Elenco di interventi critici eseguiti con successo senza il ricorso alle emotrasfusioni

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Elenco di interventi critici eseguiti con successo senza il ricorso alle emotrasfusioni

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2018 14.27
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03/06/2015 22.31
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su pazienti testimoni di Geova

Riportiamo di seguito una selezione di casi di interventi chirurgici ad elevata difficoltà / criticità eseguiti su pazienti testimoni di Geova e senza il ricorso alle trasfusioni di sangue.

Qui un elenco parallelo di persone morte per essere state sottoposte a trasfusioni di sangue:

testimonidigeova.freeforumzone.leonardo.it/d/11066703/Elenco-di-eventi-tragici-dovuti-alle-emotrasfusioni/discussi…

L’uso del grassetto e di altri segni di evidenziazione è di norma dei redattori di questo 3D e assente nelle fonti originali.

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caso #1

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2014

Fonte: Lettera 43

abstract: neonato di appena 10 giorni, affetto da un grave problema all’apparato circolatorio, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore conclusosi con pieno successo senza trasfusioni di sangue.

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Figlio di testimoni di Geova operato senza trasfusione di sangue

Torino, intervento al cuore per il neonato.

Un intervento al cuore andato a buon fine per un neonato, figlio di testimoni di Geova, senza ricorrere a trasfusioni di sangue, prassi vietata dal movimento religioso. Il piccolo di appena dieci giorni ora sta bene. La vicenda è accaduta al Regina Margherita di Torino.

PATOLOGIA CONGENITA. Il piccolo, nato il 20 marzo al Sant’Anna, pesa poco più di 2 chili e mezzo. Affetto da un’atresia polmonare congenita con difetto interventricolare, è stato subito ricoverato presso la Cardiologia dell’ospedale Regina Margherita della Città della Salute, diretta da Gabriella Agnoletti. L’operazione è stata realizzata il 31 marzo scorso da Carlo Pace Napoleone, primario della Cardiochirurgia del Regina, coadiuvato da Alberta Rizzo, responsabile Cardioanestesia pediatrica.

INTERVENTO SOTTO IL CONTROLLO DI TESTIMONI DI GEOVA. L’ intervento è stato effettuato alla presenza di un rappresentante del Comitato Testimoni di Geova in sala operatoria, garantendo il completo rispetto delle loro credenze religiose senza uso di trasfusioni di sangue. Fondamentale la delicata gestione dei chirurghi e degli anestesisti per evitare che si perdesse anche una sola goccia di sangue e quindi per non dover fare trasfusioni. Intervento, tecnicamente riuscito, che è servito per garantire adeguato flusso di sangue ai polmoni. Il bimbo ricoverato nel reparto di Cardiochirurgia del Regina sta meglio e dovrebbe essere dimesso a metà aprile.

www.lettera43.it/cronaca/figlio-di-testimoni-di-geova-operato-senza-trasfusione-di-sangue_4367512…

[Modificato da EverLastingLife 11/06/2015 14.28]
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Un fuoriuscito dissidente: ‘sono una persona gentile, educata e civile’. Lo stesso personaggio (tre volte): i testimoni di Geova sono uno schifo di ‘religione’ . link.

 

 

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caso #2Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2014

Fonte: Firenze Today

abstract: a Careggi (FI) un 19enne con un’affezione polmonare cronica è stato operato senza emotrasfusioni. In precedenza, il giovane testimone di Geova aveva cercato inutilmente di essere operato in diverse strutture nel rispetto delle sue convinzioni.

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Testimone di Geova: operato a Careggi senza trasfusioni di sangue

Bisturi a ultrasuoni e radio frequenza hanno permesso di operare un testimone di Geova senza il supporto di sacche di sangue. Il ragazzo era affetto da una malattia intestinale cronica

Una sala chirurgica dove non è stato necessario l’approvvigionamento di sangue. Nessuna ricerca per la compatibilità di sacche di tipo a, b, zero o ab. L’ospedale di Careggi fa scuola restituendo la vita e delle giornate normali ad un 19enne marchigiano affetto da una malattia intestinale cronica. Dopo aver girato per molti nosocomi italiani il ragazzo, testimone di Geova, è stato curato senza l’ausilio di trasfusioni di sangue.

L’operazione è stata eseguita dall’equipe diretta dal professor Andrea Valeri, direttore di chirurgia generale urgenza 1 e mininvasiva dell’Azienda ospedaliera Careggi di Firenze, composta tra gli altri dal dottor Pietro Tonelli.

“Le moderne tecniche che sfruttano l’uso del bisturi a ultrasuoni e radio frequenza – spiega Valeri – aiutano il chirurgo a ridurre al minimo le perdite ematiche, velocizzando l’esecuzione dell’intervento”.

Il buon esito dell’operazione è da collegarsi anche alla preparazione del paziente eseguita in collaborazione con gli internisti del reparto del dottor Alessandro Morettini che hanno migliorato lo stato nutrizionale del paziente particolarmente importante in malati cronici, come nel caso del 19enne marchigiano.“

www.firenzetoday.it/cronaca/testimone-geova-operato-senza-trasfusioni-care…

[Modificato da EverLastingLife 04/06/2015 07.16]
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03/06/2015 22.52
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caso #3Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: La Nazione

abstract: operazione “a cielo aperto” eseguita ad Arezzo su una paziente Testimone affetta da un tumore. L’intervento è stato eseguito grazie ad una tecnologia sanitaria all’avanguardia che fa uso di robot.

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Senza trasfusione di sangue ma operata e salvata

La donna è testimone di Geova e stava rischiando la vita

No da Milano, qui l’intervento

L’operazione eseguita in parte grazie al robot dai chirurghi Andrea Rinnovati, Enrico Andolfi e Riccardo Malatesti. Intervento lungo ma riuscito. Le condizioni della donna restano gravi ma la fase critica è superata

Arezzo, 12 ottobre 2013 – Eccezionale intervento chirurgico al San Donato senza trasfusione di sangue su una paziente (testimone di Geova) con un grave tumore. A Milano avevano detto no. Operazione eseguita a “cielo aperto”. Intanto crescono i chirurghi generali che usano il robot: adesso sono sei.

Per rispettare i precetti del suo credo, avrebbe preferito morire piuttosto che tornare sotto i ferri in un istituto di primaria fama mondiale a Milano. Ma essendo lei, una donna di 54 anni, testimone di Geova aveva rifiutato l’autorizzazione ai chirurghi di eseguire durante l’intervento una trasfusione di sangue. D’altronde, a causa del peggioramento delle gravi condizioni in cui si trovava anche dopo due interventi chirurgici già eseguiti sempre in questo grande centro milanese, solo la chirurgia poteva darle qualche speranza.

Cionostante, utilizzando un suo diritto, la donna, in pieno accordo con la famiglia, ha detto “no” alla trasfusione e di conseguenza all’intervento proposto dall’istituto milanese. Una condizione apparentemente senza via d’uscita, che avrebbe condotto rapidamente ad un ulteriore peggioramento delle sue condizioni e a morte certa. La diagnosi era di “seconda recidiva anastomotica da eteroplasia del retto”. In altri termini, un tumore che interessava in modo aggressivo e invasivo la zona rettale e vaginale.

Ma la sua comunità, ricordando la proficua collaborazione con la Azienda sanitaria aretina che negli anni ha adottato buone pratiche e protocolli di cura rispettosi delle loro esigenze di culto, ha proposto a questa donna prima di prendere decisioni definitive e con esito nefasto, di rivolgersi alla nostra chirurgia.

Così ha fatto, e il suo caso è finito sul tavolo del capo dipartimento della chirurgia generale Andrea Rinnovati.

Con l’obbligo etico e morale di rispettare appieno i desiderata della paziente, ha compiuto una attenta valutazione, per poter responsabilmente dare una risposta adeguata a questa importante criticità. Alla fine la decisione è stata presa in senso positivo. “Ho valutato, assieme i miei collaboratori che procedendo chirurgicamente con tecniche particolarmente attente e conservative, con una chiusura ad hoc di ogni vaso, l’intervento si poteva fare.”

E così è stato.
La paziente, ricoverata al San Donato, dopo la consueta prassi diagnostica, è entrata in sala operatoria e Rinnovati, coadiuvato dai chirurghi Enrico Andolfi e Riccardo Malatesti, con un qualificato e folto gruppo di assistenza, dagli anestesisti agli strumentisti, impiegando il doppio di tempo (quasi cinque ore) rispetto ad un intervento analogo con trasfusione, ha raggiunto l’obiettivo prefissato. “Alla fine l’intervento è riuscito senza alcuna necessità di trasfusione di sangue. La paziente – spiega ancora il direttore della Chirugia aretina – una settimana dopo è uscita dall’ospedale e successivamente ha potuto riprendere le terapie chemioterapiche necessarie in questi casi”.

La famiglia della paziente e l’intera comunità dei testimoni di Geova esce da questa vicenda con grande soddisfazione e riconoscenza verso l’ospedale di Arezzo e la sua chirurgia.

“Ma per noi – ci tiene a dirlo Rinnovati – è motivo di grande orgoglio un risultato come questo: dapprima perché una persona è stata salvata rispettando il suo credo religioso e i suoi desideri, e poi anche per valorizzare ancora una volta le capacità professionali e nondimeno quelle umane, che esistono nel nostro sistema sanitario e quello specifico nella chirurgia di Arezzo”.

Quello eseguito sulla paziente, è stato un intervento a “cielo aperto”. Con tecniche e capacità avanzate, ma che rientrano in quella che generalmente si definisce “chirurgia tradizionale”. Che poi è quella anche con il maggior numero di casi ancora oggi. Quindi non solo robot.

“Si – sottolinea Rinnovati – non solo robot, ma anche robot. Arezzo ha avuto la fortuna e la capacità di gestire in modo multidisciplinare questo eccellente strumento e su questa strada stiamo proseguendo. Al pari della media nazionale, anche nella nostra azienda gli interventi di chirurgia generale eseguiti con il robot rappresentano una percentuale minima sul totale. Ed è giusto che sia così, perché il robot va utilizzato in modo appropriato, nell’interesse del paziente che deve avere a sua disposizione la tipologia di intervento con tecniche consone alla propria patologia”.

www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2013/10/12/964579-operata_senza_trasfusione_sang…

[Modificato da EverLastingLife 11/06/2015 14.49]
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Un fuoriuscito dissidente: ‘sono una persona gentile, educata e civile’. Lo stesso personaggio (tre volte): i testimoni di Geova sono uno schifo di ‘religione’ . link.

04/06/2015 22.57
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caso #4Paese: USA

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: Il Sole 24 ore

abstract: Rebecca Tomczak, affetta da sarcoidosi, aveva solo il 50% di probabilità di sopravvivere senza un trapianto al polmone. L’operazione era resa difficile dal fatto che la Tomczak, testimone di Geova, rifiutava di ricevere trasfusioni di sangue. L’intervento è stato eseguito con successo grazie al recupero intraoperatorio dei globuli rossi. Secondo il chirurgo, ‘è NECESSARIO mettere a punto metodiche che evitino il ricorso a trasfusioni anche durante interventi complicati come un trapianto di polmone’.

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Trapianti senza trasfusione, nuovi successi negli Stati Uniti

La strada verso trapianti d’organo senza la necessità di trasfusioni sembra sempre meno difficile da percorrere e anche se i medici disposti a sperimentare questo complicato tipo di intervento non sono molti i tentativi riusciti sono sempre più numerosi. Ultimo in ordine di tempo il trapianto di polmone eseguito dal team di Scott Scheinin, chirurgo cinquantaduenne dell’Ospedale Metodista di Houston (Usa), su Rebecca Tomczak, paziente affetta da sarcoidosi, una malattia dalle cause sconosciute che porta a irreversibili danni polmonari.

Secondo i medici la donna, contraria alle trasfusioni perché Testimone di Geova, aveva una probabilità del 50% di sopravvivere per un altro anno senza un trapianto. Dopo accertamenti che hanno permesso di stabilire quanto fosse urgente il suo caso, quali fossero le sue probabilità di sopravvivere all’intervento e l’assenza di complicazioni che avrebbero potuto causare gravi sanguinamenti durante l’operazione, i medici hanno deciso che sarebbe stata proprio lei a ricevere il polmone donato da una ventiquattrenne del New Mexico deceduta per cause sconosciute.

La procedura. Dato che la paziente ha acconsentito ad essere sottoposta alle procedure permesse dalla sua religione – che lascia liberi i fedeli di decidere se ricevere alcune componenti del sangue, come i fattori di coagulazione estratti dal plasma – prima dell’intervento i medici le hanno somministrato ferro e un farmaco che stimola la produzione di globuli rossi. Per evitare sprechi di sangue prezioso, le analisi di laboratorio sono state limitate al minimo indispensabile. Durante l’operazione il sangue della donna è stato trattato in modo da recuperare i globuli rossi, che sono stati poi diluiti in soluzione salina e trasfusi nuovamente nella paziente attraverso la vena giugulare. Inoltre all’inizio dell’intervento i medici hanno prelevato una unità di sangue, sostituendola con della soluzione salina per mantenere costante la pressione sanguigna e diluire l’emoglobina in modo da ridurre le conseguenze di eventuali perdite di sangue. Al termine del trapianto il sangue prelevato è stato trasfuso nuovamente nella paziente.

Il risultato. L’intervento ha avuto qualche complicazione, indipendente, però, dall’assenza di trasfusioni: un’infezione – che è stata trattata con dei semplici antibiotici – e la produzione di anticorpi – affrontata con la somministrazione di immunoglobuline. Si tratta, quindi, di un successo, che si aggiunge agli altri raggiunti negli ultimi 3 anni nello stesso ospedale, dove già altri 10 pazienti sono stati sottoposti a trapianti senza trasfusione. Due di questi hanno addirittura ricevuto un doppio trapianto di polmone, ma nessuno ha dovuto avere a che fare con problemi causati da emorragie o anemia post operatoria.

I rischi delle trasfusioni e il risparmio economico. Scheinin non è l’unico medico a pensare che sia necessario mettere a punto metodiche che evitino il ricorso a trasfusioni anche durante interventi complicati come un trapianto di polmone. Un numero sempre maggiore di ricerche sta infatti evidenziando i rischi associati a queste procedure, che quando possibile dovrebbero essere evitate non solo per motivi religiosi, ma anche perché in 1 caso su 400 portano a problemi come reazioni allergiche o gravi infezioni. Non solo, evitare le trasfusioni ridurrebbe del 30% il costo di ogni trapianto.

Il primo trapianto di polmone senza trasfusioni risale al 1996. L’approccio utilizzato da Scheinin, originariamente battezzato “medicina senza sangue”, è ora noto come “Patient Blood Management”.

www.salute24.ilsole24ore.com/articles/15236-trapianti-senza-trasfusione-nuovi-successi-negli-stati-uniti?re…

Altro articolo (del New York Times) sul caso:

www.nytimes.com/2013/02/25/us/bloodless-lung-transplants-for-jehovahs-witnesses.h…

include foto della sorella Tomczak.

[Modificato da EverLastingLife 11/06/2015 12.58]
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11/06/2015 12.56
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caso #5Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2011

Fonte: Il Giorno

abstract: al paziente, testimone di Geova di origini romene, doveva essere eliminata una massa cancerosa che gli causava un’ostruzione alla vena. L’intervento (definito ‘di eccellenza’) è stato eseguito nel rispetto dei suoi diritti religiosi; il paziente ha perso appena un quarto di litro di sangue.

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La medicina “senza sangue” salva un Testimone di Geova

Il Bassini è uno dei tre ospedali in Italia in cui si pratica la tecnica sperimentale “a vene aperte”, che consente di eseguire operazioni chirurgiche senza trasfusioni. Così si è salvato un Testimone di Geova

Cinisello Balsamo, 17 maggio 2011 – La comunità milanese dei Testimoni di Geova grida al miracolo o quasi. Il professor Guido Raffaele Strada, tiene più i piedi per terra e premia con soddisfazione il lavoro di squadra della sua équipe. Quel che è certo è che nei giorni scorsi nelle sale operatorie dell’ospedale Bassini di Cinisello si è compiuto un piccolo capolavoro della chirurgia.

L’équipe di Guido Raffaele Strada, primario cinisellese dell’Unità operativa di Urologia, è intervenuto su Michele Feraru, un paziente di 58 anni di origine romena, con gravi problemi ai reni e alla vena cava, realizzando un’operazione chirurgica «a vene aperte», senza prevedere cioé alcuna trasfusione sanguigna.

Tecnicamente l’intervento ha un nome quasi impronunciabile: nefrectomia radicale, linfoadenectomia retroperitoniale, trombectomia cavale fino a vene sottoepatiche. In pratica si è intervenuto per eliminare una massa tra i reni e la vena cava e per eseguire una pulizia della stessa vena ostruita.

Un’operazione delicata, che in un paziente normale sarebbe stata quasi di routine, ma che in questo caso è diventata di assoluta eccellenza, perché il paziente è un Testimone di Geova e come tale non avrebbe acconsentito ad alcuna trasfusione. I medici del Bassini lo hanno preso in carico con largo anticipo sui tempi dell’intervento, predisponendo un percorso ad hoc che solamente in pochissime strutture sanitarie italiane viene messo in atto.

L’ospedale Bassini è da circa 6 anni uno dei 3 ospedali italiani «senza sangue», ossia in grado di eseguire operazioni chirurgiche che evitino le trasfusioni. «Non ci si inventa nulla — spiega il professor Strada —. L’ospedale Bassini è forse l’unico in Italia che ha stilato uno speciale protocollo dedicato alla chirurgia senza sangue. Sono descritti i passi da compiere prima di intervenire e durante le operazioni. Nulla è lasciato al caso. Il paziente viene sottoposto a una serie di terapie preventive che servono a condurlo al giorno dell’operazione nelle condizioni fisiche ottimali e con sangue molto ricco di globuli rossi».

Alla fine dell’operazione, il paziente 58enne, aveva perso solamente 250 centilitri di sangue, poco di più di un normale prelievo. In sala operatoria, insieme al professor Strada erano presenti Paolo Vigano, Luigi Erba, l’anestesista Paolo Malsano e i suoi collaboratori.

«L’ospedale Bassini ha il merito assoluto di aver creduto in questa speciale chirurgia e di aver stilato un protocollo unico e inedito in Italia — conferma Carlo Benincasa, responsabile regionale per i temi sanitari dei Testimoni di Geova —. Tuttavia al primo posto c’è la preparazione dei medici. Perché non tutti i medici sarebbero disponibili a mettersi in gioco su interventi così delicati. Al Bassini tutti gli operatori sanitari sono informati e praticano con assoluta sicurezza questo tipo di interventi».

Fonte:

www.ilgiorno.it/sesto/cronaca/2011/05/17/506904-medici…

[Modificato da EverLastingLife 11/06/2015 14.26]
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11/06/2015 14.22
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caso #6Paese: India

Periodo di riferimento: 2010

Fonte: The Times of India

abstract: il caso riguarda un sessantenne affetto da una malattia al midollo osseo guaribile solo con un trapianto di midollo. Il complesso intervento è stato eseguito senza l’uso di una sola goccia di sangue.

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Il primo trapianto senza sangue di midollo osseo in Asia, nel Bangalore

Che sia per motivi religiosi o per evitare infezioni, ora sono possibili i trapianti senza sangue di midollo osseo.

I medici dell’Healthcare Global Enterprises (HCG) di sede a Bangalore hanno recentemente eseguito il primo trapianto in Asia, su un paziente americano sofferente di Linfoma non-Hodgkins nel midollo osseo.

Il 60enne Curtis Carpenter non intendeva sottoporsi a trasfusione di sangue, in quanto seguace dei Testimoni di Geova. Era stato sottoposto alla chemioterapia a New York e ha deciso di consultare l’HCG perché non riusciva a trovare un altro luogo che potesse effettuare un trapianto senza sangue.

Secondo il presidente dell’HCG, il dottor Ajaikumar, mentre il trapianto autologo di midollo osseo è un intervento comune, l’eccezionalità di questo caso è l’averlo fatto senza trasfusioni di sangue. “La nostra organizzazione è iniziata specializzandosi nella chemioterapia e nella chirurgia senza trasfusione di sangue, e ora si è affermata anche nei trapianti. In questi ultimi le probabilità di infezione sono minori”, ha detto.

PROCEDURA CHE NON RICHIEDE DONATORI. Il Responsabile del Centro trapianti di midollo osseo presso l’HCG, il dottor Radhesham Nayek, ha detto che c’è stato un grande progresso medico nel settore del trapianto di midollo osseo. Prima si utilizzavano gli aghi per iniettare [il sangue] nel midollo osseo, ed era un processo doloroso. Ora nessuna trasfusione è necessaria fino a quando la quota delle piastrine non scende al di sotto del livello di 5000. I vantaggi di questa procedura sono che non occorrono donatori, vi sono minori probabilità di contagio infettivo, costi ridotti e nessuna delle gravi malattie altrimenti possibili con le trasfusioni di sangue.

Le cellule staminali impiegano da 15 a 20 giorni per riattivare il midollo osseo, durante il quale il paziente richiede la massima attenzione.

L’articolo originale:

timesofindia.indiatimes.com/city/bengaluru/Asias-first-bloodless-bone-marrow-transplant-in-Blore/articleshow/6938…

La traduzione del sito CTDG.net:

www.cristianitestimonidigeova.net/articolo.aspx?Articolo=1750

La traduzione è stata leggermente ritoccata per renderla la lettura più agevole.

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12/06/2015 13.04
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caso #7Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2010

Fonte: Corriere.it

abstract: Torino: straordinario intervento di trapianto di polmone, che comporta di norma una perdita ematica notevole e che viene sistematicamente eseguito trasfondendo del sangue, eseguito senza emotrasfusioni su una paziente testimone di Geova ammalata di fibrosi.

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Torino, primo trapianto senza trasfusioni

Una testimone di Geova, malata di fibrosi, ha ricevuto il polmone destro da una ragazza morta per un aneurisma

TORINO – Un trapianto di polmone senza trasfusioni di sangue. Il primo in Italia, uno dei pochi nel mondo. È stato eseguito a dicembre da Mario Rinaldi, direttore di Cardiochirurgia delle Molinette di Torino. La particolarità dell’intervento è dovuta al credo della paziente, una testimone di Geova. La donna, una 60enne originaria di Crotone ma residente nel Torinese, è stata dimessa in questi giorni e sta bene. La donatrice è una ragazza di 29 anni, morta per la rottura di un aneurisma cerebrale. La donna che ha ricevuto il polmone destro era affetta da fibrosi idiopatica, una malattia dalle cause sconosciute che indurisce il polmone: la superficie respiratoria, non più riconosciuta come tessuto sano, viene attaccata dal sistema immunitario che la distrugge. Si attiva così un processo di riparazione che la sostituisce con tessuto cicatriziale, il quale impedisce all’ossigeno di passare. Da due anni dunque la donna soffriva di insufficienza respiratoria ed era sottoposta ad ossigenoterapia; l’estate scorsa è stata messa in lista d’attesa per il trapianto. Considerando che la mortalità per fibrosi polmonare dopo quattro anni è del 50-60%, i medici temevano non che non avrebbe avuto più di un anno di vita senza il trapianto.

L’INTERVENTO – I polmoni sono il più grande organo umano trapiantabile e contengono al loro interno il 15-20% del patrimonio di globuli rossi dell’organismo. Riuscire a sostituirlo senza trasfusioni è quindi particolarmente arduo. Il chirurgo ha operato cercando di prevenire anche la più piccola perdita di sangue e la bravura degli anestesisti ha evitato cali di pressione improvvisi, di fronte ai quali la trasfusione è l’unica strada percorribile per evitare la morte. «Prima dell’intervento – riferisce Sergio Baldi, direttore del reparto di Pneumologia delle Molinette – abbiamo fatto una riunione con la paziente, i parenti e i rappresentanti legali della comunità dei testimoni di Geova con l’obiettivo di convincere la malata ad accettare la trasfusione in caso di necessità. Lei è stata molto ferma nel rifiutarla, ma alla fine ha detto “se lo fate, fatelo senza che io lo sappia”. L’accordo era però che una volta ripresa conoscenza lei non avrebbe più assolutamente accettato trasfusioni».

GRAVE ANEMIA – «Ed è stato proprio questo secondo punto – aggiunge il professore – a crearci ulteriori problemi. Dopo l’intervento la paziente si è anemizzata gravemente. Circa un paio di settimane più tardi, ormai era fuori dalla rianimazione, le mancate trasfusioni e i farmaci immunosoppressori l’hanno portata a ritrovarsi con la metà dei globuli rossi normalmente presenti nell’organismo umano. Il pericolo era elevatissimo. L’abbiamo affrontato con una terapia basata sui fattori di crescita dei globuli rossi, che stimolano il midollo a produrli. La terapia ha avuto successo e la paziente, dimessa da poco, è ora in buone condizioni di salute». L’interessata, cattolica convertita da circa trent’anni, ha elogiato «la grande disponibilità dei medici nel rispettare la nostra coscienza».

fonte:

www.corriere.it/salute/10_gennaio_18/torino-trapianto-polmone-trasfusione-sangue-testimone-geova_d1404dae-0453-11df-9eeb-00144f02aabe.shtml?refre…

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14/06/2015 20.51
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caso #8Paese: Stati Uniti

Periodo di riferimento: anni 2000

Fonte: jw.org

abstract: Ragazzina testimone di Geova affetta da una grave forma di scoliosi (con una deviazione di 116 gradi della colonna vertebrale), ha ricevuto a New York una complessa operazione chirurgica in due tempi senza il ricorso alle emotrasfusioni. L’intervento è perfettamente riuscito

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È rimasta fedele alle sue convinzioni

Intervista a Song Hee Kang

Quando Song Hee aveva 11 anni, sua madre si accorse che la schiena della bambina presentava una curva anomala. Un medico le diagnosticò la scoliosi, una deformità laterale della spina dorsale a forma di “C” o “S”. Le condizioni di Song Hee si aggravarono al punto che si rese necessario un intervento chirurgico. Ma la ragazzina non era disposta ad accettare trasfusioni di sangue. Svegliatevi! le ha chiesto di raccontare la sua storia.

Dopo la prima diagnosi i medici furono in grado di aiutarti?

Per circa tre anni due medici mi tennero sotto osservazione, ma la curvatura della colonna vertebrale continuava ad aumentare. La situazione diventò così grave che la spina dorsale esercitava pressione sul cuore e sui polmoni rendendomi difficile respirare. A quel punto l’intervento chirurgico sembrava inevitabile.

Hai accettato di farti operare?

Sì. Mi dissero però che l’intervento sarebbe stato complicato. In quel momento avevo una deviazione di 116 gradi alla colonna vertebrale, una deformazione molto grave. Nel mio caso, tra l’altro, questa operazione avrebbe comportato una sfida particolare. A motivo delle mie convinzioni religiose basate sulla Bibbia, non intendevo accettare nessuna trasfusione di sangue.

Sei riuscita a trovare un chirurgo disposto a operarti senza sangue?

Io e mia madre parlammo con uno specialista in Florida, dove tuttora viviamo. Quando lo informai che non avrei accettato trasfusioni di sangue, lui mi disse che a quelle condizioni non era possibile eseguire un intervento così complicato. E aggiunse che senza intervento rischiavo di non arrivare a 20 anni. All’epoca ne avevo solo 14.

A quel punto gli hai spiegato su cosa si basavano le tue convinzioni?

Sì. Gli dissi che le mie convinzioni si basavano sulla Bibbia e gli spiegai che per Dio il sangue, sia umano che animale, è sacro. Ai tempi dell’antico Israele mangiare il sangue era un reato punibile con la morte. Inoltre gli mostrai la scrittura di Atti 15:19, 20 che, in riferimento ai cristiani, tra le altre cose dice di “astenersi […] dal sangue”. Questo significa che non bisogna assumere sangue in nessun modo, né per via orale né per via endovenosa.

Qual è stata la reazione del chirurgo?

Il medico continuò a insistere che era necessaria una trasfusione di sangue. E con mia sorpresa, la direzione dell’ospedale mi fece sapere che se avessi accettato il sangue si sarebbe fatta carico dei costi dell’intervento.

Un’offerta piuttosto allettante! E quindi tu e tua madre cosa avete deciso di fare?

Anche se nessuno sembrava disposto a operarmi senza sangue, eravamo decise a rimanere fedeli alle nostre convinzioni. In seguito le cose si complicarono ancora di più. Dal punto di vista legale ero un minore e quindi dato che le mie condizioni stavano diventando critiche il mio caso finì in tribunale. Fortunatamente il procuratore della Florida ci diede 30 giorni di tempo per trovare un chirurgo che fosse disposto a rispettare il mio volere.

Siete riuscite a trovare qualcuno?

Sì. Molto gentilmente il locale Comitato di assistenza sanitaria dei Testimoni di Geova contattò uno specialista nella cura della scoliosi che lavorava a New York. Questo medico si dimostrò favorevole a operarmi senza sangue e accettò di visitarmi. Così fummo in grado di rispettare la scadenza stabilita dal tribunale.

L’intervento è riuscito?

Perfettamente! Per raddrizzare la spina dorsale il dott. Robert Bernstein mi ha inserito delle barre regolabili nella schiena. Ha eseguito l’intervento in due fasi a distanza di due settimane l’una dall’altra.

Perché in due fasi?

Perché se nel primo intervento si fosse verificata una perdita significativa di sangue, il corpo avrebbe avuto il tempo di produrre altri globuli rossi prima che mi sottoponessi al secondo intervento. Le cose invece sono andate bene e grazie all’eccellente coordinamento, alle capacità e al lavoro meticoloso dell’équipe chirurgica la perdita di sangue è stata minima in tutti e due gli interventi. Inoltre mi sono ripresa molto bene senza le complicazioni che possono sorgere a seguito di una trasfusione di sangue.

Che sensazioni ha avuto il chirurgo dopo l’intervento?

Era entusiasta. “La medicina”, ha detto, “non è fatta solo di operazioni chirurgiche”. Ha affermato che i medici dovrebbero tenere in considerazione tutto ciò che riguarda il paziente, incluse le sue convinzioni e i suoi valori. Molte persone, oltre ai Testimoni di Geova, sarebbero assolutamente d’accordo con lui.

[Modificato da EverLastingLife 03/07/2015 07.22]
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Un fuoriuscito dissidente: ‘sono una persona gentile, educata e civile’. Lo stesso personaggio (tre volte): i testimoni di Geova sono uno schifo di ‘religione’ . link.

03/07/2015 09.20
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caso #9Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2008

Fonte: Il Resto del Carlino

abstract: Trapianto di fegato senza emotrasfusioni, operazione lunga e articolata ma portata a compimento con pieno successo su un paziente Testimone; il chirurgo: “un risultato davvero straordinario”

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Trapianto senza trasfusione su un testimone di Geova

Il paziente ha ora un nuovo fegato. L’equipe medica, coordinata dal professor Gerunda, ha portato a termine con successo l’intervento che è durato sette ore ed è uno dei pochi eseguiti in Italia

Modena, 18 ottobre 2008 – Eccezionale trapianto di fegato a un testimone di Geova, senza trasfusione di sangue, al Policlinico. L’intervento è avvenuto all’inizio della scorsa settimana ed è stato portato a termine con successo. «Si tratta di un risultato davvero straordinario – ha commentato all’uscita dalla sala operatoria il professor Giorgio Enrico Gerunda – perchè coniuga esigenze terapeutiche con le profonde convinzioni religiose del paziente che non può ricevere trasfusioni di sangue. Da tempo – ha spiegato il chirurgo – il nostro Policlinico è un punto di riferimento a livello regionale e nazionale per la comunità dei testimoni di Geova in quanto siamo in grado di svolgere un’ampia gamma di interventi senza ricorrere alle trasfusioni. Un trapianto, però, è certamente un intervento caratterizzato da un livello di complessità eccezionale che, quindi, ci presenta problematiche diverse».

Il trapianto senza trasfusione, uno dei pochi finora eseguiti in Italia, è durato sette ore ed è stato effettuato su un paziente di 55 anni. Proprio per la sua eccezionalità tale operazione ha bisogno di una procedura particolare. «In questi casi – ha spiegato Gerunda – esistono protocolli speciali per valutare se il paziente è in grado di subire l’intervento senza trasfusioni. Questi protocolli prendono in considerazione sia le capacità coagulative del paziente che le riserve funzionali del fegato. Se il paziente rientra in un ambito di fattibilità chirurgica, si procede all’inserimento in lista di attesa».

Durante l’intervento vengono poi poste in atto tutte le procedure previste per il recupero del sangue intraoperatorio con immediata reinfusione in circolo. In questo modo è possibile in tutti i casi risparmiare il consumo del sangue (procedura attuata usualmente in tutti gli interventi chirurgici potenzialmente emorragici) e nel caso specifico evitare le trasfusioni di sangue diverso da quello del paziente.

www.ilrestodelcarlino.it//modena/2008/10/18/126448-trapianto_senza_trasfusione_testimone_geo…

[Modificato da EverLastingLife 03/07/2015 09.28]
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03/07/2015 09.32
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caso #10Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2007

Fonte: Il Mattino di Padova

abstract: bimba di due anni, figlia di testimoni di Geova, soffriva congenitamente di una grave patologia ventricolare: operata al cuore con una tecnica rivoluzionaria che non richiede trasfusioni di sangue. Il chirurgo (dott. Stellin): “E’ andato tutto molto bene, consentendo il successo di un’operazione che cosi diviene applicabile anche a casi di necessità diversi dalla scelta confessionale religiosa

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Bimba operata al cuore senza trasfusioni

Eccezionale intervento dell’équipe di Giovanni Stellin(in foto) , direttore dell’Unità di cardiochirurgia pediatrica. Una bambina di due anni, figlia di testimoni di Geova, la quale soffriva fin dalla nascita di una grave patologia ventricolare, è stata operata al cuore con una tecnica innovativa che non comporta trasfusioni di sangue, non ammesse da questa confessione religiosa. La piccola è già tornata a casa.

«Interventi cardiochirurgici senza trasfusioni di sangue», spiega il professor Stellin, «sono relativamente comuni su pazienti adulti, mentre nel 99% dei casi l’utilizzo di sangue ‘estraneo” sarebbe indispensabile per bambini molto piccoli. Questo intervento sulla bimba figlia di testimoni di Geova, di grande complessità, era stato in realtà minuziosamente preparato già da un paio d’anni, praticamente fin dalla nascita della piccola. La quale era affetta da una serie di patologie incrociate: presentava una trasposizione delle grandi arterie, con la conseguenza di un’aorta particolarmente stretta che partiva non dal ventricolo sinistro ma dal destro. Súbito dopo la nascita la bimba era stata sottoposta a un intervento palliativo, sempre ricorrendo a circolazione ‘extra” e dunque senza trasfusione. Si era provveduto a una ricostruzione dell’aorta e a introdurre un restringimento nell’arteria polmonare. Il che aveva permesso alla piccola di crescere, in attesa di poter intervenire decisivamente, senza che i polmoni si deteriorassero. E lo stato di cianosi, cioé di poco ossigeno nel sangue, aveva indotto l’organismo all’emissione di una grande quantità di globuli rossi suoi, quindi sempre senza bisogno d’immissione di sangue altrui».

Ora, per questo secondo e risolutivo intervento, con complicati calcoli si è pazientemente aspettato in modo da poter scegliere il momento più opportuno. L’operazione, diretta da Stellin, è stata compiuta da un’équipe comprendente tre chirurghi, due anestesisti, due infermieri e due perfusionisti, cioé tecnici della «macchina cuore-polmoni». «Si è trattato – spiega Giovanni Stellin – di una difficile ‘correzione a un ventricolo e mezzo” perché uno era molto piccolo. Oltre all’accurata lunga pianificazione, che nel tempo ha coinvolto numeroso personale, l’altro aspetto più spiccatamente innovativo è consistito nell’utilizzazione di particolari tecniche per miniaturizzare al massimo la circolazione extracorporea, sempre per evitare trasfusioni. Si è praticata una chirurgia estremamente minuziosa per non perdere neppure una goccia di sangue e non avere dunque bisogno di introdurne. E’ andato tutto molto bene, consentendo il successo di un’operazione che cosi diviene applicabile anche a casi di necessità diversi dalla scelta confessionale religiosa».

ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2007/11/15/MC5PO_MC…

Un articolo con la foto dell’equipe medica, guidata dal dott. Stellin (al centro) (settimanale Oggi, 23/01/2008)

[Modificato da EverLastingLife 03/07/2015 09.39]
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03/07/2015 09.48
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caso #11Paese: USA

Periodo di riferimento: 2009

Fonte: America Oggi

abstract: testimone di Geova di 35 anni la quale, oltre a convivere con una malformazione congenita (aveva solo il ventricolo sinistro), ha dovuto fare i conti con le conseguenze di un precedente intervento al cuore eseguito male. Il dott. Giovanni Ciuffo, italiano ma residente da anni negli USA, l’ha operata senza sangue con pieno successo. Parlando dell’impiego di sangue in medicina, il dott. Ciuffo ha affermato che “i chirurghi sono ancora legati a cose quasi medievali

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Ciuffo, il cardiochirurgo che opera senza trasfusioni

NEW YORK. Ha sviluppato l’interesse per arrivare ad effettuare interventi al cuore evitando trasfusioni di sangue una decina d’anni fa e ora il cardiochirurgo Giovanni Ciuffo si è instaurato come precursore della tecnica nella comunità medica, diventando allo stesso tempo un preciso punto di riferimento per la collettività dei Testimoni di Geova.

Il cardiochirurgo Giovanni Ciuffo rivela ad America Oggi nel suo studio al settimo piano del complesso ospedaliero Mount Sinai nella Upper East Side come si è trovato al centro dell’interesse del movimento religioso dei Testimoni di Geova e della comunità di colleghi, dimostrando la fattibilità di interventi al cuore senza la necessità di trasfusioni.

Ciuffo, cagliaritano d’origine, aveva iniziato a mettere in pratica la sua tecnica quando si trovava a Pittsburg, prima di tornare a praticare a New York, dove ha perfezionato il protocollo.

“Prestando attenzione ai dettagli tecnici nell’esecuzione dell’intervento è possibile giungere alla fine senza un sanguinamento eccessivo” spiega Ciuffo.

Fa osservare che nella sua specialità chirurgica si era sempre presupposto che l’uso di trasfusioni di sangue fosse una cosa ordinaria, fino a quando ha dimostrato il contrario.

“I pazienti Testimoni di Geova, a differenza di molte altre religioni, sono assolutamente risoluti, perché preferirebbero morire, piuttosto che sottoporsi a trasfusione di sangue. Per cui, dieci anni fa ho cercato di affrontare questo quasi dilemma etico: se non faccio la trasfusione aumento il rischio dell’intervento. Però, davanti ad una convinzione religiosa così fervente, allora ti devi chiedere la prossima domanda: ma se è disposto a morire pur di non avere la trasfusione, quale è la mia scelta come medico curante? Offrire l’opzione migliore, rispettando la tua regola religiosa“.

Racconta che nel giro di pochi mesi dall’inizio della pratica di cardiochirurgia senza trasfusione si era reso conto che prestando attenzione ai dettagli tecnici, era invece un intervento che non aumentava il rischio.
Da subito la nuova pratica del cardiochirurgo era balzata all’attenzione della comunità di Testimoni di Geova, ma anche di altri, speranzosi in interventi senza trasfusioni, come – ad esempio – coloro che hanno paura di contrarre malattie virali, anche se il sague è testato.

“Se andiamo a vedere le statistiche, il cardiochirurgo medio, qui come altrove, in Europa o Asia, ordina trasfusioni di sangue per oltre l’80 per cento dei pazienti, perché viene considerata una cosa ordinaria. Con la mia tecnica sono riuscito a trasfondere meno del 10 per cento dei miei pazienti”.

Ciuffo sottolinea che col trascorrere degli anni sta vedendo un aumento di casi che definisce “difficili” e spiega perché.

“Ad esempio, il paziente che è già stato operato ed ha bisogno di un re-intervento che è molto più ad alto rischio per sanguinamento. E quindi con gli anni e l’esperienza mi sono specializzato sempre di più nel trovare tecniche che permettano al paziente – che sia Testimone di Geova o che non lo sia – di avere un intervento mini-invasivo con risultati ottimi”.

Giovanni Ciuffo in breve era diventato il faro dei Testimoni di Geova: una distinta reputazione professionale la sua che era limitata però all’area metropolitana. Fino a quando il suo nome è entrato nel network nazionale dei Testimoni che adesso arrivano al suo studio dalla Florida, Pennsylvania e Texas.

“Come la giovane che ho operato recentemente. La sua storia è un po’ particolare: adesso ha 35 anni e da sempre aveva vissuto con una rara malattia congenita del cuore. Era nata con il solo ventricolo sinistro, con una circolazione abnorme, abbastanza bilanciata per cui era riuscita ad arrivare all’età di 30 anni col cuore con cui era nata. In Texas aveva trovato un chirurgo disposto ad operarla, però erroneamente. E quando s’era presentata da me soffriva di quei sintomi che noi chiamiamo fallimento dell’intervento. Aveva contattato tutti, tutti i cardiochirurghi statunitensi e da ognuno aveva ricevuto la solita risposta: non operiamo senza trasfusione. L’ho operata e nel giro di tre giorni è tornata a casa dove vive una vita normale. Mi ha detto che farà in modo che nessuno debba disperatamente cercare aiuto tra i Testimoni come ha fatto lei per cinque anni”.

Nel mondo si contano oltre sette milioni di Testimoni di Geova, a New York operano 22 congregazioni ed ognuna è dotata di un minister che cura rapporti con ospedali: se qualcuno nella sua congregazione ha bisogno di un intervento, offre un elenco di specialisti.

“È stata una cosa gratificante perché mi ha messo a disposizione la pratica clinica per imparare ad avere dei risultati sempre migliori e adesso siamo giunti all’intervento mini-invasivo e quasi nessuno ha bisogno di trasfusione di sangue” aggiunge Ciuffo.

Con una casistica di riguardo di casi a grande rischio risolti magnificamente, adesso Giovanni Ciuffo vedrà pubblicati i suoi risultati nelle riviste professionali e aggiunge “è una cosa che farà tendenza e verrà considerata parte della qualità con cui si lavora sui pazienti”.

Ciuffo ha effettuato almeno duecento interventi al cuore su pazienti Testimoni di Geova, ma precisa che anche tutti gli altri – e sono migliaia – sono trattati con interventi mini-invasisi e senza trasfusioni.

“Anche i chirurghi che sono ancora legati a cose quasi medievali cominceranno ad avere l’impulso per adeguarsi al nuovo standard in chirurgia cardiovascolare”.

americaoggi.info/2009/11/19/15600-ciuffo-il-cardiochirurgo-che-opera-senza-tra…

[Modificato da EverLastingLife 03/07/2015 09.55]
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03/07/2015 23.36
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caso #12Paese: Australia

Periodo di riferimento: 2011

Fonte: Leggo

abstract: a quanto sembra, è il primo caso di impiego del sangue artificiale (tipo HBOC-201) in luogo di quello umano, utilizzato su una paziente testimone di Geova che aveva subito un incidente automobilistico.

Il dott. Fitzgerald mostra una sacca di sangue sintetico.


heraldsun.com.au

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AUSTRALIA, SALVA GRAZIE AL SANGUE SINTETICO

ROMA – Salva grazie al sangue sintetico. E’ successo in Australia, dove è stato utilizzato per la prima volta il prodotto di derivazione bovina su una donna testimone di Geova. La beneficiaria si chiama Tamara Coakley, 33 anni, rimasta gravemente ferita in un incidente d’auto e ricoverata all’Alfred Hospital di Melbourne. L’intervento, senza il quale la donna sarebbe morta, risale allo scorso ottobre ed è descritto nell’ultimo numero del Medical Journal of Australia. Si tratta, si rileva nell’articolo, del primo caso conosciuto in cui il sangue sintetico abbia permesso di ossigenare nuovamente il sangue e, con esso, il cuore e gli altri organi, nella vittima di un trauma.

A causa della sua religione, la donna non poteva ricevere trasfusioni di sangue. Le era permesso soltanto di accettare un sostituto. Così i medici dell’Alfred Hospital hanno utilizzato 10 unità della sostanza chiamata HBOC-201, che trasporta l’ossigeno in modo simile a quanto l’emoglobina fa nel sangue. Basata su una molecola derivata dal sangue bovino, la sostanza è stata ottenuta d’urgenza per via aerea dagli Usa e, una volta somministrata alla donna, ha ripristinato il livello di ossigenazione nel sangue. Per il direttore del Servizio Traumatologico dell’ospedale australiano, Mark Fitzgerald, si tratta di un passo importante nello sviluppo di un’alternativa fattibile per affrontare la scarsezza di riserve di sangue su scala mondiale. A differenza del sangue donato, quello sintetico non richiede l’abbinamento del gruppo sanguigno e può essere conservato senza refrigerazione fino a tre anni, rendendolo adatto all’uso in zone isolate o nei campi di battaglia, spiega Fitzgerald.

www.leggo.it/ESTERI/australia_salva_grazie_al_sangue_sintetico_nbsp/notizie/-1198…

La paziente testimone di Geova cui è stato trasfuso sangue artificiale, Tamara Coakley.


dailytelegraph.com.au

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26/07/2015 12.12
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caso #13Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: Il Corriere del Verbano

abstract: intervento delicato, ma perfettamente riuscito, di trapianto di rene su una donna testimone di Geova, eseguito in Italia per la prima volta senza sangue. Il nuovo rene ha preso a funzionare immediatamente.

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Varese, primo trapianto di rene senza trasfusioni

L’intervento a una Testimone di Geova eseguito dall’équipe chirurgica del prof. Giulio Carcano insieme con il dottor Matteo Tozzi

Varese: primo trapianto renale senza trasfusioni di sangue, sia durante sia dopo l’operazione. Il delicatissimo intervento, che in Italia è possibile solo in pochi altri centri, è stato eseguito martedì 19 febbraio all’Ospedale di Circolo dal prof. Giulio Carcano, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Trapianti, insieme con il dottor Matteo Tozzi.

Il nuovo rene ha ripreso rapidamente a funzionare. La paziente, una signora Testimone di Geova non consenziente per credo religioso a ricevere trasfusioni, è attualmente ricoverata in buone condizioni generali nella terapia subintensiva.

In Italia operano numerosi centri trapianti ma – per complessità e delicatezza dell’intervento – solo pochi accettano di trattare persone contrarie alla trasfusione. La sicurezza del paziente, la sopravvivenza dell’organo trapiantato e il rispetto delle motivazioni religiose richiedono un’attenta gestione perioperatoria e la garanzia può arrivare solo da una stretta collaborazione tra tutte le figure professionali.

L’operazione ha seguito un protocollo tracciato dal Dipartimento Trapianti, diretto dal prof. Paolo Grossi, su proposta dell’anestesista Alessandro Bacuzzi. Alla sua elaborazione multidisciplinare hanno contribuito – oltre chirurghi e anestesisti – anche i nefrologi, coordinati dal dottor Donato Donati, e gli infettivologi.

Nel trapianto di rene senza emotrasfusioni il Centro trapianti varesino porta l’esperienza maturata nel trattamento delle persone dializzate. Questi pazienti risultano gravemente anemici nella maggioranza dei casi e la sfida sanitaria deve misurarsi su due fronti. La cura dei pazienti presuppone, da una parte, un alto profilo professionale dell’équipe chirurgica, come è quella diretta dal professor Giulio Carcano, e richiede, dall’altra, una stretta collaborazione con il team di anestesiologia, come quello che fa capo al professor Salvatore Cuffari.

www.ilcorrieredelverbano.it/cms/category/tags/ospedale-circol…

[Modificato da EverLastingLife 26/07/2015 12.23]
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03/10/2015 10.41
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caso #14Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2015

Fonte: Quotidiano Sanità

abstract: tripla asportazione di retto, prostata e vescica realizzata su di un paziente testimone di Geova attraverso tecnologie a ultrasuoni e radiofrequenza. All’ospedale Careggi, vera avanguardia italiana della medicina non trasfusionale.

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Firenze. Al Careggi paziente Testimone di Geova sottoposto ad asportazione di retto, vescica e prostata senza trasfusione di sangue

L’operazione è durata cinque ore, all’incirca una in più rispetto a un intervento eseguito con possibilità di trasfusione. Il paziente è stato sottoposto a demolizione pluriviscerale, ossia di più organi, e poi si è proceduto alla ricostruzione grazie all’equipe di urologia.

29 SET – E’ stato effettuato, nei giorni scorsi, all’ospedale fiorentino di Careggi un complesso intervento chirurgico senza ricorso a trasfusione di sangue. Il paziente, Testimone di Geova, è stato sottoposto all’asportazione di retto, vescica e prostata. L’operazione è stata realizzata grazie a moderne tecnologie che hanno permesso di limitare al massimo il sanguinamento.

“Abbiamo utilizzato bisturi a ultrasuoni e radiofrequenza, che permettono di ridurre le perdite ematiche – Andrea Valeri, a capo dell’equipe che ha eseguito l’intervento insieme al team di urologia diretto da Marco Carini – La richiesta del paziente di non subire trasfusioni ha reso necessaria una particolare attenzione al momento del taglio dei tessuti. Per ridurre il sanguinamento la dissezione chirurgica è stata eseguita rispettando il piano anatomico”.

L’operazione è durata cinque ore, all’incirca una in più rispetto a un intervento eseguito con possibilità di trasfusione. Il paziente, spiegano i medici, “è stato sottoposto a demolizione pluriviscerale, ossia di più organi, e poi si è proceduto alla ricostruzione grazie all’equipe di urologia”. L’uomo, 50enne, è stato dimesso nei giorni scorsi dall’ospedale fiorentino. Residente fuori regione, era stato lui stesso a rivolgersi a Careggi chiedendo di essere operato senza trasfusioni. “Siamo dotati di bisturi a radiofrequenza da circa otto anni, e per questo da tempo lavoriamo coi Testimoni di Geova” fanno sapere dello staff medico dell’ospedale.


archivio.gonews.it

www.quotidianosanita.it/toscana/articolo.php?articolo_…

(grassetto mio)

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07/07/2016 21.33
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caso #15Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2016

Fonte: Il Giornale di Vicenza

abstract: un uomo, testimone di Geova, ha donato un proprio rene al figlio, affetto da una grave forma di infiammazione all’apparato urinario. L’operazione di trapianto, ritenuta difficilissima senza il ricorso alle emotrasfusioni, è stata effettuata in un centro di eccellenza italiano ‘senza una goccia di sangue versata’.

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Trapianto di rene da padre a figlio senza trasfusioni

Eccezionale doppio intervento di prelievo e trapianto di rene su due testimoni di Geova senza trasfusioni di sangue. È la prima volta che accade a Vicenza. In Italia sono pochissimi i centri in grado di portare a termine una performance del genere che richiede procedure precise, abilità operatoria, nervi saldi.

I protagonisti di questa nuova impresa di “buonasanità” vicentina sono cinque componenti del team di chirurgia generale: il primario Francesco De Marchi, gli aiuti Oscar Banzato, Roberto Cola, Marco Cosci, Gianni Segato. Dall’altra parte della barricata, in due sale operatorie separate, un papà e il figlio. Abitano a Bolzano, in Alto Adige, la città “degli incontri” fra i vigneti e le Dolomiti. Il primo ha 56 anni, il secondo 25. Ma ecco la storia. Il padre vuole donare uno dei suoi reni al figlio malato. Quest’ultimo ha sviluppato una glomerulonefrite, una grave malattia infiammatoria che ha compromesso la capacità di filtro dei reni. L’unica prospettiva che si apre davanti al giovane bolzanino è la dialisi, una “schiavitù”, l’obbligo, tre volte la settimana, di ricorrere al rene artificiale; una tara pesante per un ragazzo della sua età. Allora il papà non ci pensa due volte. Decide di donare uno dei suoi reni. Chiama a Roma l’ufficio dei Testimoni di Geova, e gli dicono che a Vicenza esiste un centro trapianti di alto livello. In effetti è così. A dirigerlo, dal primo giorno in cui iniziava la sua storia nel 1988, c’è Stefano Chiaramonte, nefrologo preparato e meticoloso che segue i pazienti come fossero persone di famiglia. In 28 anni sono stati effettuati 810 trapianti, 720 da cadavere e 90 da donatore vivente, e i risultati sono da record europeo. Vicenza non ha nulla da invidiare a Padova, Verona, ad altri ospedali fuori del Veneto; è una delle punte di diamante, e i pazienti arrivano da tutta Italia. Così padre e figlio si presentano a Chiaramonte, iniziano visite e test, entrambi sono idonei, c’è compatibilità, tutto procede regolarmente.

I problemi iniziano alla vigilia del duplice intervento chirurgico. I due sono testimoni di Geova e pongono una condizione tassativa: non si deve ricorrere a trasfusioni, le quali sono inaccettabili per la loro confessione religiosa. Durante il prelievo e il trapianto nessuno dei due dovrà, perciò, perdere una sola goccia di sangue. Per i chirurghi si prospetta così una sfida nuova e difficile. Il trapianto da vivente è sempre una prova delicata in cui non si può sbagliare nulla, ma in questo caso l’asticella viene alzata ancora più in alto, la chirurgia senza sangue rappresenta una frontiera avanzata della disciplina.

Alle due operazioni assiste il responsabile del Comitato Testimoni di Geova di Vicenza Antonio Galzignato per garantire il rispetto delle loro credenze che escludono anche una semplice somministrazione di plasma, globuli bianchi, piastrine. Gli interventi durano 12 ore mezza. Il rene del papà di Bolzano viene prelevato dal primario De Marchi con l’assistenza di Banzato e Segato. Subito dopo Banzato, con l’aiuto di Cola e Cosci, trapianta l’organo sul giovane. I chirurghi operano senza soste dalle 8.30 del mattino alle 21 di sera. Non sentono la stanchezza. La concentrazione è massima. E le cose vanno benissimo. Neppure una goccia di sangue versata. Non c’è bisogno di sacche.

I chirurghi cercano di prevenire anche la più piccola emorragia e la bravura degli anestesisti evita cali di pressione improvvisi, di fronte ai quali la trasfusione diventerebbe l’unica strada percorribile. Il trapianto riesce. Papà e figlio sorridono.

www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/trapianto-di-rene-da-padre-a-figlio-senza-trasfusioni-1…

(grassetto mio)

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13/07/2016 11.35
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caso #16Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2012

Fonte: Il Tirreno

abstract: testimone di Geova, arrivato in ospedale in condizioni gravissime per le conseguenze di un terribile incidente stradale, è stato operato dal medico senza il ricorso alle emotrasfusioni, con un intervento definito ‘di alta chirurgia’. Il dottore aveva detto che, nel caso, avrebbe chiesto l’autorizzazione alla Procura per praticare una trasfusione coatta, ma non è stato necessario: l’operazione è perfettamente riuscita.

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«Non voglio trasfusioni»: salvato


Testimone di Geova gravissimo per un incidente: il dottor Campana lo opera senza infondergli sangue

PIOMBINO. In gravissime condizioni dopo lo scontro tra il suo scooter e un bus ha avuto la forza di dire al medico, pronto a operarlo, che non voleva trasfusioni perché la sua religione lo vieta.

L’uomo è un testimone di Geova e il medico, il direttore dell’unità operativa di chirurgia di Villamarina, Massimo Campana, si è assunto un’enorme responsabilità: ha rispettato la sua volontà, non gli ha trasfuso neanche una goccia di sangue e gli ha salvato la vita con un intervento di altissimo livello.

Ora l’uomo, un operaio della Lucchini di 45 anni, è ricoverato a Villamarina. E’ in prognosi riservata, le sue condizione vengono definite stabili, con l’ovvia prudenza legata alla gravità delle ferite e alla delicatezza dell’intervento subìto.

L’incidente è accaduto giovedì sera alla curva di San rocco che porta alla caserma dei vigili del fuoco: l’operaio, per cause ancora da chiarire, si è scontrato frontalmente con un autobus.

Un incidente tremendo: quando l’uomo è stato soccorso dal medico e dai volontari della Misericordia, le sue condizioni sono parse disperate. Oltre alla gravità dei traumi riportati al volto e al torace, perdeva sangue, molto sangue.

Al pronto soccorso poi la situazione si è rivelata per quel che era: l’operaio nell’incidente aveva subìto una vasta lacerazione alla vena cava e al fegato, questa la ragione dell’abbondante perdita di sangue.

Mentre ci si preparava a portare il paziente in sala operatoria, l’uomo è riuscito a mormorare che per la sua religione non voleva trasfusioni. Non era certo la prima volta che i sanitari si trovavano di fronte a una situazione simile: in questi casi, quelli cioè in cui il paziente è in pericolo di vita, si chiede l’autorizzazione alla Procura a procedere con la trasfusione e l’ok in tempo reale è scontato.

Il dottor Campana a quel punto ha deciso. Avrebbe effettuato lui stesso l’operazione rispettando la volontà del paziente, cioè senza iniettargli sangue. Ai parenti però ha spiegato anche che se si fosse accorto che la situazione degenerava avrebbe chiesto il placet alla Procura e immediatamente avrebbe iniziato con le trasfusioni.

Quindi è iniziato l’intervento, guidato dal dottor Campana e dalla sua equipe, un intervento particolarmente complesso a prescindere, vista la vastità delle lacerazioni.

Per evitare la trasfusione il medico ha usato “plasma expander”, una soluzione acquosa di sostanze biologicamente inerti e ad elevato peso molecolare, usato come sostituto del sangue, capace di ristabilire provvisoriamente il volume di liquido circolatorio, tenendo alta la pressione in modo da impedire il collasso.

Così il dottor Campana è riuscito dopo una lunga operazione a ricucire le lacerazioni bloccando l’emorragia e allo stesso tempo a evitare la trasfusione. Un riuscito intervento di alta chirurgia, effettuato rispettando la volontà e il credo religioso di un paziente, meritandosi il commosso ringraziamento dei parenti e l’ammirazione dei colleghi.

iltirreno.gelocal.it/piombino/cronaca/2012/07/07/news/non-voglio-trasfusioni-salvato-1.5375330?re…

(grassetto mio)

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Un fuoriuscito dissidente: ‘sono una persona gentile, educata e civile’. Lo stesso personaggio (tre volte): i testimoni di Geova sono uno schifo di ‘religione’ . link.

17/07/2016 11.27
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caso #17Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2016

Fonte: Sassari News

abstract: complesso intervento eseguito su paziente testimone in videolaparoscopia tridimensionale (una tecnologia ultra-moderna) alla Clinica Urologica di Sassari. Questa procedura riduce sia il rischio di perdite ematiche che la durata dell’ospedalizzazione del paziente.

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Aou Sassari: intervento a Testimone di Geova

Le convinzioni religiose dei fedeli impediscono loro di accettare le trasfusioni di sangue. Durante l’intervento è stato utilizzato un innovativo sistema di autotrasfusione perioperatoria

SASSARI – Il Prof. Massimo Madonia, responsabile della Clinica Urologica della AOU di Sassari, ha recentemente eseguito un impegnativo intervento chirurgico, effettuato con tecnologia laparoscopica tridimensionale, su un paziente Testimone di Geova. Il trattamento dei pazienti Testimoni di Geova richiede spesso attenzioni particolari da parte del personale medico. Le convinzioni religiose dei fedeli impediscono loro di accettare le trasfusioni di sangue (o dei suoi derivati) proveniente da donatori, nonché le autotrasfusioni di sangue predepositato. I Testimoni di Geova possono acconsentire però al recupero del sangue nel corso dell’intervento chirurgico purché vengano rispettati adeguati accorgimenti tecnici.

Qualora si renda necessario un intervento chirurgico maggiore, così come accaduto per il paziente operato dal Prof. Madonia, il chirurgo dovrà assicurare al paziente tutte le strategie possibili per garantire il massimo delle cure e nel contempo rispettare il credo del paziente. Nella Clinica Urologica di Sassari anche interventi impegnativi su gravi patologie invasive possono essere condotti con approccio videolaparoscopico 3D (tridimensionale), ulteriore evoluzione tecnologica della videolaparoscopia, che aumenta la performance della metodica tradizionale portando, oltre che a risultati estetici mininvasivi, ad una riduzione del tasso di complicanze, soprattutto emorragiche, ed una riduzione dell’ospedalizzazione.

Durante l’intervento è stato utilizzato, con l’autorizzazione del paziente e grazie alla piena collaborazione dell’equipe del servizio di Anestesia e Rianimazione, un innovativo sistema di autotrasfusione perioperatoria, con apposito filtro, che consente di raccogliere, lavare e reinfondere il sangue perso. Ciò ha permesso di evitare le trasfusioni di sangue e di offrire il migliore standard di cure possibili, nel rispetto del paziente e della sua fede.

notizie.sassarinews.it/n?id=102354

(grassetto mio)

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19/07/2016 23.42
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caso #18Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2015

Fonte: La Stampa

abstract: complicato intervento di rimozione di un tumore al pancreas eseguito senza sangue. Secondo il prof. Roviello che l’ha effettuato, “la chirurgia senza sangue rappresenta una frontiera avanzata della chirurgia generale“.

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A Siena intervento di 5 ore senza trasfusioni

Operare senza l’ausilio di emoderivati oggi è possibile. Importante caso al Policlinico toscano

Eccezionale intervento realizzato al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Un operazione più unica che rara: i chirurghi dell’ospedale toscano sono riusciti nell’impresa di effettuare un’operazione -per la rimozione di un tumore a livello del pancreas- senza l’ausilio di trasfusioni sanguigne poiché il paziente, per motivi di carattere religioso, si opponeva a tale pratica.

Come spiega il professor Franco Roviello, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia Oncologica, «Il paziente circa due anni fa, era stato operato in un altro ospedale italiano di una neoplasia del colon. Nell’effettuare gli esami di controllo è stata individuata una ripresa della malattia locale che interessava la testa del pancreas. Vista la complessità dell’intervento, che poteva richiedere anche la necessità di emotrasfusioni, le altre strutture sanitarie a cui il paziente si è rivolto non hanno portato avanti il caso che è stato invece brillantemente risolto dalla nostra èquipe, in collaborazione con l’Anestesia e tutto il personale della piastra operatoria».

LA TECNICA MESSA IN PRATICA ANCHE PER RAGIONI NON RELIGIOSE
Gli autori del complesso intervento, durato più di 5 ore, hanno effettuato l’asportazione della testa del pancreas con successo. Il paziente, dopo un ricovero di circa due settimane di degenza, è potuto tornare a casa tranquillamente senza necessitare nel tempo dell’utilizzo di possibili emoderivati. Una storia di successo che non deve però far pensare che la complessa tecnica messa in atto sia stata effettuata solo ed esclusivamente per ragioni religiose. Anche se in questo caso è avvenuto per questa ragione, i chirurghi di tutto il mondo stanno cercando di affinare le tecniche operatorie per cercare di effettuare meno trasfusioni possibili. Questo sia per ragioni di disponibilità di sangue sia per ridurre le possibilità di infezione e diminuire i tempi di recupero.

«La chirurgia senza sangue rappresenta una frontiera avanzata della chirurgia generale ed il suo utilizzo, oltre che per necessità religiose, emerge sempre di più nella routine quotidiana. La necessità di avere un gruppo di persone ben addestrate a questo approccio è estremamente importante e delicato. L’asportazione del pancreas è una procedura molto particolare che prevede una preparazione e dissezione anatomica molto delicata, in una zona dell’organismo ricca di vasi e di strutture particolari facilmente sanguinanti» conclude Roviello.

www.lastampa.it/2015/11/17/scienza/benessere/a-siena-intervento-di-ore-senza-trasfusioni-uh0SKCXREqD2E0vEvIwm2M/pag…

(grassetto mio)

[Modificato da EverLastingLife 20/07/2016 00.59]
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15/10/2016 10.55
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caso #19Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2015

Fonte: Il Giornale di Lecco

abstract: Un innovativo ‘approccio laparoscopico e toracoscopico’ ha permesso la rimozione di una massa tumorale all’esofago ad un paziente testimone di Geova. “Una prova tecnica e professionale di altissimo livello superata egregiamente“. .

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Colichese salvato con un intervento d`avanguardia

L’uomo ha rifiutato le trasfusioni per motivi religiosi. I medici hanno trovato una soluzione.

Colico (Lecco) – Un’operazione all’avanguardia ha permesso non solo di salvare la vita al paziente ma anche di rispettare le sue convinzioni religiose.

E’ successo all’ospedale “Fatebenefratelli” lo scorso 25 novembre quando un paziente di Colico ha subito un intervento che conta pochissimi casi simili al mondo. Il paziente era affetto da un tumore all’esofago toracico e proprio per la localizzazione della massa l’operazione ha rappresentato una prova tecnica e professionale di altissimo livello superata egregiamente dall’equipe di chirurgia guidata da Marco Antonio Zappa, direttore del Dipartimento di Chirurgia, e coordinata nelle varie fasi dal chirurgo Andrea Porte, e dall’equipe di anestesia e rianimazione guidata da Luca Guatteri. La particolarità dell’intervento e state la tecnica utilizzata: un approccio laparoscopico per la parte addominale e toracoscopico per quella toracica, praticamente cinque piccoli fori del diametro massimo di un centimetro in addome e tre sul torace, ottenendo lo stesso risultato che si avrebbe con tagli profondi e senza la “rottura” delle coste toraciche come in caso di intervento tradizionale.

Ulteriore difficolta per i medici e stato il credo del paziente, che è Testimone di Geova, professione religiosa che esclude la possibilità di una trasfusione di sangue. “I Testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue intero, di plasma, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, ma sono disposti attraverso un colloquio con il medico curante e l’espressione di un consenso informato a esprimere la propria volontà – ha spiegato Claudio Serratore, portavoce dei Testimoni di Geova per la provincia di Como – L’intera equipe ha effettuato l’intervento in cinque ore, con un’attenzione particolare legata, oltre alla difficoltà tecnica stessa, al rispetto delle volontà del paziente che è stato dimesso e restituito alla famiglia in ottime condizioni, privo di sintomatologia dolorosa alcuna e nel rispetto piano delle proprie convinzioni religiose. La comunità dei Testimoni di Geova ha ponderato molto attentamente dove poter eseguire questo intervento, sentito molti professionisti e molti ospedali, ma si vuole sottolineare come fosse opinione comune degli ospedali milanesi e nazionali contattati, indicare il nome del professor Zappa come uno dei riferimenti italiani in questo campo. Prima di scegliere è stata posta ulteriore valutazione da parte della comunità al curriculum e alle domande dello stesso e mai scelta si sarebbe potuta rivelare più felice. Tutto questo dimostra la grande professionalità, attenzione al malato, rispetto delle convinzioni dei pazienti che i medici e il personale tutto dell’ospedale Fatebenefratelli mette in campo ogni giorno”.

Fonte: Il Giornale di Lecco, articolo del 9/2/2015.

(grassetto mio)

I dottori Zappa e Guatteri.

[Modificato da EverLastingLife 15/10/2016 10.57]
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18/10/2016 12.39
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caso #20Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: Il Centro

abstract: testimone di Geova che aveva perso molto sangue in seguito ad uno scontro automobilistico frontale si è visto rifiutare l’intervento chirurgico d’urgenza in vari ospedali perché aveva posto la condizione che fosse eseguito senza sangue. Ricoverato infine in una clinica privata, è stato operato avvalendosi della macchina per il recupero intraoperatorio: intervento perfettamente riuscito.

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Chieti, testimone di Geova rifiutato dagli ospedali è stato salvato alla clinica privata

La storia a lieto fine di un uomo di 41 anni di Roccamorice

CHIETI. Salvato in extremis dopo un grave incidente stradale grazie a una tecnica non invasiva che ha permesso al paziente di evitare una trasfusione di sangue.

Una storia a lieto fine quella di G.P., 41 anni, di Roccamorice che 20 giorni fa aveva riportato gravi traumi e lesioni interne causate da uno scontro frontale tra auto sulla strada provinciale di Penne.

In un primo momento l’uomo era stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Pescara per essere sottoposto a un intervento chirurgico complesso. L’uomo, però, che è un testimone di Geova, ha posto il suo veto in quanto gli era stata annunciata la necessità di sottoporsi a una trasfusione del sangue. Pratica non consentita da chi professa questo credo. Da lì è iniziato il calvario di G.P. in quanto nessun’altra struttura ospedaliera interpellata dall’ospedale pescarese ha accettato il ricovero dell’uomo con la prospettiva di affrontare l’intervento chirurgico senza l’utilizzo della trasfusione.

Quando ormai ogni speranza era persa, all’appello ha risposto la clinica privata Spatocco.

Una corsa contro il tempo e infine il paziente è finito sul tavolo operatorio nelle mani dell’equipe del professor Alberto Di Felice, primario del reparto di ortopedia.

In ottemperanza a quanto è stato chiesto dal paziente al posto di una trasfusione una sofisticata macchina ha consentito il recupero del sangue dello stesso paziente durante la fase operatoria.

L’intervento è andato bene, e ora G.P. con una lettera ha voluto ringraziare l’equipe del professor Di Felice.

«Ho deciso di scrivere questa lettera perché sento la necessità di ringraziare come paziente, come uomo e come testimone di Geova, tutta l’equipe del reparto ortopedia della clinica Spatocco, che si è fatta carico di seguire il mio caso, e di operarmi, nonostante un quadro clinico estremamente delicato e nel pieno rispetto delle mie convinzioni personali e religiose, a fronte di previsioni fatte da altre strutture mediche nelle quali si prevedevano forti rischi di complicanze e la necessità di trasfusioni di sangue. Al contrario» scrive il paziente «il lavoro di gruppo dei medici e degli infermieri presenti, con tanta comprensione, gentilezza e professionalità, ha reso possibile quello che per me è la gioia più grande, essere curato, rimanendo leale alla volontà del mio Dio». La tecnica del riutilizzo del proprio sangue offre due vantaggi, risparmiare sulle riserve ed evitare possibili contagi utilizzando sacche che contengono sangue infetto.

ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2013/08/23/news/chieti-testimone-di-geova-rifiutato-dagli-ospedali-e-stato-salvato-alla-clinica-privata-1.7621492?re…

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[Modificato da EverLastingLife 18/10/2016 12.40]
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