Il caso S.M.O.N: tutta colpa dei virus

Il caso “S.M.O.N”: Tutta colpa dei virus

caso SMON

Andiamo avanti nel nostro viaggio dietro le quinte dell’industria farmaceutica. Ti parlo di “S.m.o.n” una malattia ed un caso eclatante che coinvolse l’azienda svizzera Ciba-Geigy, oggi confluita in Novartis.

S.M.O.N: NEUROPATIA SUBACUTA MIELOTICA

La S.m.o.n, conosciuta anche come “neuropatia subacuta mielotica” è una malattia del sistema nervoso centrale che, partendo dai sintomi di una semplice diarrea, porta a paralisi, cecità e, in taluni casi, anche alla morte.

Il primo caso di S.m.o.n scoppiò nel 1955, in Giappone, e fu una vera e propria epidemia. Molti, a partire da una banale diarrea, si ritrovarono presto a combattere con problemi neurologici più gravi, e alcuni persero anche la vita.

active nerve cell or neurons communication concept artwork in 3d

Nel 1964, il virologo Masahisa Shingu dichiarò di aver scoperto il virus responsabile dell’epidemia andando ad analizzare le feci dei pazienti. Il ricercatore giapponese pubblicò tutto su una rivista scientifica.

Nel 1968, quattro anni dopo lo studio di Shingu, altri due studi sostennero di aver scoperto anche loro il virus responsabile della Smom. Peccato che si trattava di due virus diversi da quello ipotizzato da Shingu. Chi dei tre aveva ragione? Forse nessuno dei tre. Infatti, fino a quel momento, si credeva che la causa della malattia fosse un virus.

farmaco2LA S.M.O.N E IL CLIOQUINOL

Nel 1969 un altro studioso, il neurologo TADAO TSUBAKI, evidenziò che il 96% delle persone che manifestava la S.m.o.n, in precedenza aveva assunto un farmaco anti-diarrea. Si chiamava Clioquinol.

Tsubaki affermava quindi che la patologia era indotta da quello stesso farmaco. Una persona con problemi di diarrea andava dal medico, il medico gli prescriveva il Clioquinol, e la persona poco dopo sviluppava la Smom. Accompagnata da disturbi neurologici, cecità, paralisi e, nel peggiore dei casi, il decesso.

Nel 1970, in Giappone venne finalmente vietata la vendita di Clioquinol e nel 1973 la S.m.o.n fu dichiarata ufficialmente scomparsa. Da allora, nessuno ne è stato più affetto in Giappone.

Una storia a lieto fine?

Non ancora, perché nel 1974 la rivista americana Reviews in Medical Microbiology riprese la tesi del virus. Un medico, finanziato nelle sue ricerche da chissà quale multinazionale farmaceutica, dichiarò che lui stesso aveva ricontrollato le feci dei pazienti morti dieci anni prima. E sostenne che in esse avesse trovato inequivocabilmente la presenza di un virus. Tra l’altro, diverso dai precedenti tre trovati tra il 1964 e il 1968.

Nel 1975 fu un’altra rivista, The Lancet, a smentire per la seconda volta la tesi virale e a riconfermare la veridicità delle ricerche del dottor Tsubaki circa la responsabilità del Clioquinol.

Insomma, il dibattito proseguì ancora. E questo a tutto vantaggio di chi non voleva che si sapesse la verità. Ti ricordi il motto del Sistema? “Divide et impera”. Basta che ci tengano separati, che ci facciano discutere l’uno contro l’altro, e c’è chi intanto può mandare avanti i propri interessi. Anche venderti un farmaco letale.

IL PROCESSO PER IL CASO S.M.O.N marteloscopio

Tuttavia, contro i disastri della S.m.o.n qualcuno cercò di unirsi. Alcuni dei parenti delle vittime fecero causa al produttore del farmaco, e durante il procedimento cominciarono a emergere diverse verità.

La prima. L’FDA, l’ente che controlla i farmaci in America, aveva vietato il Clioquinol già nel 1965. Che quel farmaco fosse letale, era in sostanza già stato accertato da tempo. Perché allora fu mantenuto sul mercato giapponese?

La seconda. Anche in Giappone, molti medici avevano segnalato che la somministrazione del Clioquinol aveva procurato effetti collaterali piuttosto rilevanti ai loro pazienti. Possibile che nessuno avesse considerato le segnalazioni di quei medici?

La terza. Ciba-Geiby, l’azienda che produceva e commercializzava il Clioquinol, aveva contattato quegli stessi medici. Inoltre li aveva invitati a interrompere le loro segnalazioni, magari in cambio di alcuni “benefit”.

La quarta. Nessuno dei medici che aveva precedentemente segnalato gli effetti collaterali del Clioquinol, si presentò poi al processo per testimoniare.

Cosa successe, a questo punto?

Un quinto degli oltre quattromila querelanti cambiò avvocati per dubbi sul loro corretto operato, a causa di sospette lentezze. Sorse il dubbio che Ciba-Geiby avesse corrotto addirittura gli avvocati delle vittime.

Morale. Solo nel 1978 la Corte distrettuale di Tokyo sancì che il Clioquinol era stato effettivamente la causa della Smom. E costrinse l’azienda Ciba-Geiby a fare una dichiarazione pubblica.

“I nostri prodotti farmaceutici sono stati responsabili dell’apparizione della S.m.o.n in Giappone. Porgiamo le nostre scuse e risarciamo le vittime”.

Dunque, fine del Clioquinol sul mercato?

Ebbene no! Infatti negli anni Ottanta, il Clioquinol venne approvato per la vendita in Canada, Australia, Danimarca e altri paesi del mondo. Ancora oggi il Clioquinol è in studio come possibile cura per l’Alzheimer, la malattia di Huntington (che è un disturbo neuro-degenerativo) e altre patologie.

Quale pare essere in certi casi la tattica adottata quando viene scoperto che una molecola brevettata presenta degli effetti collaterali? Semplice: confezionare quella molecola in un prodotto destinato a curare quegli stessi effetti collaterali. E così farmaci che sono potenzialmente cancerogeni, vengono somministrati a chi ha già una forma tumorale, e farmaci che inducono problemi neurologici vengono dati a chi già soffre di disturbi simili… In questo modo, nessuno potrà attribuire la malattia al farmaco.

Al contrario, se magari per l’effetto placebo, un paziente guarisse dalla sua malattia, tutti i meriti andrebbero indiscutibilmente al farmaco. Ma se la malattia non passa o addirittura peggiora, la colpa non può essere del farmaco, dato che il paziente già ce l’aveva.

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Articolo estratto dal libro “Liberi dal Sistema – La Guida per Cambiare il Mondo Partendo da Sè” di Enrico Caldari.