoporsi ad alcun trattamento che contenesse  Cisplatino  – uno dei comuni farmaci chemioterapici che applicavano – mentre 58 dei 79 reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili, a causa dell’inefficacia e dell’elevato grado di  tossicità della  chemioterapia“.

Philip Day, “Cancer: Why We’re Still Dying To Know The Truth”, Credence Publications, 2000.

” Non vi è alcuna prova che per la stragrande maggioranza dei casi la  chemioterapia   prolunghi le aspettative di sopravvivenza. Questa è la grande menzogna su tale terapia, cioè che esista una correlazione fra la riduzione del tumore ed il prolungamento della vita del malato“.

Philip Day, “Cancer: Why We’re Still Dying To Know The Truth”, Credence  Publications, 2000.



Nel 1991,l’oncologo Albert Braverman  diceva: “nessun tumore solido che era considerato incurabile nel 1975 è curabile oggi. Molti oncologi raccomandano la Chemioterapia per qualsiasi forma di tumore, con aspettative che il sistematico fallimento non scoraggia.”
”Molti oncologi raccomandano la chemioterapia   per ogni tipo di cancro, con una fede che i quasi continui fallimenti non scuotono

(Albert Braverman, «Medical Oncology in the ’90», Lancet, 1991, Vo. 337, pagina 901).

Se un giorno contrarrò il cancro, non mi sottoporrò mai a certi protocolli standard per la terapia di questo male. I pazienti tumorali che stanno alla larga da questi centri hanno qualche probabilità di cavarsela“.

(professor George Mathe, «Scientific Medicine Stymied», Medecines Nouvelles, Parigi).

   Riunione del settembre 1994 del President’s Cancer Panel.   
Il President’s Cancer Panel è un Ente nato in conseguenza del National Cancer Act, un programma di lotta contro il cancro, firmato da Richard Nixon il 23/12/1971 e per cui si sono spesi fino al 1994 “solo” 25 miliardi di dollari.
 John C. Balair III, insigne professore di epidemiologia e biostatistica alla Mc Gill University, uno dei più famosi esperti di oncologia degli Stati Uniti e dell’intero pianeta, si esprime, alla fine del suo intervento, con queste incoraggianti parole: “Torno a concludere, come feci sette anni fa, che i nostri vent’anni di guerra al cancro sono stati un fallimento su tutta la linea. Grazie e arrivederci“.

La maggior parte dei malati di cancro di questo paese (USA) muore a causa della chemioterapia, la quale non elimina i tumori al seno, al colon od ai polmoni. Tale aspetto e’ documentato da oltre un decennio,  e tuttavia i medici utilizzano ancora la chemioterapia per combattere questi tumori”. 

(Allen Levin, MD, UCSF, The Healing of Cancer, Marcus Books, 1990)

Se contraessi il cancro, non ricorrerei mai ad un centro standard per la cura di tale malattia. I malati di cancro che stanno alla larga da questi centri hanno qualche probabilita’ di farcela”.
(Prof. Charles Mathe, Esperto in oncologia, su Medicine Nouvelles, Paris 1989)  

Il dr. Sardina Jones,   docente presso l’Università di California, dopo aver analizzato per molti decenni le statistiche relative alla sopravvivenza al cancro, ha tratto la seguente conclusione: ….”quando non vengono curati, i malati non peggiorano, o addirittura migliorano. Le inquietanti conclusioni del dr. Jones non sono mai state confutate”.     
(Walter last, giornalista che scrive sul The Ecologist)  

Molti oncologi raccomandano la chemioterapia praticamente per qualsiasi tipo di tumore, con una fiducia non scoraggiata dagli insuccessi pressoche’ costanti”.
(Albert Braverman, MD, “medical Oncology in the 90s”, Lancet 1991, vol.337, p.901).  

Nonostante il diffuso impiego della chemioterapia, negli ultimi 70 anni, il tasso di mortalita’ da cancro al seno non e’ variato”.  (Thomas Dao, MD, New England Journal of Medicine, marzo 1975, vol.292, p.707).

I noti e pericolosi effetti collaterali di questi farmaci sono diventati la quarta causa di morte, dopo l’infarto, il cancro e il colpo apoplettico“. 
(Journal of the American Medical Association, 15 aprile 1998)

Il Dr. Ralph Moss   autore di: The Cancer Industry, denuncia le convenzionali politiche sanitarie relative al cancro. In una intervista nello studio radiofonico di Laura Lee (1994), affermo’: “ In fin dei conti, non vi e’ alcuna prova che la stragrande maggioranza dei casi la chemioterapia prolunghi le aspettative di sopravvivenza, e questa e’ la piu’ grande menzogna su tale terapia, cioé che esista una correlazione fra la riduzione del tumore ed il prolungamento della vita del malato”.

I nostri più efficaci protocolli sono gravidi di rischi, di effetti collaterali e di problemi pratici. Dopo che tutti i pazienti che abbiamo curato ne hanno pagato lo scotto, solo un’esigua percentuale di essi viene ricompensata da un effimero periodo di regressione tumorale, generalmente parziale“.

(Edward G. Griffin, “World Without Cancer”, American Media Publications, 1996)

“Il Dr. Ulrich Abel,  epidemiologo tedesco della Heidelberg/Mannheim Tumor Clinic, ha esaustivamente analizzato e passato in rassegna tutti i principali studi ed esperimenti clinici mai eseguiti sulla chemioterapia. Abel scoprì che il tasso mondiale complessivo di esiti positivi in seguito a chemioterapia era scioccante in quanto, semplicemente, non erano disponibili da nessuna parte riscontri scientifici del fatto che la chemioterapia riesca a “prolungare in modo apprezzabile la vita dei pazienti affetti dai più comuni tipi di cancro organico.”

Abel sottolinea che di rado la chemioterapia riesce a migliorare la qualità della vita, la descrive come uno squallore scientifico e sostiene che almeno l’80% della chemioterapia  somministrata nel mondo è priva di qualsiasi valore. Ma, anche se non esiste alcuna prova scientifica che la chemioterapia funzioni, né i medici né i pazienti sono disposti a rinunciarvi. – Lancet, 10 agosto 1991

Nessuno, fra i principali media (nel mondo), ha mai nemmeno citato questo esaustivo studio che é stato silenziosamente e ….COMPLETAMENTE INSABBIATO!.

Quando ricorriamo all’assistenza del piu’ accorto dei medici, e’ probabile che costui faccia affidamento ad una “verità scientifica” la cui infondatezza diventera’ manifesta nell’arco di pochi anni”.(Marcel Proust)



Il dottor Hardin Jones, docente alla University of California, dopo aver analizzato decenni di statistiche sulla sopravvivenza da cancro, è giunto a questa conclusione: “Quando non curati, i pazienti non peggiorano, e magari migliorano“.
Queste scomode conclusioni del dottor Jones non sono mai state confutate. 
(Walter Last, «The Ecologist», marzo-aprile 1998)



Nella chemioterapia, la ciclofosfammide non è altro che un iprite chelata che viene introdotta nell’ organismo, 
http://www.aimac.it/informazioni/profili/visualizza.php?id_articolo=716

Peccato che nelle controindicazioni nascondano che è CANCEROGENO…..
L’uso a lungo termine della ciclofosfamide può causare problemi di fertilità e aumento del rischio di neoplasie
http://www.printo.it/pediatric-rheumatology/information/Italia/15.htm
Ciclofosfamide: cancerogeno l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato alcune sostanze come cancerogene o come potenzialmente cancerogene.
(Tab. 2) IARC 1987http://www.eupharma.org/pubbli/galli.pdf
da: http://www.dogpile.com/info.dogpl/search/web/Ciclofosfamide%2Bcancerogeno
      Cyclophosphamide is on the Hazardous Substance List because it is cited by DOT, IARC, NTP and EPA. This chemical is on the Special Health Hazard Substance List because it is a CARCINOGEN, a MUTAGEN and a TERATOGEN.  A carcinogen is a substance that causes cancer.

http://www.state.nj.us/health/eoh/rtkweb/0587.pdf
da:http://www.dogpile.com/info.dogpl/search/web/cyclophosphamide%2Bmutagen

C’e’ qualcosa che non quadra nella pratica medica per il cancro.

La prossima volta che vi chiedono di fare delle Donazioni ad organizzazioni per la “ricerca” sul cancro, tenete presente che il Vs. denaro verra’ utilizzato per sostenere un’industria che molti scienziati hanno giudicato un fallimento legalizzato ed altri una frode.

TRATTO DA  “Morte per trattamento medico”2003, Nexus  n°44, pag. 29    

Ci sono altri oncologi che non si curerebbero con le cure che fanno ai loro pazienti:


http://www.garynull.com/Documents/Spectrum/afraid_of_their_own_medicine.htmhttp://www.shirleys-wellness-cafe.com/cancer.htm
  Townsend Letter for Doctors & Patients, Jan 1998; Spectrum, Mar/April  1998


vedi anche e sopra tutto per il Cancro: 
Protocollo della Salute + voce Cancro+Nutriterapia per il cancroCondiloma eliminato con acqua basica al Bicarbonato di SodioVisionare questa intervista:http://www.curenaturalicancro.org/base_schermo_grande_testimonianza_dottore.htm
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John Diamond,   anche se essenzialmente scartava le cure degli “alternativi”, come li chiamava lui, e descriveva in modo per lo più convinto la sua fiducia nel paradigma medico convenzionale, a volte titubava:

E se quegli alternativi rinnegati avessero ragione? Se fosse vero che con la radioterapia non si è mai salvata alcuna vita e che con tutta probabilità la mia condizione sarebbe stata peggiorata dall’irradiamento ?
Se fosse vero, come dichiarato in un paio di libri, che l’effetto principale della chirurgia anticancro fosse quello di rilasciare nell’organismo cellule del cancro vaganti, consentendo loro di insediarsi altrove ?… Mi sono rivolto ai libri di medicina per cercarvi conforto, senza trovarne alcuno.”

Parlando con i malati di cancro si scopre ben presto che molti di essi riferiscono che, per quanto abbiano avuto la spiacevole sensazione istintiva che in prospettiva ci debba essere in qualche modo un approccio migliore, si ritrovano comunque a ritornare dal loro oncologo per altre dosi della stessa devastante cura.

Perché tutto questo succede, quando sono disponibili già da subito sperimentate terapie non nocive, non convenzionali ?

Sicuramente, uno dei fattori rilevanti è il nostro ereditario atteggiamento deferente verso l’ortodossia medica ed il suo simbolismo archetipico: il camice bianco, lo stetoscopio, gli anni di sapienza rappresentati da quei diplomi di laurea incorniciati; ogni particolare parla del nostro essere nelle mani degli esperti. Poi vi è la pressione supplementare che l’oncologo può esercitare sul paziente al momento della diagnosi.

In un saggio dal titolo The $ 200 Billion Scam“, Jeff Kamen descrive il modo in cui la diagnosi di cancro venne comunicata a Kathy Keeton, ultima moglie del magnate della rivista Penthouse, Bob Guccione, la quale ricorda così le parole del suo medico:

Mi dispiace. Si tratta di una forma assai rara della malattia. La natura di questo cancro ne determina un rapido sviluppo ed una veloce metastasi, quindi dobbiamo intervenire in fretta ed iniziare subito la chemioterapia.
Abbiamo a disposizione alcuni dei migliori esperti mondiali del settore; la invito a lasciare che io la affidi alle loro cure, non c’è tempo da perdere. Questa forma di cancro è spesso letale, e lo è velocemente. Senza cure le restano sei settimane di vita. Dobbiamo davvero agire in modo aggressivo con la  chemio“.

Hazel rammenta un’esperienza simile.

Fondamentalmente rimasi sconvolta dalla diagnosi. Me ne stavo seduta mentre il medico mi diceva che questa era la migliore cura disponibile e che il fatto che mi ci sottoponessi era davvero una questione di vita o di morte. Mio marito era seduto al mio fianco, e mi disse che era necessario che io fossi d’accordo. Caddi in una sorta di trance e, sebbene qualcosa mi mettesse a disagio, mi ritrovai ad annuire riguardo alla chemioterapia.”

Certamente lo squilibrio di potere presente in tutti i rapporti medico-paziente (da cui deriva il termine psichiatrico “strizza”) costituisce un aspetto fondamentale nello stabilire l’approccio terapeutico.

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Domanda molto importante: E’ giusto sapere cosa farebbero i medici oncologi – quelli che usano ogni giorno i chemioterapicisu altre persone, se avessero loro un tumore.

Nel marzo del 2005 al Senato australiano è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St. Leonards di Sydney(1).

Secondo tale inchiesta, alcuni scienziati del McGill Cancer Centerdi Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia.

Risposero 79 medici e 64 di loro non avrebbero acconsentito a sottoporsi ad un trattamento che contenesse Cisplatino (un chemioterapico molto utilizzato a base di platino). Mentre 58 dei 79 reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili a causa dell’inefficacia e dell’elevato grado di tossicità (2)!

Un  risultato eclatante: l’81% degli oncologi intervistati, in caso di tumore, non si farebbero somministrare  un chemioterapico, mentre il 73% di loro reputano addirittura le “terapie sperimentali inaccettabili per l’elevato grado di tossicità“.

Anche se il numero di oncologi intervistati non è molto elevato, ognuno tragga le proprie conclusioni.

Costi dei trattamenti oncologici

Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi (chemio e radio), vediamo il costo di un tumore oggi in Italia.

Attualmente sappiamo esserci in Italia 1,7 milioni di ammalati[3] e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno (in America ogni anno i nuovi malati di cancro sono 1.372.910 (4).

La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato medico e infermieristico, i soldi fagocitati dalle industrie per la ricerca, ecc.) è indubbiamente una delle patologie più costose, non solo in termini di vite umane, ma soprattutto dal punto di vista economico.

In Appendice del libro sono stati appositamente pubblicati, oltre una ventina di “bugiardini” di chemioterapici con i loro effetti collaterali devastanti (foglietti illustrativi), anche i costi ufficiali (dichiarati dalle rispettive case di produzione) dei più diffusi chemioterapici in circolazione, per rendersi conto di quello che è stato appena detto.

Un qualsiasi tumore trattato con chemio e radioterapia (ad esclusione della chirurgia i cui costi sono paragonabili a quelli della chemioterapia), costa al Sistema Sanitario Nazionale  svariate centinaia di migliaia di euro.

Un solo paziente oncologico. Sembra impossibile, ma è proprio così.

Una testimonianza esemplare è stata pubblicata dal settimanale “Gente” poco tempo fa.

Si tratta della vicenda di Gennaro De Stefano, un uomo normalissimo, che nel suo “Diario di un malato di cancro” ha provato a comporre la “lista della spesa” per la sua malattia.

Dopo aver consultato medici e fotocopiato le fustelle dei farmaci, ha messo insieme tutte queste informazioni.

Il suo calvario è iniziato con due interventi chirurgici (biopsia più operazione alla vescica) e una degenza di 22 giorni, per un totale di 30.000 euro[5]

Il primo ciclo di chemio è costato 9.000 euro e 1.500 euro spesi per ogni TAC effettuata[6] (ne ha fatte oltre 20).

«Un ciclo completo di cocktail chemioterapici partiva da alcune migliaia di euro per arrivare anche a 50 mila euro al mese per ogni paziente».[7]

«Durante la chemioterapia, che, com’è noto, fa abbassare i globuli bianchi e quelli rossi (tralasciando la quantità impressionante di medicinali di sostegno per lo stomaco, l’intestino, la fatica, la nausea, il vomito e via cantando), occorre sottoporsi a cure ormonali che aiutino la crescita dei globuli bianchi. Di solito si fanno tre o quattro iniezioni che costano una 1.500 euro, le altre 150 euro ognuna. Arriva poi l’Epo, l’ormone diventato famoso come doping dei ciclisti, che costa dai 500 ai 1.000 euro a iniezione. Di queste bombe ne avrò fatte, fino a oggi, una quarantina».[8]

Ha dovuto eseguire la radioterapia (6.000 euro); un nuovo intervento chirurgico per alcune metastasi (9.000 euro); di nuovo radioterapia, ecc.

Risultato:  La Sanità pubblica ha pagato per il sig. De Gennaro, circa 200.000 euro.

Questo che avete appena letto, purtroppo, è l’iter seguito dalla stragrande maggioranza dei malati oncologici.

Moltiplicate questa cifra per il numero dei malati vecchi e nuovi, e capirete dal risultato che forse per qualcuno – e dico forse – non c’è convenienza nel trovare la soluzione definitiva ad una patologia che sviluppa e rende centinaia di miliardi di euro ogni anno nella sola Italia.

Ogni anno le “lobbies  del cancro” – solamente con i nuovi ammalati (270.000 persone), e supponendo che tutti entrino nei percorsi terapeutici – movimenta una cifra superiore a 54.000.000.000 di euro.

Cinquantaquattro miliardi di euro ogni anno per un trattamento oncologico.

Se a questi ci aggiungiamo tutte le persone ammalate di cancro oggi in Italia (1 milione e 700 mila), che ripetono i trattamenti, che necessitano di trapianto di midollo, che muoiono nonostante, o per colpa delle terapie, ecc., tale cifra, come detto prima, raggiungerà i centinaia di miliardi di euro.

Pensate all’industria della morte, meglio nota come “imprese funebri”.

Ogni anno sono 162.000 le persone che muoiono per cancro in Italia (dati Istat).

I costi per un servizio funebre privato (pagato dalle famiglie) vanno da un minimo di 2.155 euro (Roma) a un massimo di 3.575 euro (Milano)[9] a persona. Facendo una media più che ragionevole di 3000 euro.

Il “lutto per cancro” (funerale, epigrafi, fiori, trasporto, organizzazione) sottrae alla società 486.000.000 di euro. Tutti gli anni inesorabilmente.

Pensate nel mondo intero.

Ecco cosa riporta il “bugiardino” (pubblicato assieme agli altri in appendice) di uno dei più usati chemioterapici:

laDOXORUBICINAdella Ebewe Italia Srl (gruppo ELI LILLY )

 Multinazionale: Ebewe Italia srl
Principio attivo: Doxorubicina  
Concentrato per soluzione iniettabile per infusione  
Categoria terapeutica: Antracicline  
Effetti controindicati: 
-   Gravi aritmie acute sono state descritte durante o poche ore dopo la somministrazione;
- Una mielosoppressione grave può provocare insorgenza di emorragia e superinfezioni, e costituisce una indicazione alla riduzione o alla sospensione della Doxorubicina;
- Esiste un rischio accertato di sviluppo di cardiomiopatia indotta dalle antracicline e dipendente dalla dose cumulativa;
- Il rischio di insufficienza cardiaca nei pazienti neoplastici trattati con 
Doxorubicina persiste per tutta la vita;
- Può potenziare la tossicità della radioterapia e di altre terapie anti-neoplastiche;
- Neoplasie benigne e maligne;
- Il verificarsi di una leucemia mieloide acuta secondaria;
- Il danno del tratto gastrointestinale può indurre ad ulcera, emorragia e perforazione;
- La Doxorubicina è altamente irritante e lo stravaso nella sede dell’infusione può provocare dolore locale, irritazione, infiammazione, tromboflebiti, che possono causare un’ulcera grave e necrosi della cute.
SMALTIMENTO: Il personale che manipola la Doxorubicina deve indossare indumenti protettivi: occhiali, camici, maschere e guanti monouso. Tutti gli articoli usati per la somministrazione e la pulizia, inclusi i guanti, dovranno essere posti in appositi sacchi per rifiuti ad alto rischio, per l’incenerimento ad alte temperature.
Le fuoriuscite o le perdite di soluzione devono essere trattate con ipoclorito di sodio diluito che preferibilmente va lasciato agire per tutta la notte e a cui va fatto seguire un risciacquo con acqua.

[1] “Inchiesta sui servizi e nelle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St Leonards di Sydney. 
www.aph.gov.au/Senate/committee/clac_ctte/completed_inquiries/2004-07/cancer/submissions/sub15.pdf. 
Parliament of Australia , www.aph.gov.au
[2] Idem
[3] “La prima giornata del malato cancro”, Francesco De Lorenzo TGCom
[4] SEER – Cancer statistics review 1975-2005
[5] “Vi sono costato 200 mila euro”, Gennaro De Stefano, “Gente”
[6] Idem
[7] Idem
[8] Idem
[9] “Vivere o morire.Cosa costa di più?” – Help Consumatori 
www.helpconsumatori.it/data/docs/dossier_funerali.pdf
Tratto da: disinformazione.it

IMPORTANTE:
   Come Portale segnaliamo vari personaggi che hanno avuto contrasti con le autorita’ mediche,e per essere precisi,  affermiamo che NON condividiamo in toto le loro terapie (quelle monoterapeutiche), in quanto per noi, seguaci dellaMedicina Naturale lamalattia(cancrocompreso)e’ MULTIFATTORIALE, quindi NESSUN prodotto puo’, da solo, guarire dalla malattia della quale si e’ malati !

Nutriterapia Biologica Metabolica x il Cancro e non solo

I MEDICI NON CREDONO alla CHEMIO !


Il caso di uno dei più grandi esperti oncologi al mondoI MEDICI NON CREDONO alla CHEMIOTERAPIA



“Meglio un topo tra due gatti che un malato tra due medici” (By Padre Pio da Pietralcina)

Se pensate che tutti i medici siano davvero convinti dell’efficacia delle cure che propinano ai loro malati e che nel caso siano loro ad ammalarsi di cancro si sottopongano alle stesse cure chemioterapiche e radioterapiche che prescrivono ai loro malati siete degli illusi.

Alcuni primari in Italia (di cui non posso citare i nomi per evitare querele) curano con la chemioterapia i pazienti, ma curano se stessi o i familiari con l’aloe !

Praticamente abbiamo visto che quando la malattia colpisce loro, sono i primi a NON credere alle cure che propinano.

A un certo punto si scopre che sono consapevoli dell’inutilità e delladannosità dei prodotti delle case farmaceutiche e si affidano alle cure alternative. Dopo aver avuto la conferma di uno dei più grandi esperti mondiali sul cancro sul fatto che la chemioterapia NON funziona, credete ancora ai ricercatori pagati dalle case farmaceutiche, il cui interesse è quello di vendere i loro farmaci che costano centinaia di milioni ?

By Giuseppe Ricciardo –  www.vitarubata.com – E-mail: xlagiustiziadiadry@vitarubata.com 
vedi anche Cancro e Medicina Naturale

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Una voce dal fronte ufficiale

Chiudiamo questo ciclo di discussioni sul cancro con una lettera mandataci da una persona che, per ovvii motivi, preferisce restare anonima. Non solo ci offre una rara angolazione dall’altro lato della barricata, ma ad un certo punto fa una affermazione, apparentemente insignificante, che chi ha seguito il dibattito non mancherà di notare.

Sarebbe bello che in futuro altre persone, in posizioni simili alla sua, volessero mandare il loro contributo – con garanzia di anonimato, se richiesto – per raccontarci più da vicino quello che si pensa della moderna oncologia all’interno della stessa medicina ufficiale.

(L’autore della lettera non è di madrelingua italiana. Il suo testo è stato corretto nell’ortografia, ma è rimasto intatto nella forma originale. M.M.)

In un piccolo angolo della Svizzera, in un nosocomio di oncologia ho iniziato una semplice formazione di aiuto infermiere e ci ho lavorato per 3 anni. Trovai terminali, e giovani di 20 a 30 anni con questo male chiamato cancro o tumore. Molti pazienti (che non avevo conosciuto prima dei 3 anni) rientravano in istituto 3 – 5 anni dopo avere eseguito diverse sedute di trattamento chemioterapico per nuovi esami di controllo, e altri perché dopo i 3-5 anni riapparivano neoplasie, sia dopo diversi trattamenti di chemioterapia, sia dopo un intervento chirurgico.

In quel periodo i diversi oncologi dell’istituto esaltavano l’efficacia del trattamento tramite i mass-media, portando con se pazienti come testimonianze, ma questi stessi pazienti qualche mese dopo tornavano in istituto per nuovi accertamenti, o perché si erano riscontrate metastasi o per un “peggioramento generale delle condizioni”.

Incuriosito dai fatti, domandai ai diversi assistenti medici, locali e internazionali (perché molti venivano dall’estero), e udii voci come questa: “La chemioterapia è una terapia vecchia, …

… attualmente i pazienti oncologici dove lavoravo io vengo trattati con la radioterapia”. Altri mi dicevano che “anche la radioterapia è invasiva”, e qualcuno accennava che “si sapeva da molto tempo che il cancro era un semplice FUNGO e che poteva essere trattato diversamente”, e che “le “bombe” della chemio e della radioterapia andranno solo a distruggere il sistema dell’individuo.”

Il fatto è che nei tre anni trascorsi in oncologia della quale potrei raccontare molte cose, perchè mi occupavo della loro igiene personale e osservavo i medicamenti che gli somministravano, con sintomi micidiali già noti agli esperti, cosi come lo sconsolo dei loro sentimenti calpestati da sostanze che gli offrivano “speranze gasose”. nessuno di loro è migliorato a lungo termine, anzi, tutto il contrario.

Adesso lavoro in sala operatoria, e guarda caso ritrovo i diversi pazienti che avevo seguito per interventi chirurgici di mastectomia, carcinomi, adenocarcinomi, tomie varie, e qualcuno per un’ultima speranza dopo la chemio di asportazione della zona interessata.

Devo essere sincero che dopo il post intervento ignoro cosa accade al paziente sulla sua salute, ma i pazienti che ho conosciuto in questa piccola regione, dei quali ho coltivato la loro amicizia, dopo l’intervento, le loro condizioni fisiche e psichiche non sono migliorate. Specialmente le donne che ho conosciuto con interventi di mastectomia, iniziatasi con il controllo del linfonodo sentinella, poi mastectomia parziale e poi totale.

Per ultimo notavo che l’approccio tra medico e paziente era frivolo, il primo non si sforzava in creare una empatia, piùttosto una “dispatia” (se vale il termine) trattando il paziente come un cliente.
By M.M. –  Tratto da: luogocomune.it

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Famoso oncologo USA rifiuta di far curare la moglie con la chemio, la quale  GUARISCE – 27 Ott. 2011


Dopo aver perso parenti e amici a causa di quello che definiscono il male del secolo, il cancro, dopo averli visti soffrire terribilmente per i postumi di cicli e cicli di chemioterapia e per poi morire
Sidney Winawer è un oncologo direttore del Laboratorio di Ricerca per il Cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di NewYork, uno dei centri più importanti del mondo. Per decenni ha praticato la chemioterapia a tutti i pazienti, metà dei quali sono deceduti. 
Ma un giorno la diagnosi è toccata a sua moglie… Ben consapevole dei danni catastrofici e dell’inutilità assoluta di quel tipo di cura (come ammetterà più tardi nel suo libro “Dolce è la tua voce”, Positive Press, 1998) non la sottopone a nessuna chemioterapia o radioterapia, ma si affida alla cura DiBella …. E la moglie guarisce !

Perché la chemioterapia non risolve il problema
Secondo la stragrande maggioranza delle teorie mediche, ci si ammala di cancro per una insufficienza del sistema immunitario. 
La chemioterapia riduce le masse tumorali di dimensione, ma al prezzo di distruggere completamente il midollo e le difese immunitarie dell’organismo, col risultato che quest’ultimo rimarrà debilitato ed esposto ad ammalarsi di nuovo per anni o anche per il resto della vita.
Per dare un’idea di quanto siano tossici questi veleni posso prendere spunto dalla stessa documentazione farmaceutica allegata a questi “farmaci”: pensate che basterebbe solo aumentare di poco le dosi di una sola “seduta” di chemioterapia per uccidere un cane, nel 100% dei casi, per avvelenamento nel giro di pochi giorni (potete controllare voi stessi dato che la tossicologia è pubblica).
Inoltre per smaltire questi farmaci occorre molto tempo (mesi e mesi), molto di più della durata di ogni ciclo, per cui quando si torna ad es. dopo un mese a fare un altro ciclo si ha un accumulo continuo di veleni nell’organismo!
Il fatto che molto spesso il cancro ritorna negli anni successivi, dopo una cura di chemioterapia ,non è dovuto a una certa “predisposizione” della persona, ma al fatto che le difese immunitarie sono ormai distrutte e quindi l’organismo è completamente indifeso ed è logico che venga aggredito nuovamente. La chemioterapia non è quindi la soluzione definitiva del problema, poiché questo si ripresenta molto spesso anni dopo con maggiore violenza.
Il cancro deve essere vinto invece potenziando il sistema immunitario.
Per molti tipi di tumore, il sistema immunitario ha una “memoria”, esattamente come per le malattie esantematiche (morbillo, varicella, rosolia, ecc.); se il tumore viene vinto dall’organismo stesso, piuttosto che represso dai farmaci, è molto più difficile che si ripresenti in seguito.


Qui ci sono 5 pagine di dati ufficiali, sui veri risultati della chemioterapia dal 1950 ad oggi, oltre ai retroscena delle multinazionali farmaceutiche.
La ricerca non ha fatto passi da gigante come tutti pensano, ma, al contrario, la gente si ammala e muore più che nei decenni scorsi. Con i metodi di cura attuali il 90% degli ammalati non sopravvive più di 5-10 anni al cancro.


TRATTO DA: noncensura.com

L’acidosi e’ la base fisiologica del Cancro – Il Conflitto Spirituale Irrisolto, ne e’ la Causa primaria

2 thoughts on “I pericoli e rischi della chemioterapia – Origine storica della chemioterapia – Marcello Pamio — Danni causati dalla chemioterapia – Dr. Max Gerson — Affermazioni di oncologi — I medici non credono alla chemioterapia

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